StampaPeriodica ,
Nelle
ultime
settimane
un
certo
numero
di
Programmi
e
Dichiarazioni
programmatiche
sono
spuntati
nel
campo
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
.
L
'
avvenimento
non
è
senza
significato
e
senza
valore
,
specie
ove
si
consideri
che
questi
partiti
della
democrazia
più
o
meno
sociale
hanno
rifuggito
,
negli
ultimi
anni
,
da
ogni
precisazione
programmatica
adducendo
,
a
conforto
della
loro
tesi
,
che
i
programmi
limitano
le
adesioni
e
restringono
le
coalizioni
.
Ora
,
invece
,
ciascuno
di
questi
partiti
e
gruppi
tiene
a
mettere
fuori
il
proprio
programma
,
le
diverse
coalizioni
nelle
quali
essi
si
raggruppano
fanno
le
proprie
dichiarazioni
programmatiche
,
e
tutte
queste
elaborazioni
si
accompagnano
a
una
recrudescenza
delle
crisi
nel
seno
dei
vari
partiti
e
aggruppamenti
,
crisi
che
scoppiano
talora
in
scissioni
ideologiche
profonde
ed
in
spezzature
organiche
,
mentre
uno
sforzo
verso
nuove
formazioni
politiche
e
nuovi
raggruppamenti
è
più
o
meno
palese
e
continuo
.
Non
è
difficile
scoprire
il
senso
di
questi
fenomeni
.
Man
mano
che
la
crisi
economica
si
aggrava
,
in
Italia
e
negli
altri
paesi
,
gettando
nuove
masse
di
proletari
fuori
della
produzione
,
peggiorando
sempre
più
le
condizioni
dei
proletari
,
impoverendo
i
ceti
intermedi
della
società
,
nella
misura
in
cui
il
proletariato
ed
i
lavoratori
sono
spinti
alla
lotta
,
e
lottano
in
difesa
delle
loro
condizioni
elementari
di
esistenza
e
delle
loro
elementari
libertà
,
di
fronte
alla
esperienza
italiana
e
mondiale
della
lotta
di
classe
,
ai
problemi
che
essa
pone
alle
masse
,
alle
soluzioni
della
situazione
che
essa
indica
le
soluzioni
della
presa
del
potere
e
della
diretta
sua
gestione
da
parte
del
proletariato
,
della
vittoria
della
dittatura
del
proletariato
di
fronte
all
'
inasprirsi
delle
contraddizioni
della
società
italiana
,
alla
radicalizzazione
crescente
delle
masse
proletarie
,
alla
orientazione
di
strati
notevoli
di
contadini
,
ed
anche
di
piccola
borghesia
urbana
,
verso
la
soluzione
russa
,
soviettista
,
comunista
,
della
crisi
,
i
partiti
e
i
gruppi
dell
'
e
antifascismo
»
democratico
,
e
della
socialdemocrazia
d
'
ogni
sfumatura
,
sono
costretti
a
dire
ciò
che
pensano
,
cosa
vogliono
,
come
giudicano
la
situazione
e
i
suoi
sviluppi
,
ed
essi
rispondono
a
questa
necessità
in
modo
difficoltoso
e
contorto
,
perché
le
loro
basi
sociali
sono
mobilissime
,
perché
il
proletariato
sfugge
sempre
più
alla
loro
influenza
,
perché
il
partito
comunista
penetra
sempre
più
profondamente
nel
proletariato
e
negli
strati
popolari
.
La
elaborazione
e
la
presentazione
dei
recenti
Programmi
e
Dichiarazioni
programmatiche
risponde
a
un
riaggruppamento
che
si
sta
operando
,
in
questo
momento
,
nelle
file
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
,
dal
quale
sembrerebbe
delinearsi
la
tendenza
al
formarsi
di
una
«
concentrazione
»
di
«
sinistra
»
che
vorrebbe
collocarsi
tra
noi
e
la
«
concentrazione
»
attuale
.
Il
fatto
nuovo
sintomatico
e
interessante
è
una
certa
revisione
delle
sue
posizioni
tradizionali
ideologiche
e
politiche
che
si
manifesta
nel
partito
repubblicano
,
e
questa
revisione
parrebbe
voler
essere
alla
base
di
una
nuova
coalizione
politica
sedicente
«
a
sinistra
»
della
«
concentrazione
»
di
Nenni
,
Rosselli
e
compagni
.
La
crisi
del
vecchio
partito
repubblicano
è
incominciata
dal
momento
in
cui
si
affermò
e
andò
sviluppandosi
la
organizzazione
di
classe
del
proletariato
italiano
.
Sebbene
il
partito
repubblicano
non
fu
mai
ricacciato
del
tutto
fuori
dalle
file
del
proletariato
,
tra
le
quali
mantenne
qua
e
là
sempre
alcune
posizioni
,
esso
andò
divenendo
un
partito
di
piccoli
borghesi
di
città
,
di
intellettuali
,
di
artigiani
e
contadini
medi
e
medio
ricchi
,
tra
i
quali
difese
i
principi
della
lotta
contro
la
conquista
monarchica
dell
'
Italia
elaborando
le
tesi
dell
'
associazionismo
,
come
forma
perfetta
della
organizzazione
sociale
,
del
regionalismo
e
delle
autonomie
regionali
,
cercando
di
conciliare
in
un
sistema
intellettualistico
,
nel
quale
si
trovano
,
peraltro
,
alcuni
motivi
storici
reali
,
le
posizioni
diverse
e
contrastanti
dei
maestri
del
repubblicanesimo
italiano
(
Mazzini
,
Cattaneo
,
Ferrari
)
.
Nel
campo
del
problemismo
che
prima
della
guerra
occupò
gruppi
diversi
di
giovani
intellettuali
italiani
in
vena
di
riformare
L
'
Italia
il
partito
repubblicano
alimentò
i
propri
vizi
letterari
organici
.
Naturalmente
,
come
ogni
repubblicano
piccolo
-
borghese
«
porta
la
patria
in
cor
»
,
i
nostri
repubblicani
furono
il
fiore
del
patriottismo
,
e
gli
antesignani
del
movimento
irredentista
trentotriestino
nella
madre
patria
.
La
guerra
dette
un
nuovo
colpo
al
partito
repubblicano
,
perché
gli
avvenimenti
che
seguirono
ai
grandi
fatti
del
1915-1818
gli
tolsero
la
possibilità
di
avere
una
funzione
intermedia
tra
la
difesa
della
monarchia
e
la
lotta
proletaria
per
il
potere
,
che
trascinava
le
grandi
masse
.
Perciò
il
partito
repubblicano
fu
in
preda
ad
una
lotta
interna
,
tra
tradizionalisti
,
centristi
e
revisionisti
,
i
quali
ultimi
volevano
gettare
un
trampolino
verso
le
posizioni
di
classe
,
conciliando
le
vecchie
posizioni
con
le
nuove
.
Questa
lotta
di
tendenze
era
né
più
né
meno
che
una
lotta
di
classi
e
di
gruppi
sociali
nell
'
interno
del
partito
,
e
si
volse
nella
fascistizzazione
rapida
di
alcune
organizzazioni
repubblicane
(
Romagna
)
e
nello
spostamento
circospetto
e
moderato
verso
posizioni
classiste
dell
'
ala
revisionista
.
Fu
durante
il
periodo
matteottiano
,
e
soprattutto
nella
seconda
fase
di
questo
periodo
(
1925
)
che
il
partito
repubblicano
sembrò
avere
ed
ebbe
realmente
una
posizione
dirigente
nella
formazione
di
una
concentrazione
dei
gruppi
e
partiti
di
«
sinistra
»
del
fallito
Aventino
,
su
una
base
repubblicana
,
formazione
che
ebbe
la
sua
consacrazione
nel
1927
,
nella
emigrazione
.
Questo
momento
,
però
,
anziché
segnare
il
rifiorire
del
partito
repubblicano
fu
l
'
inizio
dell
'
ultima
sua
crisi
nella
quale
esso
si
dibatte
da
cinque
anni
,
e
dalla
quale
cerca
di
uscire
con
uno
sforzo
che
,
per
essere
conseguente
.
dovrebbe
portare
alla
liquidazione
di
questo
partito
,
il
che
non
è
certo
nelle
intenzioni
nemmeno
dei
suoi
estremi
riformatori
.
La
eliminazione
verificatasi
negli
ultimi
anni
dalle
file
del
partito
repubblicano
,
per
morte
naturale
o
per
inserimento
nel
fascismo
o
per
abbandono
della
lotta
,
il
che
equivale
all
'
inserimento
di
alcuni
capi
borghesi
della
vecchia
tendenza
di
destra
,
ha
lasciato
il
partito
nelle
mani
di
un
gruppo
di
intellettuali
,
scarsamente
legati
alla
loro
base
,
e
nella
misura
in
cui
sono
legati
a
questa
,
sensibili
al
processo
di
immiserimento
che
la
crisi
sviluppa
nelle
campagne
e
tra
i
ceti
medi
.
A
ciò
si
aggiungano
la
esperienza
internazionale
della
lotta
di
classe
vissuta
dal
gruppo
emigrato
,
lo
sviluppo
della
rivoluzione
proletaria
mondiale
e
i
successi
della
edificazione
socialista
nell
'
URSS
,
la
bancarotta
fraudolenta
della
socialdemocrazia
e
la
trasformazione
reazionaria
della
democrazia
in
tutti
i
paesi
.
In
mezzo
a
questo
fermento
sociale
spettacoloso
del
mondo
d
'
oggi
i
mazziniani
sono
diventati
una
semplice
curiosità
storica
;
ma
quel
che
per
essi
è
peggio
le
loro
basi
sociali
sono
sospinte
verso
una
lotta
conseguente
i
cui
sviluppi
i
nostri
repubblicani
non
si
erano
mai
sognati
di
prevedere
.
Il
partito
repubblicano
,
che
è
stato
tra
gli
iniziatori
principali
della
«
concentrazione
antifascista
»
,
ad
un
certo
momento
se
ne
è
allontanato
.
Senza
entrare
nella
disputa
sulle
ragioni
occasionali
che
motivarono
questa
decisione
,
e
che
non
ci
riguardano
,
il
fatto
è
che
i
repubblicani
sono
usciti
dalla
«
concentrazione
»
con
un
voto
di
congresso
,
e
ne
sono
usciti
quando
nella
«
concentrazione
»
è
entrato
il
gruppo
di
Giustizia
e
Libertà
.
È
facile
comprendere
che
un
partito
democratico
quale
è
il
partito
repubblicano
,
e
che
sta
tra
il
gruppo
di
Giustizia
e
Libertà
che
gli
ha
rubato
tutto
il
programma
,
compreso
quello
delle
autonomie
e
del
regionalismo
,
il
partito
socialista
riformista
(
Ufficio
Buozzi
compreso
)
che
ha
la
priorità
,
per
diritto
di
anzianità
,
nell
'
ammannire
programmi
di
riforme
sociali
e
che
è
oggi
diventato
repubblicano
,
resta
schiacciato
in
un
amplesso
mortale
.
Giustizia
e
Libertà
getta
la
sua
furba
riforma
agraria
ai
contadini
repubblicani
ricchi
e
medio
ricchi
della
Romagna
,
assieme
alla
rivendicazione
della
repubblica
;
agli
artigiani
,
alla
piccola
borghesia
di
città
,
agli
intellettuali
,
Giustizia
e
Libertà
dà
quanto
poteva
offrire
il
partito
repubblicano
(
con
tutta
la
serie
di
citazioni
di
passi
classici
mazziniani
da
rinverdire
l
'
orgoglio
sopito
dei
vecchi
repubblicani
addormentati
)
.
E
sul
fronte
proletario
,
il
partito
socialista
lavora
meglio
di
quanto
non
lo
potessero
i
repubblicani
...
Che
fare
?
La
Direzione
del
partito
repubblicano
lancia
una
Dichiarazione
programmatica
.
Nel
momento
in
cui
scriviamo
abbiamo
solo
conoscenza
della
Premessa
,
e
ci
ripromettiamo
di
ritornare
sul
documento
quando
ne
avremo
avuto
la
seconda
parte
,
quella
che
tratterà
dei
problemi
particolari
,
che
è
quanto
dire
la
parte
essenziale
,
giacché
i
concetti
astratti
,
da
soli
,
valgono
politicamente
ancora
poco
.
Ora
,
in
questa
Premessa
vi
è
uno
sforzo
disperato
di
conciliazione
del
mazzinianesimo
con
qualcuna
delle
posizioni
fondamentali
del
marxismo
,
per
appoggiare
il
quale
sforzo
è
stata
cavata
fuori
una
frase
del
Mazzini
del
1834
(
«
l
'
epoca
nuova
è
destinata
a
costruire
l
'
umanità
,
il
socialismo
»
)
,
che
si
richiama
ai
concetti
del
socialismo
piccolo
-
borghese
utopistico
dell
'
epoca
,
del
socialismo
di
Louis
Blanc
.
Quindi
il
documento
è
pieno
di
contraddizioni
.
Non
si
osa
abbandonare
il
.
concetto
di
cittadino
,
che
è
un
concetto
storico
borghese
,
ma
si
afferma
che
il
diritto
di
proprietà
privata
non
dovrà
sopravvivere
nella
Repubblica
italiana
,
concetto
che
a
parte
l
'
avventatezza
superficiale
da
cui
è
prodotto
è
la
negazione
del
cittadino
e
dei
suoi
diritti
,
tra
i
quali
,
nella
Carta
storica
,
è
proprio
quello
sacro
della
proprietà
.
(
Ma
perché
mai
i
repubblicani
e
tutti
gli
altri
che
dicono
di
voler
attentare
più
o
meno
al
diritto
di
proprietà
restano
nella
Lega
dei
diritti
dell
'
uomo
e
del
cittadino
?
)
E
così
mentre
si
riconosce
che
non
vi
può
essere
uguaglianza
politica
se
non
vi
è
uguaglianza
economico
-
sociale
,
e
con
estrema
timidezza
si
afferma
che
il
proletariato
deve
avere
la
funzione
di
guida
della
rivoluzione
antifascista
,
intesa
come
rivoluzione
per
l
'
uguaglianza
economico
-
sociale
,
si
nega
,
poi
,
al
proletariato
la
funzione
di
guida
(
di
direzione
)
dello
Stato
che
uscirà
da
questa
rivoluzione
,
giacché
«
un
regime
di
libertà
è
quello
in
cui
il
proletariato
può
liberamente
assumere
il
posto
che
gli
assegnano
il
suo
grado
di
capacità
e
di
coscienza
,
ecc
.
»
,
il
che
annulla
il
concetto
della
marcia
rivoluzionaria
verso
la
uguaglianza
sociale
,
la
quale
marcia
se
è
storicamente
ammessa
deve
trascinare
tutte
le
conseguenze
di
organizzazione
prima
e
dopo
la
rivoluzione
(
egemonia
del
proletariato
nella
lotta
rivoluzionaria
,
Stato
operaio
,
ecc
.
)
.
Ma
,
per
ora
,
non
vogliamo
indugiare
intorno
ad
una
confutazione
di
tal
sorta
.
Ci
interessa
di
sottolineare
il
fatto
che
il
partito
repubblicano
si
sforza
di
abbandonare
talune
posizioni
sue
fondamentali
,
dopodiché
,
indipendentemente
dagli
sviluppi
inevitabili
di
queste
premesse
,
il
partito
repubblicano
dato
che
vorrà
ancora
chiamarsi
così
,
sarà
un
altro
partito
.
Anzi
,
diciamo
senz
'
altro
che
se
il
congresso
del
partito
repubblicano
approvasse
questa
Dichiarazione
programmatica
,
nello
stesso
momento
esso
dichiarerebbe
la
fine
del
partito
repubblicano
tradizionale
,
e
la
formazione
di
un
altro
partito
socialdemocratico
,
repubblicano
,
anarco
-
massimalista
,
la
cui
vitalità
non
è
spiegabile
che
in
un
periodo
di
scarsa
attività
politica
delle
grandi
masse
popolari
italiane
,
e
dal
fatto
che
il
partito
repubblicano
si
è
acconciato
alla
piccola
vita
della
emigrazione
.
Non
bisogna
stupirsi
di
fronte
a
queste
crisi
,
trasformazioni
,
revisioni
,
scissioni
nell
'
«
antifascismo
»
democratico
.
La
marcia
verso
l
'
aprirsi
di
una
crisi
rivoluzionaria
,
e
la
crisi
rivoluzionaria
stessa
,
non
sono
possibili
all
'
infuori
di
rotture
e
crisi
nei
partiti
della
borghesia
e
della
piccola
borghesia
,
di
decomposizioni
e
ricomposizioni
di
gruppi
e
partiti
,
di
elaborazione
di
nuovi
programmi
,
accordi
,
coalizioni
.
Il
fascismo
del
1926-1927
non
era
già
più
quello
del
1922-1923;
ma
pure
la
«
concentrazione
»
del
1927
non
era
più
l
'
Aventino
.
La
stessa
«
concentrazione
»
del
1932
non
è
più
la
stessa
del
1927
.
Da
cartello
dei
partiti
detti
«
di
sinistra
»
la
«
concentrazione
»
si
è
trasformata
in
un
curioso
amalgama
di
insegne
.
Giustizia
e
Libertà
è
definito
il
fronte
italiano
della
«
concentrazione
»
;
ma
Giustizia
e
Libertà
ha
un
programma
che
non
è
quello
della
«
concentrazione
»
.
Però
la
«
concentrazione
»
è
diretta
dagli
uomini
di
Giustizia
e
Libertà
(
Cianca
è
il
direttore
della
Libertà
e
Rosselli
il
relatore
della
Dichiarazione
programmatica
della
«
concentrazione
»
)
.
Ora
,
Giustizia
e
Libertà
,
che
dovrebbe
essere
la
organizzazione
interna
della
«
concentrazione
»
,
parla
di
repubblica
e
basta
;
ma
la
«
concentrazione
»
alla
cui
testa
sono
gli
stessi
uomini
di
Giustizia
e
Libertà
adopera
la
formula
di
«
repubblica
fondata
sulle
classi
lavoratrici
»
;
la
«
concentrazione
»
parla
di
terra
ai
contadini
,
senz
'
altra
aggiunta
e
Giustizia
e
Libertà
parla
di
modesta
indennità
da
dare
ai
proprietari
espropriati
,
ecc
.
Il
partito
socialista
che
è
nella
«
concentrazione
»
e
in
Giustizia
e
Libertà
propugna
una
repubblica
democratica
dei
lavoratori
,
altrove
una
repubblica
presidiata
dalle
classi
lavoratrici
,
altrove
una
repubblica
socialista
;
esso
evita
di
parlare
dell
'
indennità
da
dare
o
meno
ai
grandi
proprietari
da
espropriare
,
propugna
la
nazionalizzazione
di
certe
industrie
che
la
«
concentrazione
»
e
Giustizia
e
Libertà
vogliono
invece
socializzare
!
I
riformisti
vogliono
nazionalizzare
come
membri
del
partito
,
socializzare
come
membri
della
«
concentrazione
»
e
di
Giustizia
e
Libertà
;
come
membri
del
partito
vogliono
una
repubblica
democratica
dei
lavoratori
(
ma
cos
'
è
?
)
e
magari
una
repubblica
socialista
;
ma
come
adepti
di
Giustizia
e
Libertà
si
accontentano
di
una
repubblica
tout
court
.
Come
membri
di
Giustizia
e
Libertà
i
riformisti
si
impegnano
a
battersi
per
una
modesta
indennità
ai
proprietari
di
terre
espropriati
;
ma
come
membri
del
partito
non
sanno
bene
se
la
indennità
dovrà
o
no
essere
versata
ai
proprietari
.
Tutti
,
poi
,
concentrazionisti
,
seguaci
di
Giustizia
e
Libertà
,
riformisti
,
sono
nella
Lega
internazionale
dei
diritti
dell
uomo
,
per
la
quale
la
proprietà
individuale
è
sacra
,
e
nella
quale
tutta
questa
brava
gente
si
riconosce
come
gente
lepida
e
scherzevole
.
È
comprensibile
che
,
dinanzi
ai
grossi
problemi
dell
'
ora
,
la
parte
proletaria
che
è
nei
diversi
aggruppamenti
concentrazionisti
,
ed
anche
quella
costituita
da
intellettuali
poveri
,
ricerchi
soluzioni
concrete
e
radicali
alla
situazione
e
si
sforzi
di
trovare
la
via
di
un
fronte
di
lotta
diverso
da
quello
che
offrono
loro
i
capi
.
Noi
abbiamo
detto
che
la
crisi
del
partito
repubblicano
è
sintomatica
,
e
lo
è
senza
dubbio
;
ma
tutti
gli
altri
gruppi
e
partiti
della
«
concentrazione
»
e
Giustizia
e
libertà
-
e
non
solo
il
partito
repubblicano
sono
in
crisi
.
Il
motivo
della
crisi
è
di
fondo
,
è
di
classe
,
anche
se
coloro
che
sono
alla
opposizione
da
«
sinistra
»
non
vedono
ancora
con
chiarezza
tutte
le
questioni
,
ed
esprimono
in
modo
insufficiente
ed
inadeguato
la
loro
opposizione
.
Tipica
,
a
questo
riguardo
,
è
la
posizione
dell
'
operaio
socialista
Bianco
,
da
lui
sostenuta
recentemente
nella
sezione
di
Parigi
.
Il
Bianco
crede
ancora
che
il
partito
socialista
possa
condurre
una
azione
proletaria
,
e
ciò
si
comprende
ché
altrimenti
egli
ne
uscirebbe
.
Ma
quale
è
la
preoccupazione
di
questo
operaio
,
in
mezzo
a
un
mucchio
di
opinioni
errate
e
confuse
?
È
la
preoccupazione
del
fronte
proletario
di
lotta
.
Questa
preoccupazione
è
generale
in
tutto
il
proletariato
,
in
Italia
e
fuori
,
e
i
capi
socialisti
lo
sanno
a
tal
punto
che
essi
rimettono
in
discussione
nei
loro
congressi
e
conferenze
il
tema
della
unità
proletaria
,
tema
che
dovrebbe
servire
ad
annebbiare
dinanzi
agli
occhi
degli
operai
socialisti
la
questione
urgente
della
unità
del
fronte
di
lotta
,
per
l
'
azione
immediata
in
difesa
dei
salari
,
per
il
pane
e
per
le
libertà
elementari
dei
lavoratori
.
Negli
stessi
rari
gruppi
di
Giustizia
e
Libertà
nel
paese
la
preoccupazione
del
fronte
unico
proletario
di
lotta
soverchia
di
molto
le
elucubrazioni
letterarie
dei
piccoli
borghesi
che
dirigono
,
per
conto
degli
interessi
della
borghesia
,
questa
organizzazione
.
E
tra
gli
operai
massimalisti
non
vi
è
forse
questa
spinta
verso
l
'
unità
del
fronte
proletario
di
lotta
?
La
stessa
revisione
attuale
che
si
opera
nel
partito
repubblicano
è
la
conseguenza
di
uno
spostamento
verso
il
proletariato
e
la
sua
lotta
rivoluzionaria
delle
basi
sociali
di
questo
partito
.
Tutti
i
dati
della
situazione
oggettiva
,
e
i
dati
degli
atteggiamenti
delle
classi
lavoratrici
soggette
alla
dominazione
fascista
,
influenzate
dal
fascismo
e
dalle
ideologie
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
,
dicono
che
i
lavoratori
cercano
un
fronte
unico
di
azione
.
I
capi
dei
partiti
e
gruppi
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
non
vogliono
il
fronte
unico
,
dicendo
che
questo
è
uno
strumento
di
azione
comunista
.
Giorno
verrà
in
cui
gli
operai
e
i
lavoratori
,
oggi
ancora
legati
a
questi
partiti
,
dovranno
riconoscere
di
essere
stati
per
molti
anni
strumenti
di
una
infame
politica
antiproletaria
.
Ma
volete
sapere
,
operai
,
lavoratori
che
militate
in
organizzazioni
e
partiti
avversi
al
nostro
,
perché
i
vostri
capi
dicono
che
il
fronte
unico
di
classe
,
il
vostro
fronte
autonomo
di
lotta
,
è
uno
strumento
di
disgregazione
di
questi
partiti
,
che
viene
adoperato
dai
comunisti
?
Perché
il
fronte
unico
sviluppa
al
massimo
grado
l
'
azione
di
classe
,
discrimina
in
modo
netto
le
posizioni
di
classe
,
e
,
di
conseguenza
,
diminuisce
di
molto
,
fino
a
far
scomparire
,
la
distanza
artificiale
che
oggi
divide
gli
operai
e
i
lavoratori
comunisti
dagli
altri
operai
e
dagli
altri
lavoratori
.
Noi
comunisti
siamo
pronti
a
stabilire
il
fronte
di
lotta
con
qualsivoglia
organizzazione
o
gruppo
di
proletari
disposto
a
battersi
per
una
rivendicazione
di
classe
,
quale
che
sia
.
Come
noi
non
chiediamo
agli
operai
e
lavoratori
non
comunisti
di
rinunciare
alle
loro
posizioni
ideologiche
,
quale
condizione
per
entrare
nel
fronte
unico
di
lotta
,
così
non
vogliamo
che
altri
chieda
a
noi
di
rinunciare
di
un
millesimo
alle
nostre
posizioni
.
Ma
il
fronte
di
lotta
noi
lo
vogliamo
stabilire
per
batterci
contro
il
capitalismo
,
contro
la
borghesia
,
per
le
questioni
che
ci
interessano
e
ci
accomunano
.
Vogliamo
lottare
assieme
per
difenderei
nostri
salari
?
Perché
i
nostri
fratelli
disoccupati
e
i
loro
figli
non
muoiano
di
fame
?
Per
la
liberazione
dei
nostri
compagni
carcerati
?
Per
la
libertà
di
organizzazione
e
di
stampa
,
per
il
diritto
di
sciopero
?
Contro
la
guerra
che
sta
per
trascinarci
tutti
ad
un
nuovo
massacro
?
Per
la
difesa
della
Unione
dei
soviet
?
Chi
è
,
dove
è
quel
proletario
che
non
comprenda
che
queste
rivendicazioni
(
e
altre
simili
)
sono
le
sue
,
della
sua
classe
,
e
non
sia
disposto
a
stringere
la
mano
al
suo
compagno
comunista
,
socialista
,
anarchico
,
cattolico
per
un
patto
fraterno
di
lotta
in
comune
?
Chi
impedisce
questa
unione
di
milioni
di
sfruttati
per
la
difesa
del
pane
,
per
la
conquista
di
migliori
condizioni
di
esistenza
,
e
della
libertà
?
Sono
forse
i
comunisti
?
Dove
mai
è
avvenuto
che
i
comunisti
commettessero
un
simile
crimine
contro
la
classe
operaia
?
Se
ve
ne
fosse
qualcuno
,
denunziatelo
dinanzi
al
proletariato
,
e
noi
,
assieme
,
lo
copriremo
d
'
infamia
.
No
,
i
comunisti
non
sono
l
'
impedimento
al
fronte
unico
,
occorre
onestamente
riconoscerlo
.
Certo
,
noi
combattiamo
senza
tanti
complimenti
le
posizioni
dei
capi
socialdemocratici
e
democratici
.
Se
queste
posizioni
sono
anche
quelle
dei
gregari
,
noi
le
combattiamo
egualmente
,
tra
i
gregari
,
sia
pure
in
maniera
differente
.
Gli
è
che
noi
siamo
comunisti
,
e
i
nostri
avversari
sono
anticomunisti
,
sono
contro
la
rivoluzione
proletaria
.
Con
non
minore
accanimento
noi
combattiamo
il
fascismo
,
il
che
non
ci
impedisce
di
avvicinare
gli
operai
fascisti
,
di
conquistarli
a
noi
,
se
è
possibile
(
ed
è
possibile
)
,
e
soprattutto
di
stabilire
delle
intese
temporanee
con
essi
,
per
una
lotta
parziale
,
nella
officina
,
in
un
villaggio
.
Gli
operai
socialisti
e
repubblicani
debbono
sapere
che
le
divisioni
ideologiche
attuali
che
li
dividono
dai
comunisti
hanno
meno
importanza
delle
identità
di
interessi
sociali
che
li
uniscono
a
questi
.
Essi
debbono
sapere
che
la
distanza
sociale
che
li
separa
dai
programmi
dei
loro
partiti
e
concentrazioni
è
di
gran
lunga
più
grande
dei
legami
naturali
che
li
avvicinano
ai
comunisti
.
In
questi
congressi
,
a
questi
operai
,
noi
diciamo
:
«
Fronte
unico
proletario
!
»
.
Lo
diciamo
,
lo
gridiamo
ad
essi
ed
agli
altri
operai
di
altri
partiti
:
«
Fronte
unico
proletario
!
»
.
È
questo
l
'
imperativo
dell
'
ora
che
viviamo
.
È
questa
la
traduzione
concreta
dell
'
incitamento
:
«
Proletari
di
tutti
i
paesi
unitevi
!
»
.
È
questo
il
mezzo
attraverso
il
quale
noi
formeremo
una
potente
arma
di
combattimento
che
giungerà
a
rovesciare
il
regime
della
schiavitù
e
della
fame
,
il
regime
del
fascismo
e
del
capitalismo
.