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Nelle ultime settimane un certo numero di Programmi e Dichiarazioni programmatiche sono spuntati nel campo dell ' « antifascismo » democratico . L ' avvenimento non è senza significato e senza valore , specie ove si consideri che questi partiti della democrazia più o meno sociale hanno rifuggito , negli ultimi anni , da ogni precisazione programmatica adducendo , a conforto della loro tesi , che i programmi limitano le adesioni e restringono le coalizioni . Ora , invece , ciascuno di questi partiti e gruppi tiene a mettere fuori il proprio programma , le diverse coalizioni nelle quali essi si raggruppano fanno le proprie dichiarazioni programmatiche , e tutte queste elaborazioni si accompagnano a una recrudescenza delle crisi nel seno dei vari partiti e aggruppamenti , crisi che scoppiano talora in scissioni ideologiche profonde ed in spezzature organiche , mentre uno sforzo verso nuove formazioni politiche e nuovi raggruppamenti è più o meno palese e continuo . Non è difficile scoprire il senso di questi fenomeni . Man mano che la crisi economica si aggrava , in Italia e negli altri paesi , gettando nuove masse di proletari fuori della produzione , peggiorando sempre più le condizioni dei proletari , impoverendo i ceti intermedi della società , nella misura in cui il proletariato ed i lavoratori sono spinti alla lotta , e lottano in difesa delle loro condizioni elementari di esistenza e delle loro elementari libertà , di fronte alla esperienza italiana e mondiale della lotta di classe , ai problemi che essa pone alle masse , alle soluzioni della situazione che essa indica le soluzioni della presa del potere e della diretta sua gestione da parte del proletariato , della vittoria della dittatura del proletariato di fronte all ' inasprirsi delle contraddizioni della società italiana , alla radicalizzazione crescente delle masse proletarie , alla orientazione di strati notevoli di contadini , ed anche di piccola borghesia urbana , verso la soluzione russa , soviettista , comunista , della crisi , i partiti e i gruppi dell ' e antifascismo » democratico , e della socialdemocrazia d ' ogni sfumatura , sono costretti a dire ciò che pensano , cosa vogliono , come giudicano la situazione e i suoi sviluppi , ed essi rispondono a questa necessità in modo difficoltoso e contorto , perché le loro basi sociali sono mobilissime , perché il proletariato sfugge sempre più alla loro influenza , perché il partito comunista penetra sempre più profondamente nel proletariato e negli strati popolari . La elaborazione e la presentazione dei recenti Programmi e Dichiarazioni programmatiche risponde a un riaggruppamento che si sta operando , in questo momento , nelle file dell ' « antifascismo » democratico , dal quale sembrerebbe delinearsi la tendenza al formarsi di una « concentrazione » di « sinistra » che vorrebbe collocarsi tra noi e la « concentrazione » attuale . Il fatto nuovo sintomatico e interessante è una certa revisione delle sue posizioni tradizionali ideologiche e politiche che si manifesta nel partito repubblicano , e questa revisione parrebbe voler essere alla base di una nuova coalizione politica sedicente « a sinistra » della « concentrazione » di Nenni , Rosselli e compagni . La crisi del vecchio partito repubblicano è incominciata dal momento in cui si affermò e andò sviluppandosi la organizzazione di classe del proletariato italiano . Sebbene il partito repubblicano non fu mai ricacciato del tutto fuori dalle file del proletariato , tra le quali mantenne qua e là sempre alcune posizioni , esso andò divenendo un partito di piccoli borghesi di città , di intellettuali , di artigiani e contadini medi e medio ricchi , tra i quali difese i principi della lotta contro la conquista monarchica dell ' Italia elaborando le tesi dell ' associazionismo , come forma perfetta della organizzazione sociale , del regionalismo e delle autonomie regionali , cercando di conciliare in un sistema intellettualistico , nel quale si trovano , peraltro , alcuni motivi storici reali , le posizioni diverse e contrastanti dei maestri del repubblicanesimo italiano ( Mazzini , Cattaneo , Ferrari ) . Nel campo del problemismo che prima della guerra occupò gruppi diversi di giovani intellettuali italiani in vena di riformare L ' Italia il partito repubblicano alimentò i propri vizi letterari organici . Naturalmente , come ogni repubblicano piccolo - borghese « porta la patria in cor » , i nostri repubblicani furono il fiore del patriottismo , e gli antesignani del movimento irredentista trentotriestino nella madre patria . La guerra dette un nuovo colpo al partito repubblicano , perché gli avvenimenti che seguirono ai grandi fatti del 1915-1818 gli tolsero la possibilità di avere una funzione intermedia tra la difesa della monarchia e la lotta proletaria per il potere , che trascinava le grandi masse . Perciò il partito repubblicano fu in preda ad una lotta interna , tra tradizionalisti , centristi e revisionisti , i quali ultimi volevano gettare un trampolino verso le posizioni di classe , conciliando le vecchie posizioni con le nuove . Questa lotta di tendenze era né più né meno che una lotta di classi e di gruppi sociali nell ' interno del partito , e si volse nella fascistizzazione rapida di alcune organizzazioni repubblicane ( Romagna ) e nello spostamento circospetto e moderato verso posizioni classiste dell ' ala revisionista . Fu durante il periodo matteottiano , e soprattutto nella seconda fase di questo periodo ( 1925 ) che il partito repubblicano sembrò avere ed ebbe realmente una posizione dirigente nella formazione di una concentrazione dei gruppi e partiti di « sinistra » del fallito Aventino , su una base repubblicana , formazione che ebbe la sua consacrazione nel 1927 , nella emigrazione . Questo momento , però , anziché segnare il rifiorire del partito repubblicano fu l ' inizio dell ' ultima sua crisi nella quale esso si dibatte da cinque anni , e dalla quale cerca di uscire con uno sforzo che , per essere conseguente . dovrebbe portare alla liquidazione di questo partito , il che non è certo nelle intenzioni nemmeno dei suoi estremi riformatori . La eliminazione verificatasi negli ultimi anni dalle file del partito repubblicano , per morte naturale o per inserimento nel fascismo o per abbandono della lotta , il che equivale all ' inserimento di alcuni capi borghesi della vecchia tendenza di destra , ha lasciato il partito nelle mani di un gruppo di intellettuali , scarsamente legati alla loro base , e nella misura in cui sono legati a questa , sensibili al processo di immiserimento che la crisi sviluppa nelle campagne e tra i ceti medi . A ciò si aggiungano la esperienza internazionale della lotta di classe vissuta dal gruppo emigrato , lo sviluppo della rivoluzione proletaria mondiale e i successi della edificazione socialista nell ' URSS , la bancarotta fraudolenta della socialdemocrazia e la trasformazione reazionaria della democrazia in tutti i paesi . In mezzo a questo fermento sociale spettacoloso del mondo d ' oggi i mazziniani sono diventati una semplice curiosità storica ; ma quel che per essi è peggio le loro basi sociali sono sospinte verso una lotta conseguente i cui sviluppi i nostri repubblicani non si erano mai sognati di prevedere . Il partito repubblicano , che è stato tra gli iniziatori principali della « concentrazione antifascista » , ad un certo momento se ne è allontanato . Senza entrare nella disputa sulle ragioni occasionali che motivarono questa decisione , e che non ci riguardano , il fatto è che i repubblicani sono usciti dalla « concentrazione » con un voto di congresso , e ne sono usciti quando nella « concentrazione » è entrato il gruppo di Giustizia e Libertà . È facile comprendere che un partito democratico quale è il partito repubblicano , e che sta tra il gruppo di Giustizia e Libertà che gli ha rubato tutto il programma , compreso quello delle autonomie e del regionalismo , il partito socialista riformista ( Ufficio Buozzi compreso ) che ha la priorità , per diritto di anzianità , nell ' ammannire programmi di riforme sociali e che è oggi diventato repubblicano , resta schiacciato in un amplesso mortale . Giustizia e Libertà getta la sua furba riforma agraria ai contadini repubblicani ricchi e medio ricchi della Romagna , assieme alla rivendicazione della repubblica ; agli artigiani , alla piccola borghesia di città , agli intellettuali , Giustizia e Libertà dà quanto poteva offrire il partito repubblicano ( con tutta la serie di citazioni di passi classici mazziniani da rinverdire l ' orgoglio sopito dei vecchi repubblicani addormentati ) . E sul fronte proletario , il partito socialista lavora meglio di quanto non lo potessero i repubblicani ... Che fare ? La Direzione del partito repubblicano lancia una Dichiarazione programmatica . Nel momento in cui scriviamo abbiamo solo conoscenza della Premessa , e ci ripromettiamo di ritornare sul documento quando ne avremo avuto la seconda parte , quella che tratterà dei problemi particolari , che è quanto dire la parte essenziale , giacché i concetti astratti , da soli , valgono politicamente ancora poco . Ora , in questa Premessa vi è uno sforzo disperato di conciliazione del mazzinianesimo con qualcuna delle posizioni fondamentali del marxismo , per appoggiare il quale sforzo è stata cavata fuori una frase del Mazzini del 1834 ( « l ' epoca nuova è destinata a costruire l ' umanità , il socialismo » ) , che si richiama ai concetti del socialismo piccolo - borghese utopistico dell ' epoca , del socialismo di Louis Blanc . Quindi il documento è pieno di contraddizioni . Non si osa abbandonare il . concetto di cittadino , che è un concetto storico borghese , ma si afferma che il diritto di proprietà privata non dovrà sopravvivere nella Repubblica italiana , concetto che a parte l ' avventatezza superficiale da cui è prodotto è la negazione del cittadino e dei suoi diritti , tra i quali , nella Carta storica , è proprio quello sacro della proprietà . ( Ma perché mai i repubblicani e tutti gli altri che dicono di voler attentare più o meno al diritto di proprietà restano nella Lega dei diritti dell ' uomo e del cittadino ? ) E così mentre si riconosce che non vi può essere uguaglianza politica se non vi è uguaglianza economico - sociale , e con estrema timidezza si afferma che il proletariato deve avere la funzione di guida della rivoluzione antifascista , intesa come rivoluzione per l ' uguaglianza economico - sociale , si nega , poi , al proletariato la funzione di guida ( di direzione ) dello Stato che uscirà da questa rivoluzione , giacché « un regime di libertà è quello in cui il proletariato può liberamente assumere il posto che gli assegnano il suo grado di capacità e di coscienza , ecc . » , il che annulla il concetto della marcia rivoluzionaria verso la uguaglianza sociale , la quale marcia se è storicamente ammessa deve trascinare tutte le conseguenze di organizzazione prima e dopo la rivoluzione ( egemonia del proletariato nella lotta rivoluzionaria , Stato operaio , ecc . ) . Ma , per ora , non vogliamo indugiare intorno ad una confutazione di tal sorta . Ci interessa di sottolineare il fatto che il partito repubblicano si sforza di abbandonare talune posizioni sue fondamentali , dopodiché , indipendentemente dagli sviluppi inevitabili di queste premesse , il partito repubblicano dato che vorrà ancora chiamarsi così , sarà un altro partito . Anzi , diciamo senz ' altro che se il congresso del partito repubblicano approvasse questa Dichiarazione programmatica , nello stesso momento esso dichiarerebbe la fine del partito repubblicano tradizionale , e la formazione di un altro partito socialdemocratico , repubblicano , anarco - massimalista , la cui vitalità non è spiegabile che in un periodo di scarsa attività politica delle grandi masse popolari italiane , e dal fatto che il partito repubblicano si è acconciato alla piccola vita della emigrazione . Non bisogna stupirsi di fronte a queste crisi , trasformazioni , revisioni , scissioni nell ' « antifascismo » democratico . La marcia verso l ' aprirsi di una crisi rivoluzionaria , e la crisi rivoluzionaria stessa , non sono possibili all ' infuori di rotture e crisi nei partiti della borghesia e della piccola borghesia , di decomposizioni e ricomposizioni di gruppi e partiti , di elaborazione di nuovi programmi , accordi , coalizioni . Il fascismo del 1926-1927 non era già più quello del 1922-1923; ma pure la « concentrazione » del 1927 non era più l ' Aventino . La stessa « concentrazione » del 1932 non è più la stessa del 1927 . Da cartello dei partiti detti « di sinistra » la « concentrazione » si è trasformata in un curioso amalgama di insegne . Giustizia e Libertà è definito il fronte italiano della « concentrazione » ; ma Giustizia e Libertà ha un programma che non è quello della « concentrazione » . Però la « concentrazione » è diretta dagli uomini di Giustizia e Libertà ( Cianca è il direttore della Libertà e Rosselli il relatore della Dichiarazione programmatica della « concentrazione » ) . Ora , Giustizia e Libertà , che dovrebbe essere la organizzazione interna della « concentrazione » , parla di repubblica e basta ; ma la « concentrazione » alla cui testa sono gli stessi uomini di Giustizia e Libertà adopera la formula di « repubblica fondata sulle classi lavoratrici » ; la « concentrazione » parla di terra ai contadini , senz ' altra aggiunta e Giustizia e Libertà parla di modesta indennità da dare ai proprietari espropriati , ecc . Il partito socialista che è nella « concentrazione » e in Giustizia e Libertà propugna una repubblica democratica dei lavoratori , altrove una repubblica presidiata dalle classi lavoratrici , altrove una repubblica socialista ; esso evita di parlare dell ' indennità da dare o meno ai grandi proprietari da espropriare , propugna la nazionalizzazione di certe industrie che la « concentrazione » e Giustizia e Libertà vogliono invece socializzare ! I riformisti vogliono nazionalizzare come membri del partito , socializzare come membri della « concentrazione » e di Giustizia e Libertà ; come membri del partito vogliono una repubblica democratica dei lavoratori ( ma cos ' è ? ) e magari una repubblica socialista ; ma come adepti di Giustizia e Libertà si accontentano di una repubblica tout court . Come membri di Giustizia e Libertà i riformisti si impegnano a battersi per una modesta indennità ai proprietari di terre espropriati ; ma come membri del partito non sanno bene se la indennità dovrà o no essere versata ai proprietari . Tutti , poi , concentrazionisti , seguaci di Giustizia e Libertà , riformisti , sono nella Lega internazionale dei diritti dell ’ uomo , per la quale la proprietà individuale è sacra , e nella quale tutta questa brava gente si riconosce come gente lepida e scherzevole . È comprensibile che , dinanzi ai grossi problemi dell ' ora , la parte proletaria che è nei diversi aggruppamenti concentrazionisti , ed anche quella costituita da intellettuali poveri , ricerchi soluzioni concrete e radicali alla situazione e si sforzi di trovare la via di un fronte di lotta diverso da quello che offrono loro i capi . Noi abbiamo detto che la crisi del partito repubblicano è sintomatica , e lo è senza dubbio ; ma tutti gli altri gruppi e partiti della « concentrazione » e Giustizia e libertà - e non solo il partito repubblicano sono in crisi . Il motivo della crisi è di fondo , è di classe , anche se coloro che sono alla opposizione da « sinistra » non vedono ancora con chiarezza tutte le questioni , ed esprimono in modo insufficiente ed inadeguato la loro opposizione . Tipica , a questo riguardo , è la posizione dell ' operaio socialista Bianco , da lui sostenuta recentemente nella sezione di Parigi . Il Bianco crede ancora che il partito socialista possa condurre una azione proletaria , e ciò si comprende ché altrimenti egli ne uscirebbe . Ma quale è la preoccupazione di questo operaio , in mezzo a un mucchio di opinioni errate e confuse ? È la preoccupazione del fronte proletario di lotta . Questa preoccupazione è generale in tutto il proletariato , in Italia e fuori , e i capi socialisti lo sanno a tal punto che essi rimettono in discussione nei loro congressi e conferenze il tema della unità proletaria , tema che dovrebbe servire ad annebbiare dinanzi agli occhi degli operai socialisti la questione urgente della unità del fronte di lotta , per l ' azione immediata in difesa dei salari , per il pane e per le libertà elementari dei lavoratori . Negli stessi rari gruppi di Giustizia e Libertà nel paese la preoccupazione del fronte unico proletario di lotta soverchia di molto le elucubrazioni letterarie dei piccoli borghesi che dirigono , per conto degli interessi della borghesia , questa organizzazione . E tra gli operai massimalisti non vi è forse questa spinta verso l ' unità del fronte proletario di lotta ? La stessa revisione attuale che si opera nel partito repubblicano è la conseguenza di uno spostamento verso il proletariato e la sua lotta rivoluzionaria delle basi sociali di questo partito . Tutti i dati della situazione oggettiva , e i dati degli atteggiamenti delle classi lavoratrici soggette alla dominazione fascista , influenzate dal fascismo e dalle ideologie dell ' « antifascismo » democratico , dicono che i lavoratori cercano un fronte unico di azione . I capi dei partiti e gruppi dell ' « antifascismo » democratico non vogliono il fronte unico , dicendo che questo è uno strumento di azione comunista . Giorno verrà in cui gli operai e i lavoratori , oggi ancora legati a questi partiti , dovranno riconoscere di essere stati per molti anni strumenti di una infame politica antiproletaria . Ma volete sapere , operai , lavoratori che militate in organizzazioni e partiti avversi al nostro , perché i vostri capi dicono che il fronte unico di classe , il vostro fronte autonomo di lotta , è uno strumento di disgregazione di questi partiti , che viene adoperato dai comunisti ? Perché il fronte unico sviluppa al massimo grado l ' azione di classe , discrimina in modo netto le posizioni di classe , e , di conseguenza , diminuisce di molto , fino a far scomparire , la distanza artificiale che oggi divide gli operai e i lavoratori comunisti dagli altri operai e dagli altri lavoratori . Noi comunisti siamo pronti a stabilire il fronte di lotta con qualsivoglia organizzazione o gruppo di proletari disposto a battersi per una rivendicazione di classe , quale che sia . Come noi non chiediamo agli operai e lavoratori non comunisti di rinunciare alle loro posizioni ideologiche , quale condizione per entrare nel fronte unico di lotta , così non vogliamo che altri chieda a noi di rinunciare di un millesimo alle nostre posizioni . Ma il fronte di lotta noi lo vogliamo stabilire per batterci contro il capitalismo , contro la borghesia , per le questioni che ci interessano e ci accomunano . Vogliamo lottare assieme per difenderei nostri salari ? Perché i nostri fratelli disoccupati e i loro figli non muoiano di fame ? Per la liberazione dei nostri compagni carcerati ? Per la libertà di organizzazione e di stampa , per il diritto di sciopero ? Contro la guerra che sta per trascinarci tutti ad un nuovo massacro ? Per la difesa della Unione dei soviet ? Chi è , dove è quel proletario che non comprenda che queste rivendicazioni ( e altre simili ) sono le sue , della sua classe , e non sia disposto a stringere la mano al suo compagno comunista , socialista , anarchico , cattolico per un patto fraterno di lotta in comune ? Chi impedisce questa unione di milioni di sfruttati per la difesa del pane , per la conquista di migliori condizioni di esistenza , e della libertà ? Sono forse i comunisti ? Dove mai è avvenuto che i comunisti commettessero un simile crimine contro la classe operaia ? Se ve ne fosse qualcuno , denunziatelo dinanzi al proletariato , e noi , assieme , lo copriremo d ' infamia . No , i comunisti non sono l ' impedimento al fronte unico , occorre onestamente riconoscerlo . Certo , noi combattiamo senza tanti complimenti le posizioni dei capi socialdemocratici e democratici . Se queste posizioni sono anche quelle dei gregari , noi le combattiamo egualmente , tra i gregari , sia pure in maniera differente . Gli è che noi siamo comunisti , e i nostri avversari sono anticomunisti , sono contro la rivoluzione proletaria . Con non minore accanimento noi combattiamo il fascismo , il che non ci impedisce di avvicinare gli operai fascisti , di conquistarli a noi , se è possibile ( ed è possibile ) , e soprattutto di stabilire delle intese temporanee con essi , per una lotta parziale , nella officina , in un villaggio . Gli operai socialisti e repubblicani debbono sapere che le divisioni ideologiche attuali che li dividono dai comunisti hanno meno importanza delle identità di interessi sociali che li uniscono a questi . Essi debbono sapere che la distanza sociale che li separa dai programmi dei loro partiti e concentrazioni è di gran lunga più grande dei legami naturali che li avvicinano ai comunisti . In questi congressi , a questi operai , noi diciamo : « Fronte unico proletario ! » . Lo diciamo , lo gridiamo ad essi ed agli altri operai di altri partiti : « Fronte unico proletario ! » . È questo l ' imperativo dell ' ora che viviamo . È questa la traduzione concreta dell ' incitamento : « Proletari di tutti i paesi unitevi ! » . È questo il mezzo attraverso il quale noi formeremo una potente arma di combattimento che giungerà a rovesciare il regime della schiavitù e della fame , il regime del fascismo e del capitalismo .