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Walesa non abita più qui ( Bettiza Enzo , 2001 )
StampaPeriodica ,
Queste votazioni polacche segnano la fine di un ' epoca che coincide con la fine del glorioso movimento sindacale e politico di Solidarnosc . La storia non è stata benevola nei confronti del movimento d ' ispirazione cattolica , creato da Lech Walesa e sostenuto da Papa Karol Wojtyla , che nei ruggenti anni Ottanta affrontò il potere comunista a Danzica e a Varsavia dando la prima fatale picconata allo sgretolamento dell ' impero sovietico in Europa . L ' elettrotecnico Walesa , grande agitatore populista , colorito oratore di piazza , audace ispiratore delle masse operaie anticomuniste , doveva rivelarsi in seguito un capo di stato inadeguato al ruolo e alla funzione che la carica richiedeva : il declino della sua immagine fu tale da fargli ottenere , nelle ultime elezioni presidenziali , l'1 per cento dei voti . Il deserto in cui scompare Solidarnosc lo si percepisce fisicamente nella crisi senza sbocco in cui versano i cantieri di Danzica , che vent ' anni orsono costituirono la piattaforma e il fulcro dell ' eroica ribellione walesiana : privatizzati nel 1998 , decimati dai licenziamenti , hanno visto scendere il numero dei dipendenti a 3.800 rispetto ai 18 mila occupati nel 1980 . Danzica , già fucina di rivolta contro la non economia comunista , oggi è diventata un covo di protesta contro gli eccessi dell ' economia di mercato . La disoccupazione , che impazza in diversi settori , colpisce ormai il 16 per cento della popolazione attiva , 3 milioni di persone . Offuscano il quadro altre cifre poco allegre . L ' uscente coalizione tripartita guidata da Jerzy Buzek , di cui facevano parte anche i resti di Solidarnosc , lascia un buco finanziario di molti miliardi di dollari , con un tasso di crescita caduto al 2 per cento . La situazione appare tanto più fosca se si pensa che la Polonia , fino a ieri la prima della classe in campo economico nei territori ex comunisti dell ' Est , aveva raggiunto fra il 1997 e il 2000 un ritmo di crescita annuo oscillante dal 7 al 5 per cento . Se aggiungiamo al tutto gli scandali e la corruzione , che non hanno risparmiato neppure alcuni ministri di punta del dicastero Buzek , avremo la spiegazione del maggiore paradosso che oggi emerge dalla Polonia postwalesiana . Cioè il crescente successo elettorale dei grandi nemici d ' una volta , i comunisti tramutati in socialdemocratici , che con Alexander Kwasniewski hanno già conquistato due volte di seguito la presidenza della repubblica e che ora si apprestano a occupare il governo con Leszek Miller . Si sa che lo strano fenomeno non è soltanto polacco . La paradossale endemia che vede , in diversi paesi dell ' Est , i postcomunisti indossare vesti capitaliste e sostituirsi alle fragili e inesperte classi dirigenti della prima fase democratica , è dovuta essenzialmente al fatto che dopo mezzo secolo di comunismo non è facile reinventare di punto in bianco il mercato e la libertà . I rischi a medio termine si sono rivelati , un po ' dovunque , più estesi e insidiosi dei vantaggi immediati . I politici e i tecnici comunisti , che sapevano come gestire società illiberali , hanno poi sovente mostrato di saper governare , meglio dei liberali veri o improvvisati , i travagli della transizione riformista da un sistema all ' altro . La Polonia non sembra fare eccezione alla regola . Solo che nella Polonia cattolica , il paese di Solidarnosc benedetto dal Papa , l ' ariete nell ' assalto alle fortezze totalitarie dell ' Est , il fenomeno assume connotati di contrasto e di visibilità maggiori , poniamo , che in Lituania , in Ungheria o in Romania . Ecco perché Leszek Miller , leader della vincente coalizione di sinistra , uomo che fino all ' ultimo conservò la sua poltrona nel politburo del defunto partito comunista , si sforza oggi di apparire più realista del re : più capitalista di George Bush , più europeista di Romano Prodi , più atlantista di Tony Blair . Egli sa bene che in un paese emblematico ed esposto come la Polonia , il cui sovrano ombra resta pur sempre Karol Wojtyla , un postcomunista per essere governativamente credibile e commestibile deve essere anzitutto e soltanto « post » ; l ' altra metà del neologismo meglio farla dimenticare al più presto . Non a caso lo slogan d ' urto nella campagna elettorale di Miller diceva : « Torniamo alla normalità , lasciamo vincere il futuro ! » . Slogan in verità piuttosto contraddittorio , ma quanto mai idoneo a catturare il voto di un elettorato altrettanto contraddittorio . In esso si esprimeva il duplice desiderio di recuperare una sicurezza sociale perduta e di tentare una modernizzazione riformatrice graduale e controllata . Finita l ' epopea di Solidarnosc , comincia forse da adesso la fase in risalita più faticosa della terza repubblica polacca .