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UNA TEORIA DEI SINDACATI ( RIGOLA RINALDO , 1926 )
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La questione dell ' ordinamento dei sindacati operai acquista oggi una eccezionale attualità dalla promulgazione della nuova legge fascista sindacale , i modi e le conseguenze della cui attuazione sono una delle più grandi incognite del presente periodo della politica italiana . Al chiarimento di tale questione cui sarà anche dedicato un prossimo convegno dei rappresentanti del Partito socialista dei lavoratori italiani recherà indubbiamente molta luce il seguente articolo che a disegno non volle essere polemico del più sperimentato e coscienzioso dei nostri organizzatori operai . La C . S . Nel mio Sindacalismo confederale , presenterò alcuni saggi , in parte vecchi e in parte nuovi , intesi a far conoscere come si sia andato evolvendo , nel corso degli anni , il pensiero del movimento operaio italiano , ed a fissare , in pari . tempo , alcuni principi che si possono considerare definitivamente acquisiti alla pratica sindacale , tanto che possono formare , nel loro insieme , una teoria . In questo scritto mi propongo di esporre i concetti fondamentali della teoria , separandola dalla parte puramente storica e documentaria . Non è un riassunto del libro che intendo fare , bensì una specie di estratto Liebig , il quale mi auguro possa piacere ai cucinieri che hanno per compito di fornire al proletariato l ' alimento spirituale . È una teoria sgorgata dalla pratica e collaudata da una quadrilustre esperienza . Convien ricordare che il movimento operaio italiano è di origine rivoluzionaria e che è stato in ogni tempo ispirato da un " credo " politico eterodosso . Che i suoi ispiratori si chiamassero Mazzini , o Bakunin , o Costa , o Turati , non conta . Ciò che va rilevato si è che le associazioni non animate da idealità politiche non fanno parte del movimento di cui ci occupiamo . Anche il sindacalismo cosidetto riformista , in quanto mira alla totale liberazione del proletariato , è rivoluzionario nei fini , cioè contrario alle istituzioni capitalistiche ; è , in altre parole , politico . Tolta la meta ideale , la finalità rivoluzionaria , non si può più parlare di sindacalismo in senso stretto , ma di corporativismo , il quale può essere , all ' opposto , rivoluzionario nei metodi e conservatore o agnostico in politica . Poiché , dunque , furono in ogni tempo i partiti rivoluzionari a suscitare il movimento operaio , non apparirà strano se questo è stato sempre un fatto subordinato al fatto politico . Giuseppe Mazzini si adoperò per federare le " Fratellanze , " da lui fondate , in una vasta organizzazione nazionale , che , secondo i suoi intendimenti , avrebbe dovuto facilitare la soluzione del problema sociale , riunendo il lavoro e il capitale nelle stesse mani ; ma il suo tentativo non sorti esito felice , causa l ' immaturità dell ' ambiente . La propaganda mazziniana non poteva essere compresa che dalle minoranze più colte delle città , mentre il socialismo , col denunziare gli antagonismi di classe e col predicare la solidarietà fra gli oppressi , trasse facilmente le grandi masse operaie e contadine alla ribalta della storia . La meravigliosa fioritura di leghe e di Camere del lavoro , che il 1901 ci presenta , era stata preceduta da una larga seminagione di idee socialiste in un ' epoca particolarmente favorevole al loro germoglio . Per un certo tempo la resistenza sembrò non essere altro che il socialismo in divenire . Senonché il socialismo parlamentare , con alla testa la social - democrazia germanica , tenacemente abbarbicato al concetto che il sindacato fosse utile se ed in quanto era di ausilio all ' azione politico - parlamentare del partito , tendeva a subordinarlo a sé o almeno alla sua particolare concezione rivoluzionaria . L ' azione diretta , preconizzata dal sindacalismo rivoluzionario , altro non è stata , in fondo , che la reazione alla pratica troppo elettoralistica , e forse , più ancora che ad essa , a quel generico pessimismo che portava al non fare ed all ' attesa messianica dell ' evento rivoluzionario . Quale fiducia si può riporre nell ' azione sindacale se si è convinti a priori che essa non modifica i rapporti di classe e non risolve il problema sociale ? Il movimento operaio non vive che per l ' azione . Si può credere che la ginnastica scioperaiola sia un non senso e l ' espropriazione violenta dei capitalisti un ' utopia , ma non si può negare che il sindacalismo rivoluzionario ha servito a correggere l ' eccesso parlamentarista e a infondere nei lavoratori quella fiducia in se stessi e quella volontà . di azione , per le quali soltanto potranno essere qualche cosa nel mondo . Comunque è certo che , allorquando i nostri più autorevoli organizzatori meditavano di costituire la Confederazione del lavoro , obbedivano precisamente al bisogno di fare , di muoversi nella realtà della vita , di allentare le ritorte che tenevano l ' organizzazione avvinta ad un troppo dogmatico verbo politico . Essi intuivano la necessità di fare una politica sindacale autonoma . Erano dei buoni riformisti ligi alla corrente di destra del partito , ma propendevano a valorizzare il sindacato mettendolo almeno alla pari col partito . Le revisioni di destra e di sinistra operatesi in quel turno di tempo non avevano lasciato indifferente il proletariato italiano . L ' azione diretta non aveva affatto bisogno di esplicarsi nella forma dello sciopero rivoluzionario , ed essa appariva come un ' integrazione dell ' azione mediata , parlamentare . Principi fondamentali del sindacato . Il sindacato operaio moderno fu variamente definito da tutti coloro che lo studiarono . Economisti , sociologi , storici , uomini politici , organizzatori ne fissarono i caratteri e gli scopi con una formula rispondente più o meno alle loro particolari opinioni e concezioni . Nella stessa parola " sindacato " ( o " lega " ) è implicito il concetto di una associazione fra gente della stessa condizione , che intende procurare a se stessa dei miglioramenti . Il sindacato è " l ' impresa dei miglioramenti , " i quali non sono delimitabili a priori . Il sindacato non si forma se non vi è negli operai l ' intenzione di lottare contro lo sfruttamento capitalistico . Il sindacato deve quindi incardinarsi su questi principi : 1 . La solidarietà fra lavoratori è tanto più produttiva di effetti benefici quanto più è estesa . Il primo vantaggio che gli operai traggono dal loro associarsi in sindacato di resistenza è di ridurre al minimo la concorrenza tra loro stessi , rendendo più difficile il peggioramento delle loro condizioni anche se rimangono in atteggiamento passivo . La piccola lega isolata offre scarsa capacità di resistenza ed è sprovveduta di qualsiasi forza per svolgere un ' azione attiva , specie dopo che gli imprenditori si sono organizzati a loro volta . C ' è , dunque , uno stretto rapporto fra i successi o gli insuccessi delle lotte del lavoro e l ' ampiezza e l ' unità dell ' organizzazione . Il verificarsi di questa prima condizione influisce vantaggiosamente anche nel senso di diminuire il costo delle conquiste operaie , perché basta la presenza di una forte organizzazione ad eliminare molte cause di conflitto . 2 . Ma il rendimento dell ' organizzazione non dipende soltanto dal numero , dall ' affiatamento e dalla combattività degli organizzati . Costituiscono altrettanti elementi di successo l ' abilità dei capi , la disciplina e lo spirito di previdenza dei gregari . Se una controversia sbocca nello sciopero o nella serrata , le probabilità maggiori di vittoria sono per la parte che è in grado di resistere di più e di infliggere un danno alla parte avversa . È quindi necessario che l ' organizzazione sia forte anche finanziariamente . Se gli operai , dopo aver provveduto al retto funzionamento della loro organizzazione , accantonano fondi per distribuire sussidi in caso di sciopero , la loro capacità di resistenza si accresce di tanto . La politica delle alte contribuzioni è raccomandabile sotto ogni punto di vista . 3 . La previdenza sindacale è anch ' essa un fattore del progresso operaio . Gli operai , che escono da un periodo di disoccupazione e di malattia non sussidiata , sono costretti talvolta ad accettare quel qualunque salario che l ' imprenditore voglia loro corrispondere ; ove invece funzionino nell ' interno del sindacato servigi mutualistici , si ottiene il duplice risultato di accrescere la capacità di resistenza dei soci e di limitarne la fluttuazione . Infatti l ' organizzazione che si proponga la pura difesa del contratto di lavoro riesce difficilmente a tenere avvinti a sé i soci negli intervalli fra un contratto e l ' altro . 4 . Come tutte le battaglie , anche quelle del lavoro hanno per iscopo la pace . Vincitori e vinti finiscono sempre per firmare un trattato che vien detto " contratto di lavoro " o ( più propriamente ) " concordato di tariffa , " con scadenza a termine fisso . Non vi sono limiti circa le materie suscettibili di formare oggetto di contrattazione tra le parti . Il salario , il cottimo , la disciplina interna , la previdenza , la stabilità , i licenziamenti , le assunzioni , la condirezione , il controllo , eventualmente , sull ' azienda nella quale gli operai sono impiegati , tutto può essere liberamente regolato tra le parti mediante il concordato di tariffa , come tutto può fornire materia di conflitto . 5 . Le organizzazioni padronali ed operaie stipulano non soltanto per i loro soci , ma per tutta la massa interessata in una data industria e in un dato territorio . Trattandosi però di contratto libero , la sua esecuzione non può essere affidata che alla lealtà dei contraenti , i quali non possono rispondere delle infrazioni individuali . Quindi , anche in tempo di pace , il concordato ha valore se ed in quanto sia presidiato dall ' organizzazione . Ma poiché , indipendentemente dalla buona o cattiva volontà delle parti , un concordato può prestarsi alle più diverse interpretazioni , così , per eliminare ogni causa d ' attrito , l ' organizzazione operaia si assume di esercitare una continua vigilanza sulla sua applicazione nell ' interno di ogni stabilimento mediante le cosidette " Commissioni interne . " E questo bisogno di vigilanza assidua si risolve in un argomento di più a favore della stabilità , della forza , dell ' unità del sindacato . Sindacalismo , mutualismo , cooperazione , sciopero . Per trattenere gli operai nei sindacati , è necessario coltivare l ' idea mutualista . La questione di principio non può essere dubbia : ridurre i sindacati a pure società di resistenza vuoi dire opporre una barriera formidabile all ' evoluzione del proletariato ; vuoi dire abbandonarlo all ' influenza preponderante dei demagoghi borghesi , riducendo l ' importanza delle forze economiche che possono contribuire a mantenere l ' autonomia della classe operaia ; vuol dire impedirgli di elaborare conformemente al suo proprio modo di vivere i nuovi principi del suo diritto ; vuoi dire , in una parola , rifiutargli la possibilità di diventare una classe " per se stessa . " Le società mutue fondate dai sindacati non poggiano punto sugli stessi principi delle Casse borghesi ; in luogo di ispirarsi all ' associazione dei capitali , esse osservano il principio della solidarietà proletaria . Si parla spesso di organizzare il proletariato : ma organizzare non si • • gnifica inquadrare degli automi ! L ' organizzazione è il passaggio dall ' ordine meccanico , cieco , comandato dall ' esterno , alla differenziazione organica , intelligente , coscientemente accettata ; in una parola , è una evoluzione morale . Non vi si arriva che con una lunga pratica e con l ' esperienza acquistata nella vita . Tutte le istituzioni si sono formate allo stesso modo ; esse non sono né il risultato delle decisioni dei grandi uomini di Stato , né quello dei calcoli dei sapienti ; esse si fanno abbracciando e condensando tutti gli elementi della vita . Per quale ragione il proletariato sfuggirebbe alla necessità di " farsi " per questa via ? Una cosa mi ha sempre colmato di stupore scrive G . Sorel ed è l ' avversione di numerosi marxisti per la cooperazione ... Che cosa accadrebbe se , dopo la rivoluzione sociale , l ' industria dovesse essere diretta da gruppi incapaci di condurre oggi una cooperativa ? ... È nel seno della società capitalista che devono svilupparsi , non soltanto le nuove forze produttive , ma anche le regole di un nuovo ordine sociale , quelle che si possono chiamare le forze morali dell ' avvenire . I conflitti del lavoro non sono da confondersi con la lotta di classe teorizzata dai socialisti . I liberali respingono la lotta di classe ; ma ammettono la legittimità della lotta fra imprenditori ed operai per l ' equa ripartizione dei frutti del lavoro comune , non solo , ma la credono economicamente meno costosa e moralmente più sana della pace imposta artificiosamente dall ' alto . " Alla quiete , che è morte , è preferibile il travaglio , che è vita " ( L . Einaudi ) . Carlo Marx attribuisce la massima importanza ai sindacati operai , sopratutto perché riuniscono gli uomini della stessa classe per la lotta contro la classe capitalista . La grande industria agglomera in un solo luogo una folla di persone sconosciute le une alle altre . La concorrenza divide i loro interessi . Ma il mantenimento del salario , interesse che essi hanno comune contro i loro padroni , li riunisce nello stesso pensiero di resistenza ( coalizione ) . Onde la coalizione ha sempre un duplice scopo : quello di far cessare la concorrenza fra loro e quello di fare una concorrenza generale al capitalista . Se inizialmente lo scopo della resistenza non è stato che il mantenimento dei salari , a misura che i capitalisti a loro volta si riuniscono in un pensiero di repressione , le coalizioni , dapprima isolate , si formano in gruppi ; di fronte al capitale sempre riunito , il mantenimento dell ' associazione diviene più necessario per loro di quello del salario . Ciò è talmente vero , che gli economisti inglesi sono pieni di meraviglia nel vedere che gli operai sacrificano una buona parte del salario in favore delle associazioni che , agli occhi di quegli economisti , non sono stabilite in favore del salario . In questa lotta vera guerra civile si riuniscono e si sviluppano tutti gli elementi necessari ad una futura battaglia . Arrivata a tal punto , l ' associazione prende un carattere politico . Le condizioni economiche avevano dapprima trasformata la massa del paese in lavoratori . La dominazione del capitale ha creato a questa massa una situazione comune , interessi comuni . Onde questa massa è una classe rispetto al capitale , ma non ancora tale in se stessa . Nella lotta , di cui noi non abbiamo segnalato che alcune fasi , questa massa si riunisce , si costituisce in classe da se stessa . Gli interessi che essa difende divengono interessi di classe . Ma la lotta tra classe e classe è una lotta politica . Lo sciopero economico è il fatto per cui un gruppo di operai viene a trovarsi in conflitto momentaneo con un gruppo di capitalisti per una divergenza che non mette in questione il possesso dei mezzi di produzione da parte dei primi , appunto perché il problema del possesso non può essere risolto per via di scioperi particolari , né pacifici , né violenti . La resistenza , gli scioperi , sono , quindi , effettivamente " conflitti " o " lotte " del lavoro , ma non possono essere la lotta di classe , che è sempre una lotta di carattere politico . In quanto sono fatti episodici e subordinati al fatto generale della lotta di classe , i socialisti accettano gli sciopèri quando sono necessari , ma non hanno alcun interesse a moltiplicarli o ad esasperarli , come non possono essere aprioristicamente contrari ai congegni che tendono a ridurne il numero e la durata senza menomare la libertà degli operai . Il sindacato va preso per quello che è , per quello che può dare , e non si deve pretendere da esso più di quanto è nelle sue possibilità . Esso è , prima di tutto , un ottimo strumento per mitigare lo sfruttamento diretto del conduttore d ' opera sui suoi dipendenti . Non è da credere ch ' esso riesca a ridurre il profitto del capitalista al disotto del saggio normale , ma riesce certamente ad armonizzare meglio i salari coi profitti , a impedire che la concorrenza fra imprenditori si faccia a tutte spese del lavoro , ad espellere dal processo produttivo gli industriali inetti , a migliorare , insomma , la condizione del lavoratore , sì dal lato economico che da quello morale ed igienico . Monopolio della mano d ' opera e controllo della produzione . Il sindacato tende a monopolizzare la mano d ' opera . I mezzi coattivi , a cui ricorrono le organizzazioni per aumentare la percentuale degli organizzati o per ridurre , comunque , la passività dei disorganizzati , degli assenti , dei crumiri , ne sono la prova migliore . Il monopolio è osteggiato dagli economisti liberali ; ma è questione di intendersi su di esso . La libera concorrenza , che gli economisti vorrebbero , non sparisce affatto finché non è interdetto a nessuno di organizzare un sindacato in concorrenza ad un altro sindacato . Noi tendiamo a sopprimere la concorrenza perché è causa di indebolimento dei salariati , ma intendiamo che al monopolio si debba giungere per il naturale sviluppo del principio di solidarietà . Insomma , il monopolio , in quanto viene come conclusione del processo formativo della solidarietà professionale , non solo non può essere respinto , ma deve essere sollecitato da chi non fa del sindacalismo a fondo capitalistico . I particolarismi e gli egoismi che porta seco in germe non devono preoccupare eccessivamente , perché vengono facilmente neutralizzati dalla concorrenza in atto o allo stato di minaccia allorché si vive in condizioni di libertà . Ad ogni modo , l ' indirizzo , la prassi , la finalità classista costituiscono ancora la migliore salvaguardia contro i privilegi e i particolarismi dei gruppi ; privilegi , particolarismi , egoismi che sono in gran parte frutto della morale individualista . La concezione classista , che implica uno sforzo di negazione e di superamento del capitalismo , è quella che meglio risponde , anche dal punto di vista dell ' interesse dei terzi . Gli operai che entrano in quest ' ordine di idee lottano bensì per i salari , ma tendono sopratutto ad assumere e a controllare direttamente la produzione . Corpi consultivi , riconoscimento giuridico , sindacato unico . I corpi consultivi rappresentano un terreno d ' incontro fra operai e padroni fuori dell ' azienda di produzione . Qui la discussione non è più portata sulla tariffa , ma su provvidenze di carattere generale che spetta allo Stato di attuare , sentito il parere dei tecnici e delle parti più direttamente interessate . Ciascuna parte può starvi , dunque , in piena indipendenza di spirito , e non vi è pericolo che questa collaborazione conduca ad ammorbidimenti o a compromessi incompatibili con l ' idea di classe . La controversia , se convenga o meno partecipare ai corpi tecnici consultivi dello Stato , è per noi risolta in senso affermativo . Lo Stato moderno tende fatalmente alla moltiplicazione dei propri organi , e i sindacati sono portati ad assumere sempre nuove funzioni pubbliche . Sorge , a questo punto , la questione del riconoscimento giuridico . Come può lo Stato investire i sindacati padronali ed operai del diritto di rappresentanza negli istituti di legislazione e di previdenza , se i sindacati stessi non sono riconosciuti dalla legge ? E a quali sindacati lo Stato affiderà la rappresentanza , se sono più di uno per ogni ramo professionale ? Il problema è già virtualmente risolto . Si possono seguire due metodi per dare veste legale ai sindacati rispettando la libertà individuale : il primo consiste nel concedere il riconoscimento ai sindacati di tutte le tendenze i quali ne facciano domanda dando a ciascuno una rappresentanza proporzionata al numero dei propri soci ; e il secondo nel raggruppare professionalmente gli operai e i datori di lavoro in apposite liste elettorali , per la nomina dei rispettivi rappresentanti negli organi statali . L ' uno e l ' altro metodo possono essere adottati contemporaneamente . Nel primo caso sono elettori i sindacati , nel secondo gli individui , siano o non siano organizzati . Il secondo metodo è già in uso per la nomina dei probiviri . Non è in contraddizione coi nostri principi l ' addivenire alla costituzione dei corpi di mestiere , assegnando ad essi l ' ufficio di rappresentanti legali e riconosciuti per la stipulazione dei contratti di lavoro . Solo si richiede che l ' ente giuridico sia ordinato su base democratica e che rimanga salva la libertà degli operai di organizzarsi in sindacati di fatto , secondo le loro preferenze sociali e politiche . Il sindacato unico è una perfezione del processo formativo dell ' organizzazione di classe , un bene superiore che il proletariato deve voler raggiungere , anche se non riuscirà mai a possederlo interamente , e la cui conquista dipende da lui solo , dalla sua forza morale . Nessuno potrà mai donare graziosamente alle masse le armi della loro liberazione . Il sindacato unico , obbligatorio , imposto d ' autorità , creerebbe immediatamente il bisogno di costituire entro di esso il sindacato o i sindacati volontari , perché il sindacalismo è pensiero , vita , movimento . Inserzione del sindacato nello Stato . I sindacati e i partiti . Il plurisindacalismo , dunque , non esclude l ' unità sostanziale della classe , purché , naturalmente , tutte le organizzazioni si trovino nelle identiche condizioni di libertà . Perché l ' unità sostanziale sia , è indispensabile che il movimento operaio si emancipi dalla tutela dei partiti e dei governi . Lo Stato , che è sopra le classi , può svolgere una sua azione , intesa a limitare i danni economici delle lotte del lavoro , creando istituti arbitramentali e di conciliazione , ma è assurdo pretendere che crei il sindacato e disconosca in pari tempo la sua prima e più importante funzione , che è quella di migliorare le condizioni dei lavoratori ; salvo non si voglia fare del sindacato un semplice materiale per il rifacimento dello Stato su basi tecnico - professionali . Allora il potere non emanerebbe più dal popolo indistinto , ma uscirebbe dai sindacati professionali di tutte le classi e professioni : tanti ingegneri , tanti medici , tanti professori , tanti meccanici , tanti agricoltori , e così via . Tutt ' al più , oltre alla rappresentanza diretta dei sindacati " aclassisti , " quella Camera o quel senato , che fosse chiamato a funzionare da potere legislativo , potrebbe essere completato da un certo numero di membri nominati a vita dal governo . Contro simili tesi si levano due categorie di oppositori : coloro i quali non ammettono che i sindacati debbano assumere funzioni rappresentative di carattere politico , e coloro che vorrebbero inserire i sindacati nel tessuto dello Stato , senza , però , distruggere la base democratica di questo . Alfredo Poggi appartiene alla prima categoria . Secondo il Poggi , l ' attenzione dei politici e degli studiosi sulla trasformazione dello Stato politico in una gerenza sociale sarebbe stata richiamata in particolar modo , dopo l ' armistizio , tanto dalle notizie sull ' ordinamento russo ( che pareva tutto imperniato sull ' azione politica dei sindacati ) , quanto dalla nuova costumanza dei " Consigli di fabbrica , " come organi anche di controllo . I motivi che il Poggi adduce a dimostrazione della fallacia dei progetti sindacalisti sono principalmente dedotti dalla passata esperienza . I sindacati si sarebbero fin qui mostrati incapaci di allargare le proprie vedute fino all ' interesse generale ; talché , in Russia , per esempio , si ravvisò presto la necessità di immettere negli organi corporativi anche rappresentanti puramente politici per impedire il particolarismo sindacale . Né può accadere diversamente precisa Alfredo Poggi dato lo scopo ristretto per cui il sindacato è sorto e ha avuto sino ad ora ragione d ' essere ; le abitudini mentali non si possono certo mutare in un " fiat . " Se esso potrà quindi essere organo adatto per dar consigli tecnici e per proporre leggi tecniche allo Stato , dall ' altro lato sarà , per la stessa sua natura , impreparato a formulare leggi , a fissare diritti , a porsi cioè da quel punto di vista universale , da cui il legislatore giudica o ... dovrebbe giudicare . Le competenze sindacali , se saranno assunte a funzione politica , faranno pure una politica , ma la " loro " ; mentre il partito politico , che parte da finalità universali e trascende , se non è fazione o consorteria , l ' interesse particolare , pur servendosi dei consigli dei competenti , è più adatto a dare delle questioni la soluzione " politica , " nel senso etimologico della parola , cioè interessante la generalità dei cittadini . ... La cellula attiva della collettività sociale è pur sempre l ' individuo sociale con i suoi bisogni e i suoi sentimenti politici , l ' homo politicus di Aristotile , anziché la corporazione , la quale nel suo fine non contiene , ( come contiene , per esempio , la famiglia ) , l ' uomo nella pienezza della sua natura morale ; ma tende alla soddisfazione di un preciso e limitato scopo , che è poi il mezzo per il fine vero , per quello morale ... Se lo Stato , per riconoscere la " società , " dovesse solo riconoscere queste corporazioni economiche , finirebbe col non riconoscere la vera , la concreta cellula del suo organismo , che è l ' uomo nella pienezza della sua vita sensitiva e spirituale e non l ' astratto individuo , né il non meno astratto homo oeconomicus . L ' uomo , che , come tale , tende a trasformare lo Stato , non è l ' uomo sindacato , che , come tale , ha un limitato scopo utilitario , ma l ' uomo politico , organizzato cioè nei partiti politici , detti dal Jellineck necessari , che ispirano la loro condotta ad una concezione universale della vita sociale . Uno Stato dei sindacati ( che poi sarebbe lo Stato dei sindacati maggiori , con sacrificio di quelli minori ) dovrebbe essere uno Stato come ... gli altri , dovrebbe cioè fare della politica come gli altri ; per guardare ai gruppi e non agli atomi , costringerebbe forse ... Dante ad iscriversi nell ' arte degli speziali , per valer qualcosa ; ma ridurrebbe la sua politica ad una piatta , materiale e utilitaristica routine amministrativa . Noi però non condividiamo tutta la sfiducia del Poggi verso il sindacato , o , per dir meglio , tutta la fiducia che egli ripone nei partiti politici . Quello dell ' inserzione dei sindacati nella costituzione politica dello Stato è un problema che va considerato in rapporto allo Stato capitalistico ed in rapporto alla società socialista . L ' esperienza della Russia non è decisiva perché in Russia il sindacalismo politico è tramontato col tramontare del comunismo . Alfredo Poggi ha ragione se e finché allude al sindacato presente . In regime capitalistico il sindacato è necessariamente un ' organizzazione a scopi limitati e particolari . Il sindacato non si forma , evidentemente , per decidere se lo Stato debba essere laico o confessionale , oligarchico o democratico , militarista o pacifista . Ove si prefiggesse scopi di questa natura , verrebbe a mancargli la base dell ' esistenza , dappoiché i membri di una società non hanno bisogno , per risolvere siffatte questioni , di schierarsi in sindacati professionali distinti . A ciò sono senza dubbio più adatte le formazioni di partito , le quali permettono agli individui di schierarsi secondo le proprie convinzioni e non in vista di difendere i loro particolari interessi professionali ed economici . Noi , però , non ci sentiamo di trarre da questa premessa tutte le illazioni che ne trae il Poggi ; noi non assegniamo ai partiti tutte le virtù universaliste che il Poggi loro assegna , sia pure con la riserva che non diventino fazioni o consorterie . L ' individuo , cioè la cellula attiva della società , non sparisce nel sindacato più di quanto non sparisca nel partito ; il partito può diventare particolarista come ogni altra forma di organizzazione . Le burocrazie politiche sono anch ' esse soggette a trasformarsi in sindacati misti per il monopolio e lo sfruttamento del potere politico ; laonde la vera universalità si dovrebbe cercare nella mancanza assoluta di ogni privata organizzazione , nel rapporto diretto fra lo Stato e il singolo individuo . E , poiché non si può pretendere che i membri della società cessino dall ' associarsi liberamente in vista di fini particolari , così pensiamo che il sindacato possa servire da utile contrappeso alla influenza dei partiti politici . Del resto , la più bella prova che il sindacato assume un ' importanza sempre più decisiva nella vita delle nazioni è data dal fatto che tutti i partiti cercano di appoggiarsi ai sindacati per valere qualche cosa . Le formazioni politiche sono sempre effimere e transitorie , mentre l ' organizzazione di classe è stabile e permanente . I sentimenti umani sono mobili e cangianti come la moda , ma le classi , che si evolvono lentamente , hanno ben altra consistenza e stabilità , e le filosofie politiche stanno alle classi come l ' abito al corpo . Detto questo , siamo i primi a riconoscere che , in regime di lotta di classe , il sindacato non può assumere vere funzioni politiche . Non lo può perché come il Poggi giustamente osserva se ha da compiere la funzione tecnica , non può compiere simultaneamente anche quella politica ; la politica dei sindacati , in regime proprietario , rischierebbe di essere la politica dei grandi sindacati . È troppo evidente che la politica generale non può essere fatta con degli organismi a base di rappresentanze paritarie di classe , come sono tutti gli organismi del lavoro creati dallo Stato moderno . Se la classe operaia accettasse una tale soluzione , precluderebbe a se stessa la via al proprio definitivo avvento . E fuori da questi organi paritari , i quali funzionano ottimamente finché attendono a mansioni di carattere tecnico , non si vede troppo quale altra funzione politica possa essere riservata al sindacato , ossia come questo possa essere inserito nel parlamento di un paese . Si è accennato in questi ultimi tempi alla possibilità di dare una rappresentanza ai sindacati , come tali , nell ' Assemblea legislativa , come si è parlato del doppio voto : il professionale e il politico . Ora , il voto professionale è già in uso ( vedi il caso dei probiviri ) ; può essere dunque questione soltanto di farne una più larga applicazione aumentando gli istituti operai ; e , del resto , nulla impedisce ai sindacati , in regime democratico , di entrare nello Stato seguendo le vie normali del suffragio individuale . Gli inglesi hanno risolto magnificamente il problema : nelle unioni di mestiere fanno la politica dei miglioramenti salariali , ma con le unioni di mestiere fanno la politica nazionale ed universa . Le unioni di mestiere inglesi non hanno mai chiesto di essere ammesse , come tali , nell ' Assemblea legislativa ; ma le unioni inglesi si sona immesse da se stesse nel parlamento politico creando un organismo " ad hoc " il partito del lavoro , al quale , naturalmente , l ' aderire non è obbligatorio né per tutte le unioni , né per tutti i soci di una stessa unione . Libertà per i politici come per gli apolitici . Sindacalismo di classe e socialismo . I sindacati liberi , senza distinzione di tendenza , guardano tutti al socialismo come ad una meta ideale ; e in ogni loro atto si trova espressa questa loro fiducia in un profondo rinnovamento sociale . Le conquiste parziali sono sempre collegate , nella loro mente , al fine ultimo , che usiamo chiamare convenzionalmente " socialismo " o " comunismo " o " collettivismo , " cioè un fine che per essi significa liberazione dalla servitù economica . I confederalisti professano la teoria generale della socializzazione , senza per ciò credere che si debba forzare l ' economia rispetto a quei rami di attività che non si prestano o non sono maturi per tale trasformazione . Essi seguono , in materia , le direttive tracciate dalla grande maggioranza dei sindacati aderenti alla Federazione internazionale di Amsterdam . Secondo la scuola inglese , quando le industrie sono giunte ad uno stato di monopolio ( trust ) o di quasi - monopolio , il principio della nazionalizzazione vi deve essere applicato . Quanto al modo della gestione pubblica , essi ritengono che lo Stato debba bensì essere il proprietario dei mezzi di produzione , ma non per questo il sistema di lavoro deve essere accentrato nelle mani dei funzionari dell ' amministrazione civile . Quando lo Stato si interessa seriamente agli affari industriali , è costretto ad avvalersi di ben altro che di associazioni politiche o di gruppi che funzionino politicamente . Esso , allora , tratta come un mandatario della società , e per il successo del suo mandato deve chiamare in aiuto le associazioni ed i gruppi che sono interessati alla esecuzione del mandato , così come il consumatore è interessato ai risultati del medesimo . Man mano che l ' idea della socializzazione impone nuovi compiti e nuove responsabilità allo Stato , questo deve adattarsi ai nuovi doveri di amministrazione , perfezionando ed estendendo la propria organizzazione . La burocrazia scrive il Mac Donald è amministrazione di uomini dotati di autorità statale , investiti dell ' ufficio di funzionari dello Stato ; essa presuppone che la direzione non attinga la sua autorità dal basso e dal rapporto con gli affari che controlla , ma dall ' alto , dal potere generale e sovrano dello Stato . Il pubblico controllo è invece un ' amministrazione retta da persone , la cui posizione , la cui autorità proviene dalla organizzazione nella quale operarono . Mentre questi si elevano all ' autorità , il burocrate discende con l ' autorità . I primi sono nel sistema e per il sistema , il burocrate è sopra il sistema e fuori di esso . Nulla indica sino a questo momento che lo Stato sia prossimo a sparire , per lasciar posto ad una semplice gestione amministrativa , come Marx prevedeva , o per essere assorbito , in ciò che ha di immanente , dai sindacati , secondo la concezione soreliana . L ' esperimento russo è lungi dal confermare siffatte previsioni e concezioni . Lo Stato si evolve , ecco tutto . Allo Stato borghese succede lo Stato operaio . Questi due Stati sono necessariamente diversi nella loro costituzione e natura . Il primo è essenzialmente politico , e le sue attribuzioni sono ridotte ai minimi termini ; il secondo è essenzialmente economico - industriale , ed implica una struttura assai più complessa . Il governo della classe operaia si concreta nel governo della produzione . L ' importante non è , dunque , di inserire il sindacato nell ' impalcatura politica borghese , bensì di inserirlo nel tessuto economico della società . A questo si perviene per vie diverse . Vi sono cooperatori i quali pensano , per esempio , che si possa giungere all ' abolizione del sistema del profitto riorganizzando dall ' interno l ' economia mediante la cooperazione . Se la grande massa dei consumatori poveri cessasse dall ' acquistare i prodotti dai privati commercianti , questi verrebbero automaticamente eliminati dal processo di distribuzione ; ed , una volta che l ' organizzazione dei consumatori è divenuta potente , essa può assumersi anche la gestione della produzione . Sarà questa una concezione unilaterale ; a un dato momento i cooperatori si troveranno di fronte a difficoltà quasi insormontabili , e dovranno ricorrere ad altre forme d ' azione per conseguire interamente i loro scopi . Tutto ciò è verissimo , ma non si può negare che la trasformazione del sistema capitalistico si effettui mediante l ' inserzione del principio sindacale nel tessuto economico delle nazioni . A fianco di questa azione indipendente , si può sviluppare quella che tende a dare agli operai un ' ingerenza nell ' azienda capitalistica , e il preferire l ' una o l ' altra non dipende che dalle circostanze . Certo è , però , che tutte queste forme d ' azione e d ' organizzazione conducono ad un risultato unico : la gestione pubblica . I modi e i limiti della socializzazione non si possono determinare a priori . Tutti i piani prestabiliti sono destinati a subire nella pratica profonde modificazioni . Val quanto dire che il socialismo non è un modo di vita , un ordine sociale di cui si conoscano gli schemi particolareggiati , ma una tendenza della società . Il proletariato aspira ad emanciparsi dalla servitù economica . Sua missione storica è di effettuare un ordine economico dal quale sia bandito lo sfruttamento dell ' uomo sull ' uomo . La dottrina socialista ha per funzione di orientare le masse in tale direzione . Non importa sapere ( non importa , perché non sarebbe possibile ) a quali transazioni si debba giungere col principio individualista ; l ' essenziale è non transigere in sede morale . Il sindacalismo di classe nega il capitalismo , condanna in blocco il sistema del profitto come contrario alla libertà ed alla morale , ma transige con esso quando la transigenza è necessaria . Se il sindacato da sé solo è impotente a risolvere il problema sociale , la politica , da sola , è più impotente ancora . La critica al sistema capitalistico è certamente necessaria , ma , se essa serve a modificare il modo di pensare degli uomini , non crea nulla per se stessa . I partiti , in quanto sono formati da un insieme di critici e di dialettici , potranno stilare formule perfette , ma esse rimarranno senza effetto pratico se non troveranno l ' ambiente adatto a tradurle nella realtà . La crisi delle tendenze è precisamente la crisi del vuoto . La trasformazione sociale è innanzi tutto un problema di organi , di funzioni , di capacità . Il movimento operaio elabora dentro di sé questi organi , queste funzioni , queste capacità . Il sindacalismo di classe è una prassi volta a effettuare la democrazia del lavoro . Torna quindi l ' antica conclusione : il movimento sindacale e il movimento politico hanno pari importanza e sono ugualmente necessari .