StampaPeriodica ,
La
questione
dell
'
ordinamento
dei
sindacati
operai
acquista
oggi
una
eccezionale
attualità
dalla
promulgazione
della
nuova
legge
fascista
sindacale
,
i
modi
e
le
conseguenze
della
cui
attuazione
sono
una
delle
più
grandi
incognite
del
presente
periodo
della
politica
italiana
.
Al
chiarimento
di
tale
questione
cui
sarà
anche
dedicato
un
prossimo
convegno
dei
rappresentanti
del
Partito
socialista
dei
lavoratori
italiani
recherà
indubbiamente
molta
luce
il
seguente
articolo
che
a
disegno
non
volle
essere
polemico
del
più
sperimentato
e
coscienzioso
dei
nostri
organizzatori
operai
.
La
C
.
S
.
Nel
mio
Sindacalismo
confederale
,
presenterò
alcuni
saggi
,
in
parte
vecchi
e
in
parte
nuovi
,
intesi
a
far
conoscere
come
si
sia
andato
evolvendo
,
nel
corso
degli
anni
,
il
pensiero
del
movimento
operaio
italiano
,
ed
a
fissare
,
in
pari
.
tempo
,
alcuni
principi
che
si
possono
considerare
definitivamente
acquisiti
alla
pratica
sindacale
,
tanto
che
possono
formare
,
nel
loro
insieme
,
una
teoria
.
In
questo
scritto
mi
propongo
di
esporre
i
concetti
fondamentali
della
teoria
,
separandola
dalla
parte
puramente
storica
e
documentaria
.
Non
è
un
riassunto
del
libro
che
intendo
fare
,
bensì
una
specie
di
estratto
Liebig
,
il
quale
mi
auguro
possa
piacere
ai
cucinieri
che
hanno
per
compito
di
fornire
al
proletariato
l
'
alimento
spirituale
.
È
una
teoria
sgorgata
dalla
pratica
e
collaudata
da
una
quadrilustre
esperienza
.
Convien
ricordare
che
il
movimento
operaio
italiano
è
di
origine
rivoluzionaria
e
che
è
stato
in
ogni
tempo
ispirato
da
un
"
credo
"
politico
eterodosso
.
Che
i
suoi
ispiratori
si
chiamassero
Mazzini
,
o
Bakunin
,
o
Costa
,
o
Turati
,
non
conta
.
Ciò
che
va
rilevato
si
è
che
le
associazioni
non
animate
da
idealità
politiche
non
fanno
parte
del
movimento
di
cui
ci
occupiamo
.
Anche
il
sindacalismo
cosidetto
riformista
,
in
quanto
mira
alla
totale
liberazione
del
proletariato
,
è
rivoluzionario
nei
fini
,
cioè
contrario
alle
istituzioni
capitalistiche
;
è
,
in
altre
parole
,
politico
.
Tolta
la
meta
ideale
,
la
finalità
rivoluzionaria
,
non
si
può
più
parlare
di
sindacalismo
in
senso
stretto
,
ma
di
corporativismo
,
il
quale
può
essere
,
all
'
opposto
,
rivoluzionario
nei
metodi
e
conservatore
o
agnostico
in
politica
.
Poiché
,
dunque
,
furono
in
ogni
tempo
i
partiti
rivoluzionari
a
suscitare
il
movimento
operaio
,
non
apparirà
strano
se
questo
è
stato
sempre
un
fatto
subordinato
al
fatto
politico
.
Giuseppe
Mazzini
si
adoperò
per
federare
le
"
Fratellanze
,
"
da
lui
fondate
,
in
una
vasta
organizzazione
nazionale
,
che
,
secondo
i
suoi
intendimenti
,
avrebbe
dovuto
facilitare
la
soluzione
del
problema
sociale
,
riunendo
il
lavoro
e
il
capitale
nelle
stesse
mani
;
ma
il
suo
tentativo
non
sorti
esito
felice
,
causa
l
'
immaturità
dell
'
ambiente
.
La
propaganda
mazziniana
non
poteva
essere
compresa
che
dalle
minoranze
più
colte
delle
città
,
mentre
il
socialismo
,
col
denunziare
gli
antagonismi
di
classe
e
col
predicare
la
solidarietà
fra
gli
oppressi
,
trasse
facilmente
le
grandi
masse
operaie
e
contadine
alla
ribalta
della
storia
.
La
meravigliosa
fioritura
di
leghe
e
di
Camere
del
lavoro
,
che
il
1901
ci
presenta
,
era
stata
preceduta
da
una
larga
seminagione
di
idee
socialiste
in
un
'
epoca
particolarmente
favorevole
al
loro
germoglio
.
Per
un
certo
tempo
la
resistenza
sembrò
non
essere
altro
che
il
socialismo
in
divenire
.
Senonché
il
socialismo
parlamentare
,
con
alla
testa
la
social
-
democrazia
germanica
,
tenacemente
abbarbicato
al
concetto
che
il
sindacato
fosse
utile
se
ed
in
quanto
era
di
ausilio
all
'
azione
politico
-
parlamentare
del
partito
,
tendeva
a
subordinarlo
a
sé
o
almeno
alla
sua
particolare
concezione
rivoluzionaria
.
L
'
azione
diretta
,
preconizzata
dal
sindacalismo
rivoluzionario
,
altro
non
è
stata
,
in
fondo
,
che
la
reazione
alla
pratica
troppo
elettoralistica
,
e
forse
,
più
ancora
che
ad
essa
,
a
quel
generico
pessimismo
che
portava
al
non
fare
ed
all
'
attesa
messianica
dell
'
evento
rivoluzionario
.
Quale
fiducia
si
può
riporre
nell
'
azione
sindacale
se
si
è
convinti
a
priori
che
essa
non
modifica
i
rapporti
di
classe
e
non
risolve
il
problema
sociale
?
Il
movimento
operaio
non
vive
che
per
l
'
azione
.
Si
può
credere
che
la
ginnastica
scioperaiola
sia
un
non
senso
e
l
'
espropriazione
violenta
dei
capitalisti
un
'
utopia
,
ma
non
si
può
negare
che
il
sindacalismo
rivoluzionario
ha
servito
a
correggere
l
'
eccesso
parlamentarista
e
a
infondere
nei
lavoratori
quella
fiducia
in
se
stessi
e
quella
volontà
.
di
azione
,
per
le
quali
soltanto
potranno
essere
qualche
cosa
nel
mondo
.
Comunque
è
certo
che
,
allorquando
i
nostri
più
autorevoli
organizzatori
meditavano
di
costituire
la
Confederazione
del
lavoro
,
obbedivano
precisamente
al
bisogno
di
fare
,
di
muoversi
nella
realtà
della
vita
,
di
allentare
le
ritorte
che
tenevano
l
'
organizzazione
avvinta
ad
un
troppo
dogmatico
verbo
politico
.
Essi
intuivano
la
necessità
di
fare
una
politica
sindacale
autonoma
.
Erano
dei
buoni
riformisti
ligi
alla
corrente
di
destra
del
partito
,
ma
propendevano
a
valorizzare
il
sindacato
mettendolo
almeno
alla
pari
col
partito
.
Le
revisioni
di
destra
e
di
sinistra
operatesi
in
quel
turno
di
tempo
non
avevano
lasciato
indifferente
il
proletariato
italiano
.
L
'
azione
diretta
non
aveva
affatto
bisogno
di
esplicarsi
nella
forma
dello
sciopero
rivoluzionario
,
ed
essa
appariva
come
un
'
integrazione
dell
'
azione
mediata
,
parlamentare
.
Principi
fondamentali
del
sindacato
.
Il
sindacato
operaio
moderno
fu
variamente
definito
da
tutti
coloro
che
lo
studiarono
.
Economisti
,
sociologi
,
storici
,
uomini
politici
,
organizzatori
ne
fissarono
i
caratteri
e
gli
scopi
con
una
formula
rispondente
più
o
meno
alle
loro
particolari
opinioni
e
concezioni
.
Nella
stessa
parola
"
sindacato
"
(
o
"
lega
"
)
è
implicito
il
concetto
di
una
associazione
fra
gente
della
stessa
condizione
,
che
intende
procurare
a
se
stessa
dei
miglioramenti
.
Il
sindacato
è
"
l
'
impresa
dei
miglioramenti
,
"
i
quali
non
sono
delimitabili
a
priori
.
Il
sindacato
non
si
forma
se
non
vi
è
negli
operai
l
'
intenzione
di
lottare
contro
lo
sfruttamento
capitalistico
.
Il
sindacato
deve
quindi
incardinarsi
su
questi
principi
:
1
.
La
solidarietà
fra
lavoratori
è
tanto
più
produttiva
di
effetti
benefici
quanto
più
è
estesa
.
Il
primo
vantaggio
che
gli
operai
traggono
dal
loro
associarsi
in
sindacato
di
resistenza
è
di
ridurre
al
minimo
la
concorrenza
tra
loro
stessi
,
rendendo
più
difficile
il
peggioramento
delle
loro
condizioni
anche
se
rimangono
in
atteggiamento
passivo
.
La
piccola
lega
isolata
offre
scarsa
capacità
di
resistenza
ed
è
sprovveduta
di
qualsiasi
forza
per
svolgere
un
'
azione
attiva
,
specie
dopo
che
gli
imprenditori
si
sono
organizzati
a
loro
volta
.
C
'
è
,
dunque
,
uno
stretto
rapporto
fra
i
successi
o
gli
insuccessi
delle
lotte
del
lavoro
e
l
'
ampiezza
e
l
'
unità
dell
'
organizzazione
.
Il
verificarsi
di
questa
prima
condizione
influisce
vantaggiosamente
anche
nel
senso
di
diminuire
il
costo
delle
conquiste
operaie
,
perché
basta
la
presenza
di
una
forte
organizzazione
ad
eliminare
molte
cause
di
conflitto
.
2
.
Ma
il
rendimento
dell
'
organizzazione
non
dipende
soltanto
dal
numero
,
dall
'
affiatamento
e
dalla
combattività
degli
organizzati
.
Costituiscono
altrettanti
elementi
di
successo
l
'
abilità
dei
capi
,
la
disciplina
e
lo
spirito
di
previdenza
dei
gregari
.
Se
una
controversia
sbocca
nello
sciopero
o
nella
serrata
,
le
probabilità
maggiori
di
vittoria
sono
per
la
parte
che
è
in
grado
di
resistere
di
più
e
di
infliggere
un
danno
alla
parte
avversa
.
È
quindi
necessario
che
l
'
organizzazione
sia
forte
anche
finanziariamente
.
Se
gli
operai
,
dopo
aver
provveduto
al
retto
funzionamento
della
loro
organizzazione
,
accantonano
fondi
per
distribuire
sussidi
in
caso
di
sciopero
,
la
loro
capacità
di
resistenza
si
accresce
di
tanto
.
La
politica
delle
alte
contribuzioni
è
raccomandabile
sotto
ogni
punto
di
vista
.
3
.
La
previdenza
sindacale
è
anch
'
essa
un
fattore
del
progresso
operaio
.
Gli
operai
,
che
escono
da
un
periodo
di
disoccupazione
e
di
malattia
non
sussidiata
,
sono
costretti
talvolta
ad
accettare
quel
qualunque
salario
che
l
'
imprenditore
voglia
loro
corrispondere
;
ove
invece
funzionino
nell
'
interno
del
sindacato
servigi
mutualistici
,
si
ottiene
il
duplice
risultato
di
accrescere
la
capacità
di
resistenza
dei
soci
e
di
limitarne
la
fluttuazione
.
Infatti
l
'
organizzazione
che
si
proponga
la
pura
difesa
del
contratto
di
lavoro
riesce
difficilmente
a
tenere
avvinti
a
sé
i
soci
negli
intervalli
fra
un
contratto
e
l
'
altro
.
4
.
Come
tutte
le
battaglie
,
anche
quelle
del
lavoro
hanno
per
iscopo
la
pace
.
Vincitori
e
vinti
finiscono
sempre
per
firmare
un
trattato
che
vien
detto
"
contratto
di
lavoro
"
o
(
più
propriamente
)
"
concordato
di
tariffa
,
"
con
scadenza
a
termine
fisso
.
Non
vi
sono
limiti
circa
le
materie
suscettibili
di
formare
oggetto
di
contrattazione
tra
le
parti
.
Il
salario
,
il
cottimo
,
la
disciplina
interna
,
la
previdenza
,
la
stabilità
,
i
licenziamenti
,
le
assunzioni
,
la
condirezione
,
il
controllo
,
eventualmente
,
sull
'
azienda
nella
quale
gli
operai
sono
impiegati
,
tutto
può
essere
liberamente
regolato
tra
le
parti
mediante
il
concordato
di
tariffa
,
come
tutto
può
fornire
materia
di
conflitto
.
5
.
Le
organizzazioni
padronali
ed
operaie
stipulano
non
soltanto
per
i
loro
soci
,
ma
per
tutta
la
massa
interessata
in
una
data
industria
e
in
un
dato
territorio
.
Trattandosi
però
di
contratto
libero
,
la
sua
esecuzione
non
può
essere
affidata
che
alla
lealtà
dei
contraenti
,
i
quali
non
possono
rispondere
delle
infrazioni
individuali
.
Quindi
,
anche
in
tempo
di
pace
,
il
concordato
ha
valore
se
ed
in
quanto
sia
presidiato
dall
'
organizzazione
.
Ma
poiché
,
indipendentemente
dalla
buona
o
cattiva
volontà
delle
parti
,
un
concordato
può
prestarsi
alle
più
diverse
interpretazioni
,
così
,
per
eliminare
ogni
causa
d
'
attrito
,
l
'
organizzazione
operaia
si
assume
di
esercitare
una
continua
vigilanza
sulla
sua
applicazione
nell
'
interno
di
ogni
stabilimento
mediante
le
cosidette
"
Commissioni
interne
.
"
E
questo
bisogno
di
vigilanza
assidua
si
risolve
in
un
argomento
di
più
a
favore
della
stabilità
,
della
forza
,
dell
'
unità
del
sindacato
.
Sindacalismo
,
mutualismo
,
cooperazione
,
sciopero
.
Per
trattenere
gli
operai
nei
sindacati
,
è
necessario
coltivare
l
'
idea
mutualista
.
La
questione
di
principio
non
può
essere
dubbia
:
ridurre
i
sindacati
a
pure
società
di
resistenza
vuoi
dire
opporre
una
barriera
formidabile
all
'
evoluzione
del
proletariato
;
vuoi
dire
abbandonarlo
all
'
influenza
preponderante
dei
demagoghi
borghesi
,
riducendo
l
'
importanza
delle
forze
economiche
che
possono
contribuire
a
mantenere
l
'
autonomia
della
classe
operaia
;
vuol
dire
impedirgli
di
elaborare
conformemente
al
suo
proprio
modo
di
vivere
i
nuovi
principi
del
suo
diritto
;
vuoi
dire
,
in
una
parola
,
rifiutargli
la
possibilità
di
diventare
una
classe
"
per
se
stessa
.
"
Le
società
mutue
fondate
dai
sindacati
non
poggiano
punto
sugli
stessi
principi
delle
Casse
borghesi
;
in
luogo
di
ispirarsi
all
'
associazione
dei
capitali
,
esse
osservano
il
principio
della
solidarietà
proletaria
.
Si
parla
spesso
di
organizzare
il
proletariato
:
ma
organizzare
non
si
gnifica
inquadrare
degli
automi
!
L
'
organizzazione
è
il
passaggio
dall
'
ordine
meccanico
,
cieco
,
comandato
dall
'
esterno
,
alla
differenziazione
organica
,
intelligente
,
coscientemente
accettata
;
in
una
parola
,
è
una
evoluzione
morale
.
Non
vi
si
arriva
che
con
una
lunga
pratica
e
con
l
'
esperienza
acquistata
nella
vita
.
Tutte
le
istituzioni
si
sono
formate
allo
stesso
modo
;
esse
non
sono
né
il
risultato
delle
decisioni
dei
grandi
uomini
di
Stato
,
né
quello
dei
calcoli
dei
sapienti
;
esse
si
fanno
abbracciando
e
condensando
tutti
gli
elementi
della
vita
.
Per
quale
ragione
il
proletariato
sfuggirebbe
alla
necessità
di
"
farsi
"
per
questa
via
?
Una
cosa
mi
ha
sempre
colmato
di
stupore
scrive
G
.
Sorel
ed
è
l
'
avversione
di
numerosi
marxisti
per
la
cooperazione
...
Che
cosa
accadrebbe
se
,
dopo
la
rivoluzione
sociale
,
l
'
industria
dovesse
essere
diretta
da
gruppi
incapaci
di
condurre
oggi
una
cooperativa
?
...
È
nel
seno
della
società
capitalista
che
devono
svilupparsi
,
non
soltanto
le
nuove
forze
produttive
,
ma
anche
le
regole
di
un
nuovo
ordine
sociale
,
quelle
che
si
possono
chiamare
le
forze
morali
dell
'
avvenire
.
I
conflitti
del
lavoro
non
sono
da
confondersi
con
la
lotta
di
classe
teorizzata
dai
socialisti
.
I
liberali
respingono
la
lotta
di
classe
;
ma
ammettono
la
legittimità
della
lotta
fra
imprenditori
ed
operai
per
l
'
equa
ripartizione
dei
frutti
del
lavoro
comune
,
non
solo
,
ma
la
credono
economicamente
meno
costosa
e
moralmente
più
sana
della
pace
imposta
artificiosamente
dall
'
alto
.
"
Alla
quiete
,
che
è
morte
,
è
preferibile
il
travaglio
,
che
è
vita
"
(
L
.
Einaudi
)
.
Carlo
Marx
attribuisce
la
massima
importanza
ai
sindacati
operai
,
sopratutto
perché
riuniscono
gli
uomini
della
stessa
classe
per
la
lotta
contro
la
classe
capitalista
.
La
grande
industria
agglomera
in
un
solo
luogo
una
folla
di
persone
sconosciute
le
une
alle
altre
.
La
concorrenza
divide
i
loro
interessi
.
Ma
il
mantenimento
del
salario
,
interesse
che
essi
hanno
comune
contro
i
loro
padroni
,
li
riunisce
nello
stesso
pensiero
di
resistenza
(
coalizione
)
.
Onde
la
coalizione
ha
sempre
un
duplice
scopo
:
quello
di
far
cessare
la
concorrenza
fra
loro
e
quello
di
fare
una
concorrenza
generale
al
capitalista
.
Se
inizialmente
lo
scopo
della
resistenza
non
è
stato
che
il
mantenimento
dei
salari
,
a
misura
che
i
capitalisti
a
loro
volta
si
riuniscono
in
un
pensiero
di
repressione
,
le
coalizioni
,
dapprima
isolate
,
si
formano
in
gruppi
;
di
fronte
al
capitale
sempre
riunito
,
il
mantenimento
dell
'
associazione
diviene
più
necessario
per
loro
di
quello
del
salario
.
Ciò
è
talmente
vero
,
che
gli
economisti
inglesi
sono
pieni
di
meraviglia
nel
vedere
che
gli
operai
sacrificano
una
buona
parte
del
salario
in
favore
delle
associazioni
che
,
agli
occhi
di
quegli
economisti
,
non
sono
stabilite
in
favore
del
salario
.
In
questa
lotta
vera
guerra
civile
si
riuniscono
e
si
sviluppano
tutti
gli
elementi
necessari
ad
una
futura
battaglia
.
Arrivata
a
tal
punto
,
l
'
associazione
prende
un
carattere
politico
.
Le
condizioni
economiche
avevano
dapprima
trasformata
la
massa
del
paese
in
lavoratori
.
La
dominazione
del
capitale
ha
creato
a
questa
massa
una
situazione
comune
,
interessi
comuni
.
Onde
questa
massa
è
una
classe
rispetto
al
capitale
,
ma
non
ancora
tale
in
se
stessa
.
Nella
lotta
,
di
cui
noi
non
abbiamo
segnalato
che
alcune
fasi
,
questa
massa
si
riunisce
,
si
costituisce
in
classe
da
se
stessa
.
Gli
interessi
che
essa
difende
divengono
interessi
di
classe
.
Ma
la
lotta
tra
classe
e
classe
è
una
lotta
politica
.
Lo
sciopero
economico
è
il
fatto
per
cui
un
gruppo
di
operai
viene
a
trovarsi
in
conflitto
momentaneo
con
un
gruppo
di
capitalisti
per
una
divergenza
che
non
mette
in
questione
il
possesso
dei
mezzi
di
produzione
da
parte
dei
primi
,
appunto
perché
il
problema
del
possesso
non
può
essere
risolto
per
via
di
scioperi
particolari
,
né
pacifici
,
né
violenti
.
La
resistenza
,
gli
scioperi
,
sono
,
quindi
,
effettivamente
"
conflitti
"
o
"
lotte
"
del
lavoro
,
ma
non
possono
essere
la
lotta
di
classe
,
che
è
sempre
una
lotta
di
carattere
politico
.
In
quanto
sono
fatti
episodici
e
subordinati
al
fatto
generale
della
lotta
di
classe
,
i
socialisti
accettano
gli
sciopèri
quando
sono
necessari
,
ma
non
hanno
alcun
interesse
a
moltiplicarli
o
ad
esasperarli
,
come
non
possono
essere
aprioristicamente
contrari
ai
congegni
che
tendono
a
ridurne
il
numero
e
la
durata
senza
menomare
la
libertà
degli
operai
.
Il
sindacato
va
preso
per
quello
che
è
,
per
quello
che
può
dare
,
e
non
si
deve
pretendere
da
esso
più
di
quanto
è
nelle
sue
possibilità
.
Esso
è
,
prima
di
tutto
,
un
ottimo
strumento
per
mitigare
lo
sfruttamento
diretto
del
conduttore
d
'
opera
sui
suoi
dipendenti
.
Non
è
da
credere
ch
'
esso
riesca
a
ridurre
il
profitto
del
capitalista
al
disotto
del
saggio
normale
,
ma
riesce
certamente
ad
armonizzare
meglio
i
salari
coi
profitti
,
a
impedire
che
la
concorrenza
fra
imprenditori
si
faccia
a
tutte
spese
del
lavoro
,
ad
espellere
dal
processo
produttivo
gli
industriali
inetti
,
a
migliorare
,
insomma
,
la
condizione
del
lavoratore
,
sì
dal
lato
economico
che
da
quello
morale
ed
igienico
.
Monopolio
della
mano
d
'
opera
e
controllo
della
produzione
.
Il
sindacato
tende
a
monopolizzare
la
mano
d
'
opera
.
I
mezzi
coattivi
,
a
cui
ricorrono
le
organizzazioni
per
aumentare
la
percentuale
degli
organizzati
o
per
ridurre
,
comunque
,
la
passività
dei
disorganizzati
,
degli
assenti
,
dei
crumiri
,
ne
sono
la
prova
migliore
.
Il
monopolio
è
osteggiato
dagli
economisti
liberali
;
ma
è
questione
di
intendersi
su
di
esso
.
La
libera
concorrenza
,
che
gli
economisti
vorrebbero
,
non
sparisce
affatto
finché
non
è
interdetto
a
nessuno
di
organizzare
un
sindacato
in
concorrenza
ad
un
altro
sindacato
.
Noi
tendiamo
a
sopprimere
la
concorrenza
perché
è
causa
di
indebolimento
dei
salariati
,
ma
intendiamo
che
al
monopolio
si
debba
giungere
per
il
naturale
sviluppo
del
principio
di
solidarietà
.
Insomma
,
il
monopolio
,
in
quanto
viene
come
conclusione
del
processo
formativo
della
solidarietà
professionale
,
non
solo
non
può
essere
respinto
,
ma
deve
essere
sollecitato
da
chi
non
fa
del
sindacalismo
a
fondo
capitalistico
.
I
particolarismi
e
gli
egoismi
che
porta
seco
in
germe
non
devono
preoccupare
eccessivamente
,
perché
vengono
facilmente
neutralizzati
dalla
concorrenza
in
atto
o
allo
stato
di
minaccia
allorché
si
vive
in
condizioni
di
libertà
.
Ad
ogni
modo
,
l
'
indirizzo
,
la
prassi
,
la
finalità
classista
costituiscono
ancora
la
migliore
salvaguardia
contro
i
privilegi
e
i
particolarismi
dei
gruppi
;
privilegi
,
particolarismi
,
egoismi
che
sono
in
gran
parte
frutto
della
morale
individualista
.
La
concezione
classista
,
che
implica
uno
sforzo
di
negazione
e
di
superamento
del
capitalismo
,
è
quella
che
meglio
risponde
,
anche
dal
punto
di
vista
dell
'
interesse
dei
terzi
.
Gli
operai
che
entrano
in
quest
'
ordine
di
idee
lottano
bensì
per
i
salari
,
ma
tendono
sopratutto
ad
assumere
e
a
controllare
direttamente
la
produzione
.
Corpi
consultivi
,
riconoscimento
giuridico
,
sindacato
unico
.
I
corpi
consultivi
rappresentano
un
terreno
d
'
incontro
fra
operai
e
padroni
fuori
dell
'
azienda
di
produzione
.
Qui
la
discussione
non
è
più
portata
sulla
tariffa
,
ma
su
provvidenze
di
carattere
generale
che
spetta
allo
Stato
di
attuare
,
sentito
il
parere
dei
tecnici
e
delle
parti
più
direttamente
interessate
.
Ciascuna
parte
può
starvi
,
dunque
,
in
piena
indipendenza
di
spirito
,
e
non
vi
è
pericolo
che
questa
collaborazione
conduca
ad
ammorbidimenti
o
a
compromessi
incompatibili
con
l
'
idea
di
classe
.
La
controversia
,
se
convenga
o
meno
partecipare
ai
corpi
tecnici
consultivi
dello
Stato
,
è
per
noi
risolta
in
senso
affermativo
.
Lo
Stato
moderno
tende
fatalmente
alla
moltiplicazione
dei
propri
organi
,
e
i
sindacati
sono
portati
ad
assumere
sempre
nuove
funzioni
pubbliche
.
Sorge
,
a
questo
punto
,
la
questione
del
riconoscimento
giuridico
.
Come
può
lo
Stato
investire
i
sindacati
padronali
ed
operai
del
diritto
di
rappresentanza
negli
istituti
di
legislazione
e
di
previdenza
,
se
i
sindacati
stessi
non
sono
riconosciuti
dalla
legge
?
E
a
quali
sindacati
lo
Stato
affiderà
la
rappresentanza
,
se
sono
più
di
uno
per
ogni
ramo
professionale
?
Il
problema
è
già
virtualmente
risolto
.
Si
possono
seguire
due
metodi
per
dare
veste
legale
ai
sindacati
rispettando
la
libertà
individuale
:
il
primo
consiste
nel
concedere
il
riconoscimento
ai
sindacati
di
tutte
le
tendenze
i
quali
ne
facciano
domanda
dando
a
ciascuno
una
rappresentanza
proporzionata
al
numero
dei
propri
soci
;
e
il
secondo
nel
raggruppare
professionalmente
gli
operai
e
i
datori
di
lavoro
in
apposite
liste
elettorali
,
per
la
nomina
dei
rispettivi
rappresentanti
negli
organi
statali
.
L
'
uno
e
l
'
altro
metodo
possono
essere
adottati
contemporaneamente
.
Nel
primo
caso
sono
elettori
i
sindacati
,
nel
secondo
gli
individui
,
siano
o
non
siano
organizzati
.
Il
secondo
metodo
è
già
in
uso
per
la
nomina
dei
probiviri
.
Non
è
in
contraddizione
coi
nostri
principi
l
'
addivenire
alla
costituzione
dei
corpi
di
mestiere
,
assegnando
ad
essi
l
'
ufficio
di
rappresentanti
legali
e
riconosciuti
per
la
stipulazione
dei
contratti
di
lavoro
.
Solo
si
richiede
che
l
'
ente
giuridico
sia
ordinato
su
base
democratica
e
che
rimanga
salva
la
libertà
degli
operai
di
organizzarsi
in
sindacati
di
fatto
,
secondo
le
loro
preferenze
sociali
e
politiche
.
Il
sindacato
unico
è
una
perfezione
del
processo
formativo
dell
'
organizzazione
di
classe
,
un
bene
superiore
che
il
proletariato
deve
voler
raggiungere
,
anche
se
non
riuscirà
mai
a
possederlo
interamente
,
e
la
cui
conquista
dipende
da
lui
solo
,
dalla
sua
forza
morale
.
Nessuno
potrà
mai
donare
graziosamente
alle
masse
le
armi
della
loro
liberazione
.
Il
sindacato
unico
,
obbligatorio
,
imposto
d
'
autorità
,
creerebbe
immediatamente
il
bisogno
di
costituire
entro
di
esso
il
sindacato
o
i
sindacati
volontari
,
perché
il
sindacalismo
è
pensiero
,
vita
,
movimento
.
Inserzione
del
sindacato
nello
Stato
.
I
sindacati
e
i
partiti
.
Il
plurisindacalismo
,
dunque
,
non
esclude
l
'
unità
sostanziale
della
classe
,
purché
,
naturalmente
,
tutte
le
organizzazioni
si
trovino
nelle
identiche
condizioni
di
libertà
.
Perché
l
'
unità
sostanziale
sia
,
è
indispensabile
che
il
movimento
operaio
si
emancipi
dalla
tutela
dei
partiti
e
dei
governi
.
Lo
Stato
,
che
è
sopra
le
classi
,
può
svolgere
una
sua
azione
,
intesa
a
limitare
i
danni
economici
delle
lotte
del
lavoro
,
creando
istituti
arbitramentali
e
di
conciliazione
,
ma
è
assurdo
pretendere
che
crei
il
sindacato
e
disconosca
in
pari
tempo
la
sua
prima
e
più
importante
funzione
,
che
è
quella
di
migliorare
le
condizioni
dei
lavoratori
;
salvo
non
si
voglia
fare
del
sindacato
un
semplice
materiale
per
il
rifacimento
dello
Stato
su
basi
tecnico
-
professionali
.
Allora
il
potere
non
emanerebbe
più
dal
popolo
indistinto
,
ma
uscirebbe
dai
sindacati
professionali
di
tutte
le
classi
e
professioni
:
tanti
ingegneri
,
tanti
medici
,
tanti
professori
,
tanti
meccanici
,
tanti
agricoltori
,
e
così
via
.
Tutt
'
al
più
,
oltre
alla
rappresentanza
diretta
dei
sindacati
"
aclassisti
,
"
quella
Camera
o
quel
senato
,
che
fosse
chiamato
a
funzionare
da
potere
legislativo
,
potrebbe
essere
completato
da
un
certo
numero
di
membri
nominati
a
vita
dal
governo
.
Contro
simili
tesi
si
levano
due
categorie
di
oppositori
:
coloro
i
quali
non
ammettono
che
i
sindacati
debbano
assumere
funzioni
rappresentative
di
carattere
politico
,
e
coloro
che
vorrebbero
inserire
i
sindacati
nel
tessuto
dello
Stato
,
senza
,
però
,
distruggere
la
base
democratica
di
questo
.
Alfredo
Poggi
appartiene
alla
prima
categoria
.
Secondo
il
Poggi
,
l
'
attenzione
dei
politici
e
degli
studiosi
sulla
trasformazione
dello
Stato
politico
in
una
gerenza
sociale
sarebbe
stata
richiamata
in
particolar
modo
,
dopo
l
'
armistizio
,
tanto
dalle
notizie
sull
'
ordinamento
russo
(
che
pareva
tutto
imperniato
sull
'
azione
politica
dei
sindacati
)
,
quanto
dalla
nuova
costumanza
dei
"
Consigli
di
fabbrica
,
"
come
organi
anche
di
controllo
.
I
motivi
che
il
Poggi
adduce
a
dimostrazione
della
fallacia
dei
progetti
sindacalisti
sono
principalmente
dedotti
dalla
passata
esperienza
.
I
sindacati
si
sarebbero
fin
qui
mostrati
incapaci
di
allargare
le
proprie
vedute
fino
all
'
interesse
generale
;
talché
,
in
Russia
,
per
esempio
,
si
ravvisò
presto
la
necessità
di
immettere
negli
organi
corporativi
anche
rappresentanti
puramente
politici
per
impedire
il
particolarismo
sindacale
.
Né
può
accadere
diversamente
precisa
Alfredo
Poggi
dato
lo
scopo
ristretto
per
cui
il
sindacato
è
sorto
e
ha
avuto
sino
ad
ora
ragione
d
'
essere
;
le
abitudini
mentali
non
si
possono
certo
mutare
in
un
"
fiat
.
"
Se
esso
potrà
quindi
essere
organo
adatto
per
dar
consigli
tecnici
e
per
proporre
leggi
tecniche
allo
Stato
,
dall
'
altro
lato
sarà
,
per
la
stessa
sua
natura
,
impreparato
a
formulare
leggi
,
a
fissare
diritti
,
a
porsi
cioè
da
quel
punto
di
vista
universale
,
da
cui
il
legislatore
giudica
o
...
dovrebbe
giudicare
.
Le
competenze
sindacali
,
se
saranno
assunte
a
funzione
politica
,
faranno
pure
una
politica
,
ma
la
"
loro
"
;
mentre
il
partito
politico
,
che
parte
da
finalità
universali
e
trascende
,
se
non
è
fazione
o
consorteria
,
l
'
interesse
particolare
,
pur
servendosi
dei
consigli
dei
competenti
,
è
più
adatto
a
dare
delle
questioni
la
soluzione
"
politica
,
"
nel
senso
etimologico
della
parola
,
cioè
interessante
la
generalità
dei
cittadini
.
...
La
cellula
attiva
della
collettività
sociale
è
pur
sempre
l
'
individuo
sociale
con
i
suoi
bisogni
e
i
suoi
sentimenti
politici
,
l
'
homo
politicus
di
Aristotile
,
anziché
la
corporazione
,
la
quale
nel
suo
fine
non
contiene
,
(
come
contiene
,
per
esempio
,
la
famiglia
)
,
l
'
uomo
nella
pienezza
della
sua
natura
morale
;
ma
tende
alla
soddisfazione
di
un
preciso
e
limitato
scopo
,
che
è
poi
il
mezzo
per
il
fine
vero
,
per
quello
morale
...
Se
lo
Stato
,
per
riconoscere
la
"
società
,
"
dovesse
solo
riconoscere
queste
corporazioni
economiche
,
finirebbe
col
non
riconoscere
la
vera
,
la
concreta
cellula
del
suo
organismo
,
che
è
l
'
uomo
nella
pienezza
della
sua
vita
sensitiva
e
spirituale
e
non
l
'
astratto
individuo
,
né
il
non
meno
astratto
homo
oeconomicus
.
L
'
uomo
,
che
,
come
tale
,
tende
a
trasformare
lo
Stato
,
non
è
l
'
uomo
sindacato
,
che
,
come
tale
,
ha
un
limitato
scopo
utilitario
,
ma
l
'
uomo
politico
,
organizzato
cioè
nei
partiti
politici
,
detti
dal
Jellineck
necessari
,
che
ispirano
la
loro
condotta
ad
una
concezione
universale
della
vita
sociale
.
Uno
Stato
dei
sindacati
(
che
poi
sarebbe
lo
Stato
dei
sindacati
maggiori
,
con
sacrificio
di
quelli
minori
)
dovrebbe
essere
uno
Stato
come
...
gli
altri
,
dovrebbe
cioè
fare
della
politica
come
gli
altri
;
per
guardare
ai
gruppi
e
non
agli
atomi
,
costringerebbe
forse
...
Dante
ad
iscriversi
nell
'
arte
degli
speziali
,
per
valer
qualcosa
;
ma
ridurrebbe
la
sua
politica
ad
una
piatta
,
materiale
e
utilitaristica
routine
amministrativa
.
Noi
però
non
condividiamo
tutta
la
sfiducia
del
Poggi
verso
il
sindacato
,
o
,
per
dir
meglio
,
tutta
la
fiducia
che
egli
ripone
nei
partiti
politici
.
Quello
dell
'
inserzione
dei
sindacati
nella
costituzione
politica
dello
Stato
è
un
problema
che
va
considerato
in
rapporto
allo
Stato
capitalistico
ed
in
rapporto
alla
società
socialista
.
L
'
esperienza
della
Russia
non
è
decisiva
perché
in
Russia
il
sindacalismo
politico
è
tramontato
col
tramontare
del
comunismo
.
Alfredo
Poggi
ha
ragione
se
e
finché
allude
al
sindacato
presente
.
In
regime
capitalistico
il
sindacato
è
necessariamente
un
'
organizzazione
a
scopi
limitati
e
particolari
.
Il
sindacato
non
si
forma
,
evidentemente
,
per
decidere
se
lo
Stato
debba
essere
laico
o
confessionale
,
oligarchico
o
democratico
,
militarista
o
pacifista
.
Ove
si
prefiggesse
scopi
di
questa
natura
,
verrebbe
a
mancargli
la
base
dell
'
esistenza
,
dappoiché
i
membri
di
una
società
non
hanno
bisogno
,
per
risolvere
siffatte
questioni
,
di
schierarsi
in
sindacati
professionali
distinti
.
A
ciò
sono
senza
dubbio
più
adatte
le
formazioni
di
partito
,
le
quali
permettono
agli
individui
di
schierarsi
secondo
le
proprie
convinzioni
e
non
in
vista
di
difendere
i
loro
particolari
interessi
professionali
ed
economici
.
Noi
,
però
,
non
ci
sentiamo
di
trarre
da
questa
premessa
tutte
le
illazioni
che
ne
trae
il
Poggi
;
noi
non
assegniamo
ai
partiti
tutte
le
virtù
universaliste
che
il
Poggi
loro
assegna
,
sia
pure
con
la
riserva
che
non
diventino
fazioni
o
consorterie
.
L
'
individuo
,
cioè
la
cellula
attiva
della
società
,
non
sparisce
nel
sindacato
più
di
quanto
non
sparisca
nel
partito
;
il
partito
può
diventare
particolarista
come
ogni
altra
forma
di
organizzazione
.
Le
burocrazie
politiche
sono
anch
'
esse
soggette
a
trasformarsi
in
sindacati
misti
per
il
monopolio
e
lo
sfruttamento
del
potere
politico
;
laonde
la
vera
universalità
si
dovrebbe
cercare
nella
mancanza
assoluta
di
ogni
privata
organizzazione
,
nel
rapporto
diretto
fra
lo
Stato
e
il
singolo
individuo
.
E
,
poiché
non
si
può
pretendere
che
i
membri
della
società
cessino
dall
'
associarsi
liberamente
in
vista
di
fini
particolari
,
così
pensiamo
che
il
sindacato
possa
servire
da
utile
contrappeso
alla
influenza
dei
partiti
politici
.
Del
resto
,
la
più
bella
prova
che
il
sindacato
assume
un
'
importanza
sempre
più
decisiva
nella
vita
delle
nazioni
è
data
dal
fatto
che
tutti
i
partiti
cercano
di
appoggiarsi
ai
sindacati
per
valere
qualche
cosa
.
Le
formazioni
politiche
sono
sempre
effimere
e
transitorie
,
mentre
l
'
organizzazione
di
classe
è
stabile
e
permanente
.
I
sentimenti
umani
sono
mobili
e
cangianti
come
la
moda
,
ma
le
classi
,
che
si
evolvono
lentamente
,
hanno
ben
altra
consistenza
e
stabilità
,
e
le
filosofie
politiche
stanno
alle
classi
come
l
'
abito
al
corpo
.
Detto
questo
,
siamo
i
primi
a
riconoscere
che
,
in
regime
di
lotta
di
classe
,
il
sindacato
non
può
assumere
vere
funzioni
politiche
.
Non
lo
può
perché
come
il
Poggi
giustamente
osserva
se
ha
da
compiere
la
funzione
tecnica
,
non
può
compiere
simultaneamente
anche
quella
politica
;
la
politica
dei
sindacati
,
in
regime
proprietario
,
rischierebbe
di
essere
la
politica
dei
grandi
sindacati
.
È
troppo
evidente
che
la
politica
generale
non
può
essere
fatta
con
degli
organismi
a
base
di
rappresentanze
paritarie
di
classe
,
come
sono
tutti
gli
organismi
del
lavoro
creati
dallo
Stato
moderno
.
Se
la
classe
operaia
accettasse
una
tale
soluzione
,
precluderebbe
a
se
stessa
la
via
al
proprio
definitivo
avvento
.
E
fuori
da
questi
organi
paritari
,
i
quali
funzionano
ottimamente
finché
attendono
a
mansioni
di
carattere
tecnico
,
non
si
vede
troppo
quale
altra
funzione
politica
possa
essere
riservata
al
sindacato
,
ossia
come
questo
possa
essere
inserito
nel
parlamento
di
un
paese
.
Si
è
accennato
in
questi
ultimi
tempi
alla
possibilità
di
dare
una
rappresentanza
ai
sindacati
,
come
tali
,
nell
'
Assemblea
legislativa
,
come
si
è
parlato
del
doppio
voto
:
il
professionale
e
il
politico
.
Ora
,
il
voto
professionale
è
già
in
uso
(
vedi
il
caso
dei
probiviri
)
;
può
essere
dunque
questione
soltanto
di
farne
una
più
larga
applicazione
aumentando
gli
istituti
operai
;
e
,
del
resto
,
nulla
impedisce
ai
sindacati
,
in
regime
democratico
,
di
entrare
nello
Stato
seguendo
le
vie
normali
del
suffragio
individuale
.
Gli
inglesi
hanno
risolto
magnificamente
il
problema
:
nelle
unioni
di
mestiere
fanno
la
politica
dei
miglioramenti
salariali
,
ma
con
le
unioni
di
mestiere
fanno
la
politica
nazionale
ed
universa
.
Le
unioni
di
mestiere
inglesi
non
hanno
mai
chiesto
di
essere
ammesse
,
come
tali
,
nell
'
Assemblea
legislativa
;
ma
le
unioni
inglesi
si
sona
immesse
da
se
stesse
nel
parlamento
politico
creando
un
organismo
"
ad
hoc
"
il
partito
del
lavoro
,
al
quale
,
naturalmente
,
l
'
aderire
non
è
obbligatorio
né
per
tutte
le
unioni
,
né
per
tutti
i
soci
di
una
stessa
unione
.
Libertà
per
i
politici
come
per
gli
apolitici
.
Sindacalismo
di
classe
e
socialismo
.
I
sindacati
liberi
,
senza
distinzione
di
tendenza
,
guardano
tutti
al
socialismo
come
ad
una
meta
ideale
;
e
in
ogni
loro
atto
si
trova
espressa
questa
loro
fiducia
in
un
profondo
rinnovamento
sociale
.
Le
conquiste
parziali
sono
sempre
collegate
,
nella
loro
mente
,
al
fine
ultimo
,
che
usiamo
chiamare
convenzionalmente
"
socialismo
"
o
"
comunismo
"
o
"
collettivismo
,
"
cioè
un
fine
che
per
essi
significa
liberazione
dalla
servitù
economica
.
I
confederalisti
professano
la
teoria
generale
della
socializzazione
,
senza
per
ciò
credere
che
si
debba
forzare
l
'
economia
rispetto
a
quei
rami
di
attività
che
non
si
prestano
o
non
sono
maturi
per
tale
trasformazione
.
Essi
seguono
,
in
materia
,
le
direttive
tracciate
dalla
grande
maggioranza
dei
sindacati
aderenti
alla
Federazione
internazionale
di
Amsterdam
.
Secondo
la
scuola
inglese
,
quando
le
industrie
sono
giunte
ad
uno
stato
di
monopolio
(
trust
)
o
di
quasi
-
monopolio
,
il
principio
della
nazionalizzazione
vi
deve
essere
applicato
.
Quanto
al
modo
della
gestione
pubblica
,
essi
ritengono
che
lo
Stato
debba
bensì
essere
il
proprietario
dei
mezzi
di
produzione
,
ma
non
per
questo
il
sistema
di
lavoro
deve
essere
accentrato
nelle
mani
dei
funzionari
dell
'
amministrazione
civile
.
Quando
lo
Stato
si
interessa
seriamente
agli
affari
industriali
,
è
costretto
ad
avvalersi
di
ben
altro
che
di
associazioni
politiche
o
di
gruppi
che
funzionino
politicamente
.
Esso
,
allora
,
tratta
come
un
mandatario
della
società
,
e
per
il
successo
del
suo
mandato
deve
chiamare
in
aiuto
le
associazioni
ed
i
gruppi
che
sono
interessati
alla
esecuzione
del
mandato
,
così
come
il
consumatore
è
interessato
ai
risultati
del
medesimo
.
Man
mano
che
l
'
idea
della
socializzazione
impone
nuovi
compiti
e
nuove
responsabilità
allo
Stato
,
questo
deve
adattarsi
ai
nuovi
doveri
di
amministrazione
,
perfezionando
ed
estendendo
la
propria
organizzazione
.
La
burocrazia
scrive
il
Mac
Donald
è
amministrazione
di
uomini
dotati
di
autorità
statale
,
investiti
dell
'
ufficio
di
funzionari
dello
Stato
;
essa
presuppone
che
la
direzione
non
attinga
la
sua
autorità
dal
basso
e
dal
rapporto
con
gli
affari
che
controlla
,
ma
dall
'
alto
,
dal
potere
generale
e
sovrano
dello
Stato
.
Il
pubblico
controllo
è
invece
un
'
amministrazione
retta
da
persone
,
la
cui
posizione
,
la
cui
autorità
proviene
dalla
organizzazione
nella
quale
operarono
.
Mentre
questi
si
elevano
all
'
autorità
,
il
burocrate
discende
con
l
'
autorità
.
I
primi
sono
nel
sistema
e
per
il
sistema
,
il
burocrate
è
sopra
il
sistema
e
fuori
di
esso
.
Nulla
indica
sino
a
questo
momento
che
lo
Stato
sia
prossimo
a
sparire
,
per
lasciar
posto
ad
una
semplice
gestione
amministrativa
,
come
Marx
prevedeva
,
o
per
essere
assorbito
,
in
ciò
che
ha
di
immanente
,
dai
sindacati
,
secondo
la
concezione
soreliana
.
L
'
esperimento
russo
è
lungi
dal
confermare
siffatte
previsioni
e
concezioni
.
Lo
Stato
si
evolve
,
ecco
tutto
.
Allo
Stato
borghese
succede
lo
Stato
operaio
.
Questi
due
Stati
sono
necessariamente
diversi
nella
loro
costituzione
e
natura
.
Il
primo
è
essenzialmente
politico
,
e
le
sue
attribuzioni
sono
ridotte
ai
minimi
termini
;
il
secondo
è
essenzialmente
economico
-
industriale
,
ed
implica
una
struttura
assai
più
complessa
.
Il
governo
della
classe
operaia
si
concreta
nel
governo
della
produzione
.
L
'
importante
non
è
,
dunque
,
di
inserire
il
sindacato
nell
'
impalcatura
politica
borghese
,
bensì
di
inserirlo
nel
tessuto
economico
della
società
.
A
questo
si
perviene
per
vie
diverse
.
Vi
sono
cooperatori
i
quali
pensano
,
per
esempio
,
che
si
possa
giungere
all
'
abolizione
del
sistema
del
profitto
riorganizzando
dall
'
interno
l
'
economia
mediante
la
cooperazione
.
Se
la
grande
massa
dei
consumatori
poveri
cessasse
dall
'
acquistare
i
prodotti
dai
privati
commercianti
,
questi
verrebbero
automaticamente
eliminati
dal
processo
di
distribuzione
;
ed
,
una
volta
che
l
'
organizzazione
dei
consumatori
è
divenuta
potente
,
essa
può
assumersi
anche
la
gestione
della
produzione
.
Sarà
questa
una
concezione
unilaterale
;
a
un
dato
momento
i
cooperatori
si
troveranno
di
fronte
a
difficoltà
quasi
insormontabili
,
e
dovranno
ricorrere
ad
altre
forme
d
'
azione
per
conseguire
interamente
i
loro
scopi
.
Tutto
ciò
è
verissimo
,
ma
non
si
può
negare
che
la
trasformazione
del
sistema
capitalistico
si
effettui
mediante
l
'
inserzione
del
principio
sindacale
nel
tessuto
economico
delle
nazioni
.
A
fianco
di
questa
azione
indipendente
,
si
può
sviluppare
quella
che
tende
a
dare
agli
operai
un
'
ingerenza
nell
'
azienda
capitalistica
,
e
il
preferire
l
'
una
o
l
'
altra
non
dipende
che
dalle
circostanze
.
Certo
è
,
però
,
che
tutte
queste
forme
d
'
azione
e
d
'
organizzazione
conducono
ad
un
risultato
unico
:
la
gestione
pubblica
.
I
modi
e
i
limiti
della
socializzazione
non
si
possono
determinare
a
priori
.
Tutti
i
piani
prestabiliti
sono
destinati
a
subire
nella
pratica
profonde
modificazioni
.
Val
quanto
dire
che
il
socialismo
non
è
un
modo
di
vita
,
un
ordine
sociale
di
cui
si
conoscano
gli
schemi
particolareggiati
,
ma
una
tendenza
della
società
.
Il
proletariato
aspira
ad
emanciparsi
dalla
servitù
economica
.
Sua
missione
storica
è
di
effettuare
un
ordine
economico
dal
quale
sia
bandito
lo
sfruttamento
dell
'
uomo
sull
'
uomo
.
La
dottrina
socialista
ha
per
funzione
di
orientare
le
masse
in
tale
direzione
.
Non
importa
sapere
(
non
importa
,
perché
non
sarebbe
possibile
)
a
quali
transazioni
si
debba
giungere
col
principio
individualista
;
l
'
essenziale
è
non
transigere
in
sede
morale
.
Il
sindacalismo
di
classe
nega
il
capitalismo
,
condanna
in
blocco
il
sistema
del
profitto
come
contrario
alla
libertà
ed
alla
morale
,
ma
transige
con
esso
quando
la
transigenza
è
necessaria
.
Se
il
sindacato
da
sé
solo
è
impotente
a
risolvere
il
problema
sociale
,
la
politica
,
da
sola
,
è
più
impotente
ancora
.
La
critica
al
sistema
capitalistico
è
certamente
necessaria
,
ma
,
se
essa
serve
a
modificare
il
modo
di
pensare
degli
uomini
,
non
crea
nulla
per
se
stessa
.
I
partiti
,
in
quanto
sono
formati
da
un
insieme
di
critici
e
di
dialettici
,
potranno
stilare
formule
perfette
,
ma
esse
rimarranno
senza
effetto
pratico
se
non
troveranno
l
'
ambiente
adatto
a
tradurle
nella
realtà
.
La
crisi
delle
tendenze
è
precisamente
la
crisi
del
vuoto
.
La
trasformazione
sociale
è
innanzi
tutto
un
problema
di
organi
,
di
funzioni
,
di
capacità
.
Il
movimento
operaio
elabora
dentro
di
sé
questi
organi
,
queste
funzioni
,
queste
capacità
.
Il
sindacalismo
di
classe
è
una
prassi
volta
a
effettuare
la
democrazia
del
lavoro
.
Torna
quindi
l
'
antica
conclusione
:
il
movimento
sindacale
e
il
movimento
politico
hanno
pari
importanza
e
sono
ugualmente
necessari
.