StampaPeriodica ,
A
Firenze
,
si
è
chiusa
la
Fiera
Nazionale
dell
'
Artigianato
.
Ugo
Ojetti
non
è
contento
,
e
lo
ha
detto
in
un
lungo
articolo
sul
"
Corriere
della
Sera
"
.
Da
qualche
tempo
,
Ojetti
è
l
'
uomo
più
incontentabile
che
esista
in
Italia
;
e
verrebbe
voglia
di
battergli
le
mani
,
se
tutte
le
sue
critiche
,
lettere
,
apposizioni
e
sentenze
avessero
un
motivo
preciso
,
un
obbietto
-
per
parlar
pulito
-
bene
individuato
.
Il
male
è
che
l
'
irrequietudine
di
Ojetti
rappresenta
piuttosto
il
disagio
di
chi
fra
il
vecchio
ed
il
nuovo
non
ha
forza
,
e
desiderio
,
di
decidersi
;
e
se
ne
sta
sulla
soglia
come
certi
pacieri
che
a
furia
di
mezze
parole
e
con
un
gran
dimenar
di
braccia
vorrebbero
mettere
d
'
accordo
quelli
che
stanno
dentro
e
quelli
che
stanno
fuori
,
le
ragioni
degli
uni
con
le
pretese
degli
altri
.
In
tanto
daffare
la
posizione
di
Ojetti
è
la
stessa
di
quei
ceti
italiani
,
intellettuali
e
sociali
,
che
sorpresi
dal
rumore
delle
novità
nel
bel
mezzo
di
un
ozio
che
era
profittevole
ed
adatto
alla
vita
provinciale
di
dieci
o
vent
'
anni
fa
,
da
una
parte
si
sforzano
di
conservare
un
atteggiamento
di
decoro
e
di
prosopopea
e
dall
'
altra
danno
una
mano
al
nuovo
,
ma
"
con
juicio
"
.
Questo
"
juicio
"
nel
caso
di
Ojetti
,
e
non
in
quello
dei
centomila
poltroni
che
infestano
l
'
arte
italiana
,
potrebbe
essere
preso
in
considerazione
se
fosse
soltanto
un
pretesto
critico
,
un
modo
di
frenare
le
impazienze
degli
improvvisatori
;
ma
quando
Ojetti
scende
in
lizza
,
si
mette
fra
i
contendenti
-
cioè
fra
quelli
che
praticano
l
'
arte
e
non
la
giudicano
soltanto
-
rende
un
cattivo
servizio
alla
critica
,
perché
le
toglie
la
possibilità
di
giudicare
con
serenità
e
la
riduce
ad
una
polemica
mediocre
,
ed
un
peggiore
servizio
all
'
arte
,
o
meglio
agli
artisti
,
perché
confonde
le
idee
,
confonde
le
mansioni
,
confonde
i
lettori
,
avendo
la
pretesa
di
dire
come
"
si
deve
fare
"
e
come
"
non
si
deve
fare
"
.
Questo
tipo
di
critico
estroso
ed
irrequieto
,
è
stato
messo
tante
volte
fuori
della
critica
,
perché
noi
dobbiamo
preoccuparci
di
dimostrare
ad
Ojetti
che
,
per
lo
meno
,
la
sua
lettera
a
Pavolini
sull
'
architettura
ed
il
suo
articolo
sull
'
artigianato
non
sono
né
critiche
,
né
belle
prose
:
perché
per
essere
le
une
mancano
di
metodo
,
e
per
essere
le
altre
sono
compilazioni
giornalistiche
di
un
uomo
che
a
furia
di
reggere
la
penna
crede
di
reggere
lo
scettro
del
buon
gusto
o
la
bacchetta
magica
dell
'
invenzione
.
Si
chiede
,
dunque
,
a
Ojetti
un
po
'
di
tregua
;
lo
si
vorrebbe
decidere
a
tornare
alle
"
Cose
viste
"
in
cui
può
narrare
con
bella
prosa
,
come
,
per
esempio
,
Tizio
ha
disegnato
un
volo
di
rondini
per
il
salotto
di
una
signora
,
o
come
Cajo
ha
inventato
-
per
parlare
all
'
antica
-
un
mobile
di
metallo
.
Ojetti
non
confonderebbe
così
lo
stile
di
Tizio
con
il
gusto
di
Cajo
,
e
non
concorrerebbe
a
rovinare
quel
poco
di
buona
volontà
che
è
rimasta
agli
artisti
e
agli
artigiani
d
'
Italia
,
pur
in
tempo
di
crisi
.