StampaPeriodica ,
Aosta
presentasi
in
foggia
antica
ed
illustre
,
con
un
estollersi
di
campanili
e
torri
sui
grigi
tetti
,
fuori
dalle
romane
mura
.
Fanciulle
protestanti
vivono
ivi
,
un
po
'
sdegnose
del
mondo
di
cui
accolgono
ogni
agio
nella
severa
cornice
della
lor
casa
:
schive
come
educande
,
ma
già
donne
,
piene
di
personalità
fiera
e
conscia
nell
'
anima
eretta
come
la
snella
persona
:
e
signorili
spiriti
modernisti
,
alieni
dal
mondan
rumore
,
più
pensatori
che
romanzieri
sono
i
loro
maestri
.
Superba
e
sdegnosa
venustà
calvinista
.
Figlie
dei
primi
banchieri
ugonotti
,
aristocrazia
dell
'
Europa
borghese
,
la
vostra
bellezza
è
nordica
e
spirituale
,
non
austera
,
ma
chiusa
nella
sua
veemenza
,
e
nella
sua
grazia
severa
.
Non
ama
i
palagi
,
né
le
purpuree
feste
,
sì
le
ville
tacite
ed
i
verdi
recessi
.
Ma
Aosta
non
è
ancora
Ginevra
,
se
non
in
questo
suo
secreto
fuggevole
,
e
in
fondo
al
viale
sta
Place
Charles
Albert
.
Più
chiari
sensi
,
più
pacati
affetti
.
Piacemi
lo
spirito
di
vecchiotta
provincialità
quarantottesca
di
questa
piazza
,
il
centro
della
vita
cittadina
borghese
ed
attuale
.
La
Prefettura
,
di
stile
aulico
,
la
caserma
dei
Carabinieri
,
e
,
in
faccia
,
l
'
Ufficio
delle
diligenze
,
e
l
'
Hôtel
de
la
Couronne
.
Il
buon
Piemonte
,
rigido
e
burocratico
:
le
sale
dei
caffè
sotto
i
portici
,
dove
le
sedie
di
velluto
rosso
stanno
in
circolo
intorno
ai
tavolinetti
di
marmo
,
sono
vuote
da
che
le
disertarono
i
cravattoni
neri
che
,
nella
Valle
tradizionalista
,
dovevano
risentire
i
nuovi
eventi
con
l
'
animo
burbero
e
pure
alcun
po
'
commosso
,
di
Solaro
e
di
Cesare
Balbo
.
Meriggi
sonnanbolici
,
in
cui
la
gran
luce
del
sole
stordisce
,
stagnano
fuori
sulla
piazza
deserta
;
ma
,
oltre
i
frontoni
dei
palazzi
aulici
,
ridono
per
la
gran
conca
vaghissime
tinte
,
e
le
supreme
nevi
lontane
,
illustri
al
cospetto
di
tutta
Europa
,
schiudono
sul
piccolo
uno
spiraglio
di
un
lontano
augusto
esotico
mondo
.
Chi
sa
se
facevano
parte
degli
itinerari
romantici
,
se
i
lions
e
le
crinoline
montavano
sull
'
imperiale
per
i
primi
viaggi
di
esplorazione
nel
misterioso
reame
delle
Alpi
?
Venivan
di
Francia
,
e
dalla
nebbiosa
Albione
,
al
tempo
che
l
'
Italia
era
ancora
Calabria
,
e
le
misses
sognavan
Fra
Diavolo
spogliandosi
nelle
locande
.
Scoprivano
una
tranquilla
provincia
color
di
santa
Alleanza
,
sul
limite
delle
città
fatali
,
miranti
con
occhi
sfingei
dal
pelago
ignoto
d
'
Italia
,
come
le
tremule
luci
,
a
notte
,
sul
Canalazzo
.
Io
dico
che
partivano
da
Torino
verso
le
due
del
pomeriggio
,
mentre
i
portici
di
Piazza
Castello
tacevano
assonnati
.
E
un
soldato
col
shakò
di
tela
montava
la
guardia
davanti
a
Palazzo
Madama
.
Trovavano
a
Issogne
il
settecento
malvivo
,
lasciato
lì
come
una
masserizia
,
al
giungere
di
Bonaparte
:
forse
dalle
vetrate
qualche
conte
gobbetto
,
in
frak
di
color
pulce
e
parrucca
a
sghimbescio
,
sbirciava
con
l
'
occhialetto
.
Ma
non
sapevan
più
ridere
alle
volteriane
facezie
delle
donne
sospirose
.
Le
sedi
romane
,
inulte
,
sacre
ai
mercati
paesani
;
e
i
mezzadri
prolificavano
nei
comitali
castelli
:
Aosta
la
Veja
.
E
non
era
più
antica
.
Ora
infiliamo
Rue
S
.
Anselme
,
e
nel
percorso
tortuoso
,
tra
le
case
basse
annerite
,
oltre
la
Porta
Romana
,
dal
selciato
erboso
di
verde
antico
,
vedremo
sorgere
il
Medio
Evo
.
Un
Medio
Evo
simpatico
,
comunale
,
sapiente
.
Più
onesto
del
Rinascimento
,
ma
come
lui
luminoso
.
Dalle
botteghe
dell
'
artigiano
esce
ancor
oggi
il
rumore
del
nobile
ferro
battuto
.
La
via
deserta
che
adduce
alla
più
illustre
ed
antica
chiesa
,
par
fatta
apposta
per
le
ambulazioni
vespertine
dei
saggi
antichi
.
Scarsa
tetraggine
,
uscendo
dai
monasteri
,
e
fondono
essi
piacevolmente
al
tramonto
,
quasi
ombra
allungantesi
dai
campanili
spettrali
.
È
la
rozza
scienza
,
che
trae
pettoruta
alla
chiesa
,
pinta
e
scolpita
dalla
rozza
arte
.
La
sanno
lunga
,
i
Dottori
:
sono
stati
allo
studio
in
Bologna
e
in
Parigi
:
percorsero
a
piedi
l
'
Europa
gotica
,
giunsero
ai
confini
della
moresca
:
ovunque
attinsero
scienza
,
e
riscontrarono
fede
.
Battevano
la
sera
alle
porte
dei
monasteri
sorgenti
al
limitare
delle
foreste
,
turriti
e
merlati
come
castelli
,
popolosi
come
città
:
scendeva
a
incontrarli
il
priore
.
Una
e
indistinta
ai
bei
giorni
la
Cristianità
tutta
quanta
.
Frontiere
non
sono
alla
comune
fede
,
ed
agli
usi
:
Troiani
e
Quiriti
son
tutti
cavalieri
cristiani
,
i
monaci
parlano
all
'
Imperatore
.
Oggi
,
all
'
errabondo
Dottore
che
si
fissò
romito
tra
i
monti
,
giungono
ancora
i
messaggi
dai
conventi
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
:
le
mule
barbate
recano
le
pergamene
ove
continuansi
le
dotte
dispute
:
Scoto
Eriugena
insidia
,
in
veste
ereticale
.
Escono
al
tramonto
dalle
cellette
ove
trascorsero
il
giorno
a
battagliare
con
Satana
nei
sillogismi
.
Portano
saio
e
cappuccio
,
sono
paludati
e
solenni
:
hanno
il
famulo
a
fianco
.
Le
donne
susurrano
tra
loro
al
passaggio
,
e
li
guardano
,
piene
di
reverenzia
:
ma
essi
non
curano
il
volgo
,
né
l
'
ancella
natura
che
scalda
col
pio
sole
,
le
pietre
dell
'
antica
chiesa
sulla
piazzetta
,
dove
tepore
della
chiara
luce
e
silenzio
,
sono
per
essi
vil
senso
,
per
i
nepoti
poesia
.
Or
vanne
al
tempio
,
e
prega
ivi
,
Dottore
;
e
poi
erra
nel
chiostro
.
Satana
,
in
foggia
di
bestia
dell
'
Apocalisse
,
sogghigna
,
dai
tozzi
capitelli
,
al
passaggio
.
La
via
,
che
procede
oltre
,
e
si
snoda
,
guida
pianamente
,
varcando
i
confini
delle
età
storiche
verso
una
bellezza
consueta
ed
eterna
:
casette
senza
stile
e
senza
ricordi
rivelano
dai
balconi
fioriti
la
dolce
pace
,
cui
sono
propizi
la
voce
del
rio
corrente
sopra
il
selciato
,
e
i
bisbigli
dei
passeri
dentro
gli
orti
murati
.
In
fondo
sta
l
'
Arco
di
Augusto
,
e
intorno
è
già
la
natura
.
Aosta
non
ha
suburbio
.
La
città
,
antica
e
venerabile
,
finisce
nella
campagna
con
immediato
trapasso
,
senza
quelle
orribili
zone
di
transizione
in
cui
si
adunano
,
per
il
disgusto
del
passeggiero
,
i
rifiuti
e
le
imitazioni
miserande
dell
'
una
,
e
le
prime
immagini
deformi
dell
'
altra
:
e
la
febbrile
e
disadorna
vita
delle
metropoli
industriali
ne
venta
incontro
l
'
alito
fumoso
delle
officine
.
Qui
la
vita
cittadina
,
mancando
le
case
basse
intorno
,
diventa
strada
di
campagna
d
'
un
tratto
,
oltre
un
termine
annoso
,
ma
senza
stridore
,
perché
,
per
la
consuetudine
,
l
'
ultima
casa
e
la
campagna
imminente
si
fondono
con
armonia
.
Se
ne
esce
all
'
antica
,
come
se
fosse
ancora
cinta
di
mura
.
E
,
così
breve
e
nettamente
delimitata
,
onusta
di
tradizioni
urbane
,
ella
è
più
"
città
"
,
più
intensamente
intuita
,
nella
sua
individualità
,
come
tale
,
dei
caotici
agglomerati
moderni
;
se
pure
si
sperda
,
con
la
breve
cerchia
,
nel
vasto
seno
,
e
serbi
immediati
contatti
e
comunanze
di
usi
con
la
gran
madre
.
Corrono
alla
periferia
viottoli
chiusi
tra
muri
bianchi
:
e
ai
lati
,
tra
gli
interstizi
,
e
dove
il
muricciuolo
fa
luogo
alla
rustica
staccionata
di
legno
,
appaiono
prati
di
erbe
oscure
,
ove
pascolano
vacche
ed
armenti
-
vacche
pezzate
di
nero
e
bianco
,
di
gambe
corte
,
di
buona
razza
-
ove
scorrono
velocemente
,
non
anche
placati
dell
'
alpina
irruenza
dal
breve
piano
,
acque
dal
grigio
colore
glaciale
.
Noi
immaginiamo
quelle
acque
scroscianti
per
le
forre
di
Val
d
'
Enfer
,
stillanti
nelle
solitudini
dei
mari
di
ghiaccio
,
alziamo
gli
occhi
al
Ruitor
lontano
;
la
maestà
della
Valle
,
per
natura
e
per
storia
due
volte
illustre
,
balena
improvvisa
ed
intera
.
Le
viottole
suburbane
costeggiano
l
'
Anfiteatro
,
le
torri
di
Bramafan
,
del
Lebbroso
,
lasciano
apparire
tra
i
campi
l
'
Arco
d
'
Augusto
.
Romanità
non
metropolitana
,
e
però
più
simpatica
.
La
Roma
austera
delle
Provincie
,
cinta
di
stranieri
aspetti
;
il
morire
del
flutto
classico
,
sul
margine
delle
terre
barbare
,
e
della
nuova
storia
.
È
bene
che
la
vita
si
scosti
dai
luoghi
onusti
del
suo
passato
:
che
siano
silenzio
e
spazio
,
e
chiaro
aere
intorno
alle
vestigia
.
Questa
è
innocenza
e
natura
,
in
confronto
delle
raffinate
città
del
silenzio
,
di
Toscana
e
di
Romagna
.
Qui
non
sangue
e
lussuria
,
qui
non
porpora
ed
oro
:
la
venustà
dei
primordi
,
e
la
rozzezza
.
Nel
vano
tondo
dell
'
Arco
,
il
Crocefisso
.
Rovinavano
dagli
altri
valichi
,
con
fragore
di
acciari
,
pallidi
i
Centurioni
,
lo
scudo
alzato
in
difesa
alle
terga
:
uomini
dagli
occhi
chiari
,
cinti
di
ferine
pelli
inseguivangli
,
e
qui
arrestavano
attoniti
,
solenne
in
vista
la
città
quadrata
.
Illustre
parco
aperto
sull
'
Occidente
:
e
tu
,
città
romana
,
verso
la
mal
doma
Elvezia
,
ultima
scolta
!
Non
so
quale
aspetto
di
confine
romano
ella
conservi
,
se
pure
tant
'
oltre
si
spinse
la
romana
guerra
:
ma
un
termine
di
romanità
doveva
pur
essere
questo
,
al
piede
e
a
guardia
dell
'
Alpi
.
Qui
germogliava
la
nuova
storia
:
in
queste
zone
di
transizione
,
ai
confini
,
dove
le
razze
confluivano
,
e
legionari
miravano
le
terre
ignote
dall
'
alto
dei
valli
turriti
.
Brividi
percorrevano
le
ossa
della
gente
bruna
al
soffiare
del
vento
nordico
,
e
presagi
d
'
intimità
e
di
sensibilità
nuove
scotevangli
,
in
cospetto
della
commossa
natura
.
Più
verdi
le
primavere
elvetiche
,
e
le
donne
straniere
più
bianche
.
Qui
è
la
patria
nostra
più
vera
,
di
noi
occidentali
,
noi
bianchi
,
prima
e
più
che
latini
,
nati
dal
cruento
e
fecondo
amplesso
di
Roma
coi
barbari
.
Qui
dove
le
razze
si
fusero
e
il
nuovo
spirito
sorse
.
Troppo
erano
stanchi
l
'
Oriente
ed
il
Meridione
,
rugosa
e
calva
la
lor
terra
antica
;
la
gleba
mediterranea
era
troppo
onusta
di
storia
:
pietrosa
e
arida
come
un
paesaggio
lunare
,
gialla
,
sabbiosa
,
battuta
dal
sole
,
pari
in
affetto
ai
mondi
morti
.
Ma
il
verde
delle
plaghe
alpine
è
colore
di
vita
,
e
lo
scrosciare
del
vento
fra
le
selvose
chiome
e
dell
'
acque
,
è
tumulto
d
'
intatta
forza
.
Le
terre
vergini
,
appena
sfiorate
dalle
leggere
orme
dei
nomadi
,
colossi
virginei
nelle
nevi
e
nelle
foreste
;
e
in
cima
alle
valli
,
ove
una
folta
vegetazione
cresceva
,
ancor
simile
a
quella
dei
giorni
della
creazione
,
stavano
le
soglie
dell
'
Occidente
.
Giovine
terra
,
dove
le
città
nuove
saranno
erette
,
romano
è
il
vomero
che
ne
traccierà
,
primo
,
i
confini
,
ma
,
fra
mistiche
guglie
,
un
nuovo
spirito
vi
eleggerà
nuova
dimora
.
Con
le
ginocchia
della
mente
inchine
,
io
discesi
nel
sotterraneo
tuo
tempio
,
o
Sant
'
Orso
,
ed
errai
fra
le
colonne
rozze
,
e
i
segni
della
prisca
fede
:
né
sì
commosso
mirerei
,
credo
,
Micene
e
Menfi
,
né
tanta
reverenza
ebbi
per
Roma
,
casa
degli
avi
cara
più
di
ogni
estraneo
palagio
!
Il
cuore
sei
tu
della
Valle
che
fu
sempre
cristiana
:
e
sapevi
di
catacombe
ai
giorni
che
sorgendo
ignota
fra
le
cose
illustri
,
l
'
Arco
,
il
Teatro
,
il
Foro
,
preparavi
nel
sotterraneo
germoglio
la
nuova
vita
:
preparavi
alla
morte
asceti
e
catecumeni
,
e
la
storia
per
te
ricominciava
,
quando
,
nella
gioventù
nuova
,
pur
gli
anni
del
mondo
tornarono
a
contarsi
daccapo
.
Qui
l
'
intimità
,
qui
la
psicologia
,
qui
la
donna
e
la
gentilezza
,
la
natura
ed
il
sentimento
,
il
nostro
modo
,
la
vita
a
noi
occidentali
,
a
noi
moderni
più
cara
.
LE
STRADE
È
interessante
considerare
il
mondo
dal
punto
di
vista
della
strada
:
un
punto
di
vista
umano
e
pittoresco
.
Aggiunge
molto
alla
natura
,
e
nulla
toglie
a
lei
,
che
,
lambendo
sui
margini
le
umane
traccie
,
si
perde
poi
ambigua
e
profonda
ai
due
lati
.
Nel
caso
naturale
le
strade
segnano
un
'
orientazione
.
Sono
ancora
tracciate
dalla
necessità
strutturale
,
e
vi
appare
già
la
libertà
umana
.
È
bello
avere
intuizioni
nuove
di
queste
cose
comuni
,
le
strade
,
i
fiumi
,
le
valli
;
ricrearne
continuamente
l
'
individualità
nello
spirito
.
A
fissarci
un
po
'
sopra
il
pensiero
,
non
si
scorge
altro
più
del
mondo
se
non
questa
serie
di
nastri
bianchi
incrociantisi
qua
fitti
,
là
radi
,
che
si
diramano
bizzarramente
,
si
espandono
in
città
,
si
sperdono
in
sentieruoli
,
e
non
hanno
mai
fine
.
Basta
seguir
la
più
umile
per
guadagnar
la
più
illustre
:
in
cima
alla
stradina
di
casa
,
intima
e
nostra
,
è
la
straniera
metropoli
:
tutte
guidano
a
tutto
.
Una
continuità
lega
il
familiare
all
'
ignoto
.
La
vera
personalità
del
mondo
è
sulle
strade
.
Vi
si
addensano
intorno
le
case
e
gli
uomini
.
I
figli
vi
calcano
le
orme
dei
padri
.
C
'
è
qualche
cosa
di
epico
in
questo
aprirsi
di
vie
da
parte
dei
pionieri
umani
.
Sono
correnti
in
un
mare
amorfo
.
Un
'
unitaria
volontà
le
traccia
e
dirige
sotto
i
più
vari
cieli
,
ma
il
genio
dei
luoghi
si
atteggia
sui
margini
col
suo
volto
mutevole
,
e
l
'
ignota
terra
che
si
attraversa
v
'
innerva
il
suo
sistema
,
vi
riversa
i
prodotti
foggiati
nel
suo
seno
profondo
:
carriaggi
e
uomini
pervengono
alla
massima
dalle
prossime
vie
,
per
un
po
'
la
percorrono
,
poi
l
'
abbandonano
.
Così
la
provincia
si
affaccia
e
respira
sul
mondo
.
Grande
moto
e
fragore
è
sulle
vie
del
mondo
;
la
vita
vi
ferve
col
suo
ritmo
più
esplicito
,
e
col
più
ampio
respiro
,
la
storia
v
'
incede
coi
suoi
carri
falcati
.
Una
perenne
migrazione
di
popoli
si
compie
lungo
il
suo
bianco
miraggio
.
Questa
,
che
mi
si
para
dinanzi
,
è
fra
le
più
illustri
.
Strada
romana
,
e
napoleonica
.
Quante
,
al
tramonto
,
sfolgoranti
metropoli
,
io
,
percorrendola
,
vagheggiai
quali
mete
!
Cupole
di
Bisanzio
,
invero
,
e
guglie
caliginose
del
Nord
,
le
moli
nere
dei
nuvoli
sul
rosso
sfondo
.
Un
immenso
aere
fiammeo
si
accoglie
e
brilla
fra
l
'
una
e
l
'
altra
pendice
,
imperial
via
rettilinea
guidante
all
'
apoteosi
.
Nel
volgere
delle
rutilanti
spire
,
il
fiume
ne
è
tutto
corrusco
;
lenta
mole
di
luce
fluida
,
par
scenda
esso
direttamente
dal
sole
,
che
sui
ghiacciai
già
ombrati
sta
immobile
,
nume
accecante
nell
'
ora
sacra
,
fra
una
sempre
più
fitta
vaporosità
d
'
oro
.
Fiammeggia
ancora
pei
vetri
delle
cappellette
,
quando
,
celando
a
tratti
,
agli
svolti
,
la
visione
trionfale
del
fondo
valle
,
la
strada
s
'
ingolfa
nelle
fresche
ombre
,
tra
gli
aspetti
intimi
delle
radure
e
delle
selvette
.
Cari
più
questi
alla
sera
:
la
luna
,
che
allunga
l
'
ombra
di
Ibleto
dai
muri
di
Verrès
,
e
fa
del
mite
Fénis
un
maniero
spettrale
,
pende
poi
su
di
essi
propizia
,
sui
conciliaboli
delle
lepri
e
dei
grilli
.
O
come
attraente
,
nel
suo
verde
mistero
,
dai
margini
,
la
natura
ci
chiama
,
e
la
vita
:
come
ne
svia
dalla
meta
!
Fanciulle
,
cogliendo
fiori
vengonci
incontro
dai
profondi
prati
.
Or
via
,
seguiamole
,
in
libertà
gioconda
.
Che
,
dunque
,
ci
attende
,
entro
la
boscaglia
oscura
?
La
fragola
selvatica
,
e
l
'
anemone
bianco
,
e
la
ninfea
sul
tacito
stagno
.
La
marea
verde
dell
'
erbe
sta
per
sommergere
le
basse
piante
.
Il
caprifoglio
si
avviticchia
ai
tronchi
,
e
il
nostro
desiderio
,
fanciulle
,
vi
cingerà
con
le
fluide
braccia
adducendovi
nel
più
verde
recesso
.
Quando
,
per
la
foresta
,
rimbomberà
il
corno
eroico
?
Quando
,
tra
i
rami
,
riapparirà
il
nastro
bianco
?
Spiccandoci
dal
vostro
fianco
,
poi
che
cadrà
la
sera
,
verso
le
nobili
sedi
dello
spirito
ci
avvieremo
noi
,
cavalieri
del
Graal
.
Veloci
macchine
rombando
distanziano
i
tardi
carri
;
favorevoli
più
questi
allo
spirito
,
montano
quelle
gli
uomini
che
fanno
piccolo
il
mondo
.
Divoratori
dello
spazio
,
banale
cosa
è
la
strada
pei
suoi
moderni
signori
:
uno
schema
della
distanza
;
il
monotono
segue
il
veloce
,
come
il
grigio
la
rapida
sovrapposizione
delle
tinte
.
Ma
poi
,
procedendo
più
adagio
,
vi
scorgiamo
più
cose
:
e
più
cose
,
forse
,
vi
scorgono
i
mendicanti
seduti
sui
paracarri
.