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AOSTA LA VEJA ( BURZIO FILIPPO , 1920 )
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Aosta presentasi in foggia antica ed illustre , con un estollersi di campanili e torri sui grigi tetti , fuori dalle romane mura . Fanciulle protestanti vivono ivi , un po ' sdegnose del mondo di cui accolgono ogni agio nella severa cornice della lor casa : schive come educande , ma già donne , piene di personalità fiera e conscia nell ' anima eretta come la snella persona : e signorili spiriti modernisti , alieni dal mondan rumore , più pensatori che romanzieri sono i loro maestri . Superba e sdegnosa venustà calvinista . Figlie dei primi banchieri ugonotti , aristocrazia dell ' Europa borghese , la vostra bellezza è nordica e spirituale , non austera , ma chiusa nella sua veemenza , e nella sua grazia severa . Non ama i palagi , né le purpuree feste , sì le ville tacite ed i verdi recessi . Ma Aosta non è ancora Ginevra , se non in questo suo secreto fuggevole , e in fondo al viale sta Place Charles Albert . Più chiari sensi , più pacati affetti . Piacemi lo spirito di vecchiotta provincialità quarantottesca di questa piazza , il centro della vita cittadina borghese ed attuale . La Prefettura , di stile aulico , la caserma dei Carabinieri , e , in faccia , l ' Ufficio delle diligenze , e l ' Hôtel de la Couronne . Il buon Piemonte , rigido e burocratico : le sale dei caffè sotto i portici , dove le sedie di velluto rosso stanno in circolo intorno ai tavolinetti di marmo , sono vuote da che le disertarono i cravattoni neri che , nella Valle tradizionalista , dovevano risentire i nuovi eventi con l ' animo burbero e pure alcun po ' commosso , di Solaro e di Cesare Balbo . Meriggi sonnanbolici , in cui la gran luce del sole stordisce , stagnano fuori sulla piazza deserta ; ma , oltre i frontoni dei palazzi aulici , ridono per la gran conca vaghissime tinte , e le supreme nevi lontane , illustri al cospetto di tutta Europa , schiudono sul piccolo uno spiraglio di un lontano augusto esotico mondo . Chi sa se facevano parte degli itinerari romantici , se i lions e le crinoline montavano sull ' imperiale per i primi viaggi di esplorazione nel misterioso reame delle Alpi ? Venivan di Francia , e dalla nebbiosa Albione , al tempo che l ' Italia era ancora Calabria , e le misses sognavan Fra Diavolo spogliandosi nelle locande . Scoprivano una tranquilla provincia color di santa Alleanza , sul limite delle città fatali , miranti con occhi sfingei dal pelago ignoto d ' Italia , come le tremule luci , a notte , sul Canalazzo . Io dico che partivano da Torino verso le due del pomeriggio , mentre i portici di Piazza Castello tacevano assonnati . E un soldato col shakò di tela montava la guardia davanti a Palazzo Madama . Trovavano a Issogne il settecento malvivo , lasciato lì come una masserizia , al giungere di Bonaparte : forse dalle vetrate qualche conte gobbetto , in frak di color pulce e parrucca a sghimbescio , sbirciava con l ' occhialetto . Ma non sapevan più ridere alle volteriane facezie delle donne sospirose . Le sedi romane , inulte , sacre ai mercati paesani ; e i mezzadri prolificavano nei comitali castelli : Aosta la Veja . E non era più antica . Ora infiliamo Rue S . Anselme , e nel percorso tortuoso , tra le case basse annerite , oltre la Porta Romana , dal selciato erboso di verde antico , vedremo sorgere il Medio Evo . Un Medio Evo simpatico , comunale , sapiente . Più onesto del Rinascimento , ma come lui luminoso . Dalle botteghe dell ' artigiano esce ancor oggi il rumore del nobile ferro battuto . La via deserta che adduce alla più illustre ed antica chiesa , par fatta apposta per le ambulazioni vespertine dei saggi antichi . Scarsa tetraggine , uscendo dai monasteri , e fondono essi piacevolmente al tramonto , quasi ombra allungantesi dai campanili spettrali . È la rozza scienza , che trae pettoruta alla chiesa , pinta e scolpita dalla rozza arte . La sanno lunga , i Dottori : sono stati allo studio in Bologna e in Parigi : percorsero a piedi l ' Europa gotica , giunsero ai confini della moresca : ovunque attinsero scienza , e riscontrarono fede . Battevano la sera alle porte dei monasteri sorgenti al limitare delle foreste , turriti e merlati come castelli , popolosi come città : scendeva a incontrarli il priore . Una e indistinta ai bei giorni la Cristianità tutta quanta . Frontiere non sono alla comune fede , ed agli usi : Troiani e Quiriti son tutti cavalieri cristiani , i monaci parlano all ' Imperatore . Oggi , all ' errabondo Dottore che si fissò romito tra i monti , giungono ancora i messaggi dai conventi di Francia e d ' Inghilterra : le mule barbate recano le pergamene ove continuansi le dotte dispute : Scoto Eriugena insidia , in veste ereticale . Escono al tramonto dalle cellette ove trascorsero il giorno a battagliare con Satana nei sillogismi . Portano saio e cappuccio , sono paludati e solenni : hanno il famulo a fianco . Le donne susurrano tra loro al passaggio , e li guardano , piene di reverenzia : ma essi non curano il volgo , né l ' ancella natura che scalda col pio sole , le pietre dell ' antica chiesa sulla piazzetta , dove tepore della chiara luce e silenzio , sono per essi vil senso , per i nepoti poesia . Or vanne al tempio , e prega ivi , Dottore ; e poi erra nel chiostro . Satana , in foggia di bestia dell ' Apocalisse , sogghigna , dai tozzi capitelli , al passaggio . La via , che procede oltre , e si snoda , guida pianamente , varcando i confini delle età storiche verso una bellezza consueta ed eterna : casette senza stile e senza ricordi rivelano dai balconi fioriti la dolce pace , cui sono propizi la voce del rio corrente sopra il selciato , e i bisbigli dei passeri dentro gli orti murati . In fondo sta l ' Arco di Augusto , e intorno è già la natura . Aosta non ha suburbio . La città , antica e venerabile , finisce nella campagna con immediato trapasso , senza quelle orribili zone di transizione in cui si adunano , per il disgusto del passeggiero , i rifiuti e le imitazioni miserande dell ' una , e le prime immagini deformi dell ' altra : e la febbrile e disadorna vita delle metropoli industriali ne venta incontro l ' alito fumoso delle officine . Qui la vita cittadina , mancando le case basse intorno , diventa strada di campagna d ' un tratto , oltre un termine annoso , ma senza stridore , perché , per la consuetudine , l ' ultima casa e la campagna imminente si fondono con armonia . Se ne esce all ' antica , come se fosse ancora cinta di mura . E , così breve e nettamente delimitata , onusta di tradizioni urbane , ella è più " città " , più intensamente intuita , nella sua individualità , come tale , dei caotici agglomerati moderni ; se pure si sperda , con la breve cerchia , nel vasto seno , e serbi immediati contatti e comunanze di usi con la gran madre . Corrono alla periferia viottoli chiusi tra muri bianchi : e ai lati , tra gli interstizi , e dove il muricciuolo fa luogo alla rustica staccionata di legno , appaiono prati di erbe oscure , ove pascolano vacche ed armenti - vacche pezzate di nero e bianco , di gambe corte , di buona razza - ove scorrono velocemente , non anche placati dell ' alpina irruenza dal breve piano , acque dal grigio colore glaciale . Noi immaginiamo quelle acque scroscianti per le forre di Val d ' Enfer , stillanti nelle solitudini dei mari di ghiaccio , alziamo gli occhi al Ruitor lontano ; la maestà della Valle , per natura e per storia due volte illustre , balena improvvisa ed intera . Le viottole suburbane costeggiano l ' Anfiteatro , le torri di Bramafan , del Lebbroso , lasciano apparire tra i campi l ' Arco d ' Augusto . Romanità non metropolitana , e però più simpatica . La Roma austera delle Provincie , cinta di stranieri aspetti ; il morire del flutto classico , sul margine delle terre barbare , e della nuova storia . È bene che la vita si scosti dai luoghi onusti del suo passato : che siano silenzio e spazio , e chiaro aere intorno alle vestigia . Questa è innocenza e natura , in confronto delle raffinate città del silenzio , di Toscana e di Romagna . Qui non sangue e lussuria , qui non porpora ed oro : la venustà dei primordi , e la rozzezza . Nel vano tondo dell ' Arco , il Crocefisso . Rovinavano dagli altri valichi , con fragore di acciari , pallidi i Centurioni , lo scudo alzato in difesa alle terga : uomini dagli occhi chiari , cinti di ferine pelli inseguivangli , e qui arrestavano attoniti , solenne in vista la città quadrata . Illustre parco aperto sull ' Occidente : e tu , città romana , verso la mal doma Elvezia , ultima scolta ! Non so quale aspetto di confine romano ella conservi , se pure tant ' oltre si spinse la romana guerra : ma un termine di romanità doveva pur essere questo , al piede e a guardia dell ' Alpi . Qui germogliava la nuova storia : in queste zone di transizione , ai confini , dove le razze confluivano , e legionari miravano le terre ignote dall ' alto dei valli turriti . Brividi percorrevano le ossa della gente bruna al soffiare del vento nordico , e presagi d ' intimità e di sensibilità nuove scotevangli , in cospetto della commossa natura . Più verdi le primavere elvetiche , e le donne straniere più bianche . Qui è la patria nostra più vera , di noi occidentali , noi bianchi , prima e più che latini , nati dal cruento e fecondo amplesso di Roma coi barbari . Qui dove le razze si fusero e il nuovo spirito sorse . Troppo erano stanchi l ' Oriente ed il Meridione , rugosa e calva la lor terra antica ; la gleba mediterranea era troppo onusta di storia : pietrosa e arida come un paesaggio lunare , gialla , sabbiosa , battuta dal sole , pari in affetto ai mondi morti . Ma il verde delle plaghe alpine è colore di vita , e lo scrosciare del vento fra le selvose chiome e dell ' acque , è tumulto d ' intatta forza . Le terre vergini , appena sfiorate dalle leggere orme dei nomadi , colossi virginei nelle nevi e nelle foreste ; e in cima alle valli , ove una folta vegetazione cresceva , ancor simile a quella dei giorni della creazione , stavano le soglie dell ' Occidente . Giovine terra , dove le città nuove saranno erette , romano è il vomero che ne traccierà , primo , i confini , ma , fra mistiche guglie , un nuovo spirito vi eleggerà nuova dimora . Con le ginocchia della mente inchine , io discesi nel sotterraneo tuo tempio , o Sant ' Orso , ed errai fra le colonne rozze , e i segni della prisca fede : né sì commosso mirerei , credo , Micene e Menfi , né tanta reverenza ebbi per Roma , casa degli avi cara più di ogni estraneo palagio ! Il cuore sei tu della Valle che fu sempre cristiana : e sapevi di catacombe ai giorni che sorgendo ignota fra le cose illustri , l ' Arco , il Teatro , il Foro , preparavi nel sotterraneo germoglio la nuova vita : preparavi alla morte asceti e catecumeni , e la storia per te ricominciava , quando , nella gioventù nuova , pur gli anni del mondo tornarono a contarsi daccapo . Qui l ' intimità , qui la psicologia , qui la donna e la gentilezza , la natura ed il sentimento , il nostro modo , la vita a noi occidentali , a noi moderni più cara . LE STRADE È interessante considerare il mondo dal punto di vista della strada : un punto di vista umano e pittoresco . Aggiunge molto alla natura , e nulla toglie a lei , che , lambendo sui margini le umane traccie , si perde poi ambigua e profonda ai due lati . Nel caso naturale le strade segnano un ' orientazione . Sono ancora tracciate dalla necessità strutturale , e vi appare già la libertà umana . È bello avere intuizioni nuove di queste cose comuni , le strade , i fiumi , le valli ; ricrearne continuamente l ' individualità nello spirito . A fissarci un po ' sopra il pensiero , non si scorge altro più del mondo se non questa serie di nastri bianchi incrociantisi qua fitti , là radi , che si diramano bizzarramente , si espandono in città , si sperdono in sentieruoli , e non hanno mai fine . Basta seguir la più umile per guadagnar la più illustre : in cima alla stradina di casa , intima e nostra , è la straniera metropoli : tutte guidano a tutto . Una continuità lega il familiare all ' ignoto . La vera personalità del mondo è sulle strade . Vi si addensano intorno le case e gli uomini . I figli vi calcano le orme dei padri . C ' è qualche cosa di epico in questo aprirsi di vie da parte dei pionieri umani . Sono correnti in un mare amorfo . Un ' unitaria volontà le traccia e dirige sotto i più vari cieli , ma il genio dei luoghi si atteggia sui margini col suo volto mutevole , e l ' ignota terra che si attraversa v ' innerva il suo sistema , vi riversa i prodotti foggiati nel suo seno profondo : carriaggi e uomini pervengono alla massima dalle prossime vie , per un po ' la percorrono , poi l ' abbandonano . Così la provincia si affaccia e respira sul mondo . Grande moto e fragore è sulle vie del mondo ; la vita vi ferve col suo ritmo più esplicito , e col più ampio respiro , la storia v ' incede coi suoi carri falcati . Una perenne migrazione di popoli si compie lungo il suo bianco miraggio . Questa , che mi si para dinanzi , è fra le più illustri . Strada romana , e napoleonica . Quante , al tramonto , sfolgoranti metropoli , io , percorrendola , vagheggiai quali mete ! Cupole di Bisanzio , invero , e guglie caliginose del Nord , le moli nere dei nuvoli sul rosso sfondo . Un immenso aere fiammeo si accoglie e brilla fra l ' una e l ' altra pendice , imperial via rettilinea guidante all ' apoteosi . Nel volgere delle rutilanti spire , il fiume ne è tutto corrusco ; lenta mole di luce fluida , par scenda esso direttamente dal sole , che sui ghiacciai già ombrati sta immobile , nume accecante nell ' ora sacra , fra una sempre più fitta vaporosità d ' oro . Fiammeggia ancora pei vetri delle cappellette , quando , celando a tratti , agli svolti , la visione trionfale del fondo valle , la strada s ' ingolfa nelle fresche ombre , tra gli aspetti intimi delle radure e delle selvette . Cari più questi alla sera : la luna , che allunga l ' ombra di Ibleto dai muri di Verrès , e fa del mite Fénis un maniero spettrale , pende poi su di essi propizia , sui conciliaboli delle lepri e dei grilli . O come attraente , nel suo verde mistero , dai margini , la natura ci chiama , e la vita : come ne svia dalla meta ! Fanciulle , cogliendo fiori vengonci incontro dai profondi prati . Or via , seguiamole , in libertà gioconda . Che , dunque , ci attende , entro la boscaglia oscura ? La fragola selvatica , e l ' anemone bianco , e la ninfea sul tacito stagno . La marea verde dell ' erbe sta per sommergere le basse piante . Il caprifoglio si avviticchia ai tronchi , e il nostro desiderio , fanciulle , vi cingerà con le fluide braccia adducendovi nel più verde recesso . Quando , per la foresta , rimbomberà il corno eroico ? Quando , tra i rami , riapparirà il nastro bianco ? Spiccandoci dal vostro fianco , poi che cadrà la sera , verso le nobili sedi dello spirito ci avvieremo noi , cavalieri del Graal . Veloci macchine rombando distanziano i tardi carri ; favorevoli più questi allo spirito , montano quelle gli uomini che fanno piccolo il mondo . Divoratori dello spazio , banale cosa è la strada pei suoi moderni signori : uno schema della distanza ; il monotono segue il veloce , come il grigio la rapida sovrapposizione delle tinte . Ma poi , procedendo più adagio , vi scorgiamo più cose : e più cose , forse , vi scorgono i mendicanti seduti sui paracarri .