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DELLE COSE NOTTURNE ( SAVINIO ALBERTO , 1920 )
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Mi ha sempre colpito quell ' amorosa e pungente inclinazione che volge gli uomini alla notte e alle cose notturne . Mi sono sempre domandato perché un frequente stato del nostro animo ci predispone a chiedere alla notte quei conforti e quelle consolazioni cui aneliamo con tanto scoraggiato desiderio dopo che le nostre forze sono state sopraffatte dalle forti e ardenti vicende della luce ; e perché la notte è la sede eletta di tutte quelle operazioni che , essendo celate per indole , vogliono circondarsi di un apparato di oculatezze ; e perché alla notte sono stati assegnati i misteri e l ' amore e i delitti e quei lavori che hanno in sé alcunché di magico e d ' inesprimibile naturalmente . E perché , d ' altra parte , una inclinazione simile alla prima quanto a forza , ma assai differente da quella quanto a carattere , fa rinascere in noi il desiderio del giorno e della luce : in modo che , se dal giorno aneliamo alla notte con desiderio scoraggiato , per converso aneliamo nuovamente al giorno con un desiderio eroico e trionfante ? Il sonno è una schiavitù all ' uomo . Peggio : un diritto autoritario che si piglia la natura di eliminarci per un certo tempo dal suo moto e dalla sua vita particolari . Ogni notte che sopravviene segna all ' uomo una sosta del suo destino , una sconfitta nella continua lotta in cui egli si affanna a conquistare il proprio divenire e una parziale ma ripetuta " perdita di tempo " . La letizia che ogni essere manifesta indistintamente allo svegliarsi , è perché si sentono novamente liberati della subdola e imperiosa imposizione della natura e sanno che seguiteranno a esser tali per tutto il corso del nuovo giorno . Peraltro , questa autorità che esercita sull ' uomo la natura eliminandolo periodicamente dal moto della vita , è , in fondo , una maniera poco delicata di significargli che tale moto non gli appartiene affatto e che lui non può far altro che parteciparvi servilmente . Il che , nella sua forma così schietta e anche brutale , rivela una manifesta ostinazione , non scevra di maligno godimento , nel tenerci a bada , nell ' ammonirci a non pretenderla troppo da padroni e nel rammentarci , sera per sera , l ' ordine e il posto che abbiamo a occupare nella gerarchia delle cose del creato . Addormentandoci , la natura , insomma , ci tratta da bambini : ci rinfaccia la nostra debolezza , la nostra dipendenza , la nostra precarietà e il nostro stato di essere aggregati alla vita . Non basta questo perché l ' uomo si mostri così triste e avvilito quando sente che il sonno lo conquista ? Tanto più che non solo egli è per smarrire ogni padronanza di se stesso , ma si avvede assieme e pensa che , se durante il giorno ha partecipato attivamente al moto della vita ciò non è potuto avvenire per effetto della sua volontà ma solo per quella benevola tolleranza e quel pesante amor materno che la natura suole usare con lui . Ora le tolleranze benevole , per quanto vengano da colei che siamo usati chiamare la genitrice e la gran madre , sono favori che l ' uomo nel suo carattere di bestia giovine e turbolenta e ancora troppo poco lavorato e mitigato dall ' esperienza , accetta col broncio sospettoso del bambino e , costretto a sopportarle e a sottostarvi , accumula sempre più dentro di sé odii sordi e oscure ripromissioni di chi sa quali vendette lontane e inattuabili . L ' uomo , pertanto , si china al sonno a malincuore . Se potesse scacciarselo dagli occhi , non dormirebbe mai . Tanta attrazione esercita in lui il continuo moto dell ' universo e con tale baldanza egli vi è spinto che , quando gli fosse lasciata facoltà di decidere , per nulla al mondo rinuncerebbe a parteciparvi . Ma , mentreché la sua massima aspirazione è al giorno pieno ed eterno , egli si trova di doversi piegare alle forzate soste del sonno . E non solo pensa che durante queste , non potrà partecipare al moto della vita , ma pensa ancora che tale moto , nondimeno , né scema né s ' arresta : in che egli si sente menomato nei diritti e punto nell ' orgoglio . Queste le cagioni per le quali il sonno ripugna all ' uomo quasi quanto la morte , epperò , volendoli rappresentare a modo suo , ne ha fatto due fratelli inseparabili . Ma la natura , prevedendo quali disordini nascerebbero qualora l ' uomo potesse disporre volontariamente del sonno , ha provveduto a un mezzo sottile e irresistibile di piegarlo al suo volere : lo addormenta senza ch ' ei se ne accorga : inavvertitamente . Il sonno riduce l ' uomo alla passività , poiché lo fa morire al moto universale ; ma , per non essere tale morte completa fisicamente e continuando in lui una certa quale percezione statica , si è attribuita al dormente la facoltà divinatrice . La posizione attiva non ci può condurre alla divinazione , stando che , mentre viviamo pienamente , siamo implicati in modo diretto nell ' organicità del tempo e costretti perciò a seguirne i moti regolarmente . Partecipando noi alle continue mutazioni che compongono a mano a mano il tempo e attuano il divenire , non potremmo avvertirle perché intanto che esse avvengono e si risolvono , noi , contemporaneamente , le viviamo . Per assumerci allo stato divinatorio , occorre una sosta della nostra vita , e un distacco che ci fermi e ci ponga fuori del meccanismo del tempo , lasciando ch ' esso scorra senza di noi . Soltanto nella posizione statica noi possiamo , in certo modo , saltare una parte dei continui allacciamenti che conducono nel futuro e afferrare , e riferirci a un punto lontano di quello . Però la divinazione non è possibile che mediante una nostra maniera di astrarci ; ond ' essa fu sempre tentata con l ' aiuto di qualche sbigottimento fisico che interrompesse in noi il moto della vita , così da farci diventare spettatori di questa , da attori che ordinariamente siamo ; pertanto il sonno , che per la nostra mente rappresenta appunto un tale stato di astrazione , è stato ritenuto la situazione più acconcia per conoscere l ' avvenire . Davanti al sonno , l ' uomo astuto s ' impaurisce ; non pericolo da affrontare , né impresa da compiere , né navigazione da intraprendere gli mettono tanto terrore quanto il senso del suo dolce svanire nell ' irresistibile assorbimento del sonno . Ma tali paure lo agitano fintantoché egli è ancora padrone della sua coscienza ; perché dopo , subito dopo , insensibilmente , egli viene a passare allo stato di vittima ; e si opera allora verso di lui con la carità sommaria dei carcerieri ; e lo si tratta come i condannati ; e si ricorre allo stupore , all ' ebbrietà e allo smarrimento dei sensi . Ma chi può stabilire , fermare , dichiarare la sottigliezza e , per così dire , la fluidità avvolgente di quei terribili momenti ? Essi peraltro , non lasciano ricordo di se stessi ; e solo per un caparbio ritorno sulle mie esperienze , oso rammentarli qui . L ' uomo astuto non s ' arrischia al sonno senza cautele e premunizioni : sapendo che , per necessità inevitabile , avrà a traversare uno spazio di tempo durante il quale sarà inerme e come morto , si arma . Di qui il bisogno di dormire solo , di appartarsi e di rinchiudersi . Il sonno in comune e la promiscuità dei dormitori pubblici non sono tollerati che da quella gente in cui l ' istinto dell ' individuo è infiacchito , esausto e pressoché scomparso . Dormono assieme i malati negli ospedali , i vecchi negli ospizi e quegli ' uomini , come i soldati , cui è negato l ' uso della propria volontà . Pure , fra costoro , si vedono taluni - e tale vista è tragicissima - che soffrono per la presenza di altri , e fanno ogni sforzo per isolarsi , tentano ogni astuzia per rincantucciarsi , ricorrono ad ogni espediente per tapinarsi e sfuggire alla terribile curiosità dei loro simili . L ' uomo è vergognoso del suo sonno . Pone ogni cura a non lasciarsi sorprendere mentre dorme . È portato a odiare chiunque trovasse desto accanto a sé , al suo risveglio : poiché ritiene di essere stato scoperto e osservato in una situazione infelice , dove non poteva portare alcuna vigilanza su se stesso , quando insomma non era lui , i sensi profondi della sua volontà e del suo pudore insorgono contro l ' intruso che gli è nemico e giudice . Nella donna , il sonno non produce gli stessi effetti che nell ' uomo . Essa non ha una volontà da custodire e da glorificare , dunque nulla da perdere . Se anche la donna , quando si accinge al sonno , si apparta e si rinchiude , lo fa per paura dei ladri e degli assassini . Invulnerabile a ogni sovrumana paura , immune dalla problematica compagnia dei misteri , ella , così come vive , dorme tutta ravvolta nella sua enigmatica serenità : ond ' è che , mentre l ' uomo è triste e crucciato al risveglio , la donna , l ' ingloriosa donna , si desta sorridente . Sebbene il sonno tenga l ' uomo alla mercè di ogni pericolo , nessuna insidia o slealtà o perfidia da parte della natura l ' hanno giammai colpito in quei momenti di disarmo e di disattenzione ; né si può dire che finora , dormendo , gli sia accaduto nulla di male ; tutt ' altro ; ché , se non fosse così , chi mai si sarebbe più fidato di dormire ? Gli uomini , piuttosto , si sarebbero risolti ad uccidersi d ' insonnia , aspettando la fine in un modo strano e inudito : cogli occhi sbarrati . È da credere , invece , che di notte , durante il sonno , quando siamo senza volontà e , nella nostra inerzia offriamo il fianco scoperto , la natura ami chinarsi su di noi e tornare con alcuni ritocchi al nostro perfezionamento . Tali operazioni , peraltro , rientrano nell ' ordine delle fecondazioni e delle procreazioni , le quali , quanto a sé , sono faccende eminentemente notturne . E non per nulla Adamo fu immerso nel sonno quando si trattò di creare Eva , la quale veramente fu fatta uscire dal sonno di Adamo , cioè dalla notte dell ' uomo ; il che spiega e giustifica assai chiaramente alcuni lati singolari e misteriosi del carattere della donna . Ma la stretta comunione che lega le operazioni dell ' amore con la notte , va riguardata ancora sotto un altro aspetto , cioè sotto quello dell ' ordine e delle leggi morali . Ora , tanto l ' amore quanto il sonno e la notte sono situazioni che operano sull ' uomo in maniera quasi identica : ne sconvolgono l ' organicità volitiva , sciolgono in lui la connessione di tutti gli elementi che compongono la sua individualità e finalmente lo precipitano fuori della sua ragione . L ' uomo conosce tali effetti ; ne subisce e anzi ne ricerca la caustica e dolcissima attrazione ; ma sa che i sensi elementari del suo pudore si ribellerebbero se egli , durante il giorno , ossia quando , per il dovere che ha di trattare a tu per tu con la natura in piena efficienza gli sono necessari tutta la padronanza di sé e il libero uso della sua volontà , si arrischiasse a lasciarsi andare agli effetti deprimenti dell ' amore : epperò , prevedendo le conseguenze castigatrici della vergogna e del rimorso , ha deliberato di assegnare l ' amore fra le cose notturne . Benché il sonno ripugni all ' uomo cosciente del suo destino e fermo nel miraggio del proprio divenire , quel che di riposante e di ristorativo si associa all ' idea che noi ci facciamo del sonno , ha sempre esercitato una forte attrazione sull ' uomo , massime se questo vi è portato per alcun effetto di disperazione e spinto dal desiderio della rinuncia e dell ' annullamento . Il che giustificava quegli esempi storici in cui un sonno prolungato e sovrumano fu mandato ad alcuni uomini in premio delle loro ' virtuose fatiche : tale la storia di Agamède e Troponio costruttori del tempio di Delfo ; quella di Epimenide di Cnosso il quale dormì per cinquantasette anni dentro una grotta oscura e fresca ; la storia dei sette dormenti di Efeso , riportata da Teodoro e da Rufino ; la notte di Barbarossa che continua tuttavia , e i sonni di minor conto ma non meno singolari di Giovanna Caillou e di Leonilde Montauciel . Però si può dire che , se il sonno non fosse imposto naturalmente all ' uomo , egli talvolta inclinerebbe a procurarselo e a praticarlo non altrimenti che come praticai vizi . La natura non solo fa sì di allontanare ogni tanto l ' uomo dalla sua presenza , inabissandolo nel sonno , ma provvede ancora a distrargli la mente da ogni cura terrena , durante le soste in cui essa lo riduce nell ' inerme passività . E , per volgergli altrove quel po ' di attenzione che gli potesse restar sveglia e attiva , a fine di fissargli la mente in visioni confuse e irreali , quelle soste essa gli ha popolato di sogni . Tale provvedimento può sembrar perfino un ' astutissima manovra , quando si ponga mente a tutti gl ' intrighi e gli stupori che il sogno ha sempre prodotto nella fantasia degli uomini ; tanto che , per modo di esempio , lo stesso Lucrezio quantunque scettico , dice nel sogno essersi rivelate la prima volta alle anime umane le sublimi immagini degli dèi . Contuttociò , i greci , che per essere gente cui non piaceva farsi menar dal naso si studiarono di portare in ogni cosa quei limiti e precisioni che sono ottimo rimedio a sopportare con serenità e letizia questa vita confusa e sregolata , assegnarono Apollo , il risplendente , per disporre un poco d ' ordine nell ' oscurissimo regno dei sogni , e trarne , a loro vantaggio , qualche profitto ed esperienza : però , con sottile accorgimento , il rappresentante della luce lo elessero interprete dei sogni e dio oniroclitico . Tanta premura e previdenza a deludere l ' attenzione dell ' uomo , a spegnere in lui quella vorace curiosità che lo distingue , a schiavare la sua instancabile vigilanza , a distrarlo con immagini e a tenerlo occupato altrove , l ' hanno messo in sospetto che la natura abbia escogitato il sonno perché ha qualcosa da nascondere o da compiere a sua insaputa ; ch ' essa abbia alcunché di misterioso da svolgere durante che lui non la guarda ; che accudisca a operazioni cui l ' uomo è immaturo , o incapace o indegno di assistere , perché troppo spaventevoli o rivelatrici . Al quale dubbio egli è mosso altresì da tutte quelle precauzioni che prende la natura di celarsi ed appartarsi , spegnendo le luci e le menti , contornandosi di buio e di fantasmi , e tentando di stupire la ragione umana opponendole i misteri e quello più famoso e ritenuto il più terribile di tutti : il mistero della mezzanotte . Perché , appena è sera , la terra si ravvolge nelle tenebre . I più grandi e clamorosi terrori sono tutti notturni ; è anche detto di questi essere figli della notte . Ora , a raccogliere tanto buio ; a spargere in giro fantasmi , spettri , vampiri , lèmuri e lamie ; a empir la notte di spaventi ; a fare urlare ai bivi Ecate con i suoi cani , come è possibile credere che tanto spreco di forze nemiche all ' uomo avvenga senza una precisa e astuta ragione e senza un fine premeditato ? S ' è acuito il sospetto negli uomini . I quali , come ebbero subodorato che sotto tutto quello sfoggio di apparenze formidabili e annichilanti stesse nascosto qualcosa ; che tutta quella pompa terrorizzante e vana in fondo celasse una astuzia , prima si studiarono di ridurne gli effetti mediante l ' assuefazione ; poi impararono a regolarsi nei riguardi dei famosi misteri notturni ; finalmente scoprirono che questi non altro sono che velamenti sottili , disposti in bell ' ordine e con proposito ; e che il mistero , se mistero ha da esserci , non sta nel cuore della notte , ma dentro le profonde regioni della luce ; e , assegnatogli il posto , lo collocarono fra i dodici rintocchi del meriggio , salutandolo cogli spari dei cannoni . Furono appunto tali dubbi e sospetti a far nascere la strana propensione di poeti , filosofi , alchimisti e altrettanti uomini versati nelle arti della magia e , infusa la loro umanità di un certo carattere di démoni o di cherubini , a vivere notturnamente . Costoro , nonché vegliare , vigilano . Questa loro curiosa abitudine è giustificata dal che essi si sono avveduti ( senza mai dichiararlo però ! per un remoto timore di provocare rappresaglie e provvedimenti ) che nottetempo , la natura è più facile e condiscendente . Onde si può argomentare che la notte e il riposo siano utili e necessari alla natura , ancor più che agli uomini . Infatti , quando la notte sopraggiunge piena di quiete fatale , dappertutto e non solo negli uomini si verifica come un rilasciamento e un abbandono di se stessi ; e di ogni cosa , di ogni fatto , di ogni essere si può dire che , al sopravvenire di quella calma e del notturno buio , aprono i pugni stretti e si concedono al fato inoppugnabile . Nella notte ogni agitazione e ogni sconvolgimento si risolvono : essa placa gli uragani e le tempeste , spegne i fuochi della terra e dell ' aria e , come ferma le battaglie così ammazza la collera degli elementi in lotta . Allo stringersi delle tenebre , i venti perdono a poco a poco il fiato e , sospesi leggermente sulle cime degli alberi , quasi rattengono il respiro ; il mare raccoglie e frena le sue onde ; i fiumi rientrano nell ' àlveo ; e nelle menti degli . uomini , la furia si scioglie e si muta in consiglio . Non bisogna fidare negli orrendi ricordi che ratteniamo di tempeste , di uragani e di cataclismi notturni , poiché quelli , quantunque ci possano essere apparsi con la gravità del finimondo , forse non erano se non lievi perturbamenti che acquistavano forza e terribilità solo perché venivano a riflettersi sulle brevi e ridotte prospettive del buio . Di notte , la natura è libera e vagabonda . Per non celarsi con i suoi propri veli impenetrabili ma solo con quelli fallaci del buio , essa si lascia allora esaminare e leggere più facilmente . Questa non è già di per se stessa una giustificazione della notte ? In essa , la natura si fa persuasa di sfuggire ad ogni sguardo indagatore e di essersi liberata , dal tramonto fino all ' aurora , dell ' ostinata vigilanza degli uomini . Ogni attenzione è assiderata , la luna volge in giro uno sguardo smorto e gli occhi delle stelle sono alteri e noncuranti . Perché le stelle , insomma , non hanno nulla che vedere con noi ; non le stringe nessun interesse per i fatti di quaggiù ; la loro attenzione - e basta guardarle senza desiderio per avvedersene - è rivolta altrove , a chi sa quali cure . Ond ' è assurda quanto mai quella strana mania di certa gente corrotta e spinta fuori dei precisi limiti del mondo , di invocare e di anelare alle stelle , cioè di astrarsi . Da questi pensieri intorno alla notte e le cose notturne , mi rialzo con greve stanchezza e quasi mi par di sentire sulla mia faccia quella tristissima preoccupazione che incupisce la fronte dell ' uomo che dorme : però , in mezzo a tutte queste morti frammentate che ricorrono per lo spazio della vita come rime lugubri , dolce mi s ' apre , nel lontano , un chiaro , cui forse nessuno dei nostri passi ci saprà portare , dove , sciolti dalle fatiche e dai pesanti sonni che le seguono , potremo riposare con fiducia nella serenità dolcissima della luce riconciliata .