StampaPeriodica ,
Mi
ha
sempre
colpito
quell
'
amorosa
e
pungente
inclinazione
che
volge
gli
uomini
alla
notte
e
alle
cose
notturne
.
Mi
sono
sempre
domandato
perché
un
frequente
stato
del
nostro
animo
ci
predispone
a
chiedere
alla
notte
quei
conforti
e
quelle
consolazioni
cui
aneliamo
con
tanto
scoraggiato
desiderio
dopo
che
le
nostre
forze
sono
state
sopraffatte
dalle
forti
e
ardenti
vicende
della
luce
;
e
perché
la
notte
è
la
sede
eletta
di
tutte
quelle
operazioni
che
,
essendo
celate
per
indole
,
vogliono
circondarsi
di
un
apparato
di
oculatezze
;
e
perché
alla
notte
sono
stati
assegnati
i
misteri
e
l
'
amore
e
i
delitti
e
quei
lavori
che
hanno
in
sé
alcunché
di
magico
e
d
'
inesprimibile
naturalmente
.
E
perché
,
d
'
altra
parte
,
una
inclinazione
simile
alla
prima
quanto
a
forza
,
ma
assai
differente
da
quella
quanto
a
carattere
,
fa
rinascere
in
noi
il
desiderio
del
giorno
e
della
luce
:
in
modo
che
,
se
dal
giorno
aneliamo
alla
notte
con
desiderio
scoraggiato
,
per
converso
aneliamo
nuovamente
al
giorno
con
un
desiderio
eroico
e
trionfante
?
Il
sonno
è
una
schiavitù
all
'
uomo
.
Peggio
:
un
diritto
autoritario
che
si
piglia
la
natura
di
eliminarci
per
un
certo
tempo
dal
suo
moto
e
dalla
sua
vita
particolari
.
Ogni
notte
che
sopravviene
segna
all
'
uomo
una
sosta
del
suo
destino
,
una
sconfitta
nella
continua
lotta
in
cui
egli
si
affanna
a
conquistare
il
proprio
divenire
e
una
parziale
ma
ripetuta
"
perdita
di
tempo
"
.
La
letizia
che
ogni
essere
manifesta
indistintamente
allo
svegliarsi
,
è
perché
si
sentono
novamente
liberati
della
subdola
e
imperiosa
imposizione
della
natura
e
sanno
che
seguiteranno
a
esser
tali
per
tutto
il
corso
del
nuovo
giorno
.
Peraltro
,
questa
autorità
che
esercita
sull
'
uomo
la
natura
eliminandolo
periodicamente
dal
moto
della
vita
,
è
,
in
fondo
,
una
maniera
poco
delicata
di
significargli
che
tale
moto
non
gli
appartiene
affatto
e
che
lui
non
può
far
altro
che
parteciparvi
servilmente
.
Il
che
,
nella
sua
forma
così
schietta
e
anche
brutale
,
rivela
una
manifesta
ostinazione
,
non
scevra
di
maligno
godimento
,
nel
tenerci
a
bada
,
nell
'
ammonirci
a
non
pretenderla
troppo
da
padroni
e
nel
rammentarci
,
sera
per
sera
,
l
'
ordine
e
il
posto
che
abbiamo
a
occupare
nella
gerarchia
delle
cose
del
creato
.
Addormentandoci
,
la
natura
,
insomma
,
ci
tratta
da
bambini
:
ci
rinfaccia
la
nostra
debolezza
,
la
nostra
dipendenza
,
la
nostra
precarietà
e
il
nostro
stato
di
essere
aggregati
alla
vita
.
Non
basta
questo
perché
l
'
uomo
si
mostri
così
triste
e
avvilito
quando
sente
che
il
sonno
lo
conquista
?
Tanto
più
che
non
solo
egli
è
per
smarrire
ogni
padronanza
di
se
stesso
,
ma
si
avvede
assieme
e
pensa
che
,
se
durante
il
giorno
ha
partecipato
attivamente
al
moto
della
vita
ciò
non
è
potuto
avvenire
per
effetto
della
sua
volontà
ma
solo
per
quella
benevola
tolleranza
e
quel
pesante
amor
materno
che
la
natura
suole
usare
con
lui
.
Ora
le
tolleranze
benevole
,
per
quanto
vengano
da
colei
che
siamo
usati
chiamare
la
genitrice
e
la
gran
madre
,
sono
favori
che
l
'
uomo
nel
suo
carattere
di
bestia
giovine
e
turbolenta
e
ancora
troppo
poco
lavorato
e
mitigato
dall
'
esperienza
,
accetta
col
broncio
sospettoso
del
bambino
e
,
costretto
a
sopportarle
e
a
sottostarvi
,
accumula
sempre
più
dentro
di
sé
odii
sordi
e
oscure
ripromissioni
di
chi
sa
quali
vendette
lontane
e
inattuabili
.
L
'
uomo
,
pertanto
,
si
china
al
sonno
a
malincuore
.
Se
potesse
scacciarselo
dagli
occhi
,
non
dormirebbe
mai
.
Tanta
attrazione
esercita
in
lui
il
continuo
moto
dell
'
universo
e
con
tale
baldanza
egli
vi
è
spinto
che
,
quando
gli
fosse
lasciata
facoltà
di
decidere
,
per
nulla
al
mondo
rinuncerebbe
a
parteciparvi
.
Ma
,
mentreché
la
sua
massima
aspirazione
è
al
giorno
pieno
ed
eterno
,
egli
si
trova
di
doversi
piegare
alle
forzate
soste
del
sonno
.
E
non
solo
pensa
che
durante
queste
,
non
potrà
partecipare
al
moto
della
vita
,
ma
pensa
ancora
che
tale
moto
,
nondimeno
,
né
scema
né
s
'
arresta
:
in
che
egli
si
sente
menomato
nei
diritti
e
punto
nell
'
orgoglio
.
Queste
le
cagioni
per
le
quali
il
sonno
ripugna
all
'
uomo
quasi
quanto
la
morte
,
epperò
,
volendoli
rappresentare
a
modo
suo
,
ne
ha
fatto
due
fratelli
inseparabili
.
Ma
la
natura
,
prevedendo
quali
disordini
nascerebbero
qualora
l
'
uomo
potesse
disporre
volontariamente
del
sonno
,
ha
provveduto
a
un
mezzo
sottile
e
irresistibile
di
piegarlo
al
suo
volere
:
lo
addormenta
senza
ch
'
ei
se
ne
accorga
:
inavvertitamente
.
Il
sonno
riduce
l
'
uomo
alla
passività
,
poiché
lo
fa
morire
al
moto
universale
;
ma
,
per
non
essere
tale
morte
completa
fisicamente
e
continuando
in
lui
una
certa
quale
percezione
statica
,
si
è
attribuita
al
dormente
la
facoltà
divinatrice
.
La
posizione
attiva
non
ci
può
condurre
alla
divinazione
,
stando
che
,
mentre
viviamo
pienamente
,
siamo
implicati
in
modo
diretto
nell
'
organicità
del
tempo
e
costretti
perciò
a
seguirne
i
moti
regolarmente
.
Partecipando
noi
alle
continue
mutazioni
che
compongono
a
mano
a
mano
il
tempo
e
attuano
il
divenire
,
non
potremmo
avvertirle
perché
intanto
che
esse
avvengono
e
si
risolvono
,
noi
,
contemporaneamente
,
le
viviamo
.
Per
assumerci
allo
stato
divinatorio
,
occorre
una
sosta
della
nostra
vita
,
e
un
distacco
che
ci
fermi
e
ci
ponga
fuori
del
meccanismo
del
tempo
,
lasciando
ch
'
esso
scorra
senza
di
noi
.
Soltanto
nella
posizione
statica
noi
possiamo
,
in
certo
modo
,
saltare
una
parte
dei
continui
allacciamenti
che
conducono
nel
futuro
e
afferrare
,
e
riferirci
a
un
punto
lontano
di
quello
.
Però
la
divinazione
non
è
possibile
che
mediante
una
nostra
maniera
di
astrarci
;
ond
'
essa
fu
sempre
tentata
con
l
'
aiuto
di
qualche
sbigottimento
fisico
che
interrompesse
in
noi
il
moto
della
vita
,
così
da
farci
diventare
spettatori
di
questa
,
da
attori
che
ordinariamente
siamo
;
pertanto
il
sonno
,
che
per
la
nostra
mente
rappresenta
appunto
un
tale
stato
di
astrazione
,
è
stato
ritenuto
la
situazione
più
acconcia
per
conoscere
l
'
avvenire
.
Davanti
al
sonno
,
l
'
uomo
astuto
s
'
impaurisce
;
non
pericolo
da
affrontare
,
né
impresa
da
compiere
,
né
navigazione
da
intraprendere
gli
mettono
tanto
terrore
quanto
il
senso
del
suo
dolce
svanire
nell
'
irresistibile
assorbimento
del
sonno
.
Ma
tali
paure
lo
agitano
fintantoché
egli
è
ancora
padrone
della
sua
coscienza
;
perché
dopo
,
subito
dopo
,
insensibilmente
,
egli
viene
a
passare
allo
stato
di
vittima
;
e
si
opera
allora
verso
di
lui
con
la
carità
sommaria
dei
carcerieri
;
e
lo
si
tratta
come
i
condannati
;
e
si
ricorre
allo
stupore
,
all
'
ebbrietà
e
allo
smarrimento
dei
sensi
.
Ma
chi
può
stabilire
,
fermare
,
dichiarare
la
sottigliezza
e
,
per
così
dire
,
la
fluidità
avvolgente
di
quei
terribili
momenti
?
Essi
peraltro
,
non
lasciano
ricordo
di
se
stessi
;
e
solo
per
un
caparbio
ritorno
sulle
mie
esperienze
,
oso
rammentarli
qui
.
L
'
uomo
astuto
non
s
'
arrischia
al
sonno
senza
cautele
e
premunizioni
:
sapendo
che
,
per
necessità
inevitabile
,
avrà
a
traversare
uno
spazio
di
tempo
durante
il
quale
sarà
inerme
e
come
morto
,
si
arma
.
Di
qui
il
bisogno
di
dormire
solo
,
di
appartarsi
e
di
rinchiudersi
.
Il
sonno
in
comune
e
la
promiscuità
dei
dormitori
pubblici
non
sono
tollerati
che
da
quella
gente
in
cui
l
'
istinto
dell
'
individuo
è
infiacchito
,
esausto
e
pressoché
scomparso
.
Dormono
assieme
i
malati
negli
ospedali
,
i
vecchi
negli
ospizi
e
quegli
'
uomini
,
come
i
soldati
,
cui
è
negato
l
'
uso
della
propria
volontà
.
Pure
,
fra
costoro
,
si
vedono
taluni
-
e
tale
vista
è
tragicissima
-
che
soffrono
per
la
presenza
di
altri
,
e
fanno
ogni
sforzo
per
isolarsi
,
tentano
ogni
astuzia
per
rincantucciarsi
,
ricorrono
ad
ogni
espediente
per
tapinarsi
e
sfuggire
alla
terribile
curiosità
dei
loro
simili
.
L
'
uomo
è
vergognoso
del
suo
sonno
.
Pone
ogni
cura
a
non
lasciarsi
sorprendere
mentre
dorme
.
È
portato
a
odiare
chiunque
trovasse
desto
accanto
a
sé
,
al
suo
risveglio
:
poiché
ritiene
di
essere
stato
scoperto
e
osservato
in
una
situazione
infelice
,
dove
non
poteva
portare
alcuna
vigilanza
su
se
stesso
,
quando
insomma
non
era
lui
,
i
sensi
profondi
della
sua
volontà
e
del
suo
pudore
insorgono
contro
l
'
intruso
che
gli
è
nemico
e
giudice
.
Nella
donna
,
il
sonno
non
produce
gli
stessi
effetti
che
nell
'
uomo
.
Essa
non
ha
una
volontà
da
custodire
e
da
glorificare
,
dunque
nulla
da
perdere
.
Se
anche
la
donna
,
quando
si
accinge
al
sonno
,
si
apparta
e
si
rinchiude
,
lo
fa
per
paura
dei
ladri
e
degli
assassini
.
Invulnerabile
a
ogni
sovrumana
paura
,
immune
dalla
problematica
compagnia
dei
misteri
,
ella
,
così
come
vive
,
dorme
tutta
ravvolta
nella
sua
enigmatica
serenità
:
ond
'
è
che
,
mentre
l
'
uomo
è
triste
e
crucciato
al
risveglio
,
la
donna
,
l
'
ingloriosa
donna
,
si
desta
sorridente
.
Sebbene
il
sonno
tenga
l
'
uomo
alla
mercè
di
ogni
pericolo
,
nessuna
insidia
o
slealtà
o
perfidia
da
parte
della
natura
l
'
hanno
giammai
colpito
in
quei
momenti
di
disarmo
e
di
disattenzione
;
né
si
può
dire
che
finora
,
dormendo
,
gli
sia
accaduto
nulla
di
male
;
tutt
'
altro
;
ché
,
se
non
fosse
così
,
chi
mai
si
sarebbe
più
fidato
di
dormire
?
Gli
uomini
,
piuttosto
,
si
sarebbero
risolti
ad
uccidersi
d
'
insonnia
,
aspettando
la
fine
in
un
modo
strano
e
inudito
:
cogli
occhi
sbarrati
.
È
da
credere
,
invece
,
che
di
notte
,
durante
il
sonno
,
quando
siamo
senza
volontà
e
,
nella
nostra
inerzia
offriamo
il
fianco
scoperto
,
la
natura
ami
chinarsi
su
di
noi
e
tornare
con
alcuni
ritocchi
al
nostro
perfezionamento
.
Tali
operazioni
,
peraltro
,
rientrano
nell
'
ordine
delle
fecondazioni
e
delle
procreazioni
,
le
quali
,
quanto
a
sé
,
sono
faccende
eminentemente
notturne
.
E
non
per
nulla
Adamo
fu
immerso
nel
sonno
quando
si
trattò
di
creare
Eva
,
la
quale
veramente
fu
fatta
uscire
dal
sonno
di
Adamo
,
cioè
dalla
notte
dell
'
uomo
;
il
che
spiega
e
giustifica
assai
chiaramente
alcuni
lati
singolari
e
misteriosi
del
carattere
della
donna
.
Ma
la
stretta
comunione
che
lega
le
operazioni
dell
'
amore
con
la
notte
,
va
riguardata
ancora
sotto
un
altro
aspetto
,
cioè
sotto
quello
dell
'
ordine
e
delle
leggi
morali
.
Ora
,
tanto
l
'
amore
quanto
il
sonno
e
la
notte
sono
situazioni
che
operano
sull
'
uomo
in
maniera
quasi
identica
:
ne
sconvolgono
l
'
organicità
volitiva
,
sciolgono
in
lui
la
connessione
di
tutti
gli
elementi
che
compongono
la
sua
individualità
e
finalmente
lo
precipitano
fuori
della
sua
ragione
.
L
'
uomo
conosce
tali
effetti
;
ne
subisce
e
anzi
ne
ricerca
la
caustica
e
dolcissima
attrazione
;
ma
sa
che
i
sensi
elementari
del
suo
pudore
si
ribellerebbero
se
egli
,
durante
il
giorno
,
ossia
quando
,
per
il
dovere
che
ha
di
trattare
a
tu
per
tu
con
la
natura
in
piena
efficienza
gli
sono
necessari
tutta
la
padronanza
di
sé
e
il
libero
uso
della
sua
volontà
,
si
arrischiasse
a
lasciarsi
andare
agli
effetti
deprimenti
dell
'
amore
:
epperò
,
prevedendo
le
conseguenze
castigatrici
della
vergogna
e
del
rimorso
,
ha
deliberato
di
assegnare
l
'
amore
fra
le
cose
notturne
.
Benché
il
sonno
ripugni
all
'
uomo
cosciente
del
suo
destino
e
fermo
nel
miraggio
del
proprio
divenire
,
quel
che
di
riposante
e
di
ristorativo
si
associa
all
'
idea
che
noi
ci
facciamo
del
sonno
,
ha
sempre
esercitato
una
forte
attrazione
sull
'
uomo
,
massime
se
questo
vi
è
portato
per
alcun
effetto
di
disperazione
e
spinto
dal
desiderio
della
rinuncia
e
dell
'
annullamento
.
Il
che
giustificava
quegli
esempi
storici
in
cui
un
sonno
prolungato
e
sovrumano
fu
mandato
ad
alcuni
uomini
in
premio
delle
loro
'
virtuose
fatiche
:
tale
la
storia
di
Agamède
e
Troponio
costruttori
del
tempio
di
Delfo
;
quella
di
Epimenide
di
Cnosso
il
quale
dormì
per
cinquantasette
anni
dentro
una
grotta
oscura
e
fresca
;
la
storia
dei
sette
dormenti
di
Efeso
,
riportata
da
Teodoro
e
da
Rufino
;
la
notte
di
Barbarossa
che
continua
tuttavia
,
e
i
sonni
di
minor
conto
ma
non
meno
singolari
di
Giovanna
Caillou
e
di
Leonilde
Montauciel
.
Però
si
può
dire
che
,
se
il
sonno
non
fosse
imposto
naturalmente
all
'
uomo
,
egli
talvolta
inclinerebbe
a
procurarselo
e
a
praticarlo
non
altrimenti
che
come
praticai
vizi
.
La
natura
non
solo
fa
sì
di
allontanare
ogni
tanto
l
'
uomo
dalla
sua
presenza
,
inabissandolo
nel
sonno
,
ma
provvede
ancora
a
distrargli
la
mente
da
ogni
cura
terrena
,
durante
le
soste
in
cui
essa
lo
riduce
nell
'
inerme
passività
.
E
,
per
volgergli
altrove
quel
po
'
di
attenzione
che
gli
potesse
restar
sveglia
e
attiva
,
a
fine
di
fissargli
la
mente
in
visioni
confuse
e
irreali
,
quelle
soste
essa
gli
ha
popolato
di
sogni
.
Tale
provvedimento
può
sembrar
perfino
un
'
astutissima
manovra
,
quando
si
ponga
mente
a
tutti
gl
'
intrighi
e
gli
stupori
che
il
sogno
ha
sempre
prodotto
nella
fantasia
degli
uomini
;
tanto
che
,
per
modo
di
esempio
,
lo
stesso
Lucrezio
quantunque
scettico
,
dice
nel
sogno
essersi
rivelate
la
prima
volta
alle
anime
umane
le
sublimi
immagini
degli
dèi
.
Contuttociò
,
i
greci
,
che
per
essere
gente
cui
non
piaceva
farsi
menar
dal
naso
si
studiarono
di
portare
in
ogni
cosa
quei
limiti
e
precisioni
che
sono
ottimo
rimedio
a
sopportare
con
serenità
e
letizia
questa
vita
confusa
e
sregolata
,
assegnarono
Apollo
,
il
risplendente
,
per
disporre
un
poco
d
'
ordine
nell
'
oscurissimo
regno
dei
sogni
,
e
trarne
,
a
loro
vantaggio
,
qualche
profitto
ed
esperienza
:
però
,
con
sottile
accorgimento
,
il
rappresentante
della
luce
lo
elessero
interprete
dei
sogni
e
dio
oniroclitico
.
Tanta
premura
e
previdenza
a
deludere
l
'
attenzione
dell
'
uomo
,
a
spegnere
in
lui
quella
vorace
curiosità
che
lo
distingue
,
a
schiavare
la
sua
instancabile
vigilanza
,
a
distrarlo
con
immagini
e
a
tenerlo
occupato
altrove
,
l
'
hanno
messo
in
sospetto
che
la
natura
abbia
escogitato
il
sonno
perché
ha
qualcosa
da
nascondere
o
da
compiere
a
sua
insaputa
;
ch
'
essa
abbia
alcunché
di
misterioso
da
svolgere
durante
che
lui
non
la
guarda
;
che
accudisca
a
operazioni
cui
l
'
uomo
è
immaturo
,
o
incapace
o
indegno
di
assistere
,
perché
troppo
spaventevoli
o
rivelatrici
.
Al
quale
dubbio
egli
è
mosso
altresì
da
tutte
quelle
precauzioni
che
prende
la
natura
di
celarsi
ed
appartarsi
,
spegnendo
le
luci
e
le
menti
,
contornandosi
di
buio
e
di
fantasmi
,
e
tentando
di
stupire
la
ragione
umana
opponendole
i
misteri
e
quello
più
famoso
e
ritenuto
il
più
terribile
di
tutti
:
il
mistero
della
mezzanotte
.
Perché
,
appena
è
sera
,
la
terra
si
ravvolge
nelle
tenebre
.
I
più
grandi
e
clamorosi
terrori
sono
tutti
notturni
;
è
anche
detto
di
questi
essere
figli
della
notte
.
Ora
,
a
raccogliere
tanto
buio
;
a
spargere
in
giro
fantasmi
,
spettri
,
vampiri
,
lèmuri
e
lamie
;
a
empir
la
notte
di
spaventi
;
a
fare
urlare
ai
bivi
Ecate
con
i
suoi
cani
,
come
è
possibile
credere
che
tanto
spreco
di
forze
nemiche
all
'
uomo
avvenga
senza
una
precisa
e
astuta
ragione
e
senza
un
fine
premeditato
?
S
'
è
acuito
il
sospetto
negli
uomini
.
I
quali
,
come
ebbero
subodorato
che
sotto
tutto
quello
sfoggio
di
apparenze
formidabili
e
annichilanti
stesse
nascosto
qualcosa
;
che
tutta
quella
pompa
terrorizzante
e
vana
in
fondo
celasse
una
astuzia
,
prima
si
studiarono
di
ridurne
gli
effetti
mediante
l
'
assuefazione
;
poi
impararono
a
regolarsi
nei
riguardi
dei
famosi
misteri
notturni
;
finalmente
scoprirono
che
questi
non
altro
sono
che
velamenti
sottili
,
disposti
in
bell
'
ordine
e
con
proposito
;
e
che
il
mistero
,
se
mistero
ha
da
esserci
,
non
sta
nel
cuore
della
notte
,
ma
dentro
le
profonde
regioni
della
luce
;
e
,
assegnatogli
il
posto
,
lo
collocarono
fra
i
dodici
rintocchi
del
meriggio
,
salutandolo
cogli
spari
dei
cannoni
.
Furono
appunto
tali
dubbi
e
sospetti
a
far
nascere
la
strana
propensione
di
poeti
,
filosofi
,
alchimisti
e
altrettanti
uomini
versati
nelle
arti
della
magia
e
,
infusa
la
loro
umanità
di
un
certo
carattere
di
démoni
o
di
cherubini
,
a
vivere
notturnamente
.
Costoro
,
nonché
vegliare
,
vigilano
.
Questa
loro
curiosa
abitudine
è
giustificata
dal
che
essi
si
sono
avveduti
(
senza
mai
dichiararlo
però
!
per
un
remoto
timore
di
provocare
rappresaglie
e
provvedimenti
)
che
nottetempo
,
la
natura
è
più
facile
e
condiscendente
.
Onde
si
può
argomentare
che
la
notte
e
il
riposo
siano
utili
e
necessari
alla
natura
,
ancor
più
che
agli
uomini
.
Infatti
,
quando
la
notte
sopraggiunge
piena
di
quiete
fatale
,
dappertutto
e
non
solo
negli
uomini
si
verifica
come
un
rilasciamento
e
un
abbandono
di
se
stessi
;
e
di
ogni
cosa
,
di
ogni
fatto
,
di
ogni
essere
si
può
dire
che
,
al
sopravvenire
di
quella
calma
e
del
notturno
buio
,
aprono
i
pugni
stretti
e
si
concedono
al
fato
inoppugnabile
.
Nella
notte
ogni
agitazione
e
ogni
sconvolgimento
si
risolvono
:
essa
placa
gli
uragani
e
le
tempeste
,
spegne
i
fuochi
della
terra
e
dell
'
aria
e
,
come
ferma
le
battaglie
così
ammazza
la
collera
degli
elementi
in
lotta
.
Allo
stringersi
delle
tenebre
,
i
venti
perdono
a
poco
a
poco
il
fiato
e
,
sospesi
leggermente
sulle
cime
degli
alberi
,
quasi
rattengono
il
respiro
;
il
mare
raccoglie
e
frena
le
sue
onde
;
i
fiumi
rientrano
nell
'
àlveo
;
e
nelle
menti
degli
.
uomini
,
la
furia
si
scioglie
e
si
muta
in
consiglio
.
Non
bisogna
fidare
negli
orrendi
ricordi
che
ratteniamo
di
tempeste
,
di
uragani
e
di
cataclismi
notturni
,
poiché
quelli
,
quantunque
ci
possano
essere
apparsi
con
la
gravità
del
finimondo
,
forse
non
erano
se
non
lievi
perturbamenti
che
acquistavano
forza
e
terribilità
solo
perché
venivano
a
riflettersi
sulle
brevi
e
ridotte
prospettive
del
buio
.
Di
notte
,
la
natura
è
libera
e
vagabonda
.
Per
non
celarsi
con
i
suoi
propri
veli
impenetrabili
ma
solo
con
quelli
fallaci
del
buio
,
essa
si
lascia
allora
esaminare
e
leggere
più
facilmente
.
Questa
non
è
già
di
per
se
stessa
una
giustificazione
della
notte
?
In
essa
,
la
natura
si
fa
persuasa
di
sfuggire
ad
ogni
sguardo
indagatore
e
di
essersi
liberata
,
dal
tramonto
fino
all
'
aurora
,
dell
'
ostinata
vigilanza
degli
uomini
.
Ogni
attenzione
è
assiderata
,
la
luna
volge
in
giro
uno
sguardo
smorto
e
gli
occhi
delle
stelle
sono
alteri
e
noncuranti
.
Perché
le
stelle
,
insomma
,
non
hanno
nulla
che
vedere
con
noi
;
non
le
stringe
nessun
interesse
per
i
fatti
di
quaggiù
;
la
loro
attenzione
-
e
basta
guardarle
senza
desiderio
per
avvedersene
-
è
rivolta
altrove
,
a
chi
sa
quali
cure
.
Ond
'
è
assurda
quanto
mai
quella
strana
mania
di
certa
gente
corrotta
e
spinta
fuori
dei
precisi
limiti
del
mondo
,
di
invocare
e
di
anelare
alle
stelle
,
cioè
di
astrarsi
.
Da
questi
pensieri
intorno
alla
notte
e
le
cose
notturne
,
mi
rialzo
con
greve
stanchezza
e
quasi
mi
par
di
sentire
sulla
mia
faccia
quella
tristissima
preoccupazione
che
incupisce
la
fronte
dell
'
uomo
che
dorme
:
però
,
in
mezzo
a
tutte
queste
morti
frammentate
che
ricorrono
per
lo
spazio
della
vita
come
rime
lugubri
,
dolce
mi
s
'
apre
,
nel
lontano
,
un
chiaro
,
cui
forse
nessuno
dei
nostri
passi
ci
saprà
portare
,
dove
,
sciolti
dalle
fatiche
e
dai
pesanti
sonni
che
le
seguono
,
potremo
riposare
con
fiducia
nella
serenità
dolcissima
della
luce
riconciliata
.