StampaPeriodica ,
Dalla
Sicilia
all
'
Alaska
,
dagli
Urali
allo
stretto
di
Magellano
il
popolo
si
grida
schiavo
dei
ricchi
.
A
loro
volta
i
ricchi
si
dicono
vittime
della
insopportabile
tirannia
del
popolo
,
ormai
potente
e
prepotente
per
le
sue
irresistibili
pretese
.
"
Io
sono
schiavo
del
Capitale
"
grida
il
Lavoro
,
"
Il
Lavoro
è
il
tiranno
più
insolente
,
che
sia
apparso
nella
storia
"
risponde
il
Capitale
.
Tutti
e
due
si
sentono
in
catena
,
e
ciascuno
maledice
l
'
altro
come
il
suo
carceriere
.
Chi
ha
ragione
e
chi
ha
torto
?
Tutti
e
due
.
Ambedue
sono
incatenati
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
si
lamentano
a
torto
.
Ma
nessuno
dei
due
ha
ragione
di
maledire
l
'
altro
come
carceriere
e
aguzzino
,
perché
tutti
e
due
sono
schiavi
di
un
terzo
tiranno
;
degli
strumenti
che
il
Lavoro
e
il
Capitale
hanno
creati
insieme
,
sperando
che
sarebbero
servi
docili
e
ubbidienti
.
La
storia
di
questo
immenso
errore
è
strana
e
recondita
.
Nessuno
la
conosce
.
Dal
principio
dei
secoli
l
'
uomo
aveva
fabbricato
gli
oggetti
che
gli
occorrevano
con
le
sue
mani
,
facendosi
aiutare
nella
sua
casa
da
pochi
servi
modesti
e
docili
,
il
Bue
,
il
Cavallo
,
l
'
Asino
,
l
'
Acqua
,
il
Vento
,
il
Fuoco
.
Il
Fuoco
era
tra
questi
servi
domestici
il
più
modesto
e
il
più
docile
.
Rannicchiato
in
un
cantuccio
della
casa
,
quel
vecchio
schiavo
riscaldava
l
'
inverno
il
suo
padrone
e
gli
cuoceva
ogni
giorno
il
desinare
e
la
cena
;
qualche
volta
usciva
con
lui
,
lo
accompagnava
alla
guerra
,
e
lo
aiutava
a
bruciare
le
messi
e
le
città
dei
nemici
.
In
compagnia
di
questi
servi
,
l
'
uomo
aveva
vissuto
per
secoli
,
guadagnando
il
pane
con
il
sudore
della
fronte
,
espiando
con
il
lavoro
il
peccato
dell
'
Eden
.
Aveva
vissuto
poveramente
,
ma
non
inutilmente
.
Poiché
in
quei
secoli
ha
costruito
il
Partenone
e
Nôtre
Dame
;
ha
scritto
i
Dialoghi
di
Platone
,
il
Vangelo
e
la
Divina
Commedia
;
ha
scolpito
la
Vittoria
di
Samotracia
e
dipinto
la
Primavera
del
Botticelli
;
ha
fondato
l
'
Impero
Romano
,
cristianizzato
l
'
Europa
,
scoperto
l
'
America
.
Ma
un
giorno
l
'
uomo
fece
una
meravigliosa
scoperta
.
Quel
modesto
schiavo
che
da
tanti
secoli
si
rincantucciava
sotto
la
cappa
del
camino
,
che
gli
cuoceva
le
vivande
e
lo
riscaldava
l
'
inverno
,
era
un
Demone
travestito
.
Sapeva
animare
e
far
muovere
certi
portentosi
giganti
di
ferro
,
ciechi
,
sordi
,
senza
cervello
,
ma
capaci
,
come
uomini
senzienti
e
intelligenti
,
di
filare
,
di
tessere
,
di
camminare
,
di
martellare
,
di
tagliare
,
di
cucire
,
di
seminare
,
di
falciare
,
di
scavare
la
terra
;
e
quanto
più
veloci
degli
uomini
!
Infaticabili
addirittura
.
Quei
giganti
avevano
la
meravigliosa
virtù
di
scorciare
il
tempo
,
facendo
in
un
'
ora
l
'
opera
di
un
giorno
,
in
un
giorno
l
'
opera
di
una
settimana
,
in
una
settimana
,
l
'
opera
di
un
mese
.
E
per
di
più
,
essendo
di
ferro
,
ciechi
,
sordi
e
senza
cervello
,
non
conoscevano
capricci
!
Quando
il
Fuoco
ordinava
,
subito
si
muovevano
;
e
via
di
corsa
,
notte
e
giorno
,
finché
il
Fuoco
,
stanco
,
dicesse
"
basta
!
"
addormentandosi
sul
suo
letto
di
ceneri
.
L
'
uomo
fu
inebriato
dalla
scoperta
.
Se
il
Fuoco
era
l
'
animatore
di
questi
giganti
di
ferro
,
non
era
egli
padrone
del
Fuoco
?
Se
in
groppa
a
quei
giganti
poteva
correre
,
senza
muoversi
e
senza
ansare
,
la
terra
ed
i
mari
,
aspettando
addirittura
di
salire
in
aria
con
gli
uccelli
e
di
nuotare
sott
'
acqua
con
i
pesci
,
quale
dei
tesori
nascosti
sotto
la
terra
potrebbe
sfuggire
alla
sua
cupidigia
?
Lo
spazio
,
il
gran
nemico
che
da
tanti
secoli
opponeva
la
sua
immensità
inerte
alla
irrequieta
fantasia
degli
uomini
mal
servita
da
troppe
piccole
gambe
,
non
era
debellato
?
Se
lo
spazio
era
debellato
e
se
quei
giganti
erano
capaci
di
fare
in
un
'
ora
il
lavoro
di
un
giorno
,
l
'
uomo
non
potrebbe
finalmente
riscattare
la
condanna
pronunciata
nell
'
Eden
In
sudore
vultus
tui
vesceris
pane
?
Godersi
un
'
abbondanza
crescente
a
prezzo
di
un
lavoro
accorciato
?
Insieme
con
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
è
apparsa
nella
civiltà
occidentale
una
doppia
aspirazione
:
dominare
la
terra
e
la
natura
;
liberarsi
dalla
schiavitù
del
lavoro
senza
ricascare
nelle
catene
della
penuria
.
Ma
questo
doppio
sogno
si
è
avverato
soltanto
a
mezzo
.
L
'
uomo
è
oggi
il
signore
della
terra
e
della
natura
.
Ha
vinto
lo
spazio
,
costretto
il
pianeta
a
consegnargli
tutti
i
suoi
tesori
,
anche
quelli
che
aveva
riposti
nei
nascondigli
più
segreti
,
spezzato
perfino
le
catene
della
gravità
,
levandosi
a
volo
.
Ma
non
è
riuscito
a
spezzare
quelle
del
lavoro
:
anzi
più
arricchiva
e
cresceva
di
potenza
,
più
affannosamente
ha
dovuto
lavorare
.
-
Con
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
incomincia
l
'
insonnia
del
mondo
.
Qual
'
è
il
tormento
comune
di
tutti
,
poveri
e
ricchi
,
nella
civiltà
occidentale
?
L
'
inumana
fatica
a
cui
siamo
tutti
condannati
.
Noi
viviamo
nelle
comodità
e
negli
svaghi
,
abbastanza
sicuri
a
paragone
dei
nostri
padri
,
liberi
da
molti
vincoli
e
nodi
,
che
una
volta
parevano
inseparabili
da
ogni
esistenza
bene
ordinata
:
ma
dobbiamo
lavorare
,
lavorare
,
lavorare
;
e
non
possiamo
interrompere
l
'
opera
nostra
neppure
un
minuto
per
ripigliar
fiato
.
Non
solo
ognuno
di
noi
deve
produrre
,
ma
deve
anche
consumare
,
quanto
più
può
,
ossia
sforzarsi
e
affaticarsi
ancora
,
fino
all
'
estrema
misura
delle
sue
forze
.
Chi
corre
il
mondo
d
'
uno
in
altro
albergo
,
chi
legge
,
chi
va
al
teatro
,
al
ballo
o
ad
un
banchetto
sontuoso
,
chi
gioca
di
braccia
e
di
gambe
,
chi
muta
abito
in
ossequio
ad
una
legge
di
fastose
eleganze
,
compie
uno
sforzo
che
,
pur
mirando
a
procurare
un
divertimento
o
una
soddisfazione
,
richiede
tempo
e
costa
fatica
,
quanto
il
produrre
ricchezza
.
La
parte
del
giorno
in
cui
non
siamo
condannati
a
produrre
ricchezze
,
siamo
condannati
a
consumare
quelle
prodotte
dagli
altri
divertendoci
,
ci
piaccia
o
non
ci
piaccia
.
Non
siamo
quasi
mai
liberi
di
vivere
a
nostro
gusto
,
divertendoci
quando
ci
talenta
e
riposandoci
quando
ci
garba
meglio
.
Quando
ritorniamo
a
casa
,
dopo
aver
compiuto
il
nostro
compito
quotidiano
,
quando
usciamo
dall
'
ergastolo
del
lavoro
a
cui
ci
ha
condannati
il
destino
,
noi
ricuperiamo
la
libertà
.
Incomincia
allora
un
altro
e
non
meno
imperioso
dovere
:
dar
lavoro
agli
altri
,
consumando
quel
che
essi
producono
,
con
i
divertimenti
,
i
giochi
,
i
lussi
,
le
occupazioni
intellettuali
o
artistiche
,
talora
anche
con
i
vizi
,
le
orgie
e
le
disoccupazioni
imposte
dal
costume
,
dalla
voga
,
dall
'
imitazione
,
dalla
vanità
,
dal
rango
o
dall
'
autosuggestione
.
Quanti
si
sono
alla
fine
persuasi
di
doversi
disperare
per
la
privazione
che
li
renderebbe
invece
felici
,
se
fossero
liberi
!
a
quanti
i
sollazzi
e
i
piaceri
sono
tormenti
imposti
!
L
'
uomo
moderno
non
è
nemmeno
più
libero
di
riposarsi
quanto
dovrebbe
per
non
ammalare
.
Deve
lavorare
e
divertirsi
a
prezzo
della
salute
e
della
vita
.
"
Muori
,
ma
produci
e
consuma
"
-
gli
gridano
i
tempi
.
Lavoro
e
divertimento
rubano
a
poco
a
poco
anche
le
ore
del
sonno
all
'
uomo
,
che
non
ha
ancora
inventato
la
macchina
per
allungare
il
tempo
.
Come
è
accaduto
questo
scambio
singolare
?
Perché
l
'
uomo
è
più
schiavo
che
mai
del
lavoro
,
oggi
che
tanti
milioni
di
schiavi
infaticabili
,
dal
corpo
di
metallo
e
dall
'
anima
di
fuoco
,
lavorano
per
lui
?
Perché
non
ha
più
neppure
il
tempo
di
dormire
quando
fa
in
un
'
ora
quel
che
i
padri
in
un
mese
?
Perché
il
tempo
gli
scarseggia
quanto
più
dovrebbe
abbondargli
?
Questa
è
stata
appunto
la
beffa
atroce
di
quei
giganti
di
ferro
.
Sebbene
ciechi
,
sordi
e
senza
cervello
,
quanto
furono
più
furbi
del
:
loro
incauto
creatore
!
Sono
riusciti
a
fare
schiavo
l
'
uomo
che
li
aveva
creati
per
essere
da
loro
servito
come
un
semidio
;
e
in
che
modo
?
Accendendo
in
lui
desideri
e
speranze
illimitate
.
L
'
uomo
può
godere
dell
'
abbondanza
in
due
modi
:
o
contentandosi
di
meno
di
ciò
che
ha
,
o
procurandosi
più
di
quello
che
desidera
;
o
riducendo
i
suoi
bisogni
,
o
accrescendo
la
sua
ricchezza
.
Tutte
le
civiltà
che
furono
prima
della
rivoluzione
francese
si
attennero
al
primo
modo
;
la
civiltà
occidentale
,
da
un
secolo
in
qua
,
al
secondo
.
Inebriata
dalla
potenza
dei
nuovi
strumenti
,
la
civiltà
occidentale
è
stata
presa
da
una
smania
insaziabile
di
nuove
maggiori
ricchezze
.
Produrre
,
produrre
,
produrre
:
le
parve
felicità
e
gloria
supreme
.
Ma
a
che
gioverebbe
produrre
tante
ricchezze
se
non
si
consumassero
?
Onde
l
'
universale
schiavitù
del
produrre
e
del
consumare
:
del
produrre
per
poter
consumare
;
del
consumare
per
poter
produrre
.
Oggi
la
plebe
accusa
i
ricchi
di
essere
insaziabili
.
È
vero
:
ma
sei
ricchi
non
fossero
tormentati
da
questa
pazzia
di
arricchire
,
risparmierebbero
ogni
anno
una
parte
delle
loro
entrate
per
fabbricare
e
mettere
in
movimento
nuove
macchine
?
E
se
,
invece
di
risparmiarla
per
fabbricare
nuovi
giganti
di
ferro
senza
cervello
.
la
spendessero
in
piacere
e
in
lussi
,
le
industrie
,
l
'
agricoltura
e
il
commercio
prospererebbero
così
largamente
?
E
donde
scaturisce
l
'
agiatezza
della
plebe
moderna
,
ignota
ai
secoli
precedenti
,
se
non
da
questa
universale
prosperità
?
I
ricchi
accusano
spesso
la
plebe
di
essere
incontentabile
,
di
aver
sete
quanto
più
beve
,
di
aspirare
ormai
a
tutti
i
comodi
e
a
tutti
i
lussi
dei
ricchi
.
Ma
se
le
moltitudini
si
contentassero
di
vivere
ancora
all
'
antica
,
povere
e
semplici
,
con
quali
clienti
le
industrie
e
i
commerci
prospererebbero
?
Quanti
capitali
dei
ricchi
,
colpiti
da
improvvisa
sterilità
,
non
darebbero
più
frutto
?
Invano
ricchi
e
poveri
si
accusano
a
vicenda
di
essere
tiranni
.
Oggi
non
c
'
è
nella
civiltà
occidentale
che
un
solo
tiranno
,
ma
spietato
:
quel
popolo
innumere
di
giganti
di
metallo
animati
dal
fuoco
,
che
ci
costringono
tutti
a
lavorare
e
a
far
baldoria
,
senza
tregua
,
ci
piaccia
o
non
ci
piaccia
:
perché
se
i
poveri
o
i
ricchi
,
i
grandi
,
la
condizione
media
,
o
la
plebe
,
volessero
vivere
più
semplicemente
,
la
gran
macchina
del
mondo
si
fermerebbe
.
Non
le
macchine
lavorano
oggi
per
soddisfare
i
nostri
bisogni
;
ma
noi
dobbiamo
imporre
noi
stessi
,
anche
quando
ci
piacerebbe
di
vivere
semplicemente
,
tutti
i
bisogni
che
son
necessari
,
affinché
le
macchine
che
noi
abbiamo
create
possano
continuare
a
creare
un
'
abbondanza
che
ci
tormenta
.
Tutti
soffrono
sotto
questi
tiranni
;
nessuno
può
liberarsene
;
e
perciò
ciascuno
accusa
l
'
altro
.
Il
grande
impegno
che
toglie
il
sonno
alla
civiltà
occidentale
è
proprio
questo
.
Non
distruggere
,
come
nemici
del
genere
umano
,
questi
giganti
di
ferro
animati
dal
fuoco
,
ma
neppur
moltiplicarli
ciecamente
,
facendo
del
mondo
la
loro
preda
e
il
loro
schiavo
.
Rifarli
servi
dell
'
uomo
che
li
ha
creati
,
docili
al
suo
cenno
.
Rompere
la
catena
della
loro
tirannia
.
Schiavi
dei
nostri
schiavi
o
padroni
?
Questo
è
il
dilemma
.
Questa
è
la
prova
.
Questo
è
il
cimento
.
Per
vincerlo
è
necessario
non
dimenticare
che
la
civiltà
occidentale
è
stata
incatenata
da
questi
suoi
schiavi
di
ferro
e
di
fuoco
,
perché
prima
ha
aspirato
a
una
ricchezza
e
a
una
potenza
illimitate
.