StampaPeriodica ,
...
Da
un
pezzo
il
Croce
giudica
poeti
e
storici
,
romanzieri
e
filosofi
,
e
non
alla
spicciolata
,
ma
per
secoli
e
generazioni
,
sicut
potestatem
habens
.
Quali
siano
i
suoi
titoli
a
giudicare
i
poeti
,
tutti
gli
intenditori
e
le
persone
di
gusto
sanno
ormai
.
Non
sarà
inutile
verificare
una
volta
tanto
anche
i
suoi
titoli
-
scienza
e
coscienza
-
a
giudicare
gli
storici
.
Si
aggiunga
una
ragione
personale
.
Alcuni
anni
fa
dimostrai
che
l
'
etestica
del
Croce
è
un
guazzabuglio
di
contradizioni
e
di
paralogismi
,
in
cui
ogni
pagina
smentisce
la
precedente
ed
è
smentita
dalla
seguente
;
che
in
tutta
la
filosofia
non
si
trova
un
libro
così
mal
ragionato
;
e
che
solo
chi
non
abbia
capito
nulla
,
può
illudersi
di
avere
imparato
qualche
cosa
leggendolo
.
La
dimostrazione
era
così
definitiva
,
che
il
Croce
non
ha
osato
replicare
parola
,
in
quattro
anni
.
Non
voglio
che
egli
possa
illudersi
di
avere
almeno
potuto
a
sua
volta
ridurre
me
al
silenzio
.
Quando
apparve
la
traduzione
francese
dei
due
primi
volumi
di
Roma
alcuni
giornalisti
d
'
oltralpe
,
uomini
d
'
ingegno
ma
un
po
'
precipitosi
nel
giudicare
,
come
è
spesso
quella
professione
,
scrissero
,
e
con
sincera
intenzione
di
elogio
,
che
l
'
autore
aveva
studiato
Carlo
Marx
.
Imbattutisi
per
la
prima
volta
in
una
storia
antica
che
raccontava
di
commerci
,
di
dissesti
,
di
fallimenti
,
di
usure
,
e
di
altre
cose
consimili
,
reputate
da
molti
invenzioni
moderne
;
avendo
sentito
dire
che
Carlo
Marx
aveva
fatto
della
storia
del
mondo
un
tessuto
di
interessi
economici
,
s
'
erano
messi
in
mente
di
far
onore
all
'
opera
,
ascrivendola
ad
una
famiglia
così
moderna
e
così
illustre
.
Senonché
l
'
opera
mia
è
costretta
a
tacciar
di
falso
questo
certificato
di
stato
civile
,
perché
essa
è
parente
del
marxismo
quando
del
confucianesimo
o
del
mitraismo
.
Ed
ecco
,
a
sua
volta
il
Croce
dà
principio
al
giudizio
,
copiando
di
peso
questo
sproposito
:
"
Nel
Ferrero
-
egli
scrive
-
sono
tutte
le
formule
(
!
)
della
scuola
(
!
)
,
tutti
i
derivati
(
!
)
del
materialismo
storico
"
.
Che
cosa
il
Croce
intenda
per
formule
e
per
derivati
del
materialismo
storico
,
non
so
.
Il
materialismo
storico
non
è
una
scuola
,
perché
una
scuola
suppone
maestri
e
discepoli
,
e
qui
i
discepoli
almeno
mancano
;
è
una
pura
dottrina
,
campata
nei
cieli
della
speculazione
,
un
po
'
confusa
e
nebulosa
,
come
tutto
ciò
che
è
uscito
dalla
mente
frammentaria
di
Carlo
Marx
.
Nessuno
storico
di
forte
torace
l
'
ha
ancora
applicata
in
nessuna
opera
di
polso
.
Ma
come
dottrina
si
presenta
negli
scritti
del
suo
autore
e
dei
suoi
discepoli
e
commentatori
in
due
vesti
:
più
generale
la
prima
,
più
particolare
la
seconda
.
La
dottrina
più
generale
vuole
che
i
fenomeni
della
storia
,
la
religione
,
la
politica
,
il
diritto
,
l
'
arte
e
via
dicendo
,
siano
una
specie
di
drappeggiamento
sontuoso
,
sotto
cui
si
nasconde
la
greggia
ed
unica
realtà
degli
interessi
economici
.
Ma
del
materialismo
inteso
così
io
penso
che
sia
una
dottrina
puerile
,
da
non
poter
essere
presa
sul
serio
;
immaginarsi
se
si
potranno
trovare
le
sue
"
formule
"
e
i
suoi
"
derivati
"
nell
'
opera
mia
!
Che
ogni
istituzione
o
associazione
umana
di
qualsiasi
natura
,
politica
,
religiosa
o
intellettuale
,
debba
tenere
un
libro
di
conti
;
che
tutte
le
relazioni
tra
gli
uomini
di
ogni
specie
,
dalla
famiglia
allo
Stato
e
alla
Chiesa
,
siano
regolate
anche
da
una
ragione
di
dare
e
avere
,
non
vuoi
dire
,
che
l
'
anima
di
quelle
associazioni
e
istituzioni
viva
nel
libro
dei
conti
;
vuoi
dire
soltanto
che
,
qualunque
cosa
gli
uomini
facciano
,
pensino
o
vogliano
,
hanno
bisogno
innanzi
tutto
di
nutrirsi
e
di
vestirsi
;
che
il
prete
deve
vivere
dell
'
altare
,
come
il
pittore
del
pennello
,
e
il
matematico
delle
formule
.
Più
seria
è
la
dottrina
particolare
e
ristretta
,
che
assume
la
trasformazione
degli
istrumenti
del
lavoro
a
motore
occulto
della
storia
.
Inteso
così
,
il
materialismo
storico
potrebbe
essere
una
dottrina
feconda
e
fare
scuola
,
il
giorno
che
raccogliesse
intorno
a
sé
discepoli
valorosi
,
purché
circoscritta
alla
storia
dell
'
Europa
negli
ultimi
due
secoli
,
che
sola
può
comportarne
l
'
applicazione
.
Negli
ultimi
due
secoli
la
storia
dell
'
Europa
è
veramente
condotta
da
due
demiurghi
:
le
dottrine
razionali
della
società
e
dello
Stato
,
che
minano
sotto
sotto
Dio
;
le
macchine
mosse
dal
vapore
e
dall
'
elettricità
,
che
minano
sotto
sotto
tutti
gli
antichi
ideali
di
perfezione
.
Nessuno
scrittore
capirà
il
secolo
XIX
,
sinché
non
riesca
a
scoprire
questi
due
demiurghi
,
discesi
da
due
cieli
differenti
della
storia
,
all
'
opera
insieme
e
senza
saper
l
'
uno
dell
'
altro
.
Il
materialismo
storico
potrebbe
studiarne
con
profitto
uno
;
e
quindi
scoprire
una
parte
della
verità
.
Senonché
questa
dottrina
non
ha
posto
né
ufficio
nella
storia
antica
,
dalla
quale
il
secondo
demiurgo
è
assente
;
ed
è
addirittura
infantile
il
supporre
che
abbia
potuto
applicarla
proprio
l
'
autore
,
che
ha
indicato
nel
secolo
XIX
nel
trapasso
della
civiltà
qualitativa
alla
quantitativa
,
dall
'
ideale
di
perfezione
all
'
ideale
di
potenza
,
il
maggior
rivolgimento
della
storia
universale
.
Solo
questo
rivolgimento
ha
chiamato
in
terra
,
un
paio
di
secoli
fa
,
il
demiurgo
,
che
il
materialismo
vorrebbe
presente
in
tutti
i
luoghi
e
in
tutte
le
epoche
;
e
le
cui
formidabili
spinte
e
audacie
e
crudeltà
gli
uomini
non
conobbero
,
sicché
la
civiltà
fu
per
sua
natura
qualitativa
.
Intorno
alla
tecnica
dei
Greci
e
dei
Romani
ci
somministrano
numerose
,
per
quanto
slegate
e
frammentarie
notizie
,
gli
scrittori
,
le
leggi
,
i
rottami
di
attrezzi
e
di
macchine
-
aratri
,
mulini
,
telai
,
forni
,
stampi
e
via
dicendo
-
raccolti
negli
scavi
,
e
i
disegni
scolpiti
nei
bassorilievi
.
Ma
da
secolo
a
secolo
,
da
paese
a
paese
,
non
si
riesce
a
scoprire
differenze
visibili
e
quindi
progresso
,
come
l
'
intendiamo
noi
,
fuorché
nelle
macchine
di
guerra
.
Gli
strumenti
della
industria
e
della
,
agricoltura
non
mutano
,
a
distanza
di
secoli
;
le
forze
motrici
sono
sempre
i
muscoli
umani
,
alcuni
animali
,
il
vento
e
l
'
acqua
;
il
vapore
è
un
giocattolo
.
In
tutta
la
letteratura
antica
ho
trovato
una
sola
pagina
,
in
cui
l
'
ammirazione
del
progresso
,
oggi
così
fervida
,
sia
presentita
:
la
prefazione
del
libro
diciannovesimo
della
Historia
naturalis
,
in
cui
Plinio
il
vecchio
,
raccontando
che
il
Mediterraneo
ai
suoi
tempi
è
solcato
in
ogni
verso
non
più
da
navi
a
remo
ma
da
navi
a
vela
,
dopoché
l
'
abbondanza
del
lino
coltivato
in
Occidente
ha
fatto
della
tela
un
oggetto
di
consumo
corrente
,
vanta
la
velocità
delle
navi
spinte
dal
vento
,
i
viaggi
affrettati
,
lo
spazio
vinto
,
con
parole
,
che
un
moderno
potrebbe
ripetere
,
ritoccandole
appena
,
del
vapore
.
Ma
se
gli
strumenti
non
mutavano
,
mutavano
,
e
molto
,
i
manufatti
da
epoca
ad
epoca
;
secondo
che
la
mano
di
una
generazione
e
di
un
popolo
era
più
abile
o
meno
,
più
arduo
o
più
facile
il
modello
di
perfezione
a
cui
i
differenti
secoli
e
le
diverse
nazioni
guardavano
,
più
fino
e
più
rozzo
il
gusto
che
commetteva
i
lavori
e
li
giudicava
.
Imaginare
una
storia
"
materialistica
"
di
Roma
sarebbe
come
voler
scrivere
una
storia
cattolica
o
protestante
dei
Faraoni
.
Ma
come
è
nato
allora
questo
svarione
di
critici
orecchiuti
e
orecchianti
,
nel
quale
è
incappato
anche
il
frettoloso
Minosse
che
siede
giudicando
a
piè
del
Vesuvio
?
Nella
storia
degli
ultimi
due
secoli
della
repubblica
c
'
è
un
.
paradosso
apparente
:
più
Roma
e
l
'
Italia
arricchiscono
e
più
sono
rovinate
;
più
si
ingrandiscono
fuori
,
e
più
si
indeboliscono
dentro
.
L
'
aristocrazia
romana
si
trova
padrona
di
un
immenso
impero
,
quando
non
è
più
capace
di
amministrare
una
città
!
Massime
nell
'
ultimo
secolo
della
repubblica
ogni
vittoria
è
una
catastrofe
.
Parecchi
storici
avevano
visto
o
intravisto
,
tra
le
cause
di
questo
singolare
dissolversi
per
troppo
vincere
,
gli
influssi
della
cultura
greca
-
arti
,
filosofie
,
industrie
,
religioni
,
costumi
,
lussi
,
piaceri
-
sull
'
antica
società
latina
,
aristocratica
,
tradizionalista
,
bigotta
e
puritana
.
Ma
questa
causa
non
è
la
sola
,
ed
è
,
per
dir
così
,
una
causa
seconda
,
derivata
da
un
'
altra
,
meno
visibile
e
più
profonda
:
l
'
oro
delle
conquiste
.
Fenomeno
economico
?
Per
chi
cerca
nella
natura
umana
la
ragione
profonda
della
storia
,
questa
azione
della
moneta
è
un
altro
esempio
della
padronanza
e
tirannia
che
tanti
oggetti
creati
dall
'
uomo
a
servirlo
esercitano
sul
loro
autore
.
Che
cosa
è
la
moneta
?
Non
è
la
ricchezza
,
ma
una
ricchezza
;
ossia
uno
dei
tanti
beni
desiderati
dall
'
uomo
,
ma
in
sé
e
per
sé
non
dei
più
necessari
,
perché
i
metalli
preziosi
,
tanto
pregiati
per
la
loro
bellezza
e
rarità
,
non
servono
a
nulla
fuorché
ad
ornare
,
se
non
esistono
gli
altri
beni
necessari
alla
vita
,
che
il
denaro
acquista
.
Ad
un
uomo
perduto
nel
Sahara
un
pane
ed
un
otre
d
'
acqua
sarebbero
più
preziosi
,
che
un
sacco
di
monete
d
'
oro
...
Ed
ecco
spiegato
l
'
errore
del
Croce
.
Il
Croce
ha
visto
,
in
questa
visione
della
storia
di
Roma
le
formule
e
i
derivati
(
!
)
di
un
materialismo
storico
di
sua
fantasia
,
perché
la
moneta
vi
compare
come
il
principale
agente
del
disordine
di
una
grande
epoca
.
Ma
l
'
errore
è
pietoso
,
perché
questa
visione
non
è
parente
del
cosiddetto
materialismo
storico
neppure
in
decimo
grado
.
Vero
è
invece
che
la
visione
è
mia
;
e
che
io
posso
sfidare
con
animo
tranquillo
il
Croce
a
dimostrare
che
è
falsa
o
che
deriva
da
altro
autore
.
Senza
dubbio
questo
spaventoso
e
meraviglioso
fenomeno
non
è
stato
da
me
capito
con
quella
pienezza
e
rappresentato
con
quella
forza
,
di
cui
,
dopo
sette
anni
di
guerra
mondiale
,
mi
sentirei
oggi
capace
;
e
che
spero
di
trasfondere
un
giorno
in
una
edizione
definitiva
.
Ho
concepito
questa
parte
dell
'
opera
una
ventina
di
anni
fa
,
perduto
in
una
pace
così
universale
e
profonda
,
che
la
memoria
e
la
nozione
stessa
del
terribile
fenomeno
si
erano
perdute
;
l
'
ho
concepita
,
quasi
direi
,
dal
nulla
e
in
piena
solitudine
,
perché
nessuno
dei
predecessori
aveva
neppur
presentito
queste
oscure
verità
e
poteva
quindi
prestarmi
aiuto
.
Non
ostante
un
intensissimo
sforzo
di
riflessione
e
di
imaginazione
,
che
ha
durato
anni
,
non
ho
veduto
il
fenomeno
nella
sua
pienezza
e
in
tutti
i
suoi
particolari
,
così
lucidamente
come
lo
vedo
ora
;
e
qualche
volta
l
'
ho
confuso
un
po
'
con
un
altro
fenomeno
,
che
appartiene
alla
stessa
famiglia
ma
è
diverso
:
con
la
perturbazione
che
genera
l
'
incremento
della
ricchezza
,
quando
è
figlia
del
lavoro
.
L
'
opera
ha
quindi
bisogno
di
qualche
ritocco
.
Ma
sarò
io
giudicato
vittima
di
un
vano
orgoglio
,
se
dirò
apertamente
che
,
a
mio
giudizio
,
un
critico
equo
e
competente
,
invece
di
dottrineggiare
fuori
di
tempo
e
luogo
sul
materialismo
storico
,
avrebbe
potuto
,
e
forse
dovuto
,
riconoscere
un
po
'
di
merito
all
'
autore
,
che
primo
aveva
avuto
la
visione
di
un
fenomeno
di
cui
si
era
perduta
la
memoria
,
venti
secoli
dopo
che
era
avvenuto
,
venti
anni
innanzi
,
che
,
ripetendosi
in
un
intero
continente
,
si
rivelasse
di
nuovo
alla
obliviosa
noncuranza
degli
uomini
?
Che
se
il
Croce
appartiene
a
quella
famiglia
di
critici
,
i
quali
si
arrogano
il
diritto
di
giustiziare
ogni
opera
che
non
sia
perfettissima
,
perché
ogni
minimo
difetto
sembra
loro
degno
della
pena
capitale
,
avrebbe
potuto
,
invece
di
far
merito
all
'
autore
di
questa
sua
nuova
visione
,
rimproverargli
i
punti
in
cui
la
visione
è
un
po
'
incerta
ed
esitante
.
Non
sarebbe
stato
difficile
di
trovarli
qua
e
là
,
a
un
critico
ostile
ma
acuto
,
intelligente
,
e
che
,
intendendosi
davvero
di
storia
,
avesse
riconosciuto
nell
'
universale
disordine
della
repubblica
di
Mario
,
di
Silla
,
di
Cesare
e
di
Pompeo
lo
stesso
disordine
che
travaglia
i
nostri
tempi
da
sette
anni
in
qua
.
Questo
critico
avrebbe
condannato
l
'
autore
con
la
scienza
attinta
da
lui
;
ma
insomma
non
avrebbe
vaneggiato
.
Il
Croce
invece
non
ha
capito
nulla
,
non
ha
visto
nulla
,
non
si
è
accorto
di
nulla
;
e
,
posto
innanzi
alla
vasta
pittura
di
quel
tempo
,
che
non
è
perfetta
,
ma
che
nasce
dalla
vita
-
ed
oggi
questo
merito
è
più
manifesto
a
chi
ha
occhi
e
vede
,
che
dieci
anni
fa
-
,
l
'
ha
scambiata
per
un
drammaccio
da
cinematografo
.
Leggete
,
o
lettori
,
questo
giudizio
che
ricopio
testualmente
,
perché
davvero
una
perla
così
preziosa
merita
di
essere
deposta
con
religiosa
cautela
nel
tesoro
della
moderna
critica
italiana
.
"
Ma
la
Ragione
e
la
Provvidenza
compiono
,
nel
Ferrero
,
prodigi
assai
maggiori
che
non
presso
quei
due
filosofi
(
Vico
ed
Hegel
)
,
perché
quelli
operavano
con
personaggi
,
con
forze
spirituali
,
e
il
Ferrero
opera
con
esseri
nevrastenici
(
!
)
,
immorali
,
amorali
,
cupidi
di
denaro
,
fradici
di
lussuria
(
!
)
,
incommossi
(
!
)
al
sangue
e
alle
stragi
;
un
quissimile
(
!
)
dei
veneti
primitivi
,
rappresentati
dal
D
'
Annunzio
nella
Nave
(
!
!
!
)
,
accozzaglia
di
gente
atta
,
non
già
a
fondare
,
come
si
crede
,
grandezze
di
città
,
ma
piuttosto
a
popolare
manicomi
e
bagni
criminali
,
affatto
diversi
dai
bestioni
vichiani
(
!
!
)
,
che
erano
severi
ed
austeri
!
"
.
Ma
un
critico
il
quale
,
neppure
avendo
sotto
gli
occhi
il
commento
perpetuo
e
vivente
del
disordine
in
cui
si
agita
oggi
l
'
Europa
,
è
riuscito
a
capire
questa
parte
della
storia
di
Roma
;
un
critico
,
il
quale
innanzi
alla
pittura
di
uno
dei
disordini
morali
più
terribili
che
possano
affliggere
il
genere
umano
,
ripensa
oggi
-
nel
1921
-
alle
marionette
declamanti
della
Nave
e
va
in
cerca
di
non
so
quali
bestioni
;
quale
libro
di
storia
potrà
mai
capire
,
che
si
innanzi
un
poco
al
di
sopra
dei
manuali
per
il
ginnasio
inferiore
?
Lasciamolo
dunque
scambiare
le
rozze
compilazioni
del
Ranke
per
modelli
di
squisita
(
!
!
)
storiografia
!
Chi
si
contenta
,
gode
.
Dopo
aver
visto
quale
è
la
scienza
del
Croce
,
passiamo
alla
coscienza
.
Sentenzia
il
Croce
che
il
sottoscritto
non
avrebbe
"
saputo
...
tener
saldo
e
stretto
il
legame
tra
storiografia
e
filologia
;
non
già
perché
non
asserisca
questo
legame
in
teoria
e
non
procuri
nel
fatto
di
leggere
testi
e
consultare
la
letteratura
dell
'
argomento
e
porre
a
piè
di
pagina
le
citazioni
,
ma
perché
egli
ha
un
ben
curioso
concetto
della
costruzione
storica
,
e
crede
che
in
essa
si
debba
,
con
l
'
immaginazione
,
o
,
come
dice
,
con
la
congettura
integrare
le
fonti
,
laddove
il
senso
critico
vieta
coteste
integrazioni
e
nega
che
possano
mai
fornire
storia
e
storia
reale
.
Al
che
il
Ferrero
,
e
con
lui
i
suoi
difensori
,
obiettano
che
,
senza
le
congetture
e
le
immaginazioni
,
molta
parte
della
storia
rimarrebbe
arida
esposizione
e
compilazione
di
fonti
.
E
tal
sia
e
rimanga
,
quando
non
può
essere
altro
ossia
quando
mancano
le
condizioni
soggettive
ed
oggettive
perché
sorga
storia
vera
e
propria
;
meglio
allora
una
rassegna
di
fonti
,
che
un
sogno
sulle
fonti
...
"
.
E
più
oltre
:
"
Nella
fertile
imaginativa
del
Ferrero
,
nel
saper
sempre
per
filo
e
per
segno
la
politica
orientale
di
Antonio
,
e
la
politica
egiziana
di
Cleopatra
,
e
i
riposti
motivi
dello
strano
andamento
della
battaglia
di
Azio
,
nella
sua
professata
conoscenza
dei
dietroscena
,
e
nelle
sue
arie
di
persona
bene
informata
e
molto
esperta
,
che
sorride
della
visione
e
dei
giudizi
tradizionali
e
prepara
sempre
qualche
sorpresa
ai
lettori
,
in
questo
vizio
della
sua
mente
sta
un
'
altra
delle
cagioni
della
fortuna
incontrata
dall
'
opera
sua
"
.
A
questo
straordinario
giudizio
,
oppongo
il
passo
di
un
autore
,
a
cui
il
Croce
fa
certamente
più
credito
che
non
gliene
faccia
io
.
Dice
questo
autore
:
"
La
fantasia
è
indispensabile
allo
storico
;
la
critica
vuota
,
la
narrazione
vuota
,
il
concetto
senza
intuizione
e
fantasia
,
sono
affatto
sterili
;
e
ciò
si
è
detto
e
ridetto
in
queste
pagine
col
richiedere
la
viva
esperienza
degli
accadimenti
di
cui
si
prende
a
narrare
la
storia
,
il
che
importa
insieme
l
'
elaborazione
di
essi
come
intuizione
e
fantasia
;
senza
questa
ricostruzione
e
integrazione
fantastica
,
non
è
dato
né
leggerla
né
intenderla
"
.
Queste
cose
si
leggono
a
carte
29
e
30
della
Teoria
e
storia
della
Storiografia
di
Benedetto
Croce
.
Noi
sorprendiamo
qui
il
critico
in
flagrante
rovesciamento
sofistico
:
slealtà
,
che
dovrebbe
squalificare
uno
scrittore
,
come
la
codardia
squalifica
un
soldato
.
L
'
integrazione
fantastica
,
che
nel
libro
è
la
ragione
stessa
della
storia
,
diventa
nella
critica
la
sua
negazione
:
la
fertile
imaginativa
,
che
per
il
filosofo
è
la
prima
virtù
dello
storico
,
si
converte
in
un
vizio
della
mia
mente
,
non
appena
il
critico
vuole
screditare
tra
gli
ignoranti
un
'
opera
che
non
gli
piace
,
perché
ne
odia
l
'
autore
.
Ma
nella
fretta
il
Croce
ha
corroborato
il
sofisma
con
un
nuovo
errore
,
citando
come
esempio
della
mia
fertile
imaginativa
il
"
saper
spiegare
per
filo
e
per
segno
la
politica
orientale
di
Antonio
,
e
la
politica
egiziana
di
Cleopatra
,
e
i
riposti
motivi
dello
strano
andamento
della
battaglia
di
Azio
...
"
.
Anche
il
Croce
,
come
molti
giornalisti
,
ha
creduto
che
la
mia
fertile
fantasia
abbia
rifatto
a
quel
modo
la
storia
di
Antonio
e
di
Cleopatra
.
L
'
ha
rifatta
invece
la
paziente
erudizione
di
un
secolo
.
Incominciò
il
Letronne
,
un
prudentissimo
,
eruditissimo
e
punto
imaginoso
epigrafista
,
dimostrando
verso
il
1840
,
con
il
sussidio
di
monete
,
che
Antonio
aveva
sposato
Cleopatra
nel
36
a
.
C
.
,
e
spiegando
con
quelle
luminosamente
certi
passi
oscuri
di
scrittori
antichi
.
Seguì
l
'
ammiraglio
Giurie
de
la
Graviate
che
sottopose
ad
un
'
acuta
critica
le
tradizioni
antiche
della
battaglia
di
Aio
.
Ultimo
il
Cromare
,
il
quale
,
in
alcune
monografie
pubblicate
nell
'
Herpes
,
riprese
gli
studi
del
Lettone
e
del
Jurien
de
la
Graviate
,
li
illustrò
,
li
amplificò
,
li
integrò
,
li
confermò
e
li
corresse
.
Io
ho
soltanto
incastrato
nella
storia
del
tempo
,
e
ritoccandogli
qua
e
là
,
gli
studi
e
le
conclusioni
di
questi
predecessori
.
Non
la
mia
immaginazione
,
ma
i
miei
occhi
hanno
lavorato
:
a
leggere
i
loro
lavori
.
Se
in
questi
tempi
non
fosse
peccato
sprecare
carta
e
inchiostro
a
dimostrare
quello
che
è
ormai
già
manifesto
,
potrei
continuare
per
un
pezzo
.
Risparmio
perciò
i
miei
lettori
;
e
abbandono
senz
'
altro
il
Croce
al
giudizio
degli
imparziali
con
tutto
quel
che
resta
della
sua
critica
.
Aggiungerò
solo
tre
brevissime
osservazioni
.
Paragonandomi
ad
altri
storici
,
con
i
quali
egli
mi
ha
ascritto
ad
una
scuola
che
esiste
soltanto
nella
sua
imaginazione
,
il
Croce
dice
che
io
sono
"
meno
ammaliziato
nel
mestiere
storico
"
.
Sarà
.
Io
non
sapevo
che
la
storia
fosse
un
mestiere
,
il
quale
richieda
malizia
,
come
il
commercio
dei
cavalli
o
la
tratta
delle
schiave
bianche
.
Credevo
che
fosse
un
'
arte
,
per
riuscir
nella
quale
occorresse
imaginazione
,
studio
,
analisi
e
sintesi
,
esperienza
della
vita
,
acume
e
vigore
dialettico
!
Egli
mi
accusa
di
illudermi
di
aver
"
inventato
un
nuovo
metodo
d
'
esporre
la
storia
col
dividerla
non
per
epoche
ma
per
categorie
di
fenomeni
,
che
è
per
l
'
appunto
l
'
astratto
e
inconcludente
metodo
sociologico
...
"
.
Niente
affatto
.
Non
ho
inventato
,
ma
ho
proposto
questo
metodo
,
non
già
di
esporre
o
raccontare
ma
di
insegnare
a
voce
nelle
scuole
pubbliche
la
storia
;
e
questo
metodo
non
solo
non
è
astratto
e
inconcludente
,
ma
è
il
solo
che
possa
conchiudere
qualche
cosa
,
quando
si
ragioni
di
insegnamento
orale
.
Il
Croce
vede
una
prova
della
mia
inclinazione
per
il
sociologismo
(
che
cosa
sarà
mai
?
)
nella
mia
ammirazione
per
le
concezioni
storiche
di
Auguste
Comte
.
Se
il
Croce
abbia
letto
il
Comte
non
so
;
e
molti
indizi
mi
fanno
credere
che
anche
questo
filosofo
egli
conosca
di
seconda
mano
.
Io
l
'
ho
letto
;
e
dichiaro
che
ho
trovato
nei
tre
ultimi
volumi
del
suo
famoso
quanto
ignorato
Cours
de
philosophie
positive
,
le
vedute
più
profonde
della
storia
che
siano
state
pensate
nel
secolo
XIX
.
L
'
Europa
darà
segno
di
incominciare
ad
emergere
davvero
dalle
barbarie
in
cui
è
caduta
,
il
giorno
in
cui
questa
grande
voce
vincerà
il
vano
cicaleccio
di
tanti
filosofastri
,
che
oggi
la
soffoca
.
Ma
di
ciò
potremo
forse
ragionare
altra
volta
.