StampaPeriodica ,
Dovevano
essere
pur
felici
e
giocondi
i
nostri
avi
lontani
se
hanno
sentito
il
bisogno
di
instituire
una
stagione
obbligatoria
di
penitenza
,
di
mortificazione
,
di
privazione
!
Dovevano
essere
dotati
anzitutto
di
una
invidiabile
spensieratezza
e
dovevano
poi
essere
provveduti
di
ogni
ricchezza
in
abbondanza
e
aver
sempre
la
fortuna
propizia
,
se
è
apparso
loro
come
una
necessità
quasi
sacra
l
'
astenersi
,
almeno
per
un
breve
periodo
dell
'
anno
,
dai
consueti
piaceri
,
dalle
abituali
delizie
e
il
rinunziare
durante
alcuni
giorni
al
buon
umore
e
alle
feste
per
mettersi
volontariamente
nelle
condizioni
dei
miseri
,
degli
afflitti
,
dei
bisognosi
.
La
gioia
doveva
essere
l
'
ospite
assidua
delle
loro
case
e
l
'
ilare
serenità
delle
loro
anime
se
eglino
sono
giunti
fino
a
sancire
,
come
divino
comandamento
,
l
'
obbligo
di
allontanare
per
un
dato
tempo
queste
loro
indivisibili
e
preziose
compagne
.
Sulle
loro
mense
e
nelle
loro
dispense
doveva
essere
ignota
l
'
inopia
come
al
loro
spirito
il
cruccio
se
hanno
elevato
fino
a
legge
della
Chiesa
l
'
atto
del
digiuno
e
dell
'
ansia
meditabonda
durante
alcuni
giorni
prefissi
.
Oh
tavole
adorne
di
ogni
vivanda
e
imbandite
per
un
perenne
festino
,
tavole
sempre
copiose
che
soltanto
un
divino
decreto
aveva
la
forza
di
rendere
deserte
,
oh
appetiti
sempre
saziati
di
cui
soltanto
una
sacra
prescrizione
poteva
ritardare
la
sazietà
,
oh
anime
sgombre
da
cure
,
oh
spiriti
ridenti
spiegati
unicamente
nella
inconsapevole
dolcezza
di
vivere
cui
soltanto
un
volere
sovrumano
poteva
imporre
temporaneamente
una
preoccupazione
e
un
affanno
!
E
noi
vantiamo
il
nostro
progresso
,
i
benefici
della
nostra
umanitaria
civiltà
,
noi
ci
illudiamo
di
aver
accresciuto
la
felicità
e
la
ricchezza
!
Ma
quando
mai
oggi
si
troverebbe
un
solo
uomo
,
per
quanto
folle
,
che
osasse
proporre
come
un
obbligo
necessario
soltanto
qualche
ora
di
privazione
e
di
preoccupazione
in
più
di
quelle
che
già
dobbiamo
sopportare
?
O
tra
noi
e
i
nostri
predecessori
esiste
una
diversità
materiale
e
morale
così
fatta
da
rendere
gli
uni
opposti
e
incomprensibili
agli
altri
,
oppure
l
'
istituzione
della
Quaresima
,
di
una
stagione
cioè
in
cui
sono
rese
obbligatorie
le
condizioni
di
infelicità
e
di
miseria
,
dimostra
che
il
nostro
progresso
non
è
che
una
enorme
perdita
,
e
che
i
nostri
padri
stavano
incomparabilmente
meglio
di
noi
.
I
doveri
prescritti
dalla
Quaresima
al
credente
vengono
osservati
durante
tutto
l
'
anno
dall
'
uomo
moderno
in
una
misura
ben
più
grave
e
profonda
.
L
'
aver
stabilito
una
Quaresima
implica
evidentemente
che
nel
restante
dell
'
anno
non
era
quaresima
,
ci
si
trovava
cioè
in
uno
stato
se
non
contrario
almeno
differente
da
quello
quaresimale
.
A
noi
invece
non
verrebbe
certo
neanche
in
mente
di
pensare
a
qualcosa
di
simile
per
la
buona
ragione
che
tutto
l
'
anno
è
per
noi
una
quaresima
.
Noi
siamo
sempre
in
tetra
quaresima
.
Noi
non
abbiamo
bisogno
di
sguernire
le
nostre
mense
e
di
diminuire
il
nostro
cibo
poiché
già
esse
sono
troppo
squallide
e
il
cibo
è
sempre
insufficiente
;
non
abbiamo
bisogno
di
digiunare
perché
innumerevoli
ventri
digiunano
quotidianamente
contro
volontà
.
Noi
non
dobbiamo
certo
costringerci
volontariamente
alla
rinunzia
poiché
ogni
istante
che
passa
ci
sforza
nostro
malgrado
a
rinunziare
ai
più
ardenti
desideri
nostri
;
e
niuna
legge
deve
intervenire
per
piegarci
nella
polvere
e
indurci
alla
mortificazione
,
perché
noi
stiamo
costantemente
curvi
e
la
superbia
è
un
lusso
che
noi
abbiamo
definitivamente
abolito
.
E
la
penitenza
e
la
macerazione
meditativa
di
noi
stessi
occorre
forse
che
ci
siano
comandate
come
esercizi
eccezionali
?
Ma
la
penitenza
è
il
nostro
abito
normale
,
noi
viviamo
avvolti
di
tristezza
,
in
una
zona
grigia
in
cui
si
spuntano
come
dardi
senza
impeto
le
nostre
cupidigie
,
noi
non
facciamo
che
pentirci
da
mattina
a
sera
e
per
quello
che
abbiamo
compiuto
,
e
per
quello
che
non
abbiamo
compiuto
e
pratichiamo
tutte
le
dure
discipline
della
penitenza
,
costretti
come
siamo
durante
tutte
le
giornate
della
nostra
esistenza
a
fare
ciò
che
noi
non
vorremmo
e
a
non
fare
ciò
che
a
noi
piacerebbe
.
E
come
si
può
parlare
all
'
uomo
moderno
di
accrescere
la
sua
attività
interiore
,
di
flettersi
ancora
maggiormente
su
se
stesso
quando
egli
è
corroso
dalla
più
tormentosa
osservazione
di
se
medesimo
,
quando
è
estenuato
dal
suo
morboso
sforzo
spirituale
o
per
riandare
il
passato
o
per
speculare
nell
'
avvenire
?
L
'
uomo
rumina
oggi
continuamente
,
dolorosamente
se
medesimo
,
tutte
le
sue
facoltà
psichiche
sono
sempre
tese
e
sveglie
e
tutte
fremono
e
partecipano
al
suo
minimo
atto
.
L
'
uomo
non
alza
più
un
dito
spensieratamente
,
egli
calcola
,
scruta
,
ricorda
dal
passato
all
'
avvenire
,
confronta
e
prevede
,
analizza
fin
le
più
remote
radici
dell
'
essere
suo
,
pesa
i
più
sottili
moventi
,
e
il
dubbio
lo
trattiene
ancora
.
Oh
non
ha
certo
bisogno
di
proporsi
estranei
problemi
da
meditare
o
artificiosi
casi
di
coscienza
da
indagare
,
o
preoccupazioni
lontane
per
affannarsi
;
l
'
uomo
moderno
vive
in
un
perpetuo
affanno
.
Non
occorre
che
egli
sogni
la
suprema
ed
eterna
conquista
del
cielo
per
esercitare
le
sue
virtù
,
per
adempiere
al
suo
officio
umano
e
per
dare
una
occupazione
al
suo
spirito
,
poiché
la
più
umile
conquista
terrena
,
le
sole
necessità
della
esistenza
bastano
adesso
a
questo
scopo
.
L
'
uomo
non
ha
più
un
momento
di
tregua
,
la
sua
ansia
è
da
lui
indivisibile
come
la
sua
ombra
,
egli
è
continuamente
in
preda
a
ogni
sorta
di
preoccupazioni
,
stia
egli
al
sommo
o
all
'
infimo
non
può
più
concedere
un
momento
di
sé
a
se
stesso
,
al
suo
piacere
,
al
suo
riposo
.
L
'
uomo
non
sa
più
né
riposarsi
né
divertirsi
;
sia
nei
riposi
,
sia
nei
divertimenti
,
sia
quando
giace
stremato
,
sia
quando
mangia
,
sia
quando
cerca
e
crede
di
divertirsi
,
egli
porta
con
sé
tutti
i
suoi
fastidi
e
tutti
i
suoi
affanni
e
tutta
la
sua
fatica
e
tutto
il
suo
tedio
che
gli
sono
compagni
inseparabili
,
che
sono
omai
penetrati
nelle
sue
ossa
,
nelle
sue
carni
,
nel
suo
sangue
,
che
gli
sono
divenuti
quasi
indispensabili
e
da
cui
non
può
sicuramente
allontanarsi
anche
se
talvolta
gliene
prendesse
voglia
.
Il
riposo
infatti
non
è
più
per
l
'
uomo
un
fatto
naturale
,
la
soddisfazione
spontanea
di
un
bisogno
,
una
funzione
istintiva
,
una
condizione
normale
come
lo
è
per
tutti
gli
esseri
viventi
che
si
riposano
sempre
quando
non
agiscono
nelle
loro
funzioni
organiche
del
nutrimento
e
della
riproduzione
o
in
quelle
della
difesa
.
Per
tutti
gli
animali
il
riposo
è
lo
stato
consuetudinario
,
è
la
regola
che
ha
per
eccezioni
il
lavoro
del
nutrimento
e
della
difesa
e
il
piacere
della
riproduzione
.
Per
l
'
uomo
il
riposo
è
divenuto
l
'
eccezione
,
è
una
cura
,
è
una
condizione
forzata
.
L
'
uomo
deve
costringersi
a
riposare
e
anche
quando
si
costringe
non
è
più
capace
di
riposare
bene
,
talché
alla
sua
ignoranza
e
inettitudine
hanno
dovuto
supplire
i
medici
,
studiando
e
prescrivendo
metodi
sani
di
riposo
;
finché
,
segno
caratteristico
dei
tempi
,
siamo
ora
arrivati
al
punto
che
,
proprio
in
questi
giorni
,
si
è
fondata
a
New
York
la
scuola
del
sonno
,
ove
si
insegna
a
dormire
!
E
lo
stesso
si
dica
per
il
divertimento
.
Nulla
vi
è
di
più
triste
che
l
'
uomo
moderno
quando
si
diverte
;
sia
esso
il
macchinista
torvamente
seduto
in
una
fosca
e
fetida
osteria
,
sia
il
miliardario
che
si
annoia
in
un
teatro
o
in
un
salone
da
ballo
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
vuoti
involucri
corporei
,
la
loro
anima
è
assente
,
o
per
meglio
dire
la
loro
anima
è
unicamente
occupata
di
sé
e
per
quanto
si
forzi
neanche
si
avvede
delle
cose
intorno
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
la
figurazione
concreta
di
una
dolorosa
impossibilità
.
E
come
si
è
fatto
per
il
sonno
,
così
si
dovrà
fare
per
il
divertimento
,
bisognerà
insegnare
all
'
uomo
a
divertirsi
,
sarà
necessario
impartirgli
una
lunga
istruzione
perché
egli
impari
nuovamente
a
sorridere
.
La
strana
aberrazione
sarà
per
tanto
completa
;
l
'
uomo
avrà
perduto
la
nozione
dei
suoi
istinti
,
non
saprà
più
fare
ciò
che
avrebbe
piacere
di
fare
,
ciò
che
corrisponderebbe
alla
sua
stessa
natura
,
mentre
farà
soltanto
ciò
che
è
più
contrario
alla
sua
indole
,
alla
sua
conformazione
organica
,
alle
sue
inclinazioni
naturali
,
cioè
lavorare
e
affannarsi
;
e
quindi
allora
bisognerà
insegnargli
a
soddisfare
i
suoi
istinti
col
riposo
ed
il
divertimento
.
L
'
artificio
penoso
avendo
preso
il
posto
delle
tendenze
naturali
,
queste
diverranno
artifici
che
dovranno
essere
imposti
con
l
'
educazione
.
Non
la
quaresima
adunque
per
l
'
uomo
moderno
,
ma
le
nuove
religioni
gli
imporranno
con
sacro
obbligo
e
come
azione
devota
,
una
stagione
per
il
riposo
e
per
il
gioco
.
La
quaresima
sarà
per
l
'
uomo
futuro
il
carnevale
.