StampaPeriodica ,
Io
credo
che
non
vi
sia
città
la
quale
si
trovi
nelle
condizioni
di
Venezia
.
È
tale
la
stranezza
di
ciò
che
avviene
nell
'
incantevole
reggia
,
sollevata
dal
sogno
di
un
nume
sul
mare
,
da
turbare
anche
il
discernimento
del
più
lucido
ed
acuto
osservatore
.
Gli
occhi
vigili
di
tutto
il
mondo
sembrano
continuamente
appuntati
su
Venezia
,
a
guardia
della
sua
immunità
e
inviolabilità
.
Se
si
osa
smuovere
una
pietra
,
se
si
ardisce
di
proporre
qualche
innovazione
,
si
levano
lagni
proteste
divieti
da
tutte
le
terre
,
da
tutte
le
classi
di
persone
,
tanto
che
Venezia
non
pare
più
degli
Italiani
e
neppure
dei
Veneziani
,
ma
uno
di
quegli
Stati
incapaci
di
governarsi
da
sé
e
per
i
quali
le
varie
potenze
costituiscono
una
specie
di
consiglio
internazionale
di
tutela
,
come
l
'
isola
di
Creta
.
Tutto
il
mondo
interviene
nelle
faccende
di
Venezia
;
ognuno
che
sgorbia
una
tela
o
sciupa
del
marmo
,
ognuno
che
sa
tenere
una
penna
in
mano
,
ognuno
che
si
è
procurato
il
lusso
di
visitare
Venezia
o
ne
ha
soltanto
sentito
parlare
,
si
attribuisce
il
diritto
di
trattare
gli
affari
di
Venezia
come
suoi
affari
personali
.
Tutti
poi
,
a
conferma
delle
squisite
doti
di
sensibilità
,
di
raffinatezza
,
di
gusto
artistico
,
dei
loro
spiriti
,
si
credono
investiti
della
missione
di
difendere
Venezia
contro
i
supposti
vandali
che
ne
insidiano
perennemente
la
divina
bellezza
.
Tanta
universale
premura
è
toccante
ma
non
è
sempre
divertente
.
A
Venezia
poi
non
si
intende
che
discutere
di
arte
,
se
ne
parla
sempre
,
la
si
mette
avanti
in
ogni
caso
,
non
ci
si
preoccupa
che
dell
'
arte
e
della
bellezza
;
è
in
nome
dell
'
arte
che
si
propugnano
e
si
condannano
tutte
le
iniziative
.
La
si
nomina
tanto
e
gli
echi
rispondono
da
tutte
le
parti
del
mondo
,
la
si
fa
intervenire
in
tutte
le
faccende
peggio
della
politica
con
tanta
insistenza
,
se
ne
fa
un
tale
abuso
dell
'
arte
che
a
Venezia
si
direbbe
essere
tutto
subordinato
all
'
arte
,
industria
,
comodità
,
ricchezza
,
igiene
,
tutto
.
L
'
arte
è
su
tutte
le
bocche
,
l
'
arte
è
invocata
a
ogni
istante
,
l
'
arte
è
la
norma
suprema
di
Venezia
,
la
bellezza
vi
primeggia
su
ogni
altro
scopo
.
Si
vive
adunque
solo
di
arte
a
Venezia
!
In
questa
terra
privilegiata
ogni
cura
volgare
è
adunque
abolita
,
ogni
misera
competizione
sul
genere
di
quelle
che
affliggono
gli
altri
comuni
d
'
Italia
è
qui
scomparsa
.
Come
una
volta
in
Atene
e
a
Firenze
le
uniche
gare
fra
i
cittadini
sono
rivolte
al
conseguimento
della
bellezza
.
Oh
la
più
felice
fra
tutte
le
città
!
Sembrerebbe
infatti
che
dati
tanti
amorevoli
ed
alacri
difensori
,
dato
l
'
assoluto
predominio
acquistatovi
dall
'
arte
,
Venezia
dovesse
essere
più
di
qualsiasi
altra
città
,
sicuramente
al
riparo
da
ogni
manomissione
,
da
ogni
tormento
degli
uomini
e
del
tempo
,
dovesse
essere
gelosamente
conservata
e
custodita
contro
ogni
offesa
.
Sembrerebbe
che
a
Venezia
nulla
si
facesse
se
non
ispirato
da
puri
criteri
d
'
arte
,
che
l
'
arte
vi
si
respirasse
con
l
'
aria
,
che
ciò
che
altrove
è
opera
utilitaria
dell
'
industria
e
del
commercio
si
trasformasse
a
Venezia
in
opera
di
bellezza
.
Sembrerebbe
che
Venezia
,
patria
esclusiva
dell
'
arte
,
fosse
l
'
asilo
immune
da
tutte
le
brutture
,
da
tutte
le
profanazioni
che
altrove
si
commettono
per
avidità
di
guadagno
,
per
le
necessità
della
vita
moderna
.
Sembrerebbe
infine
che
a
Venezia
non
potesse
aver
diritto
di
entrata
se
non
ciò
che
è
bello
ed
artistico
e
che
fosse
inesorabilmente
respinto
anche
ogni
più
utile
trovata
del
progresso
se
in
contrasto
con
questo
rigoroso
programma
di
bellezza
.
E
così
si
dice
e
si
crede
e
le
apparenze
sono
tali
che
tutti
ne
sono
persuasi
.
L
'
assordante
coro
che
predica
e
decide
in
nome
dell
'
arte
non
lascia
più
intendere
altra
voce
.
Il
culto
della
bellezza
sembra
spinto
a
tal
segno
da
essere
non
solo
creduto
sincero
,
ma
ritenuto
tirannico
fanatico
e
come
tale
molesto
e
irritante
.
Per
poco
io
non
sono
stato
addirittura
aggredito
da
un
pacifico
negoziante
il
quale
proprio
in
me
,
soltanto
perché
son
solito
scrivere
di
arte
e
perché
in
quel
momento
non
trovavo
troppo
opportuna
l
'
idea
di
un
grande
banchetto
pro
Calabria
in
Piazza
San
Marco
,
era
persuaso
di
scorgere
uno
dei
tanti
maniaci
esteti
,
sistematici
oppositori
di
ogni
libera
attività
veneziana
.
-
Ma
non
si
potrà
infine
far
più
nulla
in
questa
città
,
egli
gridava
brandendo
la
forchetta
come
un
'
arme
minacciosa
,
non
si
potrà
più
muovere
un
dito
senza
il
consenso
degli
artisti
i
quali
viceversa
nulla
fanno
per
la
città
?
Dovremo
morir
di
fame
,
dovremo
far
di
Venezia
l
'
ultima
città
del
mondo
in
omaggio
all
'
arte
?
Non
si
può
più
toccare
un
sasso
,
non
si
può
suggerire
un
mutamento
senza
sentirsi
gridare
la
croce
addosso
,
come
se
tutto
fosse
sacro
e
intangibile
!
-
No
,
egregio
signore
,
ella
può
serbare
tutta
la
sua
calma
.
Se
a
parole
pare
che
le
cose
stiano
così
,
in
pratica
,
ella
lo
sa
meglio
di
me
,
è
tutto
differente
.
È
proprio
Venezia
,
dove
più
si
parla
di
arte
fino
a
stancare
,
la
città
dove
meno
è
tenuta
in
conto
;
è
proprio
Venezia
la
città
lasciata
maggiormente
in
balìa
del
primo
guastatore
venuto
,
soltanto
che
si
presenti
in
nome
dell
'
industria
,
e
dove
più
impunemente
si
possa
demolire
e
deturpare
.
Mentre
,
declamando
retoricamente
per
l
'
arte
,
si
proibiscono
e
si
arrestano
le
intraprese
veramente
utili
,
davanti
alle
quali
anche
l
'
arte
potrebbe
sopportare
qualche
sacrificio
;
per
trascuraggine
,
per
indifferenza
,
per
gretteria
,
si
distrugge
,
si
mutila
,
si
rovina
senza
necessità
.
Mentre
per
favorire
il
forestiero
visitatore
dei
monumenti
e
delle
bellezze
veneziane
sembra
quasi
che
Venezia
rinunci
alla
sua
fierezza
,
alla
sua
dignità
e
al
suo
sviluppo
,
in
realtà
non
concede
al
forestiero
neanche
quella
elementare
assistenza
che
egli
ormai
è
abituato
a
trovare
dovunque
.
Citerò
rapidamente
alcuni
esempi
.
Non
si
voleva
il
ponte
tra
Venezia
e
la
terra
ferma
;
soltanto
per
averlo
proposto
si
è
scatenata
una
tempesta
;
sembrava
che
una
minaccia
esiziale
fosse
sospesa
su
Venezia
,
sulla
sua
incolumità
,
sulla
sua
poesia
,
sulla
sua
dolce
laguna
.
Ebbene
di
ponti
se
ne
son
fatti
due
fra
l
'
acquiescenza
di
tutti
,
poiché
tali
si
possono
qualificare
le
condutture
dell
'
energia
elettrica
,
costruite
in
laguna
con
una
siffatta
abbondanza
di
fondazioni
in
muratura
e
di
torri
metalliche
come
non
sarebbe
stata
necessaria
per
fare
un
ponte
effettivo
.
A
Parigi
città
eminentemente
moderna
e
industriale
è
vietato
,
soltanto
per
ragioni
estetiche
,
di
tendere
fili
metallici
sulle
strade
;
talché
persino
i
trams
elettrici
non
possono
avere
conduttura
aerea
,
ma
debbono
attingere
l
'
elettricità
da
un
cavo
sotterraneo
;
a
Venezia
,
ove
questo
divieto
sarebbe
stato
indispensabile
,
non
solo
per
l
'
estetica
ma
per
la
conservazione
,
data
la
vetustà
fragile
degli
edifizi
,
si
intrecciano
in
aria
ogni
sorta
di
cavi
e
di
cordoni
metallici
.
All
'
antica
rete
telegrafica
e
telefonica
si
è
aggiunta
quella
nuova
per
la
distribuzione
dell
'
energia
elettrica
e
si
è
proceduto
senza
riguardo
alcuno
,
come
se
si
trattasse
di
una
stazione
ferroviaria
.
Ora
poi
si
stanno
collocando
nuovi
cavi
telefonici
,
grossi
come
gomene
di
piroscafi
,
tanto
che
ognuno
contiene
cento
fili
;
ed
ho
veduto
io
tenderli
ed
agganciarli
su
sostegni
di
ferro
infissi
negli
angoli
marmorei
dei
palazzi
del
quattrocento
.
Pensate
all
'
effetto
disastroso
delle
vibrazioni
,
di
quel
lungo
e
pesante
cordone
sospeso
,
trasmesse
dal
sostegno
metallico
all
'
angolo
su
cui
poggia
!
Ma
neanche
nella
più
industriale
e
barbara
città
americana
si
procederebbe
in
tal
guisa
!
L
'
incuria
e
l
'
abbandono
in
cui
giacciono
i
monumenti
affidati
adesso
a
maggior
numero
di
commissioni
vigilanti
che
non
siano
i
visitatori
,
sono
indescrivibili
.
A
persuadersene
basta
far
una
corsa
ai
Frari
,
al
chiostro
dell
'
Abbazia
,
alla
desolata
e
sconciata
chiesa
di
S
.
Gregorio
.
Circa
i
forestieri
mi
limito
a
dire
che
a
una
certa
ora
della
sera
e
durante
tutta
la
notte
,
quando
appunto
arrivano
alcuni
fra
i
treni
più
frequentati
dai
forestieri
,
come
il
treno
di
Milano
delle
4.25
,
proprio
alla
stazione
non
esiste
più
vigilanza
di
sorta
.
Ogni
segno
di
ordine
civile
,
di
potestà
pubblica
è
abolito
;
non
esistono
più
né
leggi
né
guardie
;
la
sola
legge
è
l
'
arbitrio
dei
facchini
e
dei
gondolieri
che
assalgono
e
insultano
i
forestieri
e
si
rifiutano
con
male
parole
di
prestare
servizio
al
forestiero
che
ha
la
disgrazia
di
non
andare
a
uno
degli
hôtels
più
di
lusso
.
Guai
a
lui
se
ha
la
pretesa
di
alloggiare
in
un
albergo
di
secondo
ordine
o
in
una
casa
privata
!
È
trattato
peggio
di
un
cane
.
La
verità
è
che
se
tutti
discutono
a
strillano
,
e
mostrano
di
sdegnarsi
o
di
cadere
in
deliquio
soltanto
se
una
foglia
si
muove
a
Venezia
,
facendo
dell
'
arte
la
più
asfissiante
delle
oppressioni
,
niuno
è
sincero
;
si
tratta
di
gente
che
si
arrampica
su
Venezia
,
che
sfrutta
davvero
Venezia
,
per
farsi
notare
con
poca
fatica
.
Niuno
se
ne
occupa
sul
serio
quando
dalla
pubblicità
di
un
articolo
o
di
un
discorso
si
deve
passare
al
lavoro
vero
e
raccolto
:
i
difensori
allora
si
dileguano
,
si
lascia
fare
ogni
cosa
come
su
terra
da
saccheggio
.
Venezia
mi
ha
lasciato
una
profonda
impressione
di
tristezza
proprio
in
questi
giorni
in
cui
si
teneva
fra
le
sue
mura
il
supremo
concilio
dell
'
arte
,
in
cui
tutti
i
suoi
immancabili
brevettati
difensori
erano
accorsi
al
suo
invito
.
Non
mi
è
mai
sembrata
più
abbandonata
.