StampaPeriodica ,
Dalla
costante
fisiologica
posta
dal
Quinton
nel
suo
studio
L
'
eau
de
mer
milieu
organique
,
Remy
de
Gourmont
,
negli
ultimi
fascicoli
del
Mercure
de
France
,
tenta
di
ricavare
una
specie
di
costante
intellettuale
da
servire
come
premessa
alla
storia
della
civilizzazione
.
Le
belle
ricerche
del
Quinton
sono
ormai
note
:
esse
tendono
a
stabilire
che
la
cellula
organica
è
immersa
in
un
ambiente
che
si
mantiene
tuttora
eguale
a
quello
marino
primitivo
,
in
cui
la
cellula
stessa
ha
preso
origine
.
Mutate
le
condizioni
esterne
è
l
'
organismo
vivente
più
evoluto
che
artificialmente
crea
le
condizioni
per
conservare
in
se
stesso
l
'
identità
con
l
'
ambiente
che
lo
ha
visto
nascere
.
L
'
organismo
atto
a
progredire
non
si
adatta
alle
trasformazioni
,
si
ribella
,
reagisce
,
vuol
restare
integro
,
e
migliora
se
medesimo
per
far
fronte
al
peggioramento
delle
circostanze
.
Il
De
Gourmont
,
non
a
torto
,
ritiene
questo
principio
della
permanenza
(
constance
)
dell
'
ambiente
organico
,
suscettibile
di
vaste
applicazioni
anche
nel
campo
morale
,
e
ne
illustra
brillantemente
una
egli
stesso
,
concludendo
alla
permanenza
di
uno
stesso
livello
di
capacità
psichica
umana
attraverso
le
varie
età
storiche
,
col
mostrare
la
quasi
identità
delle
manifestazioni
intellettuali
dell
'
uomo
dai
secoli
più
remoti
fino
ad
oggi
.
A
tale
scopo
osserva
che
l
'
uomo
odierno
non
è
intellettualmente
diverso
dal
suo
lontano
progenitore
.
La
più
grande
fra
le
moderne
scoperte
non
differisce
,
come
quantità
e
qualità
di
energia
psichica
atta
a
produrla
,
dalle
più
antiche
.
Il
che
prova
che
l
'
uomo
è
sempre
stato
ed
è
un
animale
inventivo
,
un
animale
di
genio
,
che
il
genio
è
una
facoltà
primordiale
pressoché
invariabile
.
Le
prodigiose
scoperte
e
invenzioni
meccaniche
dell
'
oggi
riallacciano
l
'
uomo
contemporaneo
all
'
uomo
del
bronzo
e
della
pietra
;
l
'
invenzione
della
stampa
corrisponde
a
quella
della
scrittura
,
sembra
l
'
opera
della
stessa
persona
rediviva
.
La
costanza
del
genio
inventivo
è
nettamente
raffigurata
da
cinque
o
sei
grandi
fatti
preistorici
,
storici
,
contemporanei
equivalenti
.
L
'
idea
di
decadenza
deve
quindi
essere
esclusa
,
la
linea
della
civiltà
è
una
linea
ondulata
di
cui
le
sommità
sono
quasi
eguali
,
come
sono
eguali
gli
avvallamenti
.
Il
progresso
è
una
semplice
addizione
di
resultati
,
di
effetti
,
non
una
mèta
prestabilita
,
non
uno
scopo
insito
nello
spirito
,
nelle
cause
e
nel
meccanismo
della
vita
,
questo
è
sempre
identico
a
se
stesso
.
Il
De
Gourmont
,
oltre
a
quelli
da
me
riferiti
,
cita
altri
esempi
in
sostegno
del
suo
asserto
,
tratti
dall
'
astronomia
e
dalla
poesia
,
e
sfiora
incidentalmente
talune
importanti
questioni
,
come
quella
della
formazione
del
linguaggio
,
che
egli
chiama
un
fatto
meramente
naturale
e
non
una
invenzione
umana
,
e
come
quella
sulla
natura
del
genio
,
che
,
a
suo
avviso
,
è
un
fatto
primitivo
,
precedente
,
per
così
dire
,
all
'
intelligenza
,
è
una
forma
di
intelligenza
rimasta
invariabile
,
che
si
manifesta
sporadicamente
e
sempre
eguale
a
se
medesima
.
A
talune
di
queste
idee
io
vorrei
apporre
qualche
nota
in
margine
,
sia
a
conferma
sia
come
obiezione
.
Là
dove
ci
si
offre
la
prova
della
costanza
del
genio
poetico
si
dice
:
"
La
poésie
a
évolué
,
comme
évoluait
la
sensibilité
,
base
des
moeurs
,
mais
le
genie
poétique
,
par
exemple
,
d
'
Homère
à
Victor
Hugo
,
est
demeuré
fixe
:
ni
progrès
ni
déchéance
;
constance
absolue
"
.
Tanto
che
il
De
Gourmont
è
inclinato
a
pensare
che
un
tal
genio
non
abbia
alcun
rapporto
ben
definito
con
la
civilizzazione
.
Non
sorge
desso
dal
bel
mezzo
della
barbarie
proto
ellenica
?
Allo
stesso
modo
non
poté
sorgere
dal
seno
di
una
barbarie
ancor
più
rude
,
nell
'
ambiente
megalitico
,
in
quello
maddaleniano
?
Ecco
qui
delle
espressioni
che
mi
suonano
male
.
Fra
tante
affermazioni
di
identità
,
di
permanenza
,
di
costanza
,
questa
barbarie
protoellenica
mi
fa
l
'
effetto
di
una
grossolana
stonatura
.
Forse
il
De
Gourmont
crede
ancora
a
tutte
quelle
geometriche
ricorrenze
e
correlatività
di
fasi
e
di
stadi
stabilite
dai
primi
neofiti
dell
'
evoluzionismo
secondo
i
quali
,
con
esatta
corrispondenza
,
noi
possiamo
scorgere
,
attraverso
la
distesa
dei
popoli
storici
,
una
scala
di
tipi
eguale
a
quella
in
cui
si
dispongono
le
popolazioni
odierne
giusta
il
loro
grado
di
civiltà
?
Crede
ancora
che
la
serie
che
va
dal
civilissimo
anglo
-
sassone
al
selvaggio
papuasico
trovi
il
suo
preciso
riscontro
nella
serie
che
va
dall
'
inglese
contemporaneo
al
primo
egiziano
o
cinese
,
o
assiro
,
o
ittita
apparso
all
'
orizzonte
della
storia
?
Crede
che
veramente
la
Grecia
omerica
corrisponda
allo
stato
barbarico
dei
Galla
,
come
Roma
repubblicana
a
un
villaggio
di
pellirosse
,
come
l
'
Europa
feudale
all
'
Abissinia
di
Menelik
?
Non
lo
posso
ammettere
.
Egli
però
cade
nel
pregiudizio
comune
,
contrario
del
resto
alla
sua
stessa
tesi
:
che
la
odierna
gerarchia
dei
popoli
determinata
dal
grado
di
civiltà
fosse
diversa
nell
'
antichità
,
nel
senso
che
lo
stato
degli
odierni
selvaggi
,
di
quelli
che
noi
chiamiamo
barbari
,
fosse
in
antico
uno
stato
normale
e
generale
.
Barbari
sarebbero
stati
i
Greci
omerici
,
barbari
gli
Egiziani
di
Ramses
,
barbari
gli
assiri
del
palazzo
di
Korsabad
,
barbari
i
romani
di
Cesare
,
barbari
in
mezzo
agli
altri
barbari
poco
dissimili
.
Il
salto
attuale
di
civiltà
fra
noi
civilizzati
e
i
selvaggi
sarebbe
adunque
mancato
allora
,
salvo
che
i
selvaggi
di
allora
fossero
ancora
più
selvaggi
in
proporzione
,
e
cioè
vere
scimmie
nella
selva
,
visto
che
si
dice
esservi
maggior
distanza
fra
un
civile
europeo
e
un
ottentotto
che
fra
un
ottentotto
e
uno
chimpanzé
.
Ma
ciò
è
in
contraddizione
con
tutta
la
storia
.
Le
popolazioni
selvagge
,
per
tutte
le
notizie
che
noi
ne
abbiamo
,
erano
prima
quelle
che
sono
ora
,
sono
rimaste
immutate
.
Il
che
fra
l
'
altro
è
una
seria
garanzia
per
dire
che
analogamente
le
popolazioni
segnate
nella
storia
,
come
le
memorabili
depositarie
e
portatrici
della
civiltà
,
debbono
sostanzialmente
essere
perdurate
eguali
almeno
come
attitudine
,
come
qualità
,
come
valore
,
come
capacità
potenziale
.
Il
salto
di
civiltà
né
si
è
accresciuto
né
è
diminuito
;
la
stessa
distanza
irreduttibile
era
fra
un
greco
dei
tempi
d
'
Omero
e
i
barbari
di
allora
,
malgrado
la
rozza
civiltà
omerica
,
come
è
fra
un
europeo
civile
e
i
barbari
odierni
.
Le
popolazioni
che
a
turno
hanno
occupato
il
punto
più
in
vista
della
storia
e
hanno
salito
le
vette
della
civiltà
,
costituiscono
una
élite
,
un
filone
che
è
sempre
stato
nettamente
isolato
e
distinto
come
è
oggi
,
in
mezzo
al
torrente
dell
'
umanità
.
Per
questo
filone
non
si
può
parlare
di
barbarie
e
di
civiltà
,
di
passaggio
dall
'
una
all
'
altra
.
Esso
è
sempre
stato
il
rappresentante
della
civiltà
,
la
civiltà
stessa
,
come
il
rimanente
del
genere
umano
è
sempre
stato
la
barbarie
.
Il
fatto
sorprendente
pertanto
di
un
Omero
che
scaturisce
completo
da
un
ambiente
di
barbarie
,
fatto
che
poteva
dar
adito
alle
ipotesi
più
meravigliose
e
audaci
sulla
primordialità
del
genio
poetico
,
così
da
supporre
una
Iliade
o
una
Divina
Commedia
nel
primo
barlume
di
intelligenza
umana
,
non
sussiste
.
Omero
non
sorge
affatto
nella
barbarie
,
come
non
vi
sorgono
né
Dante
,
né
Shakespeare
,
come
non
vi
è
sorto
mai
alcun
grande
poeta
,
e
le
popolazioni
selvagge
pure
antiche
non
ne
hanno
infatti
alcuno
.
Omero
sorge
nel
filone
incaricato
della
civiltà
,
sorge
anzi
come
Dante
e
Shakespeare
in
quel
punto
del
filone
che
sta
determinando
nella
linea
ondulata
della
civiltà
una
delle
più
alte
ondulazioni
,
è
un
messaggero
,
un
araldo
,
un
presagio
dell
'
ascesa
.
Omero
sorge
in
un
ambiente
tanto
civile
in
mezzo
alla
sua
Grecia
primitiva
,
quanto
Victor
Hugo
nella
Francia
moderna
.
Perché
l
'
esempio
avesse
valore
dimostrativo
,
giusta
lo
scopo
del
De
Gourmont
,
non
una
delle
sette
città
dell
'
Ellade
,
ma
qualche
ignoto
abituro
della
barbara
Scizia
o
delle
spiagge
libiche
o
dell
'
avida
Etiopia
avrebbe
dovuto
dare
i
natali
al
cantore
di
Achille
.
Su
questa
permanenza
quindi
non
mi
sembra
che
ci
sia
da
contare
.
Ma
per
una
permanenza
incerta
che
sparisce
,
ne
appare
una
certissima
e
ben
altrimenti
importante
con
la
mia
osservazione
.
La
permanenza
cioè
di
questa
magnifica
corrente
umana
,
che
dai
primordi
fino
ad
oggi
attraversa
l
'
oceano
grigio
della
umanità
,
senza
confondervisi
,
senza
mescolarvisi
o
smarrirsi
,
eguale
a
se
stessa
,
semenzaio
del
genio
,
organo
della
civiltà
.