StampaPeriodica ,
Il
volume
dei
documenti
Galimberti
,
recentemente
pubblicati
da
Crispolto
Crispolti
e
da
Guido
Aureli
insieme
ad
una
estesa
introduzione
storica
destinata
ad
illuminarne
il
valore
ed
il
significato
,
permette
alla
nostra
curiosità
di
penetrare
un
po
'
più
addentro
nella
scena
politica
italiana
degli
anni
che
cominciano
intorno
all
'
80
e
terminano
intorno
al
'90
.
Dicendo
"
scena
politica
italiana
"
si
ha
forse
l
'
aria
di
rimpiccolire
a
torto
il
teatro
della
politica
vaticana
:
ma
guardando
le
cose
un
po
'
da
vicino
si
vede
che
non
impiccioliamo
niente
,
poiché
mentre
da
un
lato
i
protagonisti
della
politica
vaticana
erano
quasi
tutti
italiani
negli
anni
a
cui
si
riferiscono
questi
documenti
,
dall
'
altro
vedremo
facilmente
che
la
spina
dorsale
della
politica
di
Leone
XIII
e
di
Rampolla
contro
la
quale
si
erige
la
polemica
di
questa
pubblicazione
vindice
della
fama
di
Luigi
Galimberti
,
si
innesta
su
di
un
errore
della
politica
italiana
dopo
il
'70
(
quello
stesso
che
abbiamo
cercato
di
mettere
in
luce
due
settimane
fa
a
proposito
dell
'
Archivio
Crispi
)
che
perciò
la
gonfia
bolla
dell
'
imperialismo
pontificale
si
risolveva
tutta
in
una
fase
negativa
della
nuova
politica
italiana
.
-
Diamo
dunque
un
'
occhiata
assai
rapida
ai
due
campi
,
di
qua
e
di
là
del
Tevere
:
vediamo
un
po
'
che
cosa
valessero
,
in
Curia
Romana
o
in
Consiglio
dei
Ministri
,
i
soliti
nipoti
di
Machiavelli
.
Un
giudizio
demolitore
del
pontificato
di
Leone
XIII
è
da
parecchi
anni
superfluo
.
Lo
hanno
già
dato
,
in
Conclave
,
i
cardinali
chiamati
ad
eleggerne
il
successore
:
e
quel
giudizio
è
stato
irrimediabilmente
confermato
dall
'
opinione
cattolica
degli
anni
successivi
alla
elezione
di
Pio
X
.
Appena
morto
il
Pontefice
tutto
l
'
edificio
fastoso
e
barocco
della
fama
decorativa
di
Leone
XIII
è
sparito
come
per
incanto
.
Pareva
una
solida
costruzione
da
sfidare
i
secoli
,
tanto
che
gli
esaltatori
evocavano
in
suo
onore
le
immagini
più
gloriose
del
Pontificato
romano
-
Innocenzo
III
,
ad
esempio
-
ed
invece
si
rivelò
subito
per
un
castelletto
di
carte
,
o
per
una
nube
effimera
colorita
come
una
chimera
.
L
difficile
evocare
il
ricordo
di
un
'
altra
fama
declinata
con
altrettanta
rapidità
dopo
la
morte
dell
'
uomo
che
ne
godé
da
vivo
:
forse
per
avvicinarsi
al
caso
attuale
,
bisogna
pensare
ad
uno
scrittore
che
sparì
dalla
scena
del
mondo
alt
'
incirca
negli
stessi
anni
:
Emile
Zola
.
Come
si
spiega
questo
giudizio
sommario
che
ha
cancellato
,
in
mezzo
a
tanto
unanime
consenso
,
le
glorificazioni
,
durate
venticinque
anni
,
di
un
papato
che
parve
glorioso
ed
ora
sembra
a
tutti
vano
e
decorativo
?
È
possibile
spiegarlo
pensando
al
pontificato
di
Leone
XIII
come
ad
una
tesi
di
cui
,
ad
onta
di
numerosi
e
caparbi
tentativi
,
non
si
è
saputa
dare
la
dimostrazione
.
La
tesi
di
Leone
XIII
era
un
'
eco
delle
tradizioni
politiche
dello
Stato
romano
,
boriosamente
gonfiate
con
gli
ideali
universalistici
della
Chiesa
medioevale
:
la
mancata
dimostrazione
storica
di
questa
tesi
,
cioè
la
sua
mancata
attuazione
nel
campo
dei
fatti
,
aprì
gli
occhi
alla
massa
dei
cattolici
sulle
condizioni
della
Chiesa
,
non
dico
dopo
il
'70
ma
nel
mondo
moderno
;
poté
insomma
operare
in
molti
quell
'
operazione
di
carattere
a
cui
la
tipica
mentalità
cattolica
ostinatamente
rifiuta
.
Poiché
nella
Curia
di
Roma
vive
ancora
-
e
finché
si
vive
si
spera
-
una
visione
della
storia
moderna
in
cui
sarebbe
difficile
a
dire
se
sia
più
grande
l
'
incomprensione
o
l
'
orgoglio
;
una
visione
per
la
quale
si
concepisce
tutto
il
moto
moderno
che
parte
dalla
Riforma
e
passa
per
la
Rivoluzione
francese
e
per
la
rivendicazione
delle
nazionalità
,
come
una
deviazione
dalla
linea
maestra
del
genere
umano
,
alla
quale
si
dovrà
(
dopo
una
più
o
meno
lunga
cecità
)
ritornare
:
ed
alla
Chiesa
cattolica
si
dà
la
missione
di
aspettare
in
silenzio
,
conservando
il
patrimonio
sacro
dell
'
ortodossia
,
riaffermando
di
continuo
le
proprie
posizioni
fondamentali
senza
mai
rinunziare
a
nulla
,
in
attesa
del
giorno
in
cui
la
restaurazione
sarà
piena
e
completa
,
così
nell
'
ordine
dello
spirito
come
in
quello
del
mondo
.
Quella
certa
aria
di
grandiosità
che
circondò
il
pontificato
di
Leone
XIII
,
e
che
trasse
in
inganno
i
suoi
contemporanei
,
bisogna
ricondurla
a
questa
tradizione
oramai
secolare
,
alimentata
dal
tenace
ed
abile
sforzo
della
Compagnia
di
Gesù
,
ed
in
cui
non
bisogna
certo
vedere
nulla
che
rassomigli
ad
un
'
azione
personale
.
Sul
fondamento
di
,
questa
tradizione
,
si
svolse
la
politica
del
pontefice
.
La
quale
,
se
si
guarda
alla
facciata
,
sembra
vasta
,
multiforme
e
sollecita
di
ogni
bisogno
della
chiesa
:
si
svolge
essa
per
lunga
distesa
delle
questioni
dello
spirito
fino
a
quelle
della
società
ed
alla
diplomazia
.
Infatti
il
pontificato
leonino
sembra
avere
il
suo
fondamento
nella
restaurazione
della
filosofia
tomistica
quasiché
il
papa
volesse
incominciare
dallo
spirito
e
dalla
cultura
la
sua
opera
di
riedificazione
.
Viene
poi
la
preoccupazione
della
pace
religiosa
;
unione
delle
Chiese
orientali
,
liquidazione
del
Culturkampf
.
Indi
la
pace
sociale
interesse
per
le
classi
proletarie
,
fondazione
della
democrazia
cristiana
.
Su
questa
triplice
base
spirituale
sembra
riposare
la
politica
propriamente
detta
di
Leone
XIII
:
quale
base
sembrerebbe
a
prima
vista
più
solida
di
questa
per
quell
'
attività
che
la
Chiesa
,
vivendo
fra
gli
uomini
,
è
costretta
ad
esercitare
fra
gli
uomini
?
E
nessuno
certamente
vorrà
negare
a
quel
papa
una
certa
larghezza
d
'
ingegno
e
di
visione
arricchita
dalla
cultura
umanistica
che
gli
fu
propria
ma
nessuno
altresì
potrà
riconoscergli
la
solidità
dell
'
intelletto
politico
e
la
profonda
serietà
degli
scopi
:
quella
serietà
per
la
quale
l
'
individuo
scompare
,
totalmente
assimilato
ed
assorbito
,
nell
'
opera
della
sua
vita
.
Invece
l
'
immagine
di
Leone
XIII
,
con
la
sua
magnificenza
di
pose
e
di
parole
,
non
soltanto
non
è
scomparsa
nell
'
opera
del
suo
pontificato
,
ma
è
invece
una
delle
pochissime
cose
che
il
suo
pontificato
abbia
lasciato
dietro
di
sé
nel
mondo
.
Il
papa
di
Carpineto
amava
,
come
ogni
buon
italiano
,
la
letteratura
e
i
versi
,
e
riuscì
a
fare
della
propria
vita
un
discreto
componimento
letterario
-
latinamente
rotondo
-
ma
la
vita
,
nella
sua
difficile
ed
ardua
complessità
,
gli
sfuggì
quasi
totalmente
tanto
che
egli
,
nel
.
corso
di
pochi
anni
,
finì
per
mummificarsi
in
un
sogno
impossibile
il
quale
,
se
mettiamo
da
parte
il
valor
letterario
,
si
riduce
a
una
bizza
senile
senza
profondità
e
senza
coscienza
.
Alla
luce
di
questa
bizza
senile
nella
quale
si
rivelò
presto
il
motivo
fondamentale
di
tutta
la
sua
attività
,
noi
possiamo
apprezzare
il
giusto
valore
delle
sue
iniziative
filosofiche
,
spirituali
e
sociali
.
E
questo
valore
è
piccolo
,
perché
quasi
mai
egli
partecipa
intimamente
alle
iniziative
ch
'
egli
stesso
prende
:
in
esse
ha
l
'
aria
di
veder
soltanto
strumenti
di
grandezza
,
élisir
per
il
ritorno
della
vita
gagliarda
nel
vecchio
corpo
della
Chiesa
,
grande
ma
stanco
.
Così
il
neo
-
tomismo
è
ai
suoi
occhi
un
fondamento
granitico
su
cui
combattere
il
pensiero
moderno
insidiante
,
l
'
unione
delle
Chiese
è
la
costituzione
di
un
maggior
impero
per
la
sua
potestà
spirituale
e
la
stessa
democrazia
cristiana
(
forse
il
più
geniale
dei
suoi
disegni
)
vale
più
come
un
'
arma
di
battaglia
che
come
una
rivelazione
morale
e
sentimentale
dell
'
uomo
.
Tutte
queste
grandi
mosse
,
che
potevano
far
pensare
alla
fondazione
di
un
pontificato
nuovo
stile
-
il
pontificato
spirituale
-
misero
capo
invece
in
brevissimo
tempo
ad
un
sogno
ben
piccino
:
il
sogno
della
restaurazione
temporale
.
L
'
universalità
del
cattolicismo
medioevale
si
risolveva
rapidamente
in
un
legittimismo
,
nemmeno
nazionale
.
Orbene
:
il
pontificato
di
Leone
XIII
sembra
muoversi
fra
il
contrasto
di
due
tendenze
,
di
due
volontà
,
di
due
uomini
,
-
Galimberti
e
Rampolla
.
Tale
almeno
è
il
presupposto
del
volume
di
cui
ci
stiamo
occupando
,
gli
autori
del
quale
sembrano
credere
che
,
se
la
politica
del
Galimberti
avesse
potuto
prevalere
,
il
valore
del
pontificato
sarebbe
stato
diverso
.
La
lettura
dei
documenti
contenuti
nel
volume
a
dir
vero
non
autorizza
né
smentisce
questa
opinione
;
poiché
essi
ci
rappresentano
un
Galimberti
che
adottava
,
per
l
'
esecuzione
della
politica
papale
,
strumenti
diversi
,
talora
opposti
,
a
quelli
scelti
dal
Rampolla
:
ma
lasciano
poi
impregiudicata
la
questione
di
sapere
se
il
Galimberti
,
pur
scegliendo
strumenti
diversi
,
avrebbe
poi
saputo
o
potuto
trasformare
la
politica
papale
in
qualche
cosa
di
diverso
da
quel
meschino
tentativo
di
restaurazione
temporale
ch
'
essa
era
in
sostanza
.
Ad
ogni
modo
gli
episodi
del
contrasto
fra
i
due
politici
di
Curia
ci
offrono
il
modo
di
vedere
su
quale
base
effimera
poggiasse
la
politica
del
Vaticano
.
L
'
animo
di
Leone
,
essendosi
determinato
nel
fine
da
raggiungere
,
doveva
ancora
fissarsi
sui
mezzi
più
opportuni
per
ottenerlo
più
speditamente
.
Nell
'
attesa
di
potersi
decidere
,
egli
incominciò
col
voler
rialzare
il
prestigio
della
Chiesa
.
La
questione
del
Culturkampf
era
ancora
aperta
:
egli
si
propose
di
chiuderla
,
instaurando
la
pace
religiosa
in
Germania
;
si
proponeva
insieme
,
e
attraverso
i
necessari
contatti
col
Cancelliere
tedesco
,
di
saggiare
le
sue
disposizioni
di
spirito
riguardo
alla
questione
romana
.
Era
opportuno
l
'
intervento
diretto
della
Curia
nella
battaglia
che
Windthorst
andava
conducendo
da
tanti
anni
con
indomita
energia
?
È
difficile
esprimere
su
questo
punto
un
'
opinione
recisa
;
ma
i
dubbi
che
possono
sorgere
intorno
a
ciò
sono
piuttosto
rinforzati
che
dissipati
dagli
AA
.
,
che
pure
hanno
tanto
a
cuore
la
fama
del
Galimberti
:
il
quale
fu
lo
strumento
efficace
degli
accordi
che
si
stabilirono
fra
il
Papa
e
Bismarck
.
Questi
,
infatti
,
al
tempo
dell
'
elezione
di
Leone
XIII
,
era
piuttosto
stanco
ed
annoiato
della
lotta
da
lui
suscitata
,
e
cercava
più
che
altro
il
modo
di
ritirarsene
senza
che
fosse
avvertita
questa
sua
ritirata
.
Windthorst
,
che
teneva
il
campo
senza
paura
,
lo
avrebbe
probabilmente
costretto
a
svelare
le
proprie
intenzioni
.
Ma
venne
l
'
intervento
del
Papa
;
ed
ecco
aprirsi
un
nuovo
gioco
diplomatico
che
doveva
fornire
a
Bismarck
il
terreno
propizio
per
mascherare
il
proprio
insuccesso
,
e
per
sfruttare
le
velleità
papali
a
profitto
di
altre
necessità
della
politica
tedesca
.
Il
Papa
,
in
sostanza
,
veniva
col
suo
intervento
a
pregiudicare
le
condizioni
della
Chiesa
in
Germania
,
a
beneficio
di
una
ipotetica
risoluzione
della
questione
romana
;
e
Galimberti
,
in
questo
episodio
,
ci
appare
dalla
sua
.
Ora
,
proprio
in
questa
liquidazione
del
Culturkampf
,
iniziata
per
volontà
del
papa
ed
effettuata
dal
Galimberti
con
l
'
aiuto
dello
Schlozer
e
del
Kopp
,
si
gettavano
le
basi
del
colossale
insuccesso
della
politica
vaticana
in
quel
periodo
.
Per
persuadersi
di
ciò
bisogna
seguire
in
tutte
le
sue
fasi
la
prima
missione
del
Galimberti
a
Berlino
.
Le
istruzioni
pontificie
ch
'
egli
aveva
ricevuto
gli
facevano
obbligo
"
di
scandagliare
destramente
l
'
animo
del
Cancelliere
:
"
su
la
opportunità
e
i
vantaggi
di
una
rappresentanza
pontificia
in
Berlino
;
"
su
l
'
opinione
che
il
Principe
nutriva
verso
l
'
Italia
,
e
se
disposto
,
e
quando
e
come
,
a
ristabilire
il
Pontefice
nei
suoi
temporali
diritti
;
"
su
la
parte
che
all
'
azione
del
Papa
avrebbe
potuto
esser
riservata
nelle
vertenze
europee
;
"
su
la
possibilità
che
un
'
azione
di
tal
natura
fosse
invocata
in
ordine
all
'
Alsazia
-
Lorena
"
.
(
p
.
113
)
.
Di
qui
si
vede
che
,
chi
si
recava
a
negoziare
a
Berlino
la
pace
religiosa
teneva
in
pectore
la
questione
romana
;
e
si
trovava
quindi
in
condizione
psicologica
tale
da
poter
essere
indotto
a
stabilire
una
compensazione
fra
gli
svantaggi
che
potevano
incontrare
in
un
campo
e
gli
ipotetici
vantaggi
che
si
potevano
sperare
nell
'
altro
.
Così
Windthorst
fu
piegato
;
il
calore
spirituale
che
animava
l
'
opposizione
tedesca
allo
stato
prussiano
e
protestante
fu
intiepidito
dalla
diplomazia
romana
,
che
aveva
sulle
rive
della
Sprea
uno
dei
suoi
migliori
rappresentanti
nel
Galimberti
.
E
che
cosa
portò
questi
a
Roma
,
in
cambio
,
dal
Cancelliere
tedesco
?
Il
Galimberti
stesso
s
'
incarica
di
dircelo
.
"
Il
principe
portò
il
suo
discorso
sul
dono
da
farsi
al
Papa
per
il
Giubileo
sacerdotale
:
se
convenisse
donare
un
busto
dell
'
Imperatore
,
un
triregno
o
una
mitria
.
E
dal
discorso
del
Giubileo
,
passando
a
più
notevole
materia
venimmo
a
parlare
della
triplice
alleanza
.
Il
cancelliere
illustrò
il
suo
oggetto
:
essere
la
"
difesa
contro
attacchi
esterni
"
e
lasciar
quindi
libera
internamente
la
questione
romana
.
Disse
che
soltanto
il
pensiero
al
Papa
lo
aveva
tenuto
in
sospeso
se
stipularla
o
no
.
Se
l
'
Italia
desse
Roma
al
Papa
,
niuno
sarebbe
stato
più
felice
del
Cancelliere
:
perché
,
cessato
il
dissidio
tra
il
Papato
e
l
'
Italia
,
questa
sarebbe
stata
più
forte
.
Se
poi
egli
vedesse
il
prevalere
delle
"
idee
repubblicane
"
e
l
'
Italia
piegare
verso
la
Repubblica
e
perciò
verso
la
Francia
egli
non
esiterebbe
a
favorire
il
ritorno
del
dominio
temporale
del
Papa
;
non
solo
,
ma
anche
degli
antichi
sovrani
spodestati
.
"
Alle
mie
osservazioni
sulla
situazione
anormale
del
Papato
,
alle
dimostrazioni
che
cagionerebbero
al
Papato
le
scissure
,
ai
principi
opposti
dello
Stato
e
Chiesa
e
quindi
alle
inevitabili
collisioni
che
avrebbero
potuto
inevitabilmente
verificarsi
,
il
Principe
di
Bismarck
rispose
:
"
comprendo
che
senza
territorio
non
v
'
ha
indipendenza
,
non
v
'
ha
sovranità
reale
.
Ma
chaque
jour
a
son
travail
"
(
pag
.
134
)
.
Era
molto
?
era
poco
?
Doveva
passare
qualche
anno
prima
che
i
politici
di
Curia
riuscissero
a
rispondere
a
queste
domande
.
Ma
quando
poterono
rispondere
dovettero
riconoscere
che
Bismarck
nell
'
88
ebbe
un
accenno
a
riprendere
il
giuoco
dell
'
82
,
quando
,
esaurite
le
buone
ragioni
che
dovevano
indurre
l
'
Italia
ad
aderire
alla
Triplice
,
e
vedendo
che
quasi
non
bastava
la
stessa
occupazione
di
Tunisi
a
dissipare
la
francofilia
congenita
della
monarchia
italiana
,
pensò
di
ricorrere
alle
minaccie
,
e
sollevò
lo
spauracchio
della
questione
romana
.
L
'
Italia
che
non
aveva
compreso
le
ragioni
serie
,
capì
il
pericolo
e
andò
a
Vienna
.
Orbene
;
negli
anni
che
seguirono
l
'
adesione
dell
'
Italia
alla
Triplice
il
problema
dell
'
equilibrio
europeo
occupò
sempre
più
la
mente
oli
Bismarck
,
come
si
vede
chiaramente
dai
suoi
Ricordi
:
si
trattava
perciò
oli
dare
alla
sua
creazione
solidità
e
vitalità
.
Nell
'
87
,
prima
della
politica
di
Crispi
e
dopo
la
chicane
di
Robilant
,
l
'
Italia
era
ancora
nella
Triplice
un
elemento
incerto
:
bisognava
consolidarlo
.
La
chiusura
del
Culfurkampf
,
offrì
a
Bismarck
l
'
occasione
di
lusingare
al
tempo
stesso
le
velleità
papali
,
ottenendone
in
cambio
patti
migliori
,
e
di
ridar
vita
al
fantasma
della
questione
romana
:
ottimo
motivo
di
riflessione
per
gli
uomini
politici
del
Quirinale
.
Poco
dopo
infatti
Crispi
si
precipitava
a
Friedrichsruh
:
seguiva
a
breve
scadenza
la
rottura
dei
trattati
di
commercio
con
la
Francia
,
e
l
'
Italia
era
condotta
a
prendere
il
suo
posto
attivo
nell
'
alleanza
.
In
Vaticano
,
non
troppo
più
tardi
doveva
avvenire
il
contrario
.
Disilluso
amaramente
il
vecchio
Papa
con
la
visita
di
Guglielmo
II
,
che
si
risolse
in
un
oltraggio
alla
sua
dignità
-
un
oltraggio
che
gli
A
A
.
del
volume
non
esitano
a
paragonare
allo
schiaffo
di
Nogaret
a
Bonifazio
VIII
-
la
politica
vaticana
si
gettò
in
braccio
alla
Francia
,
dalla
quale
soltanto
si
aspettò
oramai
la
realizzazione
dei
suoi
sogni
temporalistici
.
Cominciò
allora
il
periodo
della
grande
tensione
fra
l
'
Italia
e
il
Vaticano
.
In
questo
modo
Bismarck
era
giunto
a
creare
una
vera
e
propria
"
questione
romana
"
nel
seno
dello
stato
italiano
:
una
questione
che
,
per
il
propendere
del
Vaticano
verso
la
Francia
,
faceva
necessariamente
dell
'
Italia
una
alleata
sicura
e
fedele
della
politica
tedesca
.
Bisogna
riconoscere
che
,
nell
'
un
campo
come
nell
'
altro
,
i
"
nipoti
di
Machiavelli
"
non
ci
fanno
una
troppo
bella
figura
.
Ma
chi
fa
la
figura
peggiore
è
certamente
il
Vaticano
,
il
cui
gioco
politico
è
evidentemente
inconsapevole
delle
condizioni
che
lo
rendono
possibile
:
nasce
cioè
da
un
'
errore
dell
'
Italia
ed
ha
invece
l
'
aria
di
riposare
su
solide
basi
autonome
e
di
muovere
alla
conquista
del
mondo
.
Basta
ricondursi
una
diecina
d
'
anni
indietro
dal
tempo
di
questi
avvenimenti
per
vedere
che
,
se
la
politica
italiana
si
fosse
svolta
logicamente
a
suo
tempo
secondo
la
linea
dei
veri
interessi
nazionali
,
tutto
questo
divertimento
politico
di
Leone
XIII
sarebbe
divenuto
impossibile
.
Bisogna
cioè
retrocedere
fino
alla
vigilia
del
Congresso
di
Berlino
,
quando
la
Germania
ci
offriva
l
'
Albania
in
cambio
della
Bosnia
,
e
l
'
alleanza
difensiva
contro
la
Francia
che
avrebbe
reso
impossibile
Tunisi
:
ed
allora
si
intende
come
un
'
adesione
tempestiva
all
'
amicizia
tedesca
avrebbe
non
soltanto
allontanato
da
noi
quei
danni
e
quelle
minacce
la
cui
eliminazione
diventò
poi
la
mèta
faticosa
della
politica
italiana
,
ma
ci
avrebbe
persuaso
per
tempo
che
lo
Stato
italiano
non
aveva
oramai
più
nulla
a
temere
dal
Vaticano
,
la
cui
ostilità
efficace
si
era
esaurita
nel
lungo
sforzo
secolare
contro
l
'
unità
italiana
:
che
anzi
lo
Stato
italiano
era
chiamato
a
succedere
ad
altri
stati
nell
'
esercizio
di
un
'
influenza
preponderante
sulla
politica
della
Santa
Sede
.
La
questione
romana
non
avrebbe
potuto
essere
galvanizzata
nemmeno
per
burla
se
ciò
non
fosse
stato
consono
in
qualche
modo
ai
disegni
di
Bismarck
:
e
spettava
all
'
Italia
di
fare
in
modo
che
tale
consonanza
non
ci
fosse
;
tanto
più
che
poteva
farlo
riconoscendo
e
servendo
i
suoi
reali
interessi
politici
.
Gli
uomini
di
Stato
italiani
,
invece
,
alla
visione
di
quegli
interessi
furono
ciechi
:
e
ci
volle
la
paura
per
aprir
loro
gli
occhi
,
e
per
spingere
la
Dinastia
trepidante
sulla
via
di
Vienna
.
Credevano
un
po
'
tutti
-
come
chi
poco
ragiona
e
poco
intende
-
alle
fantasime
dell
'
immaginazione
impressionata
;
credevano
così
,
più
che
alla
voce
dell
'
interesse
nazionale
,
allo
spettro
della
questione
romana
:
e
ci
volevano
il
conclave
di
Pio
X
e
il
cervello
prosaico
di
Giolitti
per
lasciar
dissipare
certe
paure
,
e
per
mostrare
la
funzione
che
poteva
avere
l
'
Italia
nella
vita
stessa
del
Vaticano
!
CRISPOLTO
CRISPOLTI
e
GUIDO
AURELI
..
-
La
politica
di
Leone
XIII
da
Luigi
Galimberti
a
Mariano
Rampolla
,
su
documenti
inediti
.
Roma
,
Bontempelli
e
Invernizzi
.
1912
.
Un
vol
.
di
pag
.
586
,
L
.
15
.
-
-
Alcuni
dei
documenti
pubblicati
nel
volume
hanno
una
reale
importanza
.
Si
legge
con
molto
profitto
l
'
introduzione
storica
,
scritta
da
chi
possiede
una
vera
conoscenza
dell
'
ambiente
vaticano
,
ed
un
buon
colpo
d
'
occhio
sulla
politica
europea
degli
ultimi
cinquant
'
anni
.