StampaPeriodica ,
Si
suol
ripetere
che
la
storiografia
moderna
ha
discacciato
dalla
storia
i
giudizii
morali
;
e
la
cosa
,
enunciata
a
questo
modo
,
o
così
semplicisticamente
intesa
,
non
regge
né
in
diritto
né
in
fatto
.
Se
la
moralità
è
una
delle
forme
necessarie
dello
spirito
umano
,
come
mai
la
storia
potrebbe
intendere
le
cose
umane
senza
insieme
giudicare
della
moralità
degli
atti
?
La
pretesa
sarebbe
assurda
.
E
che
sia
assurda
si
vede
non
solo
dal
nostro
continuo
giudicare
la
moralità
degli
altri
(
di
che
si
potrebbe
,
in
certa
misura
e
per
carità
cristiana
,
far
anche
di
meno
)
,
ma
(
e
di
questo
non
si
può
far
di
meno
)
dal
continuo
giudicare
sotto
l
'
aspetto
morale
noi
stessi
,
in
quel
che
abbiamo
voluto
ed
operato
,
per
conoscere
,
confortare
,
rimproverare
,
raddrizzare
la
nostra
azione
.
Non
sono
codesti
"
pezzi
di
storia
"
,
che
costruiamo
a
ogni
istante
,
pezzi
di
storia
compresi
e
giudicati
in
tutti
i
loro
aspetti
,
e
non
meno
energicamente
nell
'
aspetto
morale
?
Sono
stati
scritti
perfino
libri
per
narrare
sé
stessi
,
moralmente
giudicandosi
,
come
le
Confessioni
di
Sant
'
Agostino
o
il
Secretum
del
Petrarca
.
Ma
queste
tante
narrazioni
storiche
,
rischiarate
dal
giudizio
morale
,
che
noi
facciamo
di
noi
stessi
e
degli
uomini
coi
quali
collaboriamo
o
combattiamo
,
sebbene
siano
storia
non
meno
reale
e
perfetta
,
e
non
meno
per
noi
importante
,
di
qualunque
gran
volume
di
storia
,
appartengono
di
solito
a
quelle
parti
della
storia
,
che
vengono
più
rapidamente
dimenticate
:
vita
quotidiana
sorpassata
da
vita
quotidiana
,
vita
individuale
sostituita
da
nuova
vita
individuale
.
Quel
che
si
chiama
storia
in
senso
specifico
ed
eminente
si
volge
invece
,
soprattutto
,
a
ciò
che
,
sebbene
anche
transeunte
,
è
più
duraturo
nell
'
interesse
e
nella
memoria
:
ai
sistemi
di
pensiero
,
alle
opere
dell
'
arte
,
ai
,
costumi
,
istituti
e
indirizzi
pratici
,
che
il
genere
umano
è
venuto
producendo
,
e
che
viene
sempre
cangiando
ma
in
relazione
al
già
prodotto
,
con
logica
coerenza
:
nelle
quali
contemplazioni
e
meditazioni
i
meriti
e
i
demeriti
,
le
glorie
e
le
miserie
individuali
sono
gettati
nello
sfondo
,
non
perché
si
neghi
loro
realtà
ed
efficacia
,
ma
perché
non
è
quello
il
punto
che
veramente
ora
importa
e
che
costituisce
problema
.
La
storiografia
moderna
,
in
apparenza
,
rigetta
il
giudizio
morale
,
ma
in
realtà
non
fa
altro
che
diventare
più
seriamente
e
altamente
storiografia
,
più
rispondente
ai
grandi
interessi
generali
della
società
umana
.
I
vecchi
storici
,
che
aspiravano
ad
imitare
il
giudice
delle
anime
all
'
entrata
dell
'
Inferno
o
Il
Padre
eterno
del
giudizio
universale
,
e
minacciavano
ai
colpevoli
"
il
giudizio
della
storia
"
,
ci
sembrano
ora
piuttosto
poeti
(
quando
non
erano
retori
)
che
storici
:
e
non
Tacito
,
ma
Polibio
è
,
per
noi
moderni
,
il
veramente
grande
tra
gli
storici
antichi
.
E
c
'
è
poi
un
'
altra
ragione
,
che
consiglia
quella
relativa
astensione
dai
giudizii
morali
nella
storia
:
una
ragione
che
si
congiunge
con
la
precedente
.
Appunto
perché
tanta
parte
delle
agitazioni
delle
coscienze
individuali
è
cosa
che
importa
al
solo
individuo
che
vive
ed
opera
,
ed
è
rapidamente
dimenticata
dagli
altri
o
dall
'
individuo
medesimo
,
accade
che
per
giudicare
della
moralità
dei
personaggi
storici
manchino
,
o
siano
insufficienti
,
i
documenti
,
ì
documenti
intimi
,
che
sono
quelli
che
ci
vorrebbero
.
E
quando
io
leggo
le
conclusioni
recise
degli
storici
che
condannano
il
tale
e
tal
altro
personaggio
sia
nel
complesso
della
sua
vita
sia
in
determinati
avvenimenti
,
quasi
sempre
scuoto
la
testa
,
e
dico
tra
me
:
-
Ma
bisognerebbe
per
lo
meno
ascoltare
l
'
accusato
!
Come
?
la
società
non
condanna
nessun
ladro
o
assassino
,
sia
pure
còlto
in
flagrante
,
senza
averne
ascoltate
le
difese
e
le
controdifese
e
le
aggiunte
difese
;
e
gli
storici
su
pochi
frammenti
scritti
e
su
molte
dicerie
si
permettono
di
condannare
gli
uomini
,
e
i
grandi
uomini
,
sol
perché
sono
passati
alla
storia
?
-
E
quando
poi
leggo
certe
glorificazioni
morali
celebrate
dagli
storici
,
mi
torna
assai
spesso
in
mente
un
quadro
di
Eustachio
Lesueur
,
che
vidi
più
di
venti
anni
fa
al
Louvre
,
dove
è
rappresentata
la
scena
di
quel
dottore
morto
in
fama
di
santità
,
che
in
chiesa
,
dove
ne
è
stato
trasportato
il
cadavere
,
tra
la
buona
gente
pregante
e
osannante
,
si
rizza
col
petto
sul
catafalco
,
tendendo
le
mani
e
supplicando
:
-
Cessate
le
preghiere
!
Io
sono
dannato
.
Nondimeno
,
si
dirà
,
l
'
uomo
ha
bisogno
di
certi
simboli
del
bene
e
del
male
,
di
Catone
virtuoso
,
di
Catilina
infame
,
di
Armodio
vendicatore
di
libertà
;
ha
bisogno
degli
eroi
di
Plutarco
e
dei
santi
della
Leggenda
aurea
.
Questo
è
un
altro
conto
.
Stiamo
creando
tante
figure
simboliche
nelle
commozioni
della
presente
guerra
europea
,
che
non
mi
può
venire
in
mente
di
negare
né
il
bisogno
,
né
il
fatto
,
né
la
necessità
e
razionalità
del
bisogno
e
del
fatto
.
Ma
io
parlavo
di
storia
e
di
verità
.