StampaPeriodica ,
Le
vicissitudini
delle
idee
e
dei
sistemi
dell
'
uomo
mi
toccano
più
tragicamente
che
le
vicissitudini
della
vita
reale
.
HÖLDERLIN
.
Nella
Voce
di
quest
'
anno
ho
molto
ghiottamente
gustato
un
pensiero
buttato
là
senza
pretesa
in
un
annunzio
bibliografico
e
che
già
sapevo
giustissimo
e
importante
anche
per
mia
esperienza
intellettuale
.
Lo
riproduco
qui
con
piacere
:
"
La
storia
delle
scienze
meglio
di
ogni
altra
disciplina
può
inspirare
allo
scienziato
il
senso
di
ciò
che
sia
in
realtà
la
sua
attività
.
Dalla
storia
della
scienza
,
difatti
,
sono
partite
le
analisi
più
illuminatrici
sulla
realtà
della
scienza
negli
ultimi
anni
:
basti
fare
i
nomi
del
Mach
,
del
Milhaud
,
del
Tannéry
,
del
Poincaré
,
del
Duhem
.
Non
v
'
è
nessuna
miglior
via
di
capire
una
cosa
del
rifarla
storicamente
,
e
non
so
se
si
sia
ancora
pensato
ad
applicare
questa
concezione
all
'
insegnamento
della
scienza
anche
nelle
scuole
secondarie
.
Per
conto
nostro
più
degli
esperimenti
ecc
.
credo
che
gioverebbe
insegnare
ai
giovani
(
ed
avrebbe
maggiore
attrattiva
)
come
l
'
uomo
sia
arrivato
a
costruire
la
fisica
moderna
,
partendo
dai
dati
empirici
e
dalle
prime
concezioni
degli
antichi
"
.
Detto
in
parte
già
da
altri
,
è
ridetto
lucidamente
che
non
si
poteva
meglio
.
Contrappesa
e
con
la
sua
giustezza
compensa
alcuna
di
quelle
iniquità
di
pensieri
,
parole
,
opere
,
omissioni
in
cui
La
Voce
1914
potesse
per
avventura
essere
incorsa
,
in
cui
anzi
per
disavventura
è
incorsa
-
almeno
io
penso
-
come
quando
,
per
esempio
(
e
scusate
se
cambio
discorso
)
ha
stampato
che
bisogna
superando
Leibniz
conchiudere
che
anche
i
sassi
sono
animati
,
pensano
.
Io
che
dalla
riva
d
'
un
gran
fiume
li
vedo
ogni
dì
che
si
lasciano
stupidamente
voltolare
dalla
forza
della
corrente
,
a
cotesto
Gassendiano
superamento
di
Leibniz
non
arrivo
:
non
mi
risolvo
a
lasciarmi
voltolare
dall
'
ilozoismo
fino
a
somiglianti
almanaccature
.
Anzi
mi
prende
la
tentazione
di
esplorare
storicamente
(
secondo
il
pensiero
sopra
lodato
e
per
quanto
consentono
lo
spazio
d
'
una
pagina
e
la
faticosa
coltura
di
provincia
)
la
persuasione
,
così
antica
e
diffusa
tra
gli
uomini
,
che
il
pensiero
sia
fattura
della
testa
,
anzi
del
suo
contenuto
:
il
cervello
.
È
una
persuasione
antichissima
,
anteriore
a
qualunque
peste
di
positivismo
o
di
scienze
anatomiche
o
freniatriche
,
quando
gli
uomini
sapevano
che
il
cervello
esiste
semplicemente
per
averlo
fatto
schizzar
fuori
dalla
scatola
cranica
di
animali
della
loro
specie
con
un
buon
colpo
di
clava
,
in
guerra
.
Vedete
,
signori
pacifisti
,
che
belle
cognizioni
ci
ha
procurate
nostra
madre
la
guerra
.
È
ben
lei
che
ci
ha
insegnata
la
pratica
della
vivisezione
,
come
la
chiocciola
ha
insegnato
all
'
astronomo
e
all
'
architetto
il
concetto
del
cannocchiale
e
delle
scale
.
E
potrebb
'
essere
che
la
guerra
abbia
per
lo
meno
contribuito
a
ribadire
la
suddetta
persuasione
,
facendo
come
essa
sola
può
fare
della
psichiatria
sperimentale
alla
grande
,
direttamente
sull
'
uomo
:
moltiplicando
,
cioè
,
le
occasioni
a
quei
casi
di
alterazione
mentale
prodotta
da
percosse
sul
capo
,
i
quali
,
anche
per
esperienza
personale
di
Bismarck
e
per
dirla
con
parole
di
lui
,
dimostrano
come
"
il
pensiero
dell
'
uomo
dipenda
pure
dal
suo
cervello
corporale
"
.
Battendo
violentemente
la
testa
in
una
caduta
da
cavallo
,
Bismarck
perdette
la
conoscenza
e
quando
si
riscosse
la
ricuperò
solo
a
mezzo
.
"
Che
è
quanto
dire
-
egli
racconta
-
una
parte
del
mio
potere
pensante
era
al
tutto
buona
e
chiara
,
l
'
altra
metà
se
n
'
era
ita
.
Io
cercai
il
mio
cavallo
e
trovai
che
la
sella
era
spezzata
.
Allora
chiamai
il
palafreniere
,
mi
feci
dare
il
suo
cavallo
e
cavalcai
verso
casa
.
Quando
i
cani
mi
abbaiarono
all
'
incontro
per
salutarmi
,
io
li
ritenni
cani
forestieri
,
mi
adirai
e
gridai
contro
essi
.
Poi
io
dissi
che
il
palafreniere
era
caduto
da
cavallo
e
che
bisognava
andarlo
a
prendere
con
una
barella
;
e
fui
molto
stizzito
quando
,
a
un
cenno
di
mio
fratello
,
nessuno
si
mosse
.
Si
voleva
dunque
lasciar
giacere
quel
pover
uomo
in
mezzo
alla
strada
?
Io
non
sapevo
che
io
era
io
e
insieme
il
palafreniere
.
Allora
andai
a
letto
e
,
com
'
ebbi
dormito
,
il
mattino
appresso
stavo
bene
.
Fu
uno
strano
caso
....
der
zeigt
wie
das
Denken
des
Menschen
doch
von
seinem
körperlichen
Gehirn
abhängt
"
.
Ora
io
dicevo
che
solo
la
guerra
può
concedersi
il
lusso
da
gran
signora
di
moltiplicare
all
'
infinito
direttamente
su
la
testa
dell
'
homo
sapiens
tali
esperimenti
ed
argomenti
così
efficaci
a
dimostrare
la
sede
cerebrale
del
pensiero
,
mentre
lo
psichiatra
deve
tenersi
pago
d
'
eseguirli
sui
conigli
:
e
,
anche
su
questi
,
non
senza
aspro
e
iroso
contendere
di
quei
pacifisti
ad
oltranza
che
compongono
le
società
protettrici
degli
animali
.
In
ogni
modo
nelle
Lezioni
di
patologia
sperimentale
dello
Stricker
trovo
quanto
segue
.
Egli
,
dopo
avere
enunciato
che
la
sede
della
coscienza
vien
riposta
nel
cervello
e
più
precisamente
nella
corteccia
del
cervello
medesimo
,
dice
che
in
tutti
i
tempi
fino
ad
oggi
s
'
è
ammesso
che
noi
dobbiamo
la
cognizione
di
questo
fatto
all
'
indagine
sperimentale
,
ma
ciò
non
sembra
ancora
provato
.
In
vero
-
dice
lo
Stricker
-
egli
è
di
fatto
che
a
conoscere
il
cervello
noi
siamo
giunti
col
mezzo
d
'
indagini
,
ma
che
anche
alla
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
ha
sede
nel
cervello
,
si
sia
giunti
collo
stesso
mezzo
,
ciò
,
dico
,
non
è
ancora
provato
,
ed
è
quindi
permesso
di
dubitarne
.
Un
motivo
fondato
che
ci
fa
dubitare
di
ciò
,
ce
lo
fornisce
la
storia
;
la
quale
ci
dice
,
che
la
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
risiede
nel
cervello
,
è
di
data
anteriore
a
tutte
le
letterature
trasmesseci
.
Di
ciò
fa
fede
il
mito
pagano
,
stando
al
quale
,
Minerva
sarebbe
saltata
fuori
dalla
testa
di
Giove
.
-
In
ultimo
,
lo
Stricker
formula
il
suo
pensiero
così
:
Non
c
'
è
nozione
,
quale
essa
sia
,
che
valga
a
togliermi
la
nozione
che
la
mia
coscienza
ha
sede
nel
cervello
.
Il
luogo
e
il
tempo
in
cui
si
forma
ogni
idea
,
sono
indissolubilmente
congiunti
coll
'
idea
medesima
.
Allo
stesso
modo
che
è
una
qualità
inerente
all
'
acqua
cadente
in
gocce
d
'
apparirci
umida
,
così
è
un
carattere
essenziale
d
'
ogni
nozione
l
'
essere
questa
unita
indissolubilmente
all
'
idea
del
tempo
e
del
luogo
in
cui
si
apprese
tale
nozione
.
Quindi
col
primo
manifestarsi
della
coscienza
,
ognuno
deve
avere
anche
appreso
il
luogo
dove
questa
risiede
.
Perciò
la
nozione
della
coscienza
medesima
può
essere
nata
in
noi
indipendentemente
da
ogni
nozione
indiretta
,
da
ogni
tradizione
.
Lo
Stricker
per
altro
sembra
non
tener
conto
che
almeno
nell
'
antichità
ellenica
fu
popolare
l
'
idea
(
emergente
anche
dai
poemi
omerici
)
che
fa
del
cuore
e
dei
centri
frenici
o
diaframmatici
la
sede
dello
spirito
:
idea
che
si
fa
dottrina
in
Aristotile
e
diventa
lungo
errore
millenario
dopo
di
lui
.
Ed
è
curioso
notare
che
Emanuel
Kant
si
era
espresso
più
naturalisticamente
di
questo
patologo
del
secolo
XIX
.
"
Si
hanno
esempi
-
aveva
scritto
Kant
-
di
lesioni
con
perdita
di
buona
parte
del
cervello
senza
che
l
'
uomo
abbia
perduta
la
vita
e
il
pensiero
....
L
'
opinione
dominante
che
assegna
all
'
anima
un
posto
nel
cervello
parrebbe
tenere
la
sua
origine
sopratutto
da
questo
,
che
durante
una
forte
applicazione
dello
spirito
i
nervi
del
cervello
sono
tesi
.
Ma
se
fosse
giusto
questo
metodo
di
ragionare
,
esso
proverebbe
che
l
'
anima
occupa
anche
altre
località
.
Nell
'
ansietà
o
nella
gioia
,
la
sensazione
sembra
aver
sede
nel
cuore
.
Molte
passioni
,
la
più
parte
anzi
,
manifestano
il
principale
effetto
al
diaframma
.
La
compassione
muove
le
viscere
ecc
.
"
.
Insomma
se
i
più
degli
uomini
credono
di
sentire
il
pensiero
nella
testa
(
das
Denken
im
Kopfe
)
,
ciò
avviene
,
secondo
Kant
,
per
un
semplice
vizio
di
surrezione
che
consiste
nel
giudicare
che
la
causa
della
sensazione
sia
proprio
là
dove
essa
è
avvertita
.
Del
resto
il
pensiero
di
Kant
è
,
o
pare
,
un
po
'
incerto
e
contradditorio
e
accomodante
:
scrive
sui
disordini
della
conoscenza
intitolandoli
malattie
del
capo
e
dichiara
poi
che
la
loro
radice
è
nel
corpo
e
può
risiedere
piuttosto
nell
'
apparato
digestivo
che
nel
cervello
;
rigetta
a
priori
l
'
esistenza
di
una
sede
dell
'
anima
nello
spazio
ma
ammette
che
si
discuta
della
presenza
virtuale
,
non
locale
,
dell
'
anima
;
e
,
benché
non
trovi
assurdo
che
essa
tutta
intera
abbia
sede
nel
corpo
tutt
'
intero
.
dice
poi
che
ha
residenza
nel
cervello
in
un
posto
di
piccolezza
indescrivibile
,
come
il
ragno
al
centro
della
sua
tela
.
Vero
o
non
vero
,
chiaro
od
oscuro
che
ciò
abbia
ad
essere
,
questo
pare
certo
che
da
Alcmeone
di
Crotone
contemporaneo
di
Pitagora
che
fu
un
de
'
primi
fra
gli
Elleni
(
o
fra
quelli
che
si
ricordano
)
a
localizzare
nel
cervello
la
percezione
delle
sensazioni
e
il
pensiero
e
da
Ippocrate
che
lasciò
scritto
:
"
se
l
'
encefalo
è
irritato
seguono
molti
disturbi
....
l
'
intelligenza
si
turba
e
il
paziente
va
e
viene
pensando
e
credendo
cose
diverse
dalla
realtà
e
portando
il
carattere
della
malattia
in
sorrisi
beffardi
e
visioni
strane
"
,
venendo
giù
fino
a
Voltaire
il
quale
a
mezzo
il
secolo
decimottavo
parlava
come
un
positivista
odierno
:
"
Un
fou
est
un
malade
dont
le
cerveau
pâtit
,
comme
le
goutteux
est
un
malade
qui
souffre
aux
pieds
et
aux
mains
"
con
quel
che
segue
-
dalla
volpe
di
Fedro
che
esclama
"
o
quanta
species
cerebrum
non
habet
"
venendo
fino
al
Farinello
del
Sacchetti
che
dopo
quelle
sette
volte
sette
"
ne
venne
quasi
dicervellato
"
-
da
Schopenhauer
il
quale
nelle
"
Memorabilien
"
scrive
al
solito
suo
modo
incantevole
:
"
I
racconti
delle
fate
e
le
favole
non
han
cosa
altrettanto
incredibile
....
nella
parte
superiore
chiamata
la
testa
e
che
vista
di
fuori
pare
un
oggetto
come
tutti
gli
altri
io
trovai
che
cosa
?
il
mondo
stesso
con
l
'
immensità
dello
spazio
e
l
'
immensità
del
tempo
....
ecco
quel
che
trovai
in
quest
'
oggetto
grande
come
un
grosso
frutto
e
che
il
boia
può
far
cadere
d
'
un
colpo
in
modo
da
precipitar
nella
notte
anche
il
mondo
che
ci
è
chiuso
dentro
"
,
venendo
fino
a
Bergson
il
quale
ammette
che
"
la
conscience
est
incontestablement
accrochée
à
un
cerveau
"
-
e
(
risalendo
di
nuovo
negli
anni
)
da
Democrito
che
lasciò
scritto
:
"
il
cervello
sorveglia
come
una
sentinella
l
'
estremità
superiore
o
cittadella
del
corpo
affidato
alla
sua
custodia
protettrice
....
il
cervello
guardiano
dell
'
intelligenza
"
,
a
Platone
che
pone
nell
'
encefalo
l
'
anima
pensante
,
venendo
fino
a
Kant
il
quale
concede
che
una
parte
del
cervello
come
sensorium
dell
'
anima
accompagni
con
le
sue
vibrazioni
le
immagini
e
le
rappresentazioni
dell
'
anima
pensante
-
da
Lattanzio
che
ribattezza
il
cervello
abitazione
della
mens
con
la
imagine
stessa
di
Democrito
in
cerebro
tamquam
in
arce
habitare
,
a
Gassendi
il
quale
(
sebbene
non
neghi
un
barlume
di
conoscenza
alle
pietre
,
come
la
Voce
del
28
aprile
)
rivendica
al
cervello
anche
la
virtù
immaginativa
contesagli
dai
Peripatetici
-
la
tradizione
che
lega
le
sorti
della
psiche
al
cervello
(
non
ostante
il
sillogismo
di
Aristotile
in
favore
del
cuore
)
non
si
è
forse
mai
oscurata
del
tutto
tra
gli
uomini
pur
nelle
ore
più
buie
della
loro
storia
.
Alla
fase
scientifica
spettano
i
tentativi
di
più
precise
localizzazioni
.
Dopo
lungo
errare
di
fantasie
localizzatrici
dalla
glandola
pineale
alla
sierosità
dei
ventricoli
,
sul
principio
del
secolo
XIX
in
seguito
ai
lavori
di
Gall
e
Spurzheim
si
cominciò
ad
asserire
alla
corteccia
del
cervello
(
fino
allora
avuta
in
conto
di
un
organo
secretorio
)
la
parte
nobile
di
sostenitrice
della
vita
psichica
.
Questo
principio
di
secolo
XX
(
ed
ultimo
?
)
le
mantiene
il
grande
attributo
.
Ma
con
quanto
tremore
oscillatorio
e
sussultorio
di
persuasioni
!
Voglia
il
fine
lettore
fare
l
'
analisi
filologica
dei
seguenti
passi
di
autori
contemporanei
che
gli
sottopongo
.
TANZI
e
LUGARO
,
1914
:
"....resta
fissato
una
volta
per
sempre
che
i
processi
psichici
hanno
sede
nella
corteccia
del
cervello
"
.
LUGARO
,
1906
:
"
....
la
corteccia
cerebrale
,
sede
precipua
e
forse
unica
dell
'
intelligenza
"
.
KRAEPELIN
,
1909
:
"
Il
fondamento
ultimo
di
tutte
le
forme
della
pazzia
dev
'
essere
cercato
con
la
più
alta
probabilità
in
processi
o
stati
morbosi
della
corteccia
cerebrale
"
.
PERUSINI
,
1909
:
"
Per
riguardo
alla
pseudodefinizione
"
le
malattie
mentali
sono
malattie
del
cervello
"
questa
frase
del
Kraepelin
fa
una
riserva
prudente
:
essa
precisa
,
però
,
in
pari
tempo
una
localizzazione
..
La
riserva
è
rappresentata
dall
'
espressione
del
concetto
di
probabilità
:
ciò
che
il
Kraepelin
precisa
si
è
la
sostituzione
della
parola
"
corteccia
cerebrale
"
alla
parola
"
cervello
"
.
Si
può
discutere
se
e
quanto
questa
sostituzione
possa
dirsi
giustificata
"
.
JASPER
,
1913
:
"
....
i
fondamenti
della
vita
psichica
,
che
si
presumono
nella
corteccia
cerebrale
e
sono
del
tutto
ignoti
....
"
.
Dopo
di
che
se
Cupido
andasse
ancora
in
cerca
di
Psiche
e
ci
chiedesse
l
'
indirizzo
della
sua
casa
,
potremmo
rispondergli
esser
fissato
una
volta
per
sempre
che
Psiche
sta
di
casa
nella
corteccia
cerebrale
-
sua
sede
precipua
e
forse
unica
-
almeno
con
la
più
alta
probabilità
-
sebbene
ciò
sia
discutibile
-
in
ogni
modo
lo
si
presume
.
Il
ghiottone
resterebbe
con
intatta
la
sua
cupidità
e
se
ne
dovrebbe
volar
via
mortificato
e
senza
nulla
concludere
-
sorte
non
lieta
ma
che
già
toccò
o
sta
per
toccare
o
toccherà
a
più
d
'
uno
:
forse
al
pangermanismo
,
probabilmente
alla
politica
libica
,
presumibilmente
all
'
Internazionale
,
possibilmente
al
futurismo
,
certamente
a
questa
mia
almanaccante
cicalata
noiosa
quasi
quanto
la
conflagrazione
europea
e
la
vita
universale
.