StampaPeriodica ,
Tra
le
difficoltà
della
critica
letteraria
(
e
,
converrebbe
dire
,
di
ogni
discorso
)
è
che
non
si
può
nella
pratica
di
essa
non
introdurre
,
insieme
coi
concetti
scientificamente
rigorosi
,
altri
che
non
sono
tali
e
che
,
interpretati
poi
con
rigidezza
,
danno
origine
a
pedanterie
ed
errori
,
talvolta
assai
gravi
.
Sono
espedienti
,
senza
dubbio
,
alquanto
pericolosi
,
ma
dei
quali
non
si
può
far
di
meno
;
onde
non
rimane
altro
partito
che
aver
fiducia
nel
lettore
intelligente
.
Come
si
fa
a
scrivere
di
critica
senza
parlare
,
per
es
.
,
talvolta
o
spesso
,
di
metro
,
stile
,
ritmo
,
rima
,
metafore
,
figure
,
realismo
,
simbolo
,
romanzo
,
tragedia
,
lirismo
,
drammatismo
,
musicalità
,
pittoresco
,
scultorio
,
e
via
discorrendo
?
E
,
tuttavia
,
nessuno
di
questi
termini
risponde
a
un
concetto
scientifico
esatto
.
Il
proposito
di
tenersene
libero
e
immune
sarebbe
non
meno
ingenuo
della
pretesa
di
liberarsi
del
linguaggio
,
ossia
di
saltare
sulla
propria
ombra
.
Ciò
che
importa
è
che
quei
concetti
empirici
non
vengano
scambiati
per
teorie
scientifiche
;
che
di
quei
vocaboli
s
'
intenda
il
limite
,
ossia
l
'
ufficio
loro
,
che
è
di
vocaboli
e
non
già
di
pensieri
;
che
se
ne
faccia
uso
pratico
e
non
si
pretenda
,
col
possederli
,
possedere
insieme
una
dottrina
filosofica
.
Questo
e
non
altro
è
il
significato
della
polemica
che
vado
conducendo
da
un
pezzo
contro
di
essi
:
contro
di
essi
,
non
in
quanto
vocaboli
(
ché
anzi
intendo
riserbarmi
pienissimo
il
diritto
di
servirmene
anch
'
io
,
quando
mi
accomodano
)
,
ma
in
quanto
vocaboli
gonfiati
a
teorie
.
Nella
Miscellanea
di
studî
critici
in
onore
di
Arturo
Graf
si
legge
un
lavoro
del
Vossler
:
Stil
,
Rhythmus
und
Reim
in
ihrer
Wechselwirkung
bei
Petrarca
und
Leopardi
,
che
è
tutto
riempito
,
e
come
travagliato
,
dalla
coscienza
circa
il
valore
limitato
delle
distinzioni
,
che
pure
l
'
autore
foggia
e
adopera
.
Il
Vossler
,
analizzando
alcuni
sonetti
del
Petrarca
e
alcune
canzoni
del
Leopardi
,
e
facendo
osservazioni
circa
le
attitudini
poetiche
di
vari
popoli
e
le
forme
poetiche
proprie
di
determinati
tempi
e
di
determinati
temperamenti
di
poeti
,
distingue
,
per
comodo
d
'
indagine
,
una
versificazione
stilistica
e
una
versificazione
acustica
.
Posti
i
quattro
accenti
,
ritmico
,
tonico
,
sintattico
e
stilistico
,
egli
chiama
ritmo
rigorosamente
stilistico
quello
in
cui
tutti
i
quattro
accenti
vanno
d
'
accordo
;
ritmo
acustico
,
quello
in
cui
l
'
accento
stilistico
diverge
;
e
,
principali
casi
intermedi
tra
questi
estremi
,
quello
in
cui
coincidono
tre
accenti
ma
non
il
tonico
,
e
l
'
altro
in
cui
l
'
accento
sintattico
si
allontana
dal
ritmico
.
Analogamente
,
la
rima
si
può
distinguere
in
rima
stilistica
,
quando
cadono
sopra
di
essa
così
l
'
arsi
ritmica
come
quella
stilistica
;
e
in
rima
acustica
,
nel
caso
opposto
(
nell
'
enjambement
)
.
Vi
sono
tipi
di
poesie
in
prevalenza
acustiche
,
e
altre
in
prevalenza
stilistiche
;
e
tipi
misti
,
nei
quali
la
rima
è
acustica
e
il
ritmo
stilistico
,
o
la
rima
stilistica
e
il
ritmo
acustico
.
Ma
il
Vossler
non
solamente
sa
e
dichiara
a
più
riprese
che
codeste
distinzioni
non
sono
giudizi
estetici
,
potendo
essere
bellissima
così
una
poesia
di
tipo
stilistico
come
una
di
tipo
acustico
,
e
bellissimi
(
egli
dice
)
versi
,
in
cui
il
ritmo
sia
sacrificato
allo
stile
,
e
all
'
inverso
;
ma
sa
anche
,
e
dichiara
,
che
la
sua
distinzione
fondamentale
è
affatto
arbitraria
.
Non
esiste
dualismo
tra
acustico
e
psichico
o
stilistico
:
ogni
espressione
stilistica
è
insieme
acustica
,
e
all
'
inverso
:
la
distinzione
,
proposta
da
lui
,
è
semplice
espediente
verbale
(
Nothbehelf
)
.
Egli
si
rifiuta
perciò
di
moltiplicare
i
tipi
dei
sonetti
,
temendo
di
foggiare
un
troppo
pesante
schematismo
e
cadere
in
pedanterie
;
e
pedanteria
chiama
,
infine
,
la
sua
stessa
partizione
di
rima
e
ritmo
in
stilistici
e
acustici
,
mettendo
in
guardia
contro
la
pretesa
di
staccare
suono
e
significato
in
poesia
,
come
,
in
genere
,
contro
ogni
divisione
meccanica
di
ciò
che
è
organico
.
"
Pure
non
si
dimentichi
(
egli
aggiunge
)
che
il
modo
corrente
di
considerare
la
metrica
divisa
dallo
stile
è
pedanteria
egualmente
grande
;
e
ci
si
perdonerà
se
abbiamo
tentato
di
scacciare
il
diavolo
con
Belzebù
"
(
pp
.
480-1
)
.
Pedanteria
l
'
una
e
pedanteria
l
'
altra
;
ma
non
pedanteria
né
l
'
una
né
l
'
altra
,
quando
così
le
distinzioni
del
Vossler
come
quelle
della
metrica
usuale
si
adoperino
senza
attribuire
loro
quel
valore
di
verità
,
al
quale
non
pretendono
.
Il
punto
è
sempre
questo
:
se
la
letteratura
è
fatto
estetico
,
essa
non
può
essere
indagata
in
quanto
letteratura
se
non
in
modo
conforme
alla
sua
natura
,
cioè
esteticamente
(
critica
estetica
o
storia
artistica
,
da
una
parte
;
ed
estetica
o
filosofia
dell
'
arte
,
dall
'
altra
)
.
Ogni
altra
indagine
che
si
proponga
di
cogliere
in
qualsiasi
modo
la
letteratura
in
quanto
letteratura
e
insieme
di
evitare
lo
studio
estetico
non
ha
speranza
di
buona
riuscita
.
Sarà
un
espediente
(
un
Nothbehelf
,
come
ben
lo
denomina
il
Vossler
)
;
ma
adoperare
un
espediente
non
significa
compiere
un
'
indagine
scientifica
.
Perché
mai
il
Vossler
vuole
che
non
s
'
insista
troppo
su
quelle
sue
partizioni
,
e
che
esse
non
siano
usate
rigidamente
?
La
verità
è
rigorosa
,
e
non
le
si
fa
torto
con
l
'
osservarla
rigidamente
.
Ma
egli
ha
coscienza
che
quelle
partizioni
non
sono
scientifiche
,
e
che
trattarle
come
tali
sarebbe
abusarne
.
La
Metrica
,
se
non
vuoi
essere
cosa
assurda
,
non
ha
se
non
due
vie
dinanzi
:
o
rassegnarsi
a
essere
semplicemente
Metrica
,
cioè
schematismo
mnemonico
;
o
trasformarsi
in
Estetica
,
cioè
annullarsi
in
quanto
Metrica
.
II
Ma
io
ho
,
da
qualche
tempo
,
come
un
conto
aperto
col
mio
valoroso
amico
Vossler
,
e
voglio
liquidarlo
ora
che
me
ne
fornisce
egli
medesimo
i
fondi
.
Anni
addietro
,
discussi
con
lui
intorno
a
certe
teorie
del
Gröber
sulla
sintassi
e
la
stilistica
,
negando
a
quelle
teorie
carattere
di
scienza
e
di
criterio
valutativo
.
Sembrava
che
si
trattasse
di
una
questione
del
tutto
finita
;
ma
,
di
recente
,
a
proposito
di
alcuni
lavori
del
Lisio
e
del
Trabalza
,
il
Vossler
è
tornato
a
sostenere
,
almeno
in
parte
,
quelle
teorie
e
a
muovermi
alcune
obiezioni
.
Egli
dice
che
il
Gröber
non
vuole
fare
punto
critica
estetica
,
sì
bene
un
pretto
studio
grammaticale
.
Il
che
io
avevo
compreso
da
un
pezzo
;
ma
la
mia
obiezione
era
che
la
grammatica
non
possa
dar
luogo
a
concetti
rigorosi
,
speculativamente
validi
:
proprio
come
di
sopra
abbiamo
conchiuso
circa
la
Metrica
.
Prendo
un
esempio
che
il
Vossler
reca
.
Lo
svolgimento
storico
delle
lingue
romanze
(
egli
dice
)
condusse
a
porre
il
verbo
innanzi
all
'
oggetto
;
ma
restano
sparse
sopravvivenze
della
collocazione
latina
nel
francese
in
frasi
come
sans
coup
ferir
,
e
,
se
nell
'
italiano
moderno
non
si
conosce
nessuna
di
queste
sopravvivenze
,
nell
'
antico
se
ne
ha
qualche
esempio
.
Quando
perciò
Dante
dice
:
"
E
par
che
sia
una
cosa
venuta
Di
cielo
in
terra
a
miracol
mostrare
"
,
fa
una
inversione
affettiva
,
che
reca
insieme
un
leggiero
profumo
di
cosciente
arcaismo
.
E
di
rimando
io
osservo
:
-
Perché
inversione
affettiva
?
non
è
affettivo
lo
stile
di
Dante
,
anche
quando
non
adopera
siffatta
inversione
?
e
,
se
l
'
affettività
non
è
qualificata
necessariamente
dall
'
inversione
,
se
affettività
e
inversione
non
sono
il
medesimo
,
che
cosa
è
allora
l
'
inversione
?
come
si
stabilisce
?
rispetto
a
che
cosa
è
inversione
?
-
Fino
a
quando
non
si
risponde
a
codeste
obiezioni
scettiche
(
e
rispondervi
mi
sembra
difficile
)
,
una
scienza
grammaticale
e
non
estetica
della
forma
letteraria
rimane
priva
di
fondamento
.
Ed
ecco
un
altro
esempio
,
fornito
dallo
stesso
Vossler
.
Il
modo
congiuntivo
delle
parole
flessibili
serve
sempre
e
unicamente
in
tutte
le
lingue
romanze
a
esprimere
una
cosa
non
,
come
si
credeva
prima
,
in
quanto
irreale
o
in
quanto
ipotetica
,
ma
in
quanto
pensata
.
Onde
il
Gröber
dice
:
"
Der
Konjunktiv
ist
der
Modus
des
Gedachten
"
.
Scrive
il
Pellico
nel
principio
de
Le
mie
prigioni
:
"
Il
custode
...
si
fece
da
me
rimettere
con
gentile
invito
...
orologio
,
danaro
e
ogni
altra
cosa
ch
'
io
avessi
in
tasca
"
.
Il
custode
,
dunque
,
da
spia
e
aguzzino
ch
'
egli
è
per
natura
,
non
si
contenta
del
contenuto
reale
della
tasca
del
Pellico
;
desidera
non
quello
che
c
'
è
,
ma
quello
che
,
secondo
la
sua
sospettosa
immaginazione
,
ci
può
essere
.
Ora
non
c
'
è
congiuntivo
che
non
sia
adoperato
così
;
quantunque
il
Grbber
si
guardi
bene
dal
sostenere
l
'
inverso
,
ossia
che
,
per
esprimere
una
cosa
in
quanto
pensata
,
sia
indispensabile
il
congiuntivo
.
-
E
io
osservo
:
-
Ottimamente
;
ma
che
cosa
è
il
modo
?
e
che
cosa
è
il
congiuntivo
?
Avendo
il
congiuntivo
in
comune
con
altre
espressioni
l
'
espressione
del
pensato
,
definirlo
come
il
modo
del
pensato
non
è
sufficiente
.
Quando
,
dunque
,
mi
si
sarà
data
la
definizione
generale
dei
modi
,
nonché
quella
particolare
del
congiuntivo
,
ne
riparleremo
.
Ma
nessuno
me
le
darà
,
perché
quelle
definizioni
contrasterebbero
con
la
natura
delle
sempre
varie
e
individue
espressioni
linguistiche
.
Quale
scarso
valore
abbia
lo
schematismo
delle
parti
del
discorso
,
ho
detto
altra
volta
e
non
occorre
che
mi
ripeta
.
III
Al
Gröber
spetta
il
merito
di
aver
sentito
l
'
insufficienza
scientifica
della
Grammatica
usuale
;
ma
egli
tenta
,
a
parer
mio
,
l
'
impossibile
,
quando
vuole
correggerla
col
determinare
le
funzioni
delle
forme
espressive
,
laddove
converrebbe
abbandonarla
senz
'
altro
(
abbandonarla
,
dico
,
come
scienza
e
ricerca
rigorosa
)
.
Emanuele
Kant
nel
saggio
sulla
Falsa
sottigliezza
delle
quattro
figure
del
sillogismo
,
a
proposito
di
certe
correzioni
che
il
Crusius
aveva
cercato
d
'
introdurre
in
quella
teoria
,
esclama
:
"
Peccato
che
uno
spirito
superiore
si
dia
tanta
pena
per
migliorare
una
cosa
inutile
.
La
cosa
utile
sarebbe
non
già
di
migliorarla
,
ma
di
abolirla
"
(
Man
kann
nur
was
Nützliches
thun
,
wenn
man
sie
vernichtigt
)
.
Il
quale
detto
si
applica
esattamente
al
caso
presente
.
E
voglio
spiegare
anche
,
in
ultimo
,
perché
io
me
la
sia
presa
proprio
col
Gröber
.
Non
certo
pel
gusto
di
punzecchiare
e
tormentare
un
dotto
uomo
,
che
altamente
stimo
,
ma
per
atto
di
omaggio
.
Il
Gröber
riduce
la
Grammatica
a
cosa
tanto
lieve
,
tanto
sottile
,
tanto
evanescente
,
che
ormai
è
facile
soffiarvi
sopra
e
dissiparla
.
Il
perfezionamento
di
certe
cose
è
la
loro
morte
.
La
vecchia
Grammatica
normativa
era
un
muro
bronzeo
,
e
per
abbatterla
sarebbe
bisognato
il
martello
;
ma
il
Gröber
e
il
Vossler
l
'
hanno
ora
affinata
in
modo
che
è
diventata
un
sottilissimo
tramezzo
di
vetro
,
anzi
di
carta
velina
.
Sottile
,
sottilissimo
;
ma
sempre
impedimento
alla
visione
scientifica
precisa
,
con
l
'
annesso
pericolo
che
il
tramezzo
venga
rinsaldato
e
rifatto
muro
possente
.
Mandando
in
frantumi
quel
vetro
,
o
,
se
piace
meglio
,
con
un
lieve
colpo
di
mano
lacerando
quella
carta
velina
,
non
credo
di
avere
compiuto
una
grande
fatica
,
ma
nemmeno
di
aver
fatto
cosa
inutile
.
Bergamo
,
Istituto
italiano
d
'
arti
grafiche
,
1903
,
pp
.
453-481
.
Il
Vossler
parla
(
p
.
457
n
.
)
del
compenso
che
per
la
perdita
del
valore
acustico
si
ha
nel
guadagno
di
un
valore
stilistico
,
e
all
'
inverso
.
In
realtà
,
in
quei
casi
non
vi
ha
perdita
o
guadagno
,
non
vi
ha
sacrificio
di
una
parte
a
un
'
altra
:
un
'
espressione
bella
,
che
appartenga
al
tipo
detto
acustico
,
non
contiene
una
fiacchezza
stilistica
,
compensata
dal
piacere
acustico
,
ma
ciò
che
si
dice
acustico
è
,
a
guardar
bene
,
il
particolare
contenuto
psichico
di
essa
e
lo
stile
che
gli
è
proprio
.
I
due
casi
d
'
imperfezione
estetica
che
il
Vossler
considera
,
nel
primo
dei
quali
il
contenuto
sarebbe
guastato
dalla
rima
e
dal
ritmo
,
e
nell
'
altro
il
ritmo
e
la
rima
sarebbero
guastati
dal
contenuto
,
formano
un
caso
solo
,
e
contenuto
e
forma
(
rima
,
ritmo
,
ecc
.
)
si
guastano
sempre
vicendevolmente
.
Difetto
di
contenuto
è
difetto
di
forma
,
difetto
di
forma
è
difetto
di
contenuto
.
In
una
recensione
nell
'
"
Archiv
f
.
d
.
Studium
d
.
neu
.
Sprach
.
u
.
Lit
.
"
(
vol
.
112
,
pp
.
230-234
)
del
libro
di
L.E.
KASTNER
,
A
history
of
french
versification
(
Oxford
,
1903
)
,
il
Vossler
prende
apertamente
partito
per
una
riforma
estetica
della
Metrica
.
Egli
mostra
il
difetto
delle
solite
trattazioni
,
con
l
'
esempio
non
solo
del
libro
del
Kastner
,
ma
anche
di
quello
sul
medesimo
argomento
del
Tobler
,
e
delle
monografie
del
Biadene
e
di
altri
,
e
sostiene
che
non
si
possano
scindere
in
modo
netto
verso
e
prosa
,
che
lo
studio
dei
versi
si
debba
fare
guardando
al
fine
artistico
e
non
mercé
regole
estrinseche
,
e
che
perciò
la
loro
storia
non
sia
da
considerare
quasi
ramo
indipendente
del
sapere
,
ma
da
unire
alla
storia
della
poesia
.
Assurdo
è
il
procedere
dei
trattatisti
della
metrica
storica
,
che
prendono
un
verso
francese
antico
,
per
es
.
il
decasillabo
,
e
di
questo
una
determinata
varietà
,
per
es
.
,
quello
con
cesura
epica
dopo
la
sesta
,
e
costruiscono
su
tali
basi
un
più
antico
tipo
volgare
-
latino
con
cesura
e
terminazione
proparossitona
,
ricongiungendo
a
questo
modo
il
verso
francese
al
saturnio
latino
.
Come
se
la
metrica
storica
sia
in
grado
di
stabilire
una
continuità
di
schemi
metrici
,
indipendente
dalla
continuità
della
storia
letteraria
;
come
se
si
possano
,
così
semplicemente
,
restituire
i
termini
medi
,
andati
perduti
nella
storia
dello
spirito
;
come
se
,
guardando
solo
le
lettere
,
sia
dato
trovare
una
connessione
tra
alòpex
e
"
volpe
"
!
Conseguenza
del
modo
di
vedere
del
Vossler
è
(
come
si
è
detto
di
sopra
)
l
'
annullamento
della
Metrica
,
risoluta
,
in
quanto
teoria
,
nell
'
Estetica
,
e
,
in
quanto
storia
e
critica
,
nella
Storia
e
Critica
letteraria
.
-
Per
mia
parte
,
non
vedo
difficoltà
a
lasciare
vivere
una
Metrica
,
a
un
dipresso
del
vecchio
stampo
,
come
produzione
schematica
o
naturalistica
.
"
Zeitschr
.
für
roman
.
Philol
.
"
,
vol
.
XXVII
,
1903
,
pp
.
352-364
.
Anche
il
SAVI
LOPEZ
,
Un
nuovo
libro
di
sintassi
storica
e
psicologica
(
in
"
Nuovo
ateneo
siciliano
di
Catania
"
,
I
,
1904
,
pp
.
2-5
)
,
mi
spiega
qualcosa
di
simile
;
e
soggiunge
:
"
Sono
concetti
elementari
;
ma
si
direbbe
che
in
Italia
abbiano
ancor
bisogno
di
chi
ne
bandisca
la
verità
e
l
'
efficacia
"
.
Con
licenza
del
Savi
Lopez
,
credo
che
la
cosa
stia
proprio
all
'
inverso
:
cioè
,
che
i
concetti
elementari
,
dei
quali
conviene
che
si
"
bandisca
"
ancora
la
verità
,
non
siano
quelli
ricordati
da
lui
,
ma
questi
che
io
sostengo
.
La
verità
dei
quali
par
che
sia
da
"
bandire
"
non
solo
in
Italia
.
Il
Vossler
domanda
:
-
Se
l
'
uso
linguistico
,
come
vuole
il
Croce
,
è
un
ente
immaginario
,
in
qual
modo
è
possibile
l
'
apprendimento
di
una
lingua
,
che
cangia
sempre
rapidamente
da
individuo
a
individuo
?
-
L
'
obiezione
si
risolve
col
riflettere
che
noi
non
apprendiamo
la
lingua
che
parliamo
,
ma
apprendiamo
a
crearla
;
forniamo
,
sì
,
la
memoria
di
prodotti
linguistici
(
del
nostro
ambiente
storico
-
linguistico
)
,
ma
ciò
serve
come
base
e
presupposto
della
nuova
produzione
e
creazione
.
Così
la
lingua
cangia
da
individuo
a
individuo
e
da
una
proposizione
all
'
altra
dello
stesso
individuo
,
sebbene
a
chi
guarda
di
fuori
e
all
'
ingrosso
sembri
qualcosa
di
costante
:
come
costante
ci
appare
per
lunghi
tratti
di
tempo
il
nostro
corpo
,
che
pure
cangia
a
ogni
attimo
.
Ho
accolto
nel
volume
questo
scritto
e
i
due
che
lo
precedono
,
perché
giovano
a
risolvere
difficoltà
che
a
volte
si
riaffacciano
.
Ma
essi
non
serbano
più
valore
alcuno
nei
rapporti
del
Vossler
,
i
cui
concetti
sulla
lingua
e
lo
stile
hanno
preso
forma
nuova
e
ben
più
matura
nel
volume
:
Positivismo
e
idealismo
nella
scienza
del
linguaggio
(
trad
.
ital
.
,
Bari
,
Laterza
,
1908
)
;
intorno
al
quale
,
si
vedano
Conversazioni
critiche
,
I
,
87-105
.