StampaPeriodica ,
Il
mio
trattato
di
Estetica
ha
richiamato
,
pei
rapporti
che
stabilisce
tra
Filosofia
dell
'
arte
e
Filosofia
del
linguaggio
,
l
'
attenzione
degli
studiosi
del
linguaggio
.
Ciò
mi
fa
piacere
,
perché
contribuirà
a
trasportare
i
problemi
estetici
in
ambienti
di
cultura
e
di
scienza
,
togliendoli
dalle
mani
degli
sfaccendati
sin
oficio
ni
beneficio
(
assai
simili
a
quegli
hombres
honrados
,
che
Sancho
trovò
nell
'
isola
di
Barataria
)
,
i
quali
,
a
tempo
perso
,
si
mettono
a
cercare
"
che
cosa
è
il
Bello
"
.
Ed
essendo
il
mio
libro
uscito
quasi
contemporaneamente
alla
vasta
opera
del
Wundt
sul
linguaggio
non
è
maraviglia
che
sia
accaduto
come
un
urto
tra
l
'
indirizzo
del
Wundt
,
e
quello
,
assai
diverso
,
che
io
cerco
di
promuovere
.
Anche
ciò
non
mi
dispiace
:
l
'
urto
,
ossia
il
confronto
,
metterà
in
mostra
le
virtù
e
le
deficienze
dell
'
uno
e
dell
'
altro
indirizzo
.
Una
manifestazione
di
questo
contrasto
è
nell
'
esame
che
il
dr
.
O
.
Dittrich
(
autore
di
un
'
opera
:
Grundzüge
der
Sprachpsychologie
,
e
di
uno
scritto
:
Die
Grenzen
der
Sprachwissenschaft
)
ha
rivolto
testé
al
mio
libro
,
ai
due
volumetti
del
Vossler
e
all
'
opera
del
Wundt
,
nella
"
Zeitschrift
für
romanische
Philologie
"
.
Il
Dittrich
,
seguace
del
Wundt
,
riconosce
che
la
mia
trattazione
è
"
logisch
straffe
und
lückenlose
"
(
p
.
472
)
,
o
,
come
dice
anche
,
che
ha
una
"
innere
logische
Geschlossenheit
"
(
p
.
476
)
;
e
mi
risparmia
(
e
di
ciò
gli
sono
grato
)
quelle
critiche
di
particolari
,
che
spesso
si
fondano
su
fraintendimenti
.
Ma
egli
afferma
che
le
mie
tesi
riposano
sopra
una
"
psicologia
da
lungo
tempo
superata
"
,
e
sopra
"
una
teoria
del
valore
affatto
inadoprabile
"
(
p
.
473
)
;
e
,
per
queste
due
ragioni
,
stima
di
gran
lunga
preferibile
l
'
indirizzo
del
Wundt
.
Non
che
il
Dittrich
non
nutra
qualche
speranza
di
portare
a
un
certo
componimento
le
mie
teorie
con
la
"
Psicologia
moderna
"
(
p
.
476
)
.
Il
punto
di
unione
a
lui
sembra
che
ci
sia
:
è
il
mio
concetto
dell
'
espressione
,
che
egli
mette
in
rapporto
col
concetto
wundtiano
dell
'
appercezione
.
Per
il
Wundt
,
l
'
appercezione
è
appunto
"
quella
forma
di
sintesi
creatrice
nella
quale
,
con
l
'
attenzione
come
sintomo
soggettivo
,
viene
in
atto
la
chiarezza
e
distinzione
oggettiva
di
singoli
elementi
e
gruppi
di
elementi
di
un
'
unità
totale
associativa
che
riempie
il
momento
della
coscienza
"
.
Senonché
questo
concetto
del
Wundt
è
meramente
psicologico
;
e
se
il
Croce
(
dice
il
Dittrich
)
accetta
l
'
identificazione
di
esso
col
suo
concetto
dell
'
espressione
,
entra
sì
,
in
rapporto
col
"
sistema
della
Psicologia
moderna
"
,
ma
è
un
uomo
perduto
;
o
,
meglio
,
salvato
,
ma
la
cui
teoria
estetica
e
linguistica
è
totalmente
fallita
.
Infatti
(
come
il
Dittrich
prova
)
,
dato
il
carattere
psicologico
dell
'
appercezione
del
Wundt
,
non
si
può
più
sostenere
,
come
io
sostengo
,
che
il
valore
estetico
sia
il
fatto
stesso
della
sintesi
,
ma
così
per
i
fatti
estetici
come
per
quelli
logici
e
morali
bisogna
porre
valori
transubiettivi
,
in
conformità
della
moderna
teoria
dei
valori
.
"
Il
valore
,
come
si
attua
o
si
deve
attuare
nell
'
oggetto
che
si
valuta
esteticamente
,
logicamente
o
eticamente
,
e
la
legge
del
valore
,
giacciono
di
là
della
psiche
dell
'
individuo
valutatore
;
e
valore
e
legge
del
valore
hanno
da
fare
con
questa
psiche
solamente
in
quanto
debbono
venire
riconosciuti
da
essa
in
forma
di
sentimento
di
valore
,
al
fine
di
esistere
per
essa
.
Per
tal
modo
l
'
estetico
deve
stabilire
le
leggi
transubiettive
della
intuizione
pregevole
(
wertvolle
)
,
il
logico
quelle
del
concetto
pregevole
(
partendo
per
ciò
dal
giudizio
pregevole
)
,
e
l
'
etico
quelle
del
volere
pregevole
"
(
p
.
479
)
.
Determinato
così
il
rapporto
tra
Psicologia
ed
Estetica
,
e
fermato
il
principio
della
transubiettività
dei
valori
,
è
chiaro
che
cade
l
'
identificazione
da
me
affermata
di
Estetica
e
Filosofia
del
linguaggio
.
L
'
importanza
delle
mie
teorie
dunque
(
per
quel
che
pare
al
Dittrich
)
sta
nell
'
accentuare
la
parte
della
psichicità
e
spiritualità
nel
linguaggio
;
il
che
,
per
altro
,
aveva
già
fatto
il
Wundt
medesimo
con
la
sua
teoria
del
linguaggio
come
funzione
psicofisica
(
p
.
486
)
.
Per
ogni
altro
rispetto
,
quel
tanto
che
c
'
è
di
buono
nella
mia
Estetica
,
pubblicata
nel
1902
,
si
trova
già
nell
'
Estetica
di
Jonas
Kohn
,
pubblicata
nel
1901
.
Mi
libero
subito
da
quest
'
ultima
osservazione
col
controsservare
,
non
già
,
come
potrei
,
che
la
parte
teorica
della
mia
Estetica
fu
pubblicata
nel
1900
e
perciò
un
anno
innanzi
il
libro
del
Kohn
(
non
mi
è
gradevole
portare
la
questione
su
questo
terreno
)
;
ma
che
le
parti
,
in
cui
il
Kohn
e
io
siamo
d
'
accordo
,
non
sono
altro
che
alcune
tesi
kantiane
,
la
cui
data
è
il
1790
.
Quanto
al
resto
,
il
Dittrich
ragiona
benissimo
:
se
io
ammettessi
l
'
identificazione
della
mia
sintesi
espressiva
con
l
'
appercezione
del
Wundt
,
ne
verrebbero
tutte
le
conseguenze
che
egli
trae
,
e
io
sarei
un
uomo
esteticamente
e
linguisticamente
perduto
.
Ma
proprio
quella
identificazione
io
non
ammetto
,
perché
la
mia
sintesi
espressiva
ha
valore
gnoseologico
e
non
psicologico
.
Se
le
si
vuole
trovare
precedenti
,
bisogna
pensare
non
all
'
appercezione
wundtiana
,
ma
alla
kantiana
attività
sintetica
dello
spirito
:
concetto
,
com
'
è
noto
,
niente
affatto
psicologico
,
e
che
valse
a
stabilire
la
profonda
distinzione
tra
Filosofia
dello
spirito
e
Psicologia
.
La
mia
psicologia
è
poco
moderna
?
Non
direi
,
perché
,
per
essere
antiquata
o
moderna
,
dovrebbe
essere
,
anzitutto
,
psicologia
.
Il
Dittrich
,
se
non
se
n
'
era
avveduto
prima
,
intenderà
da
quello
che
dico
ora
che
io
non
mi
aggiro
nel
campo
della
Psicologia
,
ma
in
quello
della
Gnoseologia
e
della
Filosofia
dello
spirito
;
e
perciò
gli
annunzi
delle
"
novità
"
psicologiche
non
possono
recarmi
nessuna
sorpresa
piacevole
o
spiacevole
,
e
anzi
mi
lasciano
indifferente
.
Vediamo
,
invece
,
se
sia
poco
moderna
la
mia
teoria
del
valore
,
la
quale
è
antidualistica
,
fondata
sul
concetto
che
la
realtà
e
il
valore
sono
il
medesimo
.
Ho
esposto
con
le
parole
stesse
del
Dittrich
la
teoria
che
egli
le
contrappone
come
modernissima
,
e
che
consiste
nel
porre
i
valori
come
transubiettivi
.
I
valori
starebbero
fuori
dello
spirito
press
'
a
poco
(
ho
scritto
una
volta
in
un
momento
di
buon
umore
)
come
lo
stellone
caudato
,
che
accompagna
i
re
magi
nel
presepe
.
Questa
"
modernissima
"
teoria
è
dunque
la
dottrina
herbartiana
,
o
addirittura
quella
scolastica
.
Sono
sicuro
che
il
Dittrich
,
se
continuerà
a
meditarvi
intorno
,
si
avvedrà
della
stranezza
di
codesto
intrudere
nello
spirito
dell
'
uomo
valori
transubiettivi
e
trascendenti
;
e
,
per
fargli
animo
,
gli
confesserò
che
anch
'
io
,
da
giovane
,
seguivo
siffatto
modo
di
vedere
,
ma
dovetti
poi
abbandonarlo
,
perché
una
più
attenta
e
prolungata
meditazione
me
ne
dimostrò
le
contradizioni
e
l
'
impossibilità
.
Concludo
.
A
intendere
la
natura
del
linguaggio
e
dell
'
arte
occorre
filosofia
e
non
già
psicologia
;
e
il
Wundt
è
psicologo
.
Per
liberare
dalle
difficoltà
preliminari
la
tesi
dell
'
identità
del
linguaggio
con
l
'
arte
bisogna
concepire
dialetticamente
il
problema
del
bello
e
del
brutto
,
del
valore
e
del
disvalore
;
e
il
Wundt
è
intellettualista
,
non
dialettico
.
Per
fare
che
codesti
studî
progrediscano
è
necessario
risalire
alla
migliore
tradizione
del
pensiero
tedesco
;
e
il
Wundt
,
per
l
'
origine
e
pel
metodo
del
suo
lavoro
,
più
che
a
quello
si
congiunge
al
pensiero
empirico
inglese
e
americano
.
Non
è
stato
per
l
'
appunto
il
prof
.
Wundt
,
che
è
passato
sopra
con
iscarsa
reverenza
alle
teorie
linguistiche
del
geniale
Guglielmo
di
Humboldt
,
imitando
i
diportamenti
dell
'
americano
Whitney
?
E
non
sono
stato
io
(
in
questo
più
tedesco
di
lui
,
ma
tedesco
del
buon
vecchio
tempo
)
a
prendere
le
parti
dello
Humboldt
contro
l
'
americanizzante
professore
tedesco
?
Riuniti
ora
nel
volume
citato
:
Idealismo
e
positivismo
nella
scienza
del
linguaggio
(
Bari
,
Laterza
,
1908
)
.
Vol
.
XXX
,
1906
,
fasc
.
4
,
pp
.
472-487
.
-
il
VOSSLER
ha
risposto
,
per
la
parte
che
lo
concerne
,
nell
'
"
Archiv
für
das
Studium
der
neueren
Sprachen
und
Literaturen
"
,
CXVIII
,
pp
.
253-257
.