StampaPeriodica ,
Nel
libro
del
De
Amicis
sono
affermazioni
e
sottintesi
che
,
a
mio
parere
,
si
fondano
sopra
un
vecchio
e
falso
concetto
del
linguaggio
.
E
poiché
quel
libro
,
pel
nome
del
suo
autore
,
era
destinato
a
molta
divulgazione
,
volli
mettere
in
guardia
i
lettori
,
contrapponendo
il
modo
in
cui
si
produce
l
'
arte
dagli
artisti
e
si
giudica
dagli
uomini
di
gusto
alle
viete
concezioni
dei
linguai
,
che
in
quel
libro
ricomparivano
non
certo
con
coerenza
sistematica
e
intolleranza
pedantesca
,
ma
in
forma
temperata
e
perciò
più
insinuante
.
Sono
lieto
che
il
Gargàno
(
al
quale
nessuno
vorrà
negare
gusto
di
poesia
e
finezza
di
giudizio
)
si
sia
manifestato
d
'
accordo
con
me
e
abbia
inteso
perfettamente
che
la
mia
protesta
era
mossa
in
nome
dell
'
arte
contro
coloro
che
esibiscono
parole
e
frasi
come
merciaiuoli
ambulanti
i
nastri
e
le
matassine
.
Nondimeno
ad
alcuno
è
sembrato
che
gli
scolaretti
negligenti
d
'
Italia
dovessero
promuovere
una
dimostrazione
di
gratitudine
verso
di
me
;
ad
altri
,
che
volessi
rendere
superflue
le
cattedre
d
'
italiano
,
col
relativo
personale
insegnante
;
altri
ancora
ha
gridato
all
'
anarchia
;
finanche
il
mio
venerato
amico
prof
.
D
'
Ancona
mi
ha
fatto
un
mezzo
rabuffo
:
"
La
lingua
non
è
una
metafisicheria
campata
in
aria
,
ad
apprender
la
quale
e
ad
usarla
bastino
dei
concetti
astratti
...
Chi
non
la
vuole
studiare
,
non
la
studî
;
ma
non
ambisca
al
vanto
di
scrittore
,
ecc
.
ecc
.
"
.
-
"
Pace
,
o
esacerbati
spiriti
fraterni
!
"
.
Se
volete
proporre
,
come
si
dice
,
uno
"
stringimento
di
freni
"
e
rendere
la
scuola
più
rigorosa
e
laboriosa
,
accoglietemi
,
vi
prego
,
tra
i
vostri
gregarî
.
Io
non
ho
pensato
niente
di
ciò
che
mi
attribuite
.
La
scuola
,
si
sa
,
non
può
procedere
se
non
con
le
leggi
stesse
dello
svolgimento
dello
spirito
umano
;
e
la
teoria
da
me
sostenuta
sarebbe
falsa
,
se
non
avesse
rispondenza
in
quel
che
ogni
bravo
insegnante
fa
da
sé
,
senz
'
aspettare
la
mia
parola
,
per
naturale
dirittura
di
mente
.
Ogni
bravo
insegnante
non
insegna
la
lingua
,
ma
fa
leggere
e
gustare
gli
scrittori
;
comunica
,
dunque
,
non
la
lingua
astratta
,
ma
la
lingua
incarnata
.
Non
corregge
sopra
un
modello
arbitrario
e
meccanicamente
gli
scritti
dei
suoi
alunni
,
ma
,
mettendosi
nello
spirito
di
ciascuno
,
mostra
a
ciascuno
quel
che
veramente
intendeva
dire
e
non
ha
detto
.
Non
uccide
l
'
individualità
degli
scolari
,
ma
fa
sì
che
ciascuno
ritrovi
veramente
sé
stesso
.
-
Mi
è
stato
domandato
:
deve
o
no
un
insegnante
correggere
una
parola
dialettale
che
sia
nello
scritto
di
un
suo
alunno
,
e
sostituirvi
la
parola
esatta
italiana
?
e
,
se
sì
,
ciò
non
contrasta
con
la
vostra
teoria
?
-
Che
cosa
debba
correggere
,
l
'
insegnante
intelligente
deve
saperlo
lui
,
caso
per
caso
:
"
vocabolo
dialettale
"
è
determinazione
troppo
vaga
perché
vi
si
possa
fondare
sopra
una
legge
:
sì
,
no
,
secondo
i
casi
.
Ecco
perché
quell
'
eventuale
"
correzione
"
addotta
in
esempio
non
sta
contro
la
tesi
che
io
sostengo
.
Quanto
agli
insegnanti
pedanti
per
fanatismo
o
per
comodo
(
essere
pedanti
è
talvolta
comodo
,
perché
risparmia
fatiche
d
'
indagini
)
,
quelli
,
senza
dubbio
,
le
stanno
contro
,
come
la
mia
tesi
sta
contro
di
loro
.
Ma
non
sarà
poi
da
dolersi
,
se
taluno
di
quegli
insegnanti
verrà
scosso
nel
suo
fanatismo
e
nella
sua
pigrizia
e
costretto
a
un
esame
di
coscienza
e
,
per
avventura
,
a
cangiare
strada
.
Pure
(
s
'
incalza
,
ed
è
questa
l
'
obiezione
che
sembra
assai
grave
)
,
nelle
scuole
non
si
può
far
di
meno
di
vocabolari
,
di
frasarî
,
di
nomenclature
;
bisogna
che
l
'
alunno
si
fornisca
di
una
certa
provvista
di
ricordi
linguistici
,
che
comporrà
il
fondo
della
sua
cultura
letteraria
.
-
E
qui
io
non
so
che
cosa
mi
dire
,
perché
ogni
qual
volta
(
e
sono
già
parecchie
)
ho
criticato
l
'
assurdità
teorica
della
Rettorica
,
della
Grammatica
,
delle
Istituzioni
letterarie
e
di
altrettali
formazioni
didascaliche
,
non
ho
lasciato
mai
di
avvertire
che
,
nel
rispetto
pratico
,
quelle
costruzioni
hanno
la
loro
buona
ragione
e
la
loro
utilità
;
che
non
se
ne
può
far
di
meno
come
validi
sussidî
.
alla
memoria
;
e
che
giovano
,
non
solamente
nella
scuola
,
ma
anche
fuori
di
essa
,
nella
vita
.
In
quali
proporzioni
e
modi
bisogni
usarne
nella
scuola
è
un
altro
problema
,
che
solamente
l
'
insegnante
intelligente
può
risolvere
e
,
sempre
,
caso
per
caso
.
Ma
ciò
che
è
sussidio
alla
memoria
dà
la
parte
,
per
così
dire
,
materiale
ed
estrinseca
dell
'
insegnamento
;
e
invece
il
nostro
discorso
si
aggirava
intorno
all
'
insegnamento
vero
e
proprio
.
Se
si
esce
dalla
questione
,
si
potrà
sostenere
perfino
(
e
non
si
sosterrà
poi
il
falso
)
che
per
l
'
insegnamento
dell
'
italiano
sia
necessario
che
gli
alunni
non
giungano
a
scuola
con
lo
stomaco
vuoto
.
Il
male
è
che
,
laddove
nessuno
(
salvo
forse
qualche
lombrosiano
)
pretende
giudicare
una
pagina
secondo
che
lo
scrittore
l
'
abbia
scritta
o
no
a
stomaco
digiuno
,
moltissimi
invece
,
per
confusione
mentale
,
si
fanno
a
cangiare
i
sussidî
meccanici
dell
'
apprendimento
in
criterî
di
produzione
e
in
giudizî
sull
'
arte
.
E
questo
è
il
nodo
,
molto
semplice
ma
molto
stretto
,
della
questione
.
Nel
"
Marzocco
"
del
23
e
del
30
luglio
1905
.
"
Rass
.
bibliogr
.
d
.
lett
.
ital
.
"
,
XIII
,
p
.
268
.