StampaQuotidiana ,
Ausonio
,
poeta
latino
della
Garonna
,
quando
gli
nacque
il
primo
figlio
aveva
il
padre
ancora
in
gamba
,
di
giovanile
prestanza
.
Il
nuovo
sentimento
che
si
destò
nel
suo
petto
gl
'
inspirò
una
poesiola
di
straordinaria
delicatezza
.
Traduco
liberamente
,
ma
il
concetto
è
tale
.
Ecco
,
babbo
,
che
questo
mio
piccino
ti
ha
fatto
nonno
:
per
suo
merito
èccoci
papà
tutti
e
due
:
hoc
nato
nos
sumus
ambo
patres
.
A
fàrmiti
voler
bene
,
adesso
non
è
più
solo
il
mio
cuore
di
figlio
:
dal
giorno
che
sei
babbo
due
volte
,
anche
il
bene
ch
'
io
ti
portavo
s
'
è
raddoppiato
.
E
mi
pare
d
'
aver
un
più
grave
motivo
d
'
amarti
ora
che
mi
tocca
mostrare
a
questo
marmocchio
come
s
'
abbia
da
voler
bene
al
proprio
babbo
.
Si
dà
poi
quest
'
altra
magnifica
novità
:
che
,
da
poi
che
il
nostro
piccolo
mi
ha
insignito
dell
'
Ordine
di
Padre
,
io
mi
trovo
ad
essere
in
un
certo
senso
tuo
parigrado
.
Mi
sono
scordato
gli
anni
che
hai
,
mi
pare
quasi
d
'
esserti
fratello
.
I
primi
giorni
che
mio
figlio
andò
soldato
non
potevo
incontrare
un
po
'
di
salita
senza
sentirmi
pesare
anch
'
io
sulle
spalle
il
suo
zaino
,
né
veder
piovere
senza
sentirmi
arrivare
la
pioggia
nelle
ossa
.
E
se
poi
mi
accadeva
di
sentire
per
la
strada
una
fanfara
militare
raddrizzavo
le
vecchie
schiene
come
un
cavallo
da
corsa
.
Tra
me
e
mio
figlio
corre
lo
stesso
divario
d
'
età
che
correva
tra
me
e
mio
padre
.
Il
giorno
che
andai
a
trovarlo
soldato
lontano
da
casa
provai
una
viva
emozione
nel
vedermi
da
lui
guardato
con
la
stessa
intenzione
giocosamente
incoraggiante
con
la
quale
io
consideravo
mio
padre
quando
venne
a
trovarmi
soldato
,
anch
'
io
la
prima
volta
lontano
da
casa
.
Mai
come
quel
giorno
,
riaccompagnando
mio
figlio
in
caserma
mentre
suonava
la
tromba
della
ritirata
,
mi
sono
sentito
accanto
l
'
Ombra
premurosa
e
lieta
di
mio
padre
:
con
l
'
orgoglio
e
la
soddisfazione
che
anch
'
Essa
vedesse
bravo
Ausonio
!
che
figlio
in
gamba
avevamo
.
E
mentre
rimiravo
mio
figlio
anche
coi
Suoi
occhi
di
nonno
,
mi
sentivo
alleggerito
,
insolitamente
,
pur
di
quel
poco
di
severità
che
è
naturalmente
nel
fondo
dell
'
amore
paterno
.
Come
si
fa
,
di
fatti
,
a
sgridare
un
figlio
in
arme
,
anche
appena
soldato
di
fanteria
?
(
La
mamma
,
alla
prima
licenza
,
c
'
è
ancora
riuscita
,
con
sollazzo
di
tutti
,
figlio
compreso
)
.
E
come
non
mi
riesce
più
di
sgridarlo
,
èccomi
dunque
diventato
anch
'
io
nonno
.
Dica
chi
l
'
ha
provato
,
se
a
sentirsi
chiamar
papà
da
un
figlio
in
grigioverde
non
si
sveglia
un
'
eco
in
qualche
parte
che
raddoppia
quelle
sillabe
,
come
muro
ai
colpi
del
tamburello
.
Ricordo
quando
mio
padre
ebbe
dalle
superiori
autorità
il
permesso
di
venirmi
a
trovare
in
zona
d
'
operazioni
,
soldato
anch
'
io
di
fanteria
,
sull
'
Isonzo
.
Ebbi
qualche
ora
di
permesso
e
con
un
biroccino
,
tenendo
io
il
fucile
e
papà
l
'
ombrello
fra
le
gambe
,
andammo
a
far
colazione
in
una
piccola
osteria
di
Medeuzza
.
Erano
mesi
che
non
mangiavo
seduto
a
una
tavola
apparecchiata
.
Ma
nella
memoria
m
'
è
rimasto
,
chiaro
e
pungente
,
solo
il
momento
del
distacco
.
Avevo
anche
ottenuto
di
accompagnar
mio
padre
per
un
tratto
di
strada
fuori
dell
'
accampamento
.
Non
era
nemmeno
una
strada
,
ma
una
specie
di
tratturo
fangoso
,
pesticciato
da
truppa
e
carreggio
.
Calava
la
sera
d
'
autunno
:
di
minuto
in
minuto
tuonava
stanco
il
cannone
,
nelle
pause
facendo
più
profondo
il
silenzio
della
campagna
deserta
.
Presto
venne
il
momento
di
separarci
.
Io
rimasi
a
vederlo
allontanare
.
Aveva
un
pastranello
di
mezza
stagione
e
il
cappello
duro
,
e
faceva
un
curioso
effetto
vedere
un
borghese
da
quelle
parti
.
Il
mio
papà
!
Ogni
tanto
si
voltava
e
io
rinnovavo
il
cenno
d
'
addio
.
Dei
ricordi
che
a
un
quarto
di
secolo
di
distanza
la
guerra
m
'
ha
lasciato
,
uno
dei
più
vivi
e
cocenti
è
questo
.
di
quel
padre
fatto
sempre
più
piccolo
dalla
lontananza
sotto
uno
spicchio
di
luna
settembrina
,
sperduto
per
una
strada
senza
limite
di
fosso
o
di
siepe
,
ansioso
del
figlio
,
che
lasciava
sullo
sfondo
brontolante
di
quelle
cannonate
.
`
Rifatti
un
momento
avanti
,
Ausonio
di
Burdigala
e
dicci
anche
quell
'
altra
poesia
che
facesti
da
vecchio
per
tua
moglie
Attusia
:
quella
che
dice
:
Et
teneamus
nomina
quae
primo
sumpsimus
in
thalamo
...
Che
bellezza
,
vecchierella
mia
,
esser
andati
sempre
così
d
'
accordo
e
poterci
ancora
dare
i
nomi
che
ci
vennero
sulle
labbra
la
prima
notte
...
Il
tempo
che
passa
non
ci
tanga
,
come
non
fosse
affar
nostro
:
io
per
te
,
tu
per
me
,
seguitiamo
ad
essere
i
ragazzi
che
allora
fummo
.
E
il
fianco
antico
scaldami
dormendo
La
moglie
vecchierella
...
Quel
poeta
dell
'
uggia
e
dello
stento
,
quel
marito
pocodibuono
e
padre
solo
extratàlamo
che
fu
Giulio
Perticari
trovò
modo
di
essere
,
almeno
una
volta
in
vita
sua
,
poeta
brioso
e
delicato
e
,
almeno
in
intenzione
,
caro
marito
padre
nonno
e
bisnonno
,
nella
persona
del
vecchio
Menicone
Frufolo
di
quel
suo
poemetto
rusticano
(
Cantilena
per
Nozze
)
degno
per
vero
d
'
un
premio
demografico
«
(
Si
fa
la
casa
un
covo
di
conigli
;
s
'
adunan
tutti
,
e
mi
ballano
a
canto
sino
i
figli
de
'
figli
de
'
miei
figli
)
»
,
popolato
e
festoso
come
un
quadro
di
Jan
Steen
o
di
van
Ostade
.
Nel
quale
poemetto
il
nobile
marchigiano
squaderna
le
delizie
d
'
un
matrimonio
«
tutto
fiorito
e
senza
spino
alcuno
»
.
«
(
vo
'
del
matrimonio
i
cari
doni
,
il
mèle
,
l
'
oro
,
le
soavità
,
le
gentilezze
,
le
consolazioni
mostrarti
...
)
»
ch
'
era
esattamente
il
contrario
di
quel
suo
,
che
riuscì
tutto
spinoso
e
senza
fiore
alcuno
,
pur
avendo
tolto
in
moglie
la
bella
delle
belle
:
Costanza
Monti
.
Ma
fu
colpa
sua
,
e
dei
suoi
parenti
-
serpenti
,
come
racconta
persuasivamente
Maria
Borgese
nel
bel
libro
edito
dal
Sansoni
.
Rivalse
dei
poeti
:
quel
che
non
ebbe
e
non
seppe
meritarsi
nelle
sue
case
gentilizie
di
Pesaro
e
di
Savignano
,
la
beata
concordia
e
i
«
cari
doni
»
del
matrimonio
,
il
conte
Giulio
se
l
'
era
finti
nell
'
abituro
affumicato
di
Menicone
e
della
sua
vecchierella
,
tra
suoni
canti
balli
e
strepiti
del
più
cordiale
dei
parentadi
,
tra
rumor
di
telai
,
smiagolìo
di
gatti
,
abbaiar
di
cani
,
vocio
di
marmocchi
,
e
fuori
il
canto
della
serenata
di
qualche
spasimante
d
'
una
nipote
ancora
da
marito
.
In
casa
del
poeta
,
tutto
il
contrario
:
musi
lunghi
,
calunnie
sorde
,
disgusti
d
'
ogni
sorta
,
insinuazioni
da
coltello
,
malintesi
atroci
e
non
un
solo
bambino
da
far
saltare
sui
ginocchi
.
Il
ritratto
che
di
Costanza
fece
il
pittore
romano
Agricola
,
famoso
più
che
altro
pel
sonetto
del
Monti
,
dà
una
ben
pallida
idea
della
conclamata
bellezza
di
quella
mamma
mancata
(
ebbe
una
sola
gravidanza
e
andò
male
)
:
una
specie
di
Fornarina
cresciuta
all
'
ombra
invece
che
al
sole
:
petto
pieno
e
morbido
,
mani
affusolate
,
bocca
da
bambina
,
capelli
biondi
e
sottili
;
ma
occhi
bovini
e
faccia
troppo
larga
.
Senza
paragone
più
lieto
e
parlante
è
il
sonetto
:
Più
la
contemplo
,
più
vaneggio
in
quella
:
Mirabil
tela
...
Più
sotto
dice
che
,
al
paragone
di
quella
,
ogni
altra
«
tela
»
vien
meno
.
Curioso
:
manco
a
farlo
apposta
il
ritratto
è
dipinto
su
tavola
!
Grande
poeta
il
Monti
,
ma
che
,
bene
bene
,
non
ne
imbroccava
mai
una
.