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TASTIERA 5 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Ausonio , poeta latino della Garonna , quando gli nacque il primo figlio aveva il padre ancora in gamba , di giovanile prestanza . Il nuovo sentimento che si destò nel suo petto gl ' inspirò una poesiola di straordinaria delicatezza . Traduco liberamente , ma il concetto è tale . Ecco , babbo , che questo mio piccino ti ha fatto nonno : per suo merito èccoci papà tutti e due : hoc nato nos sumus ambo patres . A fàrmiti voler bene , adesso non è più solo il mio cuore di figlio : dal giorno che sei babbo due volte , anche il bene ch ' io ti portavo s ' è raddoppiato . E mi pare d ' aver un più grave motivo d ' amarti ora che mi tocca mostrare a questo marmocchio come s ' abbia da voler bene al proprio babbo . Si dà poi quest ' altra magnifica novità : che , da poi che il nostro piccolo mi ha insignito dell ' Ordine di Padre , io mi trovo ad essere in un certo senso tuo parigrado . Mi sono scordato gli anni che hai , mi pare quasi d ' esserti fratello . I primi giorni che mio figlio andò soldato non potevo incontrare un po ' di salita senza sentirmi pesare anch ' io sulle spalle il suo zaino , né veder piovere senza sentirmi arrivare la pioggia nelle ossa . E se poi mi accadeva di sentire per la strada una fanfara militare raddrizzavo le vecchie schiene come un cavallo da corsa . Tra me e mio figlio corre lo stesso divario d ' età che correva tra me e mio padre . Il giorno che andai a trovarlo soldato lontano da casa provai una viva emozione nel vedermi da lui guardato con la stessa intenzione giocosamente incoraggiante con la quale io consideravo mio padre quando venne a trovarmi soldato , anch ' io la prima volta lontano da casa . Mai come quel giorno , riaccompagnando mio figlio in caserma mentre suonava la tromba della ritirata , mi sono sentito accanto l ' Ombra premurosa e lieta di mio padre : con l ' orgoglio e la soddisfazione che anch ' Essa vedesse bravo Ausonio ! che figlio in gamba avevamo . E mentre rimiravo mio figlio anche coi Suoi occhi di nonno , mi sentivo alleggerito , insolitamente , pur di quel poco di severità che è naturalmente nel fondo dell ' amore paterno . Come si fa , di fatti , a sgridare un figlio in arme , anche appena soldato di fanteria ? ( La mamma , alla prima licenza , c ' è ancora riuscita , con sollazzo di tutti , figlio compreso ) . E come non mi riesce più di sgridarlo , èccomi dunque diventato anch ' io nonno . Dica chi l ' ha provato , se a sentirsi chiamar papà da un figlio in grigioverde non si sveglia un ' eco in qualche parte che raddoppia quelle sillabe , come muro ai colpi del tamburello . Ricordo quando mio padre ebbe dalle superiori autorità il permesso di venirmi a trovare in zona d ' operazioni , soldato anch ' io di fanteria , sull ' Isonzo . Ebbi qualche ora di permesso e con un biroccino , tenendo io il fucile e papà l ' ombrello fra le gambe , andammo a far colazione in una piccola osteria di Medeuzza . Erano mesi che non mangiavo seduto a una tavola apparecchiata . Ma nella memoria m ' è rimasto , chiaro e pungente , solo il momento del distacco . Avevo anche ottenuto di accompagnar mio padre per un tratto di strada fuori dell ' accampamento . Non era nemmeno una strada , ma una specie di tratturo fangoso , pesticciato da truppa e carreggio . Calava la sera d ' autunno : di minuto in minuto tuonava stanco il cannone , nelle pause facendo più profondo il silenzio della campagna deserta . Presto venne il momento di separarci . Io rimasi a vederlo allontanare . Aveva un pastranello di mezza stagione e il cappello duro , e faceva un curioso effetto vedere un borghese da quelle parti . Il mio papà ! Ogni tanto si voltava e io rinnovavo il cenno d ' addio . Dei ricordi che a un quarto di secolo di distanza la guerra m ' ha lasciato , uno dei più vivi e cocenti è questo . di quel padre fatto sempre più piccolo dalla lontananza sotto uno spicchio di luna settembrina , sperduto per una strada senza limite di fosso o di siepe , ansioso del figlio , che lasciava sullo sfondo brontolante di quelle cannonate . ` Rifatti un momento avanti , Ausonio di Burdigala e dicci anche quell ' altra poesia che facesti da vecchio per tua moglie Attusia : quella che dice : Et teneamus nomina quae primo sumpsimus in thalamo ... Che bellezza , vecchierella mia , esser andati sempre così d ' accordo e poterci ancora dare i nomi che ci vennero sulle labbra la prima notte ... Il tempo che passa non ci tanga , come non fosse affar nostro : io per te , tu per me , seguitiamo ad essere i ragazzi che allora fummo . E il fianco antico scaldami dormendo La moglie vecchierella ... Quel poeta dell ' uggia e dello stento , quel marito pocodibuono e padre solo extratàlamo che fu Giulio Perticari trovò modo di essere , almeno una volta in vita sua , poeta brioso e delicato e , almeno in intenzione , caro marito padre nonno e bisnonno , nella persona del vecchio Menicone Frufolo di quel suo poemetto rusticano ( Cantilena per Nozze ) degno per vero d ' un premio demografico « ( Si fa la casa un covo di conigli ; s ' adunan tutti , e mi ballano a canto sino i figli de ' figli de ' miei figli ) » , popolato e festoso come un quadro di Jan Steen o di van Ostade . Nel quale poemetto il nobile marchigiano squaderna le delizie d ' un matrimonio « tutto fiorito e senza spino alcuno » . « ( vo ' del matrimonio i cari doni , il mèle , l ' oro , le soavità , le gentilezze , le consolazioni mostrarti ... ) » ch ' era esattamente il contrario di quel suo , che riuscì tutto spinoso e senza fiore alcuno , pur avendo tolto in moglie la bella delle belle : Costanza Monti . Ma fu colpa sua , e dei suoi parenti - serpenti , come racconta persuasivamente Maria Borgese nel bel libro edito dal Sansoni . Rivalse dei poeti : quel che non ebbe e non seppe meritarsi nelle sue case gentilizie di Pesaro e di Savignano , la beata concordia e i « cari doni » del matrimonio , il conte Giulio se l ' era finti nell ' abituro affumicato di Menicone e della sua vecchierella , tra suoni canti balli e strepiti del più cordiale dei parentadi , tra rumor di telai , smiagolìo di gatti , abbaiar di cani , vocio di marmocchi , e fuori il canto della serenata di qualche spasimante d ' una nipote ancora da marito . In casa del poeta , tutto il contrario : musi lunghi , calunnie sorde , disgusti d ' ogni sorta , insinuazioni da coltello , malintesi atroci e non un solo bambino da far saltare sui ginocchi . Il ritratto che di Costanza fece il pittore romano Agricola , famoso più che altro pel sonetto del Monti , dà una ben pallida idea della conclamata bellezza di quella mamma mancata ( ebbe una sola gravidanza e andò male ) : una specie di Fornarina cresciuta all ' ombra invece che al sole : petto pieno e morbido , mani affusolate , bocca da bambina , capelli biondi e sottili ; ma occhi bovini e faccia troppo larga . Senza paragone più lieto e parlante è il sonetto : Più la contemplo , più vaneggio in quella : Mirabil tela ... Più sotto dice che , al paragone di quella , ogni altra « tela » vien meno . Curioso : manco a farlo apposta il ritratto è dipinto su tavola ! Grande poeta il Monti , ma che , bene bene , non ne imbroccava mai una .