StampaQuotidiana ,
Il
tiro
forse
più
birbone
che
amico
m
'
abbia
mai
fatto
fu
quello
giocatomi
dal
poeta
ticinese
Giuseppe
Zoppi
il
giorno
che
mi
fece
salire
a
tradimento
sulla
cattedra
d
'
un
'
aula
gremita
di
giovanotti
e
giovanotte
,
e
sulla
cattedra
stava
aperto
a
pagina
tale
un
mio
libro
,
con
invito
a
darne
io
lettura
e
commento
.
La
scuola
era
il
Politecnico
di
Zurigo
e
la
cattedra
quella
resa
illustre
fra
il
cinquantacinque
e
il
sessanta
da
Francesco
De
Sanctis
,
e
oggi
egregiamente
tenuta
dallo
Zoppi
;
il
quale
,
a
parte
il
tradimento
perpetrato
ai
miei
danni
,
bisogna
riconoscere
che
si
è
reso
simpaticamente
benemerito
della
nostra
letteratura
per
avere
avviati
nel
modo
più
cordiale
i
suoi
discepoli
alla
conoscenza
degli
scrittori
italiani
,
anche
viventi
.
Rifiutarmi
,
dopo
molte
gentilezze
ricevute
in
quella
cara
città
,
non
potevo
:
sarebbe
stata
una
scortesia
imperdonabile
.
Celando
il
mio
disappunto
,
lessi
e
commentai
.
(
Mi
lessi
e
mi
commentai
.
Fui
al
tempo
stesso
Dante
e
Scartazzini
:
Dante
in
quanto
italiano
e
Scartazzini
in
quanto
svizzero
)
.
Pur
condita
d
'
amaro
,
fu
esperienza
istruttiva
.
Di
fronte
a
un
pubblico
da
conferenze
,
costituito
per
solito
dalla
grigia
milizia
volontaria
di
zitelle
e
di
pensionati
che
non
sanno
trovare
modo
più
allegro
d
'
impiegare
le
ore
del
pomeriggio
,
non
sarebbe
stato
il
caso
d
'
aver
tanti
scrupoli
;
anzi
,
lécito
scodellare
loro
qualsiasi
minestra
:
e
se
la
minestra
è
sciocca
e
il
ragguaglio
inadeguato
,
tanto
peggio
pei
volontari
dell
'
uggia
.
Ma
un
'
aula
di
scuola
è
un
'
altra
cosa
,
ai
giovani
son
dovuti
altra
considerazione
e
altro
rispetto
.
Per
quanto
al
mio
tempo
io
sia
stato
sui
banchi
tutt
'
altro
che
uno
scolaro
esemplare
,
nei
venti
minuti
che
durarono
la
mia
lettura
e
il
mio
splanamento
più
d
'
una
volta
ebbi
,
antipaticissimo
,
il
senso
di
star
profanando
,
dall
'
alto
della
stessa
sedia
episcopale
,
un
tempio
venerando
.
Una
tacita
rampogna
saliva
a
me
dalla
pagina
del
mio
libro
,
che
alla
lettura
da
cattedra
mi
si
veniva
empiendo
idealmente
,
sui
margini
e
tra
le
righe
,
di
una
quantità
di
freghi
blu
e
di
segnacci
rossi
,
accusanti
la
debole
tessitura
dello
insieme
e
le
approssimazioni
le
improprietà
le
sconvenienze
delle
singole
espressioni
.
Parca
dirmi
,
la
povera
mia
pagina
oramai
ingiallita
dal
tempo
:
bella
figura
mi
stai
facendo
fare
,
e
anche
tu
fai
.
(
Curioso
:
nei
punti
dove
mi
pareva
che
la
pagina
resistesse
meglio
alla
lettura
avevo
l
'
impressione
di
stare
commentando
un
morto
,
mentre
nei
punti
dove
la
pagina
aveva
i
più
forti
cedimenti
mi
ci
ritrovavo
fin
troppo
vivo
)
.
E
levando
dalla
pagina
gli
occhi
in
viso
a
quelle
giovanotte
così
attente
e
sorridenti
mi
veniva
una
fiera
voglia
di
dire
:
fate
bene
a
essere
così
contente
,
ma
ohi
!
,
si
spera
che
tutto
questo
non
torni
a
scàpito
del
buon
concetto
che
vi
stavate
facendo
della
letteratura
del
mio
Paese
.
La
verità
è
,
avrei
voluto
anche
dire
,
che
nessuno
sa
,
nessuno
oggi
può
affermare
,
sia
di
questa
che
m
'
hanno
messa
a
tradimento
sotto
gli
occhi
che
delle
tante
che
,
in
tanti
,
siamo
andati
scrivendo
gli
ultimi
anni
in
Italia
,
fino
a
che
punto
,
in
un
domani
più
o
meno
lontano
,
venuti
cioè
al
punto
d
'
una
idonea
e
sufficiente
prospettiva
,
possano
essere
giudicate
meritevoli
di
commento
in
una
scuola
.
Mentre
una
cosa
terrei
per
certa
:
che
da
una
cattedra
,
da
qualsiasi
cattedra
,
sia
quella
di
Francesco
De
Sanctis
sia
quella
di
Coso
Cosi
,
oggi
e
sempre
debbano
impartirsi
e
onorarsi
conquiste
assodate
di
scienza
o
di
stile
e
non
ipotesi
più
o
meno
generose
;
e
che
in
iscuola
,
a
conoscenza
dei
giovani
debbano
esser
portati
solo
forme
e
concetti
collaudati
da
una
sufficiente
stagionatura
.
Ogni
acquisizione
di
scuola
dovrebbe
avere
un
suo
crisma
di
durabilità
e
inalterabilità
.
La
Messa
è
buona
cantata
in
buon
latino
e
non
improvvisata
o
stornellata
in
vernacolo
.
Per
la
spesa
in
ispiccioli
del
giorno
basta
la
Radio
.
Ma
in
iscuola
,
sarebbe
desiderabile
che
il
maestro
mettesse
la
sua
gloria
piuttosto
nell
'
indirizzare
i
giovani
alla
comprensione
e
al
gusto
di
quelle
letture
meno
ligie
al
costume
dell
'
ora
che
volge
,
che
da
soli
non
sarebbero
in
grado
d
'
intendere
alla
bella
prima
,
e
che
sole
invece
potranno
un
giorno
servir
loro
di
pietra
di
paragone
del
bello
e
del
brutto
,
del
vero
e
del
falso
.
E
facciamo
pure
l
'
ipotesi
,
generosa
affé
,
che
anche
questa
pagina
che
lo
Zoppi
mi
ha
fatto
ritrovare
aperta
sulla
cattedra
,
si
scopra
un
giorno
che
avesse
qualche
numero
buono
anche
per
gli
scolari
di
domani
:
voi
capite
,
care
le
mie
giovanotte
,
in
quale
increscevole
situazione
adesso
mi
venga
a
trovare
:
d
'
essere
cioè
,
io
intruso
cattedrante
occasionale
,
di
parere
assolutamente
contrario
a
quello
del
titolare
a
venire
d
'
una
cattedra
così
gloriosa
.
Io
affermo
che
la
coerenza
d
'
un
insegnamento
va
salvaguardata
con
una
consonanza
di
giudizi
attraverso
almeno
tre
generazioni
.
Le
mura
della
scuola
,
come
dei
monasteri
,
dovrebbero
essere
a
prova
di
ciclone
e
di
terremoto
,
e
maestri
e
priori
sapersi
tenere
con
intenzione
allo
scuro
delle
mode
e
delle
contromode
.
Caro
Zoppi
,
tu
ci
aiuteresti
a
zoppicare
...
Quarant
'
anni
fa
,
uno
studente
d
'
una
nostra
facoltà
di
lettere
che
si
fosse
messo
a
esplorare
un
autore
più
vicino
a
noi
che
non
fossero
Ruggerone
da
Palermo
o
Cenne
de
la
Chitarra
era
tenuto
in
gran
sospetto
dal
docente
.
Esagerazioni
!
Oggi
,
dalle
medesime
cattedre
,
si
ammettono
,
quando
non
proprio
si
suggeriscano
,
esercitazioni
e
tesi
su
Marinetti
,
Ungaretti
,
Quasimodo
.
Parte
lo
esploratore
armato
di
tutto
punto
e
si
ferma
dal
tabaccaio
.
Eh
no
,
troppo
facile
e
troppo
comodo
!
Tutte
le
volte
che
ho
parlato
davanti
a
quel
pubblico
che
dicevo
,
di
zitelle
e
di
pensionati
,
mi
sono
trovato
di
fronte
il
penoso
dilemma
se
chiudere
o
no
il
mio
sermone
col
pistolotto
.
(
A
buon
conto
lo
preparavo
,
salvo
saltarlo
all
'
ultimo
momento
)
.
Platealissimo
espediente
,
il
«
pistolotto
»
,
e
indegno
di
persona
bennata
,
ma
che
offre
il
grande
vantaggio
di
rendere
accorto
l
'
uditorio
che
il
sermone
è
arrivato
alla
fine
e
ch
'
è
venuto
il
momento
di
batter
le
mani
:
giacché
un
discorso
senza
battimano
alla
chiusa
,
sia
pure
di
sole
quattro
mani
,
è
cosa
da
piangere
:
e
quella
frazione
di
tempo
che
il
pubblico
alle
volte
mette
ad
accorgersi
che
il
divertimento
è
finito
,
per
poco
che
si
protragga
,
è
cosa
,
credete
a
chi
n
'
ha
fatto
esperimento
,
è
cosa
da
languire
...
Un
disagio
dello
stesso
genere
è
quello
che
si
prova
quando
per
distrazione
del
macchinista
il
sipario
indugia
qualche
secondo
a
calare
sul
finale
del
dramma
:
e
sapevano
certo
quello
che
si
facevano
,
i
vecchi
commediografi
,
quando
mettevano
in
bocca
a
un
attore
quattro
parole
di
commiato
con
le
quali
questi
,
rivolto
agli
spettatori
,
chiedeva
insieme
compatimento
e
battimano
.
«
Fàteci
con
lieto
plauso
o
spettatori
intendere
che
non
vi
sia
spiaciuta
questa
favola
»
.
Un
pistolotto
,
sia
pure
molto
bene
mascherato
,
ci
vuole
.
Così
da
bambino
,
se
non
sentivo
«
stretta
la
foglia
larga
la
via
»
,
mi
pareva
che
la
favola
non
fosse
ancora
veramente
finita
.
Anche
l
'
ultimo
periodo
dei
Promessi
Sposi
,
col
suo
«
vogliate
bene
a
chi
l
'
ha
scritto
e
anche
un
pochino
a
chi
l
'
ha
raccomodato
»
è
nel
tono
della
captatio
benevolentiae
d
'
un
finale
di
commedia
.
Ma
un
libro
almeno
si
vede
,
quand
'
è
finito
:
e
quella
captatio
il
Manzoni
se
la
sarebbe
potuta
risparmiare
;
come
,
d
'
altronde
,
se
l
'
era
risparmiata
nella
primitiva
stesura
di
Fermo
e
Lucia
che
faceva
punto
al
periodo
precedente
,
nel
quale
,
dalle
parole
di
Fermo
,
il
Manzoni
aveva
cavato
il
«
costrutto
morale
di
tutti
gli
avvenimenti
»
:
(
nei
Promessi
dirà
,
più
alla
buona
:
«
il
sugo
di
tutta
la
storia
»
)
.
E
non
è
detto
che
il
suo
romanzo
non
potesse
,
e
sempre
con
bellissimi
effetti
,
fermarsi
anche
qualche
periodo
prima
:
se
non
che
l
'
autore
ci
tenne
a
chiudere
la
partitura
con
un
pianissimo
,
arrivando
a
toccare
col
mignolo
proprio
l
'
ultimo
tasto
del
pianoforte
.
Ad
esempio
,
sarebbe
andato
benissimo
anche
se
avesse
staccato
la
penna
una
dozzina
di
righe
più
sopra
,
al
punto
dove
Lucia
,
«
soavemente
sorridendo
»
(
finalmente
,
dopo
settecento
pagine
,
si
ricorda
di
sorridere
!
)
,
chiude
la
bocca
a
Renzo
,
in
vena
di
filosofare
sulla
propria
storia
,
con
le
parole
:
«
quando
non
voleste
dire
che
il
mio
sproposito
sia
stato
quello
di
volervi
bene
,
e
di
promettermi
a
voi
»
,
dove
quel
promettersi
all
'
ultima
riga
sarebbe
stato
un
felice
richiamo
al
titolo
dell
'
opera
.
Altro
finale
indovinato
,
e
plausibilissimo
,
poteva
darsi
venticinque
righe
più
sopra
,
dove
dice
:
«
fu
una
bambina
;
e
potete
credere
che
le
fu
messo
nome
Maria
»
.
Immagino
che
Marino
Moretti
,
se
i
Promessi
l
'
avesse
scritti
lui
,
a
quella
bambina
si
sarebbe
fermato
.
Quant
'
a
me
,
non
ho
ancora
ben
deciso
se
troncare
dodici
righe
prima
o
sei
righe
dopo
Moretti
:
o
,
cioè
,
dove
dice
:
«
e
fu
,
da
quel
punto
in
poi
,
una
vita
delle
più
tranquille
,
delle
più
facili
,
delle
più
invidiabili
;
di
maniera
che
,
se
ve
l
'
avessi
a
raccontare
,
vi
seccherebbe
a
morte
»
;
oppure
dove
fa
parola
dei
figli
che
vennero
dopo
la
piccola
Maria
,
«
e
Renzo
volle
che
imparassero
tutti
a
leggere
e
scrivere
,
dicendo
che
,
giacché
la
c
'
era
questa
birberia
,
dovevano
almeno
profittarne
anche
loro
»
.
E
sulle
bozze
avrei
espunto
il
la
prima
di
c
'
era
...