StampaQuotidiana ,
L
'
autorità
politica
di
Milano
ha
creduto
di
dover
proibire
il
comizio
pro
Fiume
e
Dalmazia
italiana
ch
'
era
stato
annunciato
per
ieri
sera
alla
Scala
.
Sui
motivi
particolari
di
questo
provvedimento
il
lettore
troverà
notizie
in
altra
parte
del
giornale
.
Ciò
che
conta
è
il
motivo
generale
.
Si
temeva
che
la
manifestazione
non
potesse
svolgersi
pacatamente
,
che
le
diverse
opinioni
dell
'
una
e
dell
'
altra
parte
del
pubblico
venissero
a
cozzi
veementi
,
a
disordinate
esplosioni
.
In
altri
termini
si
temeva
una
ripetizione
,
forse
ancora
peggiorata
,
delle
brutalità
cui
assistemmo
con
incoercibile
disgusto
la
sera
di
sabato
,
quando
la
violenza
dei
partitanti
riuscì
a
prevalere
sulla
onesta
attenzione
degli
imparziali
e
a
sovvertire
le
tradizioni
di
civile
educazione
di
cui
Milano
si
vanta
.
Un
uomo
immacolato
che
aveva
dato
tutta
la
sua
vita
a
nobili
idee
e
il
suo
sangue
alla
patria
,
un
autorevole
rappresentante
del
popolo
che
fino
a
pochi
giorni
innanzi
era
stato
ministro
,
desiderava
,
com
'
era
suo
diritto
e
suo
dovere
,
spiegare
davanti
a
un
'
accolta
di
cittadini
,
in
quella
che
usava
chiamare
la
capitale
morale
d
'
Italia
,
le
cause
del
suo
dissenso
dal
Governo
e
le
sue
concezioni
della
guerra
e
della
pace
e
i
modi
in
cui
egli
credeva
necessario
garantire
al
popolo
reduce
di
trincea
una
pace
che
non
fosse
una
tregua
buona
soltanto
a
prender
fiato
per
ricominciare
l
'
eccidio
.
Alla
cittadinanza
che
con
incomparabile
fervore
aveva
applaudito
Wilson
egli
intendeva
dire
che
non
è
lecito
wilsoneggiare
nelle
parole
salvo
ad
esasperare
i
più
ciechi
odi
di
razza
e
metter
su
le
cataste
pei
nuovi
incendi
.
Con
patente
premeditazione
alcuni
iracondi
conculcarono
,
infierendo
contro
un
uomo
la
cui
superiorità
rende
ancora
più
imperdonabile
l
'
oltraggio
,
la
libertà
di
parola
:
proibirono
a
Leonida
Bissolati
di
dire
le
sue
verità
e
i
suoi
errori
,
sicuri
certo
di
domarlo
con
l
'
insulto
e
col
fischio
che
con
le
ragioni
e
i
fatti
.
Non
si
commettono
simili
sopraffazioni
senza
esporsi
alle
conseguenze
;
non
si
provoca
senza
suscitare
reazione
.
Una
parte
della
cittadinanza
non
intendeva
,
evidentemente
,
che
rimanesse
senza
risposta
la
violenza
fatta
a
Bissolati
e
che
si
falsasse
la
volontà
di
Milano
comparando
il
pacifico
e
plaudente
contegno
che
si
sperava
dal
pubblico
per
la
sera
di
martedì
con
la
gazzarra
che
s
'
era
voluta
inscenare
tre
sere
innanzi
e
interpretando
il
contrasto
come
una
prova
plebiscitaria
dell
'
annessionismo
integrale
dei
milanesi
.
Spieghiamo
senza
giustificare
.
Deploriamo
profondamente
che
per
timore
di
questa
rappresaglia
popolare
sia
stata
vietata
la
parola
,
iersera
,
anche
ad
uomini
a
cui
nessun
milanese
può
aver
pensato
senza
entusiastico
consenso
o
senza
accorato
rispetto
.
Doveva
parlare
un
oratore
di
Fiume
.
E
non
v
'
è
milanese
,
non
v
'
è
italiano
che
non
giudichi
superiore
ad
ogni
discussione
l
'
irredentismo
fiumano
.
Dovevano
parlare
un
oratore
di
Traù
e
uno
di
Spalato
,
ed
esporre
,
certamente
,
la
tesi
della
completa
annessione
dalmatica
:
tesi
che
non
è
la
nostra
,
ma
che
rispettiamo
perché
dissimile
dal
Patto
di
Londra
ove
la
Dalmazia
è
stroncata
in
due
ed
è
abbandonato
senza
alcuna
protezione
tutto
ciò
che
è
italiano
a
Traù
,
a
Spalato
,
a
Ragusa
,
a
Cattaro
corrisponde
almeno
a
un
concetto
organico
e
coerente
;
tesi
che
rispettiamo
vieppiù
quando
i
suoi
fautori
vengono
con
commosso
spirito
di
patria
da
quelle
terre
a
noi
per
farci
udire
il
loro
grido
di
dolore
.
Qualunque
debba
essere
il
confine
territoriale
,
quei
nostri
fratelli
ci
son
sacri
.
Qualunque
sia
la
volontà
nazionale
della
Dalmazia
,
v
'
è
però
,
fuori
d
'
ogni
contestazione
,
una
italianità
dalmatica
,
vi
è
una
piccola
,
ma
preziosa
minoranza
di
dalmati
italiani
.
Se
può
esser
revocato
in
dubbio
il
loro
diritto
di
chiedere
che
venga
con
-
giunta
all
'
Italia
una
terra
ove
in
immensa
maggioranza
vive
un
popolo
di
altra
razza
e
di
altra
volontà
che
chiede
di
governarsi
da
sé
,
è
certo
però
il
loro
diritto
di
chiedere
che
l
'
Italia
li
tuteli
,
che
non
li
abbandoni
senza
garanzie
,
che
siano
corretti
in
loro
favore
i
trattati
ufficiali
.
Che
questi
italiani
di
Fiume
e
di
Dalmazia
non
abbiano
potuto
dire
a
Milano
la
loro
sofferenza
e
la
loro
speranza
è
cosa
profondamente
triste
ed
iniqua
.
Il
loro
diritto
alla
parola
,
non
può
essere
stato
travolto
da
un
'
animosità
,
che
sarebbe
stolta
ed
infame
,
verso
i
nostri
fratelli
dalmatici
,
ma
dal
turbine
delle
nefaste
passioni
politiche
che
i
loro
troppo
zelanti
amici
vanno
scatenando
.
E
forse
la
loro
esperienza
non
sarà
stata
invano
.
Forse
essi
potranno
,
con
l
'
autorità
che
viene
dalla
lontananza
e
dal
dolore
,
persuadere
i
loro
amici
a
più
civili
costumi
politici
,
dimostrar
loro
il
danno
che
viene
alla
causa
nazionale
ed
alla
dalmatica
dal
tentativo
di
trasformare
Roma
e
Milano
in
due
Zagabrie
;
di
abbassare
il
nostro
paese
al
livello
di
quella
Jugoslavia
ove
anche
ieri
un
ministro
negava
perfino
il
diritto
italiano
su
Trieste
.
Della
grave
iattura
che
minaccia
al
paese
l
'
imperversare
di
queste
fazioni
noi
siamo
,
non
da
oggi
,
consapevoli
.
E
non
ci
rassegniamo
a
credere
che
il
frastuono
debba
a
lungo
sopprimere
ogni
volontà
di
meditazione
,
sopra
tutto
in
una
materia
,
come
questa
,
atta
come
nessun
'
altra
a
venir
discussa
alla
luce
calma
dei
dati
,
delle
date
,
della
geografia
,
della
storia
,
del
senno
politico
,
e
che
gl
'
ispiratori
della
parte
avversa
possano
non
presentire
il
peso
delle
responsabilità
cui
vanno
incontro
affocando
una
propaganda
senza
misura
che
falsifica
i
fatti
,
allucina
le
convinzioni
,
e
confonde
l
'
indiscutibile
rivendicazione
di
Fiume
con
le
rivendicazioni
di
Spalato
e
di
Traù
che
non
solo
tutti
sanno
escluse
dal
Patto
di
Londra
,
ma
che
nessuno
può
affermare
siano
oggi
prese
in
pratica
considerazione
dal
Governo
o
possano
essere
al
Governo
imposte
con
qualche
probabilità
di
attuazione
.
È
in
errore
chi
crede
che
il
disfattismo
sia
finito
con
la
vittoria
.
Consapevole
o
inconsapevole
,
lavora
praticamente
a
un
fine
disfattista
chi
fa
ciò
che
è
necessario
e
sufficiente
perché
nel
giorno
della
pace
questo
popolo
,
che
s
'
è
gloriosamente
battuto
e
ha
superbamente
vinto
e
che
ne
avrà
come
compenso
l
'
unità
nazionale
,
in
-
comparabili
confini
e
prestigio
internazionale
ovunque
e
in
ogni
modo
a
dismisura
accresciuto
,
sia
piombato
nella
morbosa
sensazione
della
disfatta
.
Chi
convince
il
popolo
italiano
della
necessità
,
della
possibilità
,
della
giustizia
di
un
programma
annessionistico
di
cui
la
realtà
dei
fatti
e
la
situazione
internazionale
non
ci
garantiscono
la
realizzazione
,
lavora
a
defraudarlo
della
coscienza
di
aver
vinto
,
la
quale
,
di
tutti
i
frutti
della
vittoria
,
è
il
più
prezioso
e
il
più
fecondo
.
,
I
giusti
e
gli
onesti
di
ogni
partito
dovrebbero
,
non
meno
che
gli
uomini
di
governo
,
sentire
l
'
imminenza
e
la
serietà
di
questo
pericolo
,
nel
quale
sono
inclusi
ed
impliciti
molti
altri
.
Per
conto
nostro
,
continueremo
imperturbati
la
nostra
strada
,
sdegnosi
di
una
falsa
e
momentanea
popolarità
della
quale
non
esaminammo
gli
auspici
quando
ci
dichiarammo
antigermanici
prima
della
Marna
e
quando
non
barcollammo
dopo
Caporetto
.
L
'
Italia
che
chiedeva
Trento
e
Trieste
,
che
ancora
tre
mesi
fa
ripeteva
questi
due
nomi
come
le
parole
di
un
ideale
supremo
compensatore
di
ogni
sacrificio
,
sembrerebbe
oggi
,
a
prestar
fede
a
certi
gridi
,
non
aver
quasi
attribuito
pregio
di
difficoltà
e
di
gloria
a
queste
conquiste
ed
essersi
battuta
per
le
Alpi
Dinariche
e
aver
considerato
come
pace
transattiva
e
parecchista
quella
che
realizzasse
il
sogno
secolare
dei
suoi
giusti
confini
.
Non
ci
lasceremo
stordire
da
questo
tumulto
.
Condannando
,
da
qualunque
parte
vengano
,
l
'
intolleranza
e
il
disordine
,
vogliamo
perseverare
nel
nostro
costume
di
chiedere
e
ricambiare
rispetto
per
le
opinioni
liberamente
e
ragionevolmente
professate
,
di
non
scompagnare
la
fermezza
nel
pensare
dalla
temperanza
e
dalla
civile
moderazione
nell
'
esprimere
il
nostro
pensiero
.
Su
questi
tristi
fatti
di
cronaca
vorremmo
stendere
l
'
oblio
.
Ci
chiama
un
còmpito
più
alto
e
più
proficuo
:
il
còmpito
di
documentare
con
le
ragioni
e
coi
fatti
che
ancora
è
necessario
esporre
il
programma
di
pace
che
noi
crediamo
utile
e
giusto
per
l
'
Italia
.