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FIUME E WILSON ( - , 1919 )
StampaQuotidiana ,
La maggiore trepidazione dell ' anima italiana , in questi giorni di sospeso destino , è per Fiume . In questo nome si placano tutte le discordie e convergono tutte le speranze . Che Fiume sia città in maggioranza italiana e irremovibilmente risoluta a non tollerare usurpazione straniera è un dato di fatto cui debbono ormai tutti , e in parte anche i jugoslavi , inchinarsi . Le statistiche comunali di dicembre 1918 migliorano , ma non rovesciano le risultanze della statistica magiara di otto anni or sono , secondo la quale a 24.000 italiani non potevano opporsi che circa 14.000 fra serbo - croati e sloveni . Perfino l ' inclusione di Sussak , se per Sussak s ' intende non già il vasto comune croato di Sussak - Tersatto ma il sobborgo fiumano di Oltreponte , lascerebbe gl ' italiani in maggioranza di circa 6000 . Ma più ancora del numero conta l ' ardore di questi italiani , lo slancio irrefrenabile con cui fin dal 30 ottobre invocarono la patria che li aveva sacrificati a non sappiamo quale necessità politica e ancora oggi la invocano , decisi ad ottenerla contro qualsiasi violenza di padroni o illecita intrusione di terzi . Ma non occorre insistere . La conoscenza della volontà di Fiume è ormai così vittoriosamente diffusa che più nessuno pensa di soggiogare questa città alla Croazia , contro la quale essa combatté tutte le sue lotte storiche . Perché dunque si tarda a consacrarne il diritto di autodecisione ? perché si coltivano espedienti intermedii e si propone d ' istituire Fiume col suo angusto territorio in Stato neutro e sovrano , staccato dalla Jugoslavia e dall ' Italia ? Tale proposito si attribuisce sopra tutto all ' Inghilterra e all ' America , a Lloyd George ed a Wilson . Anche a Wilson , a colui che con incomparabile eloquenza sostenne il diritto dei popoli di disporre della loro sorte . Le malignità di retroscena che si narrarono per spiegare alcune inesplicabili opposizioni al diritto di Fiume non possono toccare quest ' uomo . Se ancora egli crede che la libertà di Fiume debba essere manomessa , che il principio generale di cui egli si fece mallevadore debba subire un ' infrazione forse più grave di ogni altra , perché ferirebbe in pari tempo un piccolo popolo uscito di schiavitù e un grande popolo vincitore , diviene necessario pensare che questa impressionante infedeltà debba giustificarsi con alti e imperiosi motivi . Ma a tale presunzione logica non sa dare risposta soddisfacente nessuna analisi dei fatti . Riconosciuto che la maggioranza di Fiume è italiana e d ' italiano volere , solo tre generi di ostacoli possono intralciare l ' adempimento delle deduzioni logiche e morali che discendono dalle premesse . Si può obbiettare in primo luogo che l ' Italia ufficiale non chiese Fiume nel trattato concluso a Londra in aprile 1915 . È l ' obbiezione diplomatica . Si può obbiettare in secondo luogo che occorre ai jugoslavi e agli altri popoli dell ' interno un libero sbocco adriatico . E l ' obbiezione economica . Si può obbiettare in terzo e ultimo luogo che per la solidità della pace futura è necessario giungere a un compromesso fra italiani e jugoslavi , sicché né gli uni né gli altri realizzino integralmente il programma massimo nazionale , e , pur essendo , com ' è giusto , favorita l ' Italia , sia data in qualche punto soddisfazione alla tracotante rivale . È l ' obbiezione politica . Non spenderemo parole sull ' obbiezione diplomatica . È superfluo dire al Presidente Wilson , non sospetto di ortodossia diplomatica e di bigotto ossequio pei trattati segreti , che il documento di Londra , qualunque cosa esso valga , val meno della volontà di Fiume e dell ' Italia e che sarebbe cosa da Antico Testamento punire il popolo italiano e il popolo fiumano perché quattr ' anni or sono alcuni diplomatici italiani e russi , inglesi e francesi , per motivi che ora è inutile ricercare , non iscrissero quella partita nel libro del nostro credito nazionale . Più seria può sembrare l ' obbiezione economica . E non staremo a ripetere ciò che ormai da tutti si conosce sulla compartecipazione relativamente scarsa della Jugoslavia al traffico di Fiume . Non ritorneremo sulla dimostrazione incontestabile che porta naturale dell ' Austria , della Boemia , della Slovenia è Trieste meglio che Fiume . Non enumereremo ancora una volta i sei , o nove , o dodici sbocchi adriatici che rimarranno ai jugoslavi anche senza Fiume . E per comodità di discussione ammetteremo senz ' altro che Fiume , già collegata col sistema ferroviario medieuropeo ed egregiamente attrezzata , sia in condizione di privilegio : che del suo porto abbiano necessità i jugoslavi e tutti gli altri . Ma forse l ' Italia nega ai jugoslavi ed agli altri il porto di Fiume ? forse essa si batte per il monopolio dei docks anzi che per la libertà dei cittadini ? aspira a intascare trenta danari o non piuttosto a salvare trentamila anime di suoi fratelli ? Se v ' è coscienza nazionale non annerita dal ferro e dal carbone né ingiallita dall ' oro , questa è la coscienza nazionale italiana . Nessuno ha ancora dimostrato che non sia possibile dar Fiume all ' Italia , impegnando l ' Italia a rispettare tutte le servitù di transito che si riterranno necessarie e a considerare quel porto come bene comune , a tener quella porta spalancata per tutti i popoli . Nessuno ha ancora dimostrato che l ' idealismo wilsoniano non andrebbe in malora se ai criteri strategici degli antichi imperialismi militareschi e sciabolatori si sostituissero i criteri economici e portuali dei nuovi imperialismi plutocratici e accaparratori . Se è iniquo che i popoli seguano le sorti delle linee offensive e difensive e delle teste di ponte , non è meno iniquo che siano spartiti secondo le ubicazioni dei giacimenti minerari e gli assi dei sistemi ferroviari e fluviali . Il porto di Fiume sia di tutti ; ma l ' anima di Fiume non può essere che nostra . L ' obbiezione politica è la più importante . Se non che , maturamente esaminata , si volge proprio contro quelli che vorrebbero giovarsene per imporre una soluzione ibrida del problema di Fiume . Si vuole un compromesso per far sì che gradatamente , nella convinzione del reciproco sacrificio , s ' attenuino i rancori fra italiani e jugoslavi e divenga possibile una pacifica convivenza sul comune mare . Ma in nessun luogo un compromesso è più difficile , in nessun luogo un mezzo termine è più pericoloso che a Fiume . Si pensi a questo misero e soffocato staterello neutro fra Italia e Jugoslavia , a questo minuscolo vaso di coccio fra i due vasi di bronzo . Forse che col non risolvere il quesito lo si cancella ? forse che , dichiarata Fiume città sovrana , cesseranno di vivere e di lottare entro le sue mura italiani e slavi ? Gli uni e gli altri sentiranno la precarietà del provvedimento ; gli uni e gli altri cercheranno di assicurare la loro piccola patria alla loro grande patria . Le lotte ch ' erano già aspre diverranno crudeli . Probabilmente il primo e ultimo atto del Parlamento fiumano consisterebbe in una formale deliberazione di annessione all ' Italia . Se la città è sovrana , nessuno può impedirle di esercitare la sovranità abdicando . Se il territorio italiano sarà confinante con quello di Fiume , quale forza umana potrà radicare i pali dell ' arbitrario confine ? quale Società delle Nazioni potrà accollarsi un compito da Santa Alleanza e consacrare col sangue lo statu quo ? Ovvero supponiamo che l ' Italia giunga soltanto all ' Arsa o al Monte Maggiore o ai Caldiera , che una striscia di territorio jugoslavo sia , come una spada , tra Fiume e l ' Italia . E questo il modo di metter pace fra l ' Italia e Jugoslavia ? si farà la conciliazione col filo della spada ? O supponiamo infine che questo futile e grottesco statu quo , simile a quelli che il concerto europeo decretava nei Balcani , si prolunghi per mesi e per anni . Ma l ' Italia farà quanto è in lei per attrarre le merci e gli uomini verso Trieste e cercherà amici dovunque ; e dovunque cercherà amici la Jugoslavia perché la prosperità di Fiume soffochi Trieste . Mentre le cittadinanze che vivranno in vista di queste e di quelle banchine si tenderanno le braccia , la rivalità fra i due porti diverrà spietata e feroce , poiché la prosperità di Trieste rinfocolerebbe l ' irredentismo italiano di Fiume , mentre la vittoria del porto di Fiume avviverebbe l ' irredentismo sloveno nell ' Istria italiana . E questa la pace giusta ? è questa la pace duratura ? Noi ricordiamo il fervore , che anche all ' ospite parve favoloso , con cui Wilson fu accolto in Italia . In quel delirio quasi idolatrico v ' era gratitudine pel suo intervento di guerra e fede nel suo intervento di pace . Ancora una volta , in quest ' appassionata vigilia , ci rivolgiamo a lui perché egli ricordi che una giusta e saggia soluzione del problema di Fiume è una insostituibile pietra angolare della pace e che Fiume città libera e neutra , s ' egli voglia un istante riflettere su questi nostri ragionamenti , è una soluzione senza giustizia e senza saggezza . Anzi , non è affatto una soluzione . E un fiacco espediente dilatorio destinato a perpetuare la discordia .