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UN MESE DOPO ( - , 1919 )
StampaQuotidiana ,
La simpatia cordiale , sebbene non esente di preoccupazioni , con cui la massima parte del paese ha assistito finora all ' impresa fiumana è dovuta sopra tutto a una causa d ' ordine positivo e ad una d ' ordine negativo . Positivamente , la rivendicazione di Fiume è tra quelle sui cui gl ' Italiani hanno un animo solo e una sola volontà : non potevano dunque mostrarsi sentimentalmente severi verso quei figlioli prodighi che tradirono la disciplina formale per asserire una disciplina d ' amore . Negativamente , divenne chiaro dopo i primi giorni d ' ansietà che i liberatori di Fiume sapevano destramente mantenere un difficile equilibrio sull ' orlo precipitoso in cui erano costretti a muoversi . Non provocarono conflitti cruenti nella città occupata , non salparono verso la Dalmazia né valicarono la linea d ' armistizio , non aggredirono gli Alleati , non mossero verso nessun Isonzo e nessun Rubicone , non dichiararono guerra agli Slavi , ma anzi edotti da un più vicino esame della realtà e saggiamente immemori degli oltraggi sanguinosi che usavano scagliare contro i popoli vicini pronunciarono quell ' augurio alla « fraternità italo - croata » che ai « rinunciatari » era rinfacciato come un tradimento . Le loro parole furono spesso , nei proclami e nei discorsi , smisurate , ma le azioni rimasero sostanzialmente misurate e sobrie . Sicché gl ' Italiani che vogliono l ' unità della patria e desiderano l ' annessione di Fiume , mentre non vogliono né nuove guerre esterne né guerre civili e non desiderano che Fiume annetta l ' Italia , vedendo coincidere la passione dei volontari con quella dell ' intero popolo e non contrastare troppo tragicamente i loro atti coi postulati della pace e dell ' ordine , preferirono considerare il lento svolgersi di quel fatto con un cauto ottimismo che non escludeva e non esclude le soluzioni concilianti e benefiche a tutte le parti in causa . Senonché s ' è compiuto già il mese , ed ancora non si scioglie il nodo . La crisi morale che travaglia gli spedizionari di Fiume e i loro più intimi amici nell ' interno del Regno , provoca , come non era difficile prevedere , una recrudescenza di non meditate parole . Un mese , quando l ' equilibrio è così paradossalmente instabile , è già un lungo lasso di tempo , né qui si tratta di quelle provvisorietà che possono adagiarsi nel definitivo . Passare all ' attacco oltre le linee d ' armistizio i volontari non possono , anche perché sentono che l ' unanimità del paese non li seguirebbe di là da Fiume ; cedere alla voce della coscienza che impone la subordinazione alla legge non vogliono . Stretti fra l ' uscio dell ' inazione forzosa e il muro dell ' intransigente puntiglio personale , i più accesi si sfogano in fantasie che dal colpo di mano salterebbero al colpo di Stato . Alcuni episodi profondamente deplorevoli sembrano rinfocolare queste folli propagande . Non v ' è nessuna giustificazione per quelli che hanno sbarcato a Fiume , ove , come il Comando stesso confessava , non mancavano armi e munizioni per una difesa contro improbabili attacchi slavi , il carico del Persia destinato all ' Estremo Oriente . Non v ' è nessuna giustificazione per il generale Ceccherini che , trascurando i doveri del grado e osando perfino giustificare l ' arbitrio con l ' altro arbitrio di una lettera al Re , ha portato l ' esempio di una nefasta insubordinazione in una città ove formicolavano già gli ufficiali autodecisionari e non v ' era bisogno di nuove reclute altolocate . Questi nuovi incidenti farebbero pensare a mire e ad ubbie che ben poco han da vedere con Fiume . A buon conto , il condottiero dei Fasci adunati a congresso ha detto a Firenze ed ha stampato a Milano queste testuali parole : « Dobbiamo occuparci delle elezioni perché qualunque cosa si faccia è sempre buona regola di stringersi insieme , di non bruciare i vascelli dietro di sé . Può essere che in questo mese di ottobre le cose precipitino in un ritmo così frenetico da rendere quasi superfluo il fatto elettorale . Può essere , invece , che le elezioni si svolgano . Dobbiamo essere pronti anche a questa seconda eventualità » . E ’ vero che lo stesso oratore , nello stesso discorso , aveva definito la dittatura militare uno spauracchio d ' invenzione governativa ; ma ciò non toglie che le sue parole , se avessero un senso , significherebbero l ' augurio della dittatura e di una manomissione militare dell ' Italia . Non prendiamo tragicamente queste manifestazioni , che ascriviamo a irruenta foga oratoria , sapendo bene che tra il dire e il fare c ' è di mezzo il mare . Tuttavia anche le parole sono , a modo loro , azioni ; e né parole di questo calibro né atti come quelli del Persia e del generale Ceccherini giovano all ' educazione del paese ed alla valutazione della nostra maturità politica nel mondo . Gli spiriti assennati e previdenti dovrebbero por mente al troppo contrabbando che , a loro insaputa , vorrebbe passare sotto la bandiera tricolore spiegata da mani quasi sempre inconsapevoli e pure su mercanzie non sempre pure . Molti , fuori d ' Italia , compiacendosi del grido : Fiume ! Fiume ! , pensano invece alla Germania da vendicare , al Baltico da conquistare pel pangermanismo risorgente , ai trattati da stracciare , al disordine da propagare altrove in servizio dei vinti ora che la repubblica dei Soviet pare agonizzante , alla rivoluzione da sobillare in Italia perché strozzi in fasce la vittoria giacché non fu possibile deprecarne la nascita con le convulsioni del '17 e con le manovre abortive del ‘18 . Altri poi , confondendo il loro grido con quello di chi mosse verso il Quarnaro per un impeto di candido amore , chiedono , chiedendo Fiume , la testa di un ministero o di un ministro ; e v ' è chi pensa con malcelata amarezza alla smobilitazione come alla fine di prebende acquisite cui non è agevole la rinunzia : chi a volontà elettorali da soffocare sapendo che dacché furono convocati i Comizi le suggestioni anarcoidi hanno i giorni contati ; chi finalmente alle fortune da trafugare intatte profittando di un parapiglia che renda irriti e nulli prestito forzoso e riforma tributaria . Non è credibile che uomini come Gabriele D ' Annunzio e i suoi amici , anche se non ben provvisti di freni inibitori nelle pubbliche manifestazioni , non si sentano scorati da questo tanfo . In un mese la spedizione di Fiume , raggiunto pienamente il suo scopo dimostrativo , s ' è andata svuotando di significato internazionale . L ' Italia tutta ad una voce reclama Fiume , ma tutta ad una voce , e con l ' esplicito consenso di quelli che parteggiano pei volontari , respinge una soluzione violenta che metterebbe l ' Italia fuori della Conferenza e della Società delle Nazioni ove essa siede fra gli arbitri . Tutto il mondo è ormai d ' accordo nel ritenere che la questione di Fiume debba essere risoluta con soddisfazione dell ' Italia , salva restando la suscettibilità personale di Wilson . Ma Wilson e le sue suscettibilità passano ; Fiume e l ' Italia e la loro volontà restano . In queste condizioni la persistenza dei volontari non giova a Fiume ma la compromette , non giova all ' Italia ma la espone alle cortesi minacce che l ' Inghilterra , con l ' aria di smentirle , pienamente conferma . Al fondo dell ' atto appassionato di un mese fa , esaurito il suo senso internazionale , può finire per restare nient ' altro che un fondo limaccioso di politica interna . Noi crediamo nel patriottismo di Gabriele D ' Annunzio e dei suoi amici . Fummo con D ' Annunzio nella crisi dell ' intervento e ammirammo le sue gesta stupende di guerra come sempre avevamo ammirato lo splendore di cui egli accrebbe le patrie lettere . Perciò gli parliamo a cuore aperto . Vivendo in un ' atmosfera esaltata ed ardente egli non percepisce la voce accorata , sebbene ancora sommessa , con cui tutto ciò che v ' è di più nobile e di più consapevolmente responsabile nella coscienza del paese lo invita a non approfondire la ferita ch ' egli ha inferta alla compagine dell ' esercito , all ' organismo più essenziale della nostra potenza e della nostra resistenza . Ma non dovrebbe rimaner sordo all ' ammonimento che gli giunse dal vincitore di Vittorio Veneto , dal generale Caviglia ; dovrebbero impressionarlo le disapprovazioni , tacite o esplicite , di altri fra quelli che più potentemente contribuirono al trionfo delle armi italiane . Crediamo nella sete di gloria del soldato - poeta e nel suo raffinato senso estetico che lo deve rendere ansioso di evitare il pericolo che l ' impresa di settembre perda ogni sua bellezza e degeneri nella scura turbolenza del litigio personale e fazioso . Crediamo anche nel buon senso che raramente si scompagna dall ' altezza d ' ingegno . Se qualcuno davvero fosse così stolto da susurrare all ' orecchio di D ' Annunzio il nome del Rubicone , egli non potrebbe che sorridere alla vana lusinga . L ' indifferenza del paese verso consimili minacce è fatta d ' incredulità . Se il proposito si delineasse , il popolo balzerebbe come un solo uomo . Chi farneticasse oggi , in Italia , di violenze liberticide non conseguirebbe certo la grandezza di Cesare . Condannato al supplizio del ridicolo , non si alzerebbe nemmeno sino alla gloria infame di Catilina .