StampaQuotidiana ,
4
aprile
.
È
morto
a
Rapallo
il
principe
Federico
Giovanni
Carlo
Alessandro
Adamo
Egon
Maria
di
Hohenlohe
Waldenburg
Schillingfurst
,
Altezza
Serenissima
,
più
brevemente
chiamato
dai
suoi
amici
veneziani
Fritz
Hohenlohe
.
La
Casetta
Rossa
sul
Canal
Grande
che
durante
la
guerra
fu
presa
in
affitto
da
Gabriele
d
'
Annunzio
,
la
casa
insomma
del
«
Notturno
»
,
era
di
Fritz
Hohenlohe
,
il
quale
,
principe
austriaco
,
se
n
'
era
allora
dovuto
andare
,
col
cuore
gonfio
,
a
vivere
in
Isvizzera
.
La
presenza
del
nostro
poeta
in
quella
sua
casa
,
alla
sua
mensa
,
nel
suo
letto
,
mentre
i
suoi
connazionali
venivano
a
bombardare
dal
cielo
Venezia
,
fu
il
suo
conforto
nell
'
esilio
:
assoluzione
dall
'
involontario
delitto
d
'
essere
austriaco
sebbene
nato
a
Venezia
.
Quella
bomboniera
o
casetta
che
dir
si
voglia
,
era
il
suo
orgoglio
e
la
sua
beatitudine
:
tutta
settecento
dal
campanello
sulla
porta
alla
gabbia
del
canarino
laccata
e
dorata
.
Fritz
Hohenlohe
adorava
il
settecento
:
il
settecento
del
Casanova
e
del
Longhi
,
del
Goldoni
e
del
teatro
San
Luca
,
del
Glück
e
del
Burg
-
Theater
e
(
questo
non
guastava
)
di
Maria
Teresa
e
di
Giuseppe
secondo
;
il
settecento
in
cui
Venezia
e
Vienna
vivevano
ancora
in
pace
;
il
settecento
,
insomma
,
prima
di
Campoformio
e
di
Austerlitz
,
e
dell
'
infame
Napoleone
.
Solo
nei
romanzi
di
Henri
de
Régnier
che
fu
anch
'
egli
un
assiduo
della
Casetta
Rossa
sebbene
,
lungo
com
'
è
,
quasi
toccasse
col
cranio
il
soffitto
di
quelle
stanzette
profumate
di
sandalo
,
si
possono
incontrare
innamorati
di
quel
secolo
altrettanto
fanatici
e
appassionali
e
anche
,
come
i
fantasmi
,
altrettanto
sospirosi
e
discreti
.
Col
suo
passo
saltellante
,
il
suo
cappellino
minuscolo
,
il
volto
paffuto
appuntito
da
una
barbetta
ormai
grigia
,
il
biondo
e
buon
Fritz
,
quando
dopo
le
undici
appariva
al
sole
in
piazza
San
Marco
,
per
primo
saluto
agli
amici
annunciava
sempre
la
scoperta
di
qualcosa
di
settecentesco
:
un
libro
,
una
legatura
,
una
miniatura
,
un
palmo
di
merletto
,
due
palmi
di
specchio
,
una
bambola
,
un
mazzo
di
tarocchi
,
un
orologino
che
non
camminava
più
.
Conosceva
Venezia
meglio
di
molti
veneziani
;
ma
da
San
Marco
ai
Frari
,
tutto
quello
che
non
era
settecento
,
lo
tollerava
,
non
lo
amava
.
Tutt
'
al
più
gli
piaceva
come
una
bella
e
rara
cornice
per
la
bambola
,
la
miniatura
,
il
disegnino
,
il
vero
Longhi
o
il
falso
Guardi
che
egli
aveva
scoperto
un
'
ora
prima
;
e
sopra
tutto
,
come
una
cornice
per
la
sua
Casetta
Rossa
,
cioè
pel
suo
cuore
.
Perché
il
gran
settecento
di
Giambattista
Tiepolo
e
di
Benedetto
Marcello
,
con
le
sue
vòlte
turbinose
d
'
angeli
e
di
sante
,
coi
suoi
pieni
d
'
organo
,
coi
suoi
avventurieri
trascorrenti
dalla
Russia
alla
Spagna
,
coi
suoi
filosofi
rinnovatori
dal
Vico
al
Rousseau
,
dal
Beccaria
al
Montesquieu
,
Fritz
Hohenlohe
lo
vedeva
in
piccolo
,
ridotto
a
gingilli
da
star
tutti
nella
calotta
d
'
un
tricorno
,
ridotto
a
cavatine
e
cabalette
da
cantarsi
su
una
spinetta
dipinta
:
ridotto
insomma
alla
misura
della
sua
casa
tanto
piccina
che
a
uscirne
in
fretta
si
credeva
di
portarsela
in
spalla
.
Dei
tanti
poeti
che
vi
sono
passati
,
solo
la
contessa
di
Noailles
e
Gabriele
d
'
Annunzio
vi
si
trovavano
come
a
casa
loro
,
cioè
in
proporzione
.
Ma
quando
entrava
nel
salotto
Mariano
Fortuny
con
la
sua
bella
pancia
,
le
spalle
quadre
e
il
faccione
sorridente
tra
tanto
pelo
,
veniva
voglia
d
'
aprir
la
porticina
a
vetri
sul
giardinetto
e
sul
Canalazzo
per
respirare
.
Fortuny
lo
sapeva
ed
entrava
congiungendo
le
due
mani
sullo
stomaco
,
stringendo
i
gomiti
sui
fianchi
e
camminando
a
passi
brevi
dopo
aver
guardato
in
terra
se
tra
le
gambe
d
'
un
tavolino
,
il
bracciolo
d
'
una
poltrona
e
i
piedi
di
un
invitato
poteva
trovare
posto
anche
per
un
piede
suo
.
Più
pericoloso
era
il
pittore
Marius
de
Maria
,
specie
quando
discuteva
e
per
discutere
s
'
alzava
e
gestiva
.
Portava
egli
allora
un
paio
d
'
occhiali
con
una
lente
sola
e
,
sull
'
altr
'
occhio
,
il
cerchio
vuoto
per
la
lente
che
non
c
'
era
più
;
e
di
questo
cerchio
vuoto
e
arrugginito
si
serviva
come
d
'
un
manico
per
fissare
meglio
gli
occhiali
sul
naso
,
così
che
pian
piano
il
cerchio
vuoto
era
salito
a
incorniciare
un
poco
del
sopracciglio
.
Tra
l
'
alzare
le
braccia
al
cielo
nel
calor
della
disputa
e
quel
continuo
soccorrere
gli
occhiali
e
rimetterli
in
punto
,
era
un
continuo
urtare
il
candeliere
o
il
bruciaprofumi
,
la
cornice
o
il
vasetto
di
viole
,
la
chicchera
del
caffè
o
la
boccia
del
rosolio
.
E
tutti
,
con
prudenti
gesti
,
ad
accorrere
;
ed
egli
a
interrompersi
e
a
riprendere
con
più
veemenza
;
e
noi
ad
ascoltarlo
e
a
dargli
ragione
per
evitare
i
cocci
;
ed
egli
a
spiegarci
che
non
avevamo
capito
.
V
'
erano
,
come
sempre
nei
salotti
veneziani
,
molti
ufficiali
di
marina
,
cominciando
dall
'
ammiraglio
Presbitero
e
dall
'
ammiraglio
Cusani
.
Abituati
alle
cabine
di
bordo
,
usciti
magari
un
'
ora
prima
dal
quadratino
d
'
una
torpediniera
o
dalla
cella
d
'
un
sottomarino
,
erano
in
quelle
strettezze
i
più
composti
e
i
più
agili
.
Ma
l
'
ospitalità
era
cordiale
per
tutti
,
uguale
a
distanza
di
mesi
e
d
'
anni
.
Eppure
una
sera
credetti
di
sentirmi
cadere
addosso
quel
teatrino
dorato
.
La
sera
del
4
settembre
1916
pranzavo
lì
con
Gabriele
d
'
Annunzio
quando
cominciò
l
'
incursione
.
Sirene
,
antiaerei
,
mitragliatrici
,
fucileria
,
rombi
,
sibili
,
scrosci
:
pranzo
con
concerto
viennese
.
Eravamo
al
dolce
,
con
una
certa
cotognata
offerta
da
un
ammiratore
al
poeta
in
tanta
copia
che
da
Cervignano
a
Udine
,
da
Monfalcone
a
Gradisca
,
non
v
'
era
mensa
di
ufficiali
che
ormai
non
ne
avesse
gustato
.
Ed
ecco
uno
scoppio
fragoroso
assordarci
,
le
sottili
pareti
oscillare
,
i
bracci
e
le
gocce
del
lampadario
di
vetro
tinnire
,
e
dalla
vetriata
dietro
le
tende
di
seta
verde
,
giù
vetri
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
che
non
finivano
più
.
Una
bomba
era
caduta
sui
gradini
di
approdo
del
palazzo
della
Prefettura
,
a
venti
metri
dalla
Casetta
Rossa
.
In
coro
,
tutti
e
due
esclamammo
:
Povero
Fritz
,
se
fosse
qui
....
E
mi
sembra
che
a
ricordar
oggi
quelle
parole
gli
si
faccia
la
necrologia
che
,
se
egli
potesse
leggerla
,
gli
sarebbe
più
cara
.
Quella
notte
una
bomba
incendiaria
cadde
anche
a
due
metri
dalla
maggior
porta
di
San
Marco
.
Ma
chi
se
ne
ricorda
più
?
Certo
nemmeno
chi
la
lanciò
.