StampaQuotidiana ,
Cremona
,
10
maggio
.
A
Cremona
,
in
Duomo
.
La
gran
cerimonia
,
omelie
,
panegirici
,
cantate
,
messa
,
i
carabinieri
in
fila
lungo
la
balaustrata
dell
'
altar
maggiore
,
il
riflettore
che
dall
'
alto
del
pulpito
illuminava
a
giorno
la
statua
del
gran
Vescovo
appena
scoperta
,
il
cerchio
di
poltrone
dorate
da
dove
Eccellenze
in
mantello
rosso
e
croce
d
'
oro
,
Eccellenze
in
finanziera
e
guanti
bianchi
,
generali
canuti
col
colletto
bianco
,
generali
bruni
col
colletto
nero
fissavano
da
un
'
uguale
distanza
il
morto
mitrato
,
disteso
in
pace
sul
suo
sarcofago
,
certo
pensando
a
lui
ma
anche
pensando
a
quel
che
potrà
essere
tra
cent
'
anni
la
loro
statua
e
provandone
intanto
le
pose
più
convenienti
:
la
gran
cerimonia
è
finita
.
La
folla
può
avvicinarsi
al
monumento
.
Molti
si
genuflettono
;
qualcuno
s
'
alza
in
punta
di
piedi
e
socchiudendo
gli
occhi
bacia
le
mani
di
Geremia
Bonomelli
ormai
di
freddo
immutabile
bronzo
,
poi
in
fretta
si
segna
e
s
'
allontana
.
Non
credo
che
per
molti
anni
la
Chiesa
abbia
a
beatificarlo
;
ma
al
popolo
di
Cremona
egli
già
sembra
santo
,
e
questa
sua
effige
in
Duomo
è
,
pei
più
fedeli
,
un
principio
di
consacrazione
.
Perciò
la
giornata
è
di
festa
.
Monsignor
Emilio
Lombardi
,
per
più
di
vent
'
anni
fedelissimo
segretario
di
lui
,
è
raggiante
,
la
commenda
al
collo
,
il
ciuffo
candido
ritto
sul
volto
roseo
e
rotondo
,
gli
occhi
azzurri
lucidi
per
la
gioia
.
Con
la
destra
drappeggiandosi
sul
petto
la
mantellina
di
seta
pavonazza
,
con
la
sinistra
stringendo
il
telegramma
della
Regina
Madre
,
mi
sussurra
all
'
orecchio
:
Lui
lo
diceva
:
la
via
giusta
è
questa
,
gli
applausi
verranno
quando
sarò
morto
.
Adesso
ci
si
ritrova
tutti
,
pel
ricevimento
,
nella
spaziosa
canonica
di
monsignor
Lombardi
,
nel
suo
giardino
fiorito
e
imbandierato
di
tricolori
,
all
'
ombra
della
rossa
chiesa
di
Sant
'
Agostino
che
sola
in
tutta
l
'
Italia
settentrionale
può
offrire
,
a
chi
pregando
vuol
sospirare
,
una
Madonna
del
Perugino
.
Folla
autorevole
:
vescovi
le
cui
sete
ed
ori
luccicano
nel
pieno
sole
;
ufficiali
tutti
medaglie
e
galloni
abbaglianti
.
Le
patronesse
dell
'
Opera
Bonomelli
nelle
loro
semplici
vesti
grige
o
nere
,
appena
un
vezzo
di
perle
al
collo
,
sembrano
monache
al
confronto
di
quei
virili
splendori
.
Sotto
il
pergolato
l
'
onorevole
Jacini
in
ombra
conversa
con
l
'
onorevole
Farinacci
al
sole
.
Parlano
d
'
una
casa
paterna
.
Di
Sudermann
o
di
Miglioli
?
Trentacoste
che
ha
dovuto
firmare
cento
cartoline
col
suo
Bonomelli
di
bronzo
,
è
fuggito
all
'
aria
aperta
e
adesso
presso
un
roseto
,
flebile
e
felice
,
spiega
sottovoce
,
una
parola
al
minuto
,
l
'
arte
del
beato
Angelico
a
un
giovane
parroco
tutto
fuoco
che
gli
annuncia
sicuro
:
Dipingo
anch
'
io
.
L
'
onorevole
Marchi
commemora
fraterno
l
'
onorevole
Siciliani
,
decaduto
.
Seguitano
a
piovere
telegrammi
da
ogni
parte
del
mondo
.
Sul
colmo
del
bersò
pende
una
palla
di
vetro
da
specchi
,
che
riflette
tutti
e
non
rispetta
nessuno
:
è
capace
di
far
piccolo
un
vescovo
e
grande
un
seminarista
.
Arriva
il
prefetto
.
Appena
scorge
l
'
onorevole
Farinacci
,
si
ferma
e
impalato
lo
saluta
a
braccio
teso
.
Dentro
casa
,
poltrone
,
divani
,
caffè
,
sigarette
,
mensa
imbandita
,
fotografie
di
monsignor
Bonomelli
,
piccole
e
grandi
,
in
piedi
e
seduto
,
solo
e
con
la
Regina
Margherita
,
col
generale
Thaon
de
Revel
,
con
Antonio
Fogazzaro
,
con
Piero
Giacosa
,
sullo
sfondo
d
'
una
cattedrale
tedesca
o
nello
studiolo
al
vescovato
di
Cremona
.
Afferro
al
volo
Monsignor
Lombardi
:
Lei
qui
deve
nascondere
un
tesoro
di
ricordi
.
Mi
prende
per
la
mano
,
cordiale
e
imperioso
come
l
'
angelo
prese
Tobiolo
,
mi
porta
davanti
alla
sua
libreria
,
apre
un
cassetto
,
mi
dà
un
opuscolo
giallo
e
un
mazzo
di
cartelle
dattilografate
:
Legga
,
e
torna
tra
i
suoi
cento
ospiti
.
Odo
che
annuncia
:
Ha
telegrafato
il
duca
degli
Abruzzi
,
ha
telegrafato
Luigi
Luzzatti
....
L
'
opuscolo
è
un
estratto
dalla
«
Rassegna
Nazionale
»
,
del
marzo
1889
:
«
Roma
e
l
'
Italia
e
la
realtà
delle
cose
»
.
L
'
articolo
famoso
sulla
questione
del
potere
temporale
fu
allora
condannato
dalla
Chiesa
.
E
la
condanna
fu
da
Geremia
Bonomelli
accettata
con
una
pubblica
sottomissione
,
dal
pulpito
,
in
Duomo
.
Per
pronunciarla
si
vestì
da
vescovo
,
in
piviale
e
mitra
.
Ma
sulla
copertina
gialla
leggo
adesso
queste
righe
:
«
Quest
'
opuscolo
fu
scritto
da
me
nel
marzo
1889
.
Fu
condannato
.
Eppure
(
lo
dico
con
tutta
la
coscienza
di
dire
la
verità
)
non
contiene
nessun
errore
,
nessuna
irriverenza
.
Mi
sottomisi
come
dovevo
.
Ma
la
verità
è
la
verità
.
Ah
,
se
fosse
stato
giudicato
secondo
il
Vangelo
!
Quanti
sofismi
per
mostrare
la
necessità
di
quest
'
errore
!
Quando
ci
penso
mi
sento
ferire
nel
cuore
.
Così
si
poté
delirare
!
Geremia
vescovo
.
»
La
scrittura
cancella
con
le
sue
righe
diritte
lo
stampato
,
vuole
essere
come
una
voce
più
forte
della
prudenza
.
È
rapida
e
minuta
.
A
decifrarla
rivedo
dietro
le
lenti
i
rotondi
occhi
di
lui
,
bruni
focati
,
che
scrutavano
l
'
interlocutore
da
vicino
,
in
silenzio
,
finché
,
compiuta
la
indagine
,
un
sorriso
venisse
a
spianare
la
gran
fronte
.
E
quando
non
riesco
a
leggere
una
frase
,
rivedo
il
gesto
che
gli
era
abituale
,
di
passarsi
un
dito
tra
la
palpebra
e
la
lente
per
aggiustarsi
gli
occhiali
,
e
che
per
un
attimo
ti
separava
dal
suo
sguardo
e
da
lui
.
Passarono
anni
ed
anni
.
La
sua
fede
nella
necessità
che
ai
cattolici
italiani
fosse
restituito
il
modo
d
'
amare
insieme
la
patria
e
la
chiesa
,
s
'
era
fatta
anche
più
sicura
e
palese
.
Ed
ecco
,
nell
'
autunno
del
1911
,
quand
'
egli
compie
gli
ottant
'
anni
,
nella
pace
del
villaggio
nativo
,
a
Nigoline
sopra
Iseo
,
la
lettera
a
Pio
decimo
di
cui
adesso
ho
sotto
gli
occhi
la
copia
.
È
il
suo
testamento
di
sacerdote
italiano
,
scritto
in
una
prosa
logica
e
serrata
sotto
la
quale
si
sente
pulsare
l
'
ansia
della
passione
come
un
cuore
nella
gabbia
dell
'
orsa
.
Ne
trascrivo
poche
frasi
:
«
Abbattiamo
l
'
ostacolo
tra
la
Patria
e
la
Fede
.
Voi
solo
potete
abbatterlo
.
Centinaia
di
migliaia
d
'
anime
stanno
sulla
soglia
della
chiesa
ed
aspettano
....
Lo
stato
di
lotta
tra
l
'
Italia
e
la
Santa
Sede
deve
cessare
,
o
tra
cinquanta
o
sessant
'
anni
le
chiese
saranno
vuote
....
Ciò
che
dal
1860
ho
preveduto
,
s
'
é
tutto
avverato
....
Gli
stranieri
,
benché
figli
vostri
anch
'
essi
,
non
saranno
mai
figli
d
'
Italia
....
Se
ho
errato
,
punitemi
,
ne
sarò
lieto
,
come
a
voi
piaccia
.
Benedite
il
povero
vescovo
pieno
di
difetti
,
ma
che
non
ricorda
d
'
avere
mai
mentito
....
e
che
ha
sempre
amato
la
sola
Verità
o
quella
che
almeno
credeva
la
verità
.
Vi
bacio
umilmente
il
piede
.
Nigoline
,
10
ottobre
1911.»
Ha
letto
?
mi
chiede
monsignor
Lombardi
.
Questa
lettera
la
pubblicheremo
.
Una
copia
è
nelle
mani
di
Sua
Santità
.
I
tempi
sono
mutati
,
e
indica
il
tricolore
che
palpita
fuori
della
finestra
e
ad
ogni
soffio
di
vento
pare
che
voglia
entrare
qui
dentro
,
tra
queste
memorie
,
come
un
grande
uccello
al
suo
nido
:
Ma
lui
nemmeno
allora
aveva
paura
.
La
prudenza
,
diceva
,
è
una
virtù
,
ma
una
virtù
negativa
.
La
collera
,
sì
,
è
un
gran
peccato
;
ma
aggiungeva
che
il
Signore
la
perdona
facilmente
perché
la
subiamo
non
la
amiamo
.
Era
bresciano
monsignor
Bonomelli
.
Ed
ella
sa
che
in
tutta
la
Lombardia
la
collera
si
chiama
la
bressanina
.
Gl
'
invitati
cominciano
a
diradarsi
.
Adesso
monsignor
Lombardi
mi
pone
tra
le
mani
due
o
tre
agende
legate
in
nero
.
Geremia
Bonomelli
notava
tutto
:
le
lettere
più
memorabili
che
riceveva
o
scriveva
,
le
messe
,
le
omelie
.
Aveva
bisogno
d
'
ordinare
tutto
attorno
a
sé
con
chiarezza
e
puntualità
,
quasi
a
restringere
solo
nel
suo
petto
il
groviglio
e
il
rovello
d
'
ogni
disputa
.
Apro
a
caso
l
'
agenda
del
1913
,
l
'
anno
prima
della
sua
morte
,
l
'
anno
prima
della
guerra
.
Quel
che
colpisce
è
la
sua
cura
a
notare
ogni
giorno
meticolosamente
il
tempo
che
faceva
.
Figlio
di
contadini
,
era
rimasto
legato
ai
campi
dove
una
nuvola
può
mutare
non
solo
le
occupazioni
d
'
un
giorno
ma
la
vita
d
'
un
anno
.
Misurava
la
sua
età
su
quella
degli
alberi
che
aveva
piantato
a
Nigoline
con
le
sue
mani
.
«
Questo
gelso
l
'
ho
piantato
quando
avevo
otto
anni
.
Da
allora
ogni
autunno
torno
a
guardarlo
.
Ormai
anch
'
egli
cede
....
»
Per
questo
amò
i
poeti
:
quelli
morti
,
Dante
pel
primo
,
e
ne
rileggeva
una
pagina
ogni
giorno
,
dopo
messa
;
e
quelli
vivi
,
Pascoli
o
Fogazzaro
.
Per
questo
amò
gli
uccelli
come
tutti
i
cacciatori
che
li
uccidono
ma
li
adorano
;
e
fino
in
vescovado
nella
stanzetta
da
pranzo
aveva
fatto
costruire
una
gran
gabbia
pei
suoi
fringuelli
.
Con
quel
suo
sguardo
al
cielo
,
appena
s
'
alzava
dal
letto
alla
prima
alba
,
ristabiliva
la
sua
armonia
e
la
sua
obbedienza
al
creato
.
«
Nuvolo
.
Notte
sic
sic
.
Dolori
soliti
ma
tollerabili
.
Nessuna
visita
.
Dio
mio
,
vi
ringrazio
....
Nigoline
.
Nebbia
fitta
,
notte
eccellente
.
Passeggiata
in
carrozza
.
Campagne
coltivate
a
meraviglia
.
Conferenza
socialista
di
R
.
Ridicola
....
Cremona
.
Sereno
.
Notte
buona
.
Chierici
,
chierici
.
Parroci
,
parroci
....
Bormio
.
Credaro
mi
dice
che
s
'
è
fatto
male
ad
abolire
le
facoltà
teologiche
nelle
Università
.
Bravo
.
Quis
credat
?
...
Nigoline
.
Notte
passabile
.
Tempo
sereno
senza
vento
.
Caccia
ottima
.
Domani
verrà
Giacosa
....
13
ottobre
1913
.
Nigoline
.
Sereno
.
Uccelli
niente
.
Passeggiata
ai
Castelli
che
sarà
l
'
ultima
.
Quante
care
memorie
,
al
cimitero
...
»
.
Ebbe
ragione
,
lassù
non
tornò
più
.
Morì
il
3
agosto
1914
,
il
giorno
in
cui
si
scatenava
la
guerra
.
La
guerra
era
stata
il
suo
incubo
.
Da
anni
la
sentiva
venire
.
Dai
viaggi
in
Germania
per
visitare
i
suoi
emigranti
,
traeva
argomenti
precisi
,
per
lui
indiscutibili
,
sull
'
imminenza
della
guerra
.
Una
volta
,
nel
'13
,
io
mi
permisi
di
lodargli
non
so
che
frase
d
'
un
discorso
dell
'
imperatore
Guglielmo
.
Egli
mi
mise
una
mano
sulla
spalla
,
mi
fissò
negli
occhi
,
da
vicino
:
Sei
un
bambino
.
Tremerà
il
mondo
per
siffatte
parole
.
Nel
decembre
del
1913
scriveva
alla
contessa
Antonietta
Rossi
Martini
:
«
Vivo
sotto
l
'
incubo
d
'
una
conflagrazione
europea
come
la
terra
non
ha
mai
veduta
l
'uguale.»
Ormai
gl
'
invitati
sono
partiti
.
Nella
sala
,
intorno
a
monsignor
Lombardi
,
non
restano
che
i
fedelissimi
:
monsignor
Monti
,
professore
in
seminario
,
volto
acceso
,
occhi
grigi
,
naso
aguzzo
,
capelli
bianchi
ben
lisciati
quasi
ch
'
egli
speri
a
furia
di
spazzola
di
domare
finalmente
anche
il
fervor
dei
pensieri
,
dantista
sottile
che
per
amore
a
monsignor
Bonomelli
ha
scritto
un
libro
in
cui
immagina
di
scendere
guidato
da
lui
,
sulle
orme
di
Dante
,
nei
regni
bui
e
con
uno
stile
arguto
e
limpido
vi
parla
di
tutto
,
anche
di
Dante
;
don
Illemo
Camelli
,
anch
'
egli
professore
,
rosso
di
pelo
,
parco
di
gesti
ed
asciutto
,
pittore
e
scrittore
che
della
storia
e
dell
'
arte
di
Cremona
sa
tutto
;
don
Tinelli
,
anima
e
volto
d
'
asceta
,
parroco
di
Sant
'
Abbondio
,
che
ha
la
fortuna
di
vivere
nel
più
bel
chiostro
cinquecentesco
di
Cremona
,
presso
sua
madre
ottantenne
che
stamane
m
'
ha
detto
sorridendo
una
frase
indimenticabile
:
Ormai
sono
giunta
alla
riva
del
mare
....
Me
lo
descrivono
gesto
per
gesto
,
parola
per
parola
,
il
loro
gran
Vescovo
,
perché
hanno
ancora
il
cuore
colmo
di
lui
.
E
tutto
vorrei
notare
,
ma
prima
questa
scia
d
'
amore
e
d
'
ardore
che
egli
ha
lasciato
dietro
di
sé
.
Ed
uno
me
lo
descrive
al
paretaio
su
a
Nigoline
,
attento
ai
richiami
,
pronto
a
citar
del
suo
Dante
tutto
quel
che
tocca
la
vita
degli
uccelli
,
ché
per
lui
il
Ghibellin
fuggiasco
doveva
essere
stato
in
vita
sua
un
uccellatore
maestro
:
Gittansi
di
quel
lito
ad
una
ad
una
,
Per
cenni
,
come
augel
per
suo
richiamo
.
Ma
se
un
fringuello
fischiava
,
rompeva
il
verso
a
metà
,
le
due
mani
sull
'
asta
dello
spauracchio
:
Dai
,
dai
!
Amò
giù
!
Sbrofa
!
E
un
altro
me
lo
descrive
nella
chiesetta
di
quel
villaggio
,
a
confessare
,
a
predicare
,
a
far
da
parroco
,
ché
quand
'
egli
saliva
lassù
a
mezzo
settembre
il
parroco
lo
mandava
via
:
Tu
vai
a
riposarti
.
Il
parroco
lo
faccio
io
.
Accanto
a
me
,
su
un
tavolino
,
tra
un
ritratto
della
Regina
Madre
e
uno
del
vescovo
,
sta
una
pendola
di
legno
a
foggia
di
capanna
da
eremita
,
col
suo
campaniletto
a
punta
.
Ecco
,
la
porta
della
capanna
si
spalanca
;
e
si
vede
un
fraticello
alto
un
pollice
che
si
china
a
tirare
la
corda
della
campana
.
Uno
,
due
,
tre
.
Monsignor
Lombardi
balza
in
piedi
,
alza
le
braccia
:
Sono
le
tre
.
Bisogna
andare
al
teatro
Ponchielli
pei
discorsi
.