StampaQuotidiana ,
Milano
,
20
maggio
.
Nell
'
Arena
,
al
sole
.
Su
in
cielo
stanno
in
gara
una
nuvola
fosca
e
il
biondo
flemmatico
sole
.
Chi
vincerà
?
La
nuvola
s
'
avvicina
.
Ecco
,
ghermisce
il
sole
.
Un
minuto
:
il
sole
la
dirompe
e
la
nuvola
si
ferma
,
pallida
,
in
brandelli
.
Poi
si
raccoglie
di
nuovo
,
più
piccola
e
leggera
.
Si
riaccosta
all
'
avversario
.
Tre
o
quattro
raggi
la
feriscono
,
la
lacerano
,
la
sgominano
.
Alla
nuvola
,
se
avesse
saputo
vincere
Apollo
,
credo
che
i
centomila
spettatori
riconoscenti
avrebbero
applaudito
quanto
a
Spalla
.
Ho
detto
Apollo
perché
sono
venuto
qui
con
animo
,
alla
meglio
,
romano
;
e
vedo
Spalla
e
Van
der
Veer
come
i
legittimi
discendenti
dei
pugili
Entello
e
Darete
che
da
tanti
anni
,
davanti
agli
scolari
di
liceo
,
si
battono
nel
libro
quinto
dell
'
Eneide
,
arbitro
lo
stesso
Enea
.
Guardate
la
buona
faccia
di
Bisschop
l
'
antagonista
di
Bosisio
,
tutta
rughe
,
calli
e
soprossi
.
È
descritta
da
venti
secoli
in
un
epigramma
di
Lucilio
:
«
Questo
bravo
olimpionico
aveva
una
volta
orecchie
,
palpebre
,
naso
e
mento
.
Ma
da
quando
professa
il
pugilato
,
ha
perduto
queste
parti
del
suo
volto
e
più
non
raccoglierà
l
'
eredità
paterna
.
Il
magistrato
lo
ha
confrontato
col
ritratto
di
lui
che
suo
fratello
ha
offerto
al
tribunale
,
non
vi
ha
veduto
alcuna
somiglianza
,
e
ha
dichiarato
straniero
l
'atleta.»
Sì
,
adesso
abbiamo
le
tre
corde
intorno
al
palco
ravvolte
di
bianco
,
di
rosso
e
di
verde
,
e
ritte
sui
trampoli
le
torrette
per
le
macchine
fotografiche
e
cinematografiche
;
e
abbiamo
il
presidente
Mussolini
che
fa
core
a
Spalla
,
invece
dell
'
imperatore
Tito
che
proteggeva
Melancomas
;
e
invece
della
tromba
abbiamo
il
tantàn
,
e
gli
articoli
di
Petroselli
invece
delle
orazioni
di
Dione
Crisostomo
,
e
il
guantone
imbottito
invece
del
cesto
a
strisce
di
cuoio
e
a
lamelle
di
bronzo
,
e
il
dialetto
milanese
invece
del
latino
,
e
il
«
break
»
del
signor
Collard
invece
del
«
cede
deo
»
del
pio
Enea
.
Novità
trascurabili
.
Il
sole
è
sempre
quello
,
e
gli
uomini
,
da
quei
due
lassù
rosei
,
lustri
e
bisunti
a
noi
quaggiù
intenti
ed
ansiosi
,
sono
,
con
altri
nomi
e
vesti
,
i
medesimi
.
E
questo
solo
,
in
questo
mondo
,
conta
.
Viva
Erminio
!
Forza
,
Erminio
!
Così
detto
,
spogliossi
;
e
sì
com
'
era
Delle
braccia
,
degli
omeri
e
del
collo
E
di
tutte
le
membra
e
d
'
ossa
immane
,
Quasi
un
pilastro
in
su
l
'
arena
stette
.
L
'
accappatoio
che
Erminio
Spalla
ha
gittato
lungi
da
sé
è
di
stil
floreale
,
verde
e
viola
.
Ne
vorrei
,
per
amor
di
Virgilio
,
uno
più
classico
e
unito
.
Nemmeno
le
gambe
di
Erminio
mi
piacciono
;
non
s
'
addicono
a
quelle
cosce
.
Se
il
corpo
umano
,
secondo
i
petrarchisti
del
Rinascimento
,
s
'
ha
da
assomigliare
a
un
sonetto
di
cui
titolo
e
dedica
sono
la
testa
,
le
quartine
il
torace
e
l
'
addome
,
e
le
terzine
sono
le
cosce
e
le
gambe
,
le
gambe
di
Erminio
Spalla
mancano
d
'
una
sillaba
.
Piet
Van
der
Veer
,
se
avesse
il
collo
meno
massiccio
e
perdesse
un
poco
della
sua
pinguedine
rubensiana
tra
spalle
e
sterno
,
sarebbe
lui
un
atleta
da
statua
.
Ma
quel
che
qui
seduce
,
è
il
riso
della
gran
bocca
di
Spalla
sotto
il
nasetto
camuso
.
Il
volto
dell
'
olandese
è
impassibile
:
non
dice
più
di
quel
che
dicano
il
suo
ginocchio
o
lo
sterno
.
Vi
si
nota
solo
un
'
ombra
di
pena
quando
per
un
istante
la
stanchezza
lo
soffoca
.
Il
volto
invece
del
nostro
,
dalle
rughe
orizzontali
della
fronte
ai
solchi
verticali
tra
narici
e
labbra
,
annuncia
le
speranze
e
le
delusioni
a
colpi
di
chiaroscuro
netti
come
i
segnali
di
un
semaforo
.
Che
la
sua
testa
sgusci
sotto
il
pugno
di
Piet
,
s
'
incastri
sul
petto
e
contro
l
'
ascella
di
Piet
,
appena
si
libera
e
riappare
,
ti
dice
tutto
in
un
lampo
.
Sanguina
da
un
sopracciglio
,
il
sangue
gli
cola
giù
dallo
zigomo
,
il
sopracciglio
s
'
è
gonfiato
;
con
l
'
altr
'
occhio
,
con
la
bocca
,
con
la
fronte
,
Spalla
sa
d
'
un
tratto
rassicurarci
.
Eccolo
al
riposo
,
buttato
in
forma
di
X
contro
le
corde
,
gambe
e
braccia
spalancate
;
uno
gli
stropiccia
inginocchiato
le
gambe
;
il
fratello
,
di
dietro
,
gli
asciuga
il
sangue
sull
'
occhio
,
gli
unge
di
vasellina
il
cavo
del
naso
,
alla
fine
gli
versa
sul
petto
una
bottiglia
di
spumante
;
davanti
,
un
altro
lo
ventila
con
l
'
asciugamano
.
Anche
in
quella
sosta
,
che
tu
riesca
a
scorgere
tra
le
dieci
braccia
dei
suoi
aiuti
il
suo
volto
,
gli
vedi
l
'
anima
,
siano
benedette
le
facce
italiane
.
Dal
volto
la
mobilità
sembra
fluirgli
giù
per
tutto
il
corpo
,
s
'
egli
si
mette
a
saltellare
davanti
al
suo
Piet
.
Lo
so
,
è
il
suo
gioco
,
di
bersaglio
instabile
;
ma
quando
da
quell
'
immagine
spezzata
e
un
po
'
comica
balena
la
saetta
diritta
d
'
un
pugno
,
tutt
'
una
retta
dal
tallone
alla
mano
,
si
applaude
anche
perché
s
'
è
contenti
d
'
aver
capito
il
doppio
senso
di
quel
balletto
burlevole
.
Ciaf
,
ciaf
.
Non
sapevo
che
l
'
uomo
fosse
un
tamburo
tanto
sonoro
.
Cadean
le
pugna
a
nembi
,
e
ver
le
tempie
Miravan
la
più
parte
:
e
s
'
eran
vote
,
Rombi
facean
per
l
'
aria
e
fischi
e
vento
.
In
questo
duello
in
cui
ogni
attimo
è
calcolato
pel
respiro
,
pel
riposo
,
per
la
finta
,
per
lo
scatto
,
l
'
attimo
che
più
commuove
,
è
quello
in
cui
,
dato
dal
curvo
arbitro
il
comando
di
«
break
»
,
i
due
colossi
restano
appoggiati
l
'
uno
all
'
altro
,
immobili
come
due
tronchi
che
senza
quel
reciproco
sostegno
dopo
la
bufera
stramazzerebbero
.
Sì
,
alla
ripresa
torneranno
l
'
impeto
e
i
colpi
,
e
negli
spettatori
le
grida
e
la
passione
:
Picca
,
Erminio
!
L
'
è
bell
'
e
finìi
l
'
omm
!
Dai
,
Erminio
,
l
'
è
inciocchíi
!
Ma
in
quel
centesimo
di
secondo
d
'
involontaria
fraternità
discerni
col
cuore
il
fondo
della
vita
:
che
anche
chi
t
'
odia
e
ti
vorrebbe
morto
,
è
necessario
alla
vita
tua
,
e
tu
alla
sua
:
l
'
atomo
all
'
atomo
,
l
'
uomo
all
'
uomo
,
la
stella
alla
stella
.
Poi
ricomincia
la
grandine
dei
pugni
,
sotto
l
'
indifferentissimo
sole
.