StampaQuotidiana ,
Alla
vigilia
della
riunione
dell
'
Ufficio
di
presidenza
della
Conferenza
del
disarmo
la
situazione
si
può
riassumere
nei
seguenti
termini
:
1
)
Metodo
dei
negoziati
.
Con
il
ritiro
della
Germania
dalla
Conferenza
del
disarmo
appariva
condannato
a
morte
il
cosiddetto
metodo
ginevrino
o
parlamentaristico
di
condurre
i
negoziati
internazionali
.
Non
mancarono
gli
elogi
funebri
.
Alle
«
commissioni
»
di
Ginevra
bisognava
sostituire
,
si
disse
,
le
trattative
dirette
fra
i
responsabili
.
Dopo
quasi
un
semestre
le
cose
sono
al
punto
di
prima
,
poiché
le
cosiddette
trattative
dirette
si
sono
risolte
,
come
era
prevedibile
,
in
quello
che
Hitler
ha
chiamato
(
nella
sua
recente
intervista
concessa
all
'
«
Associated
Press
»
)
il
superato
metodo
diplomatico
dello
scambio
di
note
già
condannato
dal
fatto
che
,
malgrado
gli
sforzi
di
questa
diplomazia
,
i
popoli
nel
1914
sono
precipitati
nella
più
inumana
delle
guerre
che
la
diplomazia
non
aveva
saputo
né
prevedere
né
impedire
.
A
parte
le
evidenti
differenze
fra
la
diplomazia
pre
-
bellica
e
l
'
attuale
caratterizzata
da
più
diretti
contatti
fra
i
responsabili
,
è
un
fatto
che
dopo
sei
mesi
di
esperimento
,
vi
è
oggi
chi
fa
l
'
elogio
funebre
anche
del
sistema
delle
note
e
contro
-
note
.
Hitler
,
nella
stessa
intervista
,
suggerisce
un
terzo
metodo
:
«
la
diplomazia
da
uomo
ad
uomo
»
,
ed
afferma
che
nulla
gli
è
più
gradito
come
parlare
a
quattro
occhi
con
guidatori
responsabili
dei
popoli
.
Come
si
può
tradurre
in
pratica
questo
sistema
dei
contatti
personali
?
Tale
sistema
,
se
ben
si
guarda
,
è
quello
che
poteva
essere
,
anche
se
non
fu
,
il
cosiddetto
sistema
ginevrino
,
il
quale
si
proponeva
soprattutto
il
contatto
diretto
fra
i
responsabili
;
le
commissioni
,
la
burocrazia
,
il
tecnicismo
che
hanno
stancato
l
'
opinione
pubblica
potevano
benissimo
passare
in
seconda
linea
di
fronte
alle
possibilità
che
Ginevra
offriva
ed
offre
alle
conversazioni
dirette
che
ora
,
dopo
aver
abbandonato
Ginevra
,
si
ritengono
le
più
efficaci
.
Quindi
l
'
esperienza
sembra
consigliare
una
marcia
indietro
,
che
è
poi
anche
una
marcia
in
avanti
,
circa
il
metodo
dei
negoziati
.
Questione
questa
per
nulla
accidentale
,
specialmente
se
si
consideri
come
i
formalismi
e
le
animosità
giornalistiche
abbiano
finora
resa
sempre
più
difficile
una
convenzione
sul
disarmo
.
2
)
Sostanza
dei
dissensi
.
Il
problema
centrale
di
questa
fase
dei
negoziati
,
che
si
chiude
con
l
'
odierna
risposta
della
Francia
alle
chiarificazioni
richieste
dall
'
Inghilterra
,
non
è
tanto
sulla
divergenza
fra
i
«
memorandum
»
dell
'
Italia
e
dell
'
Inghilterra
quanto
sulla
questione
del
riarmo
della
Germania
che
Italia
ed
Inghilterra
tendono
a
legalizzare
mentre
la
Francia
insiste
a
considerare
come
una
violazione
dei
trattati
che
non
può
formare
la
premessa
di
una
convenzione
di
disarmo
.
Malgrado
le
apparenze
,
nel
contrasto
franco
-
tedesco
vi
è
,
in
fondo
,
una
identità
di
tesi
:
il
disarmo
non
si
può
realizzare
indipendentemente
dalla
garanzia
di
sicurezza
.
Ma
questa
identità
di
tesi
diventa
contrasto
che
appare
insanabile
quando
si
va
a
determinare
che
cosa
le
due
nazioni
intendano
per
garanzia
di
sicurezza
.
Infatti
la
Francia
sostiene
:
il
disarmo
non
ha
significato
se
non
è
garantito
da
convenzioni
di
sicurezza
,
e
lo
stesso
riconoscimento
della
parità
dei
diritti
alla
Germania
fatto
a
Losanna
è
condizionato
alle
garanzie
di
sicurezza
.
Perché
la
Francia
abbia
tale
garanzia
di
sicurezza
,
e
quindi
possa
incominciare
il
disarmo
effettivo
è
necessario
che
nessun
aumento
di
armamenti
sia
concesso
alla
Germania
,
ma
,
al
contrario
,
che
si
prendano
provvedimenti
contro
il
già
avvenuto
riarmo
.
La
Germania
risponde
:
il
disarmo
è
inseparabile
dalla
sicurezza
(
ed
in
ciò
l
'
accordo
con
Parigi
è
pieno
)
,
quindi
(
e
qui
incominciano
i
dissensi
)
il
Reich
chiede
un
esercito
di
300
mila
uomini
necessario
per
il
mantenimento
dell
'
ordine
interno
contro
le
forze
del
sovversivismo
e
per
la
garanzia
delle
frontiere
contro
i
pericoli
di
avventure
militari
da
parte
di
nazioni
confinanti
che
in
tal
modo
possono
trovar
un
diversivo
a
difficoltà
di
politica
interna
.
«
Non
accetterò
mai
,
ha
detto
Hitler
nella
recente
intervista
,
di
riconoscere
verso
l
'
estero
che
150
mila
uomini
sono
sufficienti
per
la
difesa
dello
Stato
,
per
poi
armarne
segretamente
altri
150
mila
»
.
La
stampa
francese
fa
presente
che
la
scomparsa
del
pericolo
comunista
ed
il
recente
patto
germanico
-
polacco
dovrebbero
far
ridurre
sensibilmente
le
richieste
tedesche
di
armamenti
difensivi
essendo
ridotti
i
pericoli
di
offesa
.
Ma
queste
sono
questioni
secondarie
:
il
contrasto
,
dopo
mesi
di
negoziati
,
è
ancora
al
punto
di
partenza
cioè
non
tanto
sull
'
inscindibilità
del
problema
disarmo
-
sicurezza
,
quanto
sulla
dichiarazione
positiva
di
ciò
che
si
ritiene
necessario
per
la
sicurezza
.
Un
fattore
nuovo
di
evoluzione
dei
negoziati
,
e
sul
quale
ora
la
Francia
tende
a
far
pressione
,
è
l
'
atteggiamento
dell
'
opinione
pubblica
inglese
di
fronte
ai
piani
tedeschi
di
sviluppo
dell
'
areonautica
(
per
la
quale
si
è
avuto
un
nuovo
e
forte
stanziamento
di
mezzi
nel
bilancio
del
Reich
)
ed
alle
voci
sui
propositi
tedeschi
di
armare
una
potente
flotta
.
Evidentemente
,
notano
i
giornali
francesi
,
l
'
Inghilterra
è
più
sensibile
ai
problemi
areonautici
e
navali
essendo
Londra
esposta
specialmente
alle
offese
aeree
ed
essendo
sui
mari
gli
interessi
britannici
.
Questi
fatti
dovrebbero
,
secondo
l
'
opinione
francese
,
rendere
l
'
Inghilterra
più
guardinga
nel
legalizzare
il
riarmo
tedesco
e
più
pronta
a
considerare
le
garanzie
di
sicurezza
come
conditio
sine
qua
non
del
disarmo
.
Ciò
,
secondo
la
Francia
,
dovrebbe
condurre
a
respingere
le
proposte
del
memorandum
italiano
sullo
statu
quo
e
sul
riconoscimento
del
riarmo
tedesco
.
Ma
l
'
opinione
pubblica
,
sia
inglese
che
italiana
,
non
sembra
condividere
pienamente
le
obiezioni
francesi
,
in
quanto
l
'
Italia
e
l
'
Inghilterra
sono
preoccupate
di
ricondurre
la
Germania
a
Ginevra
,
cioè
a
collaborare
con
le
altre
nazioni
europee
:
cosa
questa
impossibile
nel
caso
che
siano
respinte
in
blocco
le
proposte
tedesche
circa
le
quali
Berlino
si
mantiene
di
una
intransigenza
assoluta
.
Le
prossime
riunioni
dell
'
Ufficio
di
presidenza
ed
il
prossimo
viaggio
dell
'
on
.
Suvich
a
Londra
contribuiranno
certo
a
chiarire
quali
progressi
siano
stati
fatti
nella
relazione
fra
le
tesi
dell
'
Italia
,
della
Francia
e
dell
'
Inghilterra
.
A
Roma
si
stanno
iniziando
le
conversazioni
economiche
italo
-
austro
-
ungariche
,
e
il
problema
danubiano
continua
a
suscitare
interessi
vari
nella
politica
non
solo
di
paesi
centroeuropei
.
Mentre
l
'
Austria
in
queste
ultime
settimane
ha
intensificato
l
'
opera
di
ricostruzione
legislativa
fissando
compiutamente
le
basi
della
nuova
costituzione
statale
,
la
campagna
germanica
anti
-
austriaca
è
venuta
diminuendo
di
tono
fino
al
punto
che
si
credette
che
la
Germania
intendesse
partecipare
alle
prossime
conversazioni
romane
per
entrare
in
quell
'
intesa
economica
che
si
è
sempre
dichiarata
aperta
alla
collaborazione
di
tutti
gli
Stati
che
hanno
interessi
più
o
meno
diretti
con
l
'
economia
danubiana
.
Dopo
le
note
dichiarazioni
di
Benes
,
la
Piccola
Intesa
ha
manifestato
nuovi
intendimenti
ostili
al
revisionismo
danubiano
nella
discussione
che
si
è
avuta
negli
ultimi
giorni
al
parlamento
rumeno
.
Maniu
,
a
nome
della
minoranza
parlamentare
,
in
ciò
concorde
con
la
politica
di
Titulescu
,
ha
affermato
che
la
Romania
non
può
restare
tranquilla
di
fronte
alle
agitazioni
revisionistiche
ungheresi
,
affermando
che
le
cause
del
disagio
ungherese
non
si
devono
ricercare
nei
trattati
di
pace
ma
nelle
difficoltà
economiche
che
sono
una
conseguenza
della
guerra
.
Intanto
il
Senato
greco
ha
ratificato
il
Patto
balcanico
e
Muscianov
,
parlando
al
Parlamento
bulgaro
,
ha
dichiarato
che
la
Bulgaria
,
pur
non
avendo
firmato
il
Patto
balcanico
,
intende
praticare
una
politica
di
amicizia
con
tutti
gli
Stati
vicini
confidando
nell
'
opera
della
Società
delle
Nazioni
per
una
revisione
pacifica
dei
trattati
.
Revisionismo
ed
antirevisionismo
è
perciò
,
specialmente
oggi
,
il
problema
centrale
che
interessa
la
politica
danubiana
e
balcanica
che
è
divisa
non
solo
in
linea
di
principio
ma
anche
sul
terreno
pratico
dei
modi
con
i
quali
ottenere
un
eventuale
revisionismo
.