StampaQuotidiana ,
È
un
libro
,
questo
pubblicato
recentemente
da
Novello
Papafava
(
NOVELLO
PAPAFAVA
Fissazioni
liberali
.
Piero
Gobetti
editore
,
Torino
)
,
che
merita
d
'
essere
letto
e
divulgato
largamente
,
perché
chiarisce
molte
e
molte
genericità
e
moltissimi
errori
d
'
uso
e
abuso
correnti
,
attorno
al
liberalismo
e
alla
dottrina
liberale
.
Fissazioni
utili
,
che
,
mentre
tuttora
grandina
e
dilaga
l
'
enfasi
della
polemica
antiliberale
,
possono
contribuire
a
confortare
e
ordinare
le
idee
e
a
saggiarne
,
sulle
recenti
esperienze
,
i
principi
.
Strana
sorte
,
quella
del
liberalismo
,
nell
'
ultimo
decennio
.
Come
se
non
fossero
bastate
le
deformazioni
socialiste
e
nazionaliste
,
coincidenti
non
senza
ragione
,
per
la
comune
concezione
materialistica
e
meccanica
della
storia
,
propria
ai
due
partiti
,
e
riprese
,
con
la
ormai
nota
grossolanità
e
impreparazione
,
dal
pubblicismo
fascista
,
anche
reputati
scrittori
liberali
vollero
aggiungere
confusione
e
difficoltà
alla
concezione
tradizionale
puramente
e
semplicemente
politica
,
del
liberalismo
.
I
travestimenti
ormai
non
si
contano
:
l
'
uzzolo
della
originalità
ad
ogni
costo
impiegò
il
trampolino
filosofico
e
,
specie
quello
dell
'
idealismo
hegeliano
e
del
nostrano
idealismo
attuale
,
per
ogni
specie
d
'
avventura
;
e
il
liberalismo
,
poverino
,
comparve
a
volta
a
volta
negli
aspetti
più
assurdi
:
chi
lo
fece
inerte
,
e
lo
condannò
ad
assistere
,
senza
volontà
propria
,
allo
spettacolo
sempre
nuovo
della
storia
e
l
'
identificò
con
questa
,
chi
lo
vestì
di
vecchie
armature
e
lo
costrinse
dispotico
e
tiranno
,
e
chi
lo
fece
mezzano
d
'
ogni
compromesso
e
lo
mise
a
braccetto
finanche
con
i
comunisti
.
In
tanto
rintronare
di
voci
e
variar
di
colori
,
tutti
finsero
di
capire
e
tutti
si
dissero
liberali
:
ma
nessuno
osò
contraddire
.
Fu
proprio
necessario
il
fascismo
perché
lo
stordimento
passasse
e
tornassero
ad
aver
posto
e
valore
,
nel
campo
quotidiano
della
politica
e
in
quello
degli
studi
,
idee
e
tradizioni
,
principi
ed
esperienze
,
che
,
secondo
la
nomenclatura
di
moda
,
erano
stati
o
negati
o
superati
.
Fissazioni
liberali
riportano
ordine
e
perspicuità
di
indagine
in
un
campo
devastato
in
ogni
senso
dalla
retorica
e
dalla
presunzione
.
Nel
saggio
«
Liberalismo
e
Fascismo
»
che
è
il
più
organico
del
volumetto
e
in
cui
le
qualità
del
Papafava
si
svolgono
appieno
,
nell
'
acutezza
dell
'
argomentare
e
nella
sobrietà
e
chiarezza
dello
stile
,
egli
si
propone
di
definire
i
principi
fondamentali
della
dottrina
liberale
.
Il
termine
«
liberalismo
»
viene
usato
egualmente
per
tre
categorie
diverse
:
e
cioè
come
credo
etico
,
come
teoria
economica
e
come
metodo
politico
.
Esaminato
il
liberalismo
nelle
due
asserzioni
,
economica
e
filosofica
,
il
Papafava
ne
definisce
e
limita
la
funzione
politica
.
«
Il
liberalismo
scrive
il
Papafava
come
teoria
sociale
è
indipendente
da
qualunque
scuola
filosofica
.
Può
conciliarsi
con
l
'
idealismo
e
col
realismo
.
Tanto
se
si
concepisce
la
storia
come
perenne
,
attuale
,
immanente
,
dialettica
,
quanto
se
si
crede
che
questa
finalità
consiste
nel
polarizzarsi
di
tutta
l
'
umanità
attorno
ad
una
nazione
o
ad
una
classe
eletta
quanto
se
si
spera
che
possa
giungere
ad
una
perfetta
società
di
eguali
è
possibile
essere
liberali
:
basta
credere
che
il
migliore
metodo
sia
per
lo
svolgersi
di
una
dialettica
sia
per
il
raggiungimento
d
'
una
finalità
ideale
consista
nel
rispetto
del
prossimo
e
nella
libera
conversione
dell
'
avversario
»
.
Concretamente
il
Papafava
definisce
l
'
aspirazione
politica
sociale
del
liberalismo
nel
tentativo
di
regolare
la
perenne
rotazione
delle
aristocrazie
o
minoranze
dirigenti
sulla
base
di
alcuni
fondamentali
valori
,
quali
la
libertà
individuale
,
la
libertà
di
pensiero
,
di
parola
,
di
stampa
e
di
insegnamento
,
la
libertà
di
associazione
,
di
riunione
e
di
voto
,
i
quali
,
appunto
perché
senza
di
essi
non
è
concepibile
una
tranquilla
ordinata
indagine
delle
classi
dirigenti
,
sono
inviolabili
,
«
non
possono
essere
legalmente
soppressi
,
né
da
maggioranze
,
né
da
minoranze
,
né
da
individui
,
ossia
trascendono
l
'
arbitrio
degli
individui
singoli
e
associati
e
perciò
devono
essere
custoditi
ed
imposti
da
un
potere
indipendente
dalle
oscillazioni
della
volontà
popolare
»
.
La
forma
classica
di
governo
liberale
è
,
pel
Papafava
,
la
monarchia
costituzionale
:
la
libertà
è
garantita
dallo
Statuto
,
ossia
da
una
legge
che
vincola
il
Re
e
i
sudditi
.
Ma
,
data
questa
concezione
,
che
è
poi
la
classica
e
tradizionale
,
del
governo
liberale
,
essa
importa
uno
sviluppo
e
un
'
educazione
politica
cui
per
ragioni
diverse
non
sono
ancora
pervenute
anche
alcune
delle
nazioni
che
pur
si
dicono
o
si
dicevano
a
reggimento
liberale
.
Sicché
è
facile
ed
inevitabile
domandarsi
per
quali
vie
e
con
quali
mezzi
che
non
contraddicano
alla
sua
essenza
e
alla
sua
funzione
lo
Stato
liberale
possa
e
debba
evitare
straripamenti
e
violenze
nel
processo
di
assimilazione
e
rotazione
delle
classi
dirigenti
.
«
Lo
Stato
liberale
risponde
il
Papafava
dovrà
attivamente
e
positivamente
provvedere
alla
educazione
politica
dei
suoi
cittadini
,
e
poi
,
contro
chi
persista
nel
metodo
rivoluzionario
,
avendo
la
possibilità
di
seguire
le
vie
legali
per
tendere
alla
propria
finalità
,
deve
difendersi
con
la
repressione
:
alle
bombe
dei
rivoluzionari
cronici
dovrà
rispondere
con
le
sue
mitragliatrici
.
Almeno
così
i
rivoluzionari
potranno
fare
sul
serio
la
loro
rivoluzione
»
.
Astrattamente
la
posizione
del
Papafava
non
è
facilmente
prendibile
e
il
liberalismo
da
lui
concepito
,
sulla
traccia
della
grande
tradizione
inglese
e
della
stessa
tradizione
italiana
,
offre
un
disegno
così
chiaro
e
convincente
dell
'
organizzazione
statale
,
che
al
termine
del
libro
quasi
non
si
riesce
a
capire
come
e
perché
gli
uomini
si
affatichino
tanto
e
soffrano
e
lottino
e
affrontino
rischi
e
si
accaniscano
l
'
un
contro
l
'
altro
quando
hanno
a
portata
di
mano
e
di
volontà
un
ordinamento
sociale
così
perfetto
di
equilibrio
e
di
funzionamento
.
È
forse
la
stessa
domanda
che
il
Papafava
si
sarà
a
varie
riprese
rivolta
man
mano
che
elaborava
,
sciogliendola
d
'
ogni
sorta
di
suggestioni
e
pregiudizi
accumulatisi
attorno
al
liberalismo
,
la
sua
concezione
.
La
quale
,
a
nostro
giudizio
,
che
ha
voluto
pur
trovare
una
qualche
ragione
plausibile
al
perché
gli
uomini
si
rifiutino
oggi
come
oggi
,
di
ordinarsi
secondo
il
sistema
delineato
dal
Papafava
,
risente
troppo
di
un
certo
modo
di
teorizzare
,
schematico
e
preciso
,
che
è
proprio
dei
giuristi
.
E
infatti
quella
società
alla
quale
il
liberalismo
del
Papafava
assicura
tranquillità
di
sviluppo
ed
accrescimento
politico
,
è
un
entità
astratta
e
pregiudiziale
non
storica
,
un
dato
per
così
dire
ideologico
,
non
una
realtà
viva
,
dove
abbiano
parte
gli
uomini
con
la
loro
volontà
e
i
loro
istinti
,
le
loro
necessità
e
le
loro
illusioni
.
Ma
ciò
non
toglie
valore
al
libro
che
,
ripetiamo
,
può
utilmente
servire
di
orientamento
nella
confusione
delle
lingue
che
domina
la
torre
di
babele
dei
partiti
e
degli
studi
politici
.