StampaQuotidiana ,
Con
un
discorso
preciso
e
fermo
,
tenuto
nella
sede
della
sezione
nazionalista
di
Milano
,
e
che
i
nostri
lettori
conoscono
,
l
'
on
.
Stefano
Benni
anticipava
qualche
giorno
fa
il
manifesto
che
oggi
l
'
Alleanza
economica
parlamentare
,
di
cui
egli
è
autorevole
partecipante
rivolge
al
paese
.
Non
è
senza
significato
che
nazionalisti
abbiano
sollecitato
da
un
tecnico
che
vede
chiaro
in
politica
,
come
l
'
on
.
Benni
,
una
illustrazione
del
problema
centrale
dello
Stato
;
e
che
,
parlando
a
nazionalisti
,
il
deputato
dell
'
Alleanza
economica
parlamentare
sia
stato
tratto
,
dopo
una
inesorabile
disamina
del
deficit
statale
e
particolarmente
di
quello
ferroviario
,
ad
una
decisa
conclusione
politica
,
appunto
quella
che
i
nazionalisti
hanno
da
più
di
un
anno
affermata
,
l
'
opposizione
al
collaborazionismo
socialista
.
Non
è
senza
significato
,
perché
è
propria
del
nazionalismo
la
valorizzazione
antidemagogica
dei
fattori
della
produzione
del
presente
sistema
economico
,
posta
già
al
principio
della
nostra
più
che
decennale
propaganda
;
e
perché
non
può
trarsi
da
un
esame
,
come
quello
compiuto
dall
'
on
.
Benni
,
altra
conclusione
politicamente
onesta
e
leale
,
che
quella
da
noi
patrocinata
.
Infatti
il
deficit
più
preoccupante
è
appunto
quello
che
deriva
dal
socialismo
di
Stato
,
che
i
partiti
al
potere
hanno
per
un
ventennio
adottato
,
scontando
anticipatamente
,
a
danno
del
paese
,
quella
collaborazione
che
oggi
si
vorrebbe
soltanto
per
ragioni
di
polizia
.
Il
collaborazionismo
socialista
è
però
non
solo
in
contraddizione
repugnante
col
rivoluzionarismo
di
ieri
;
non
solo
in
ritardo
per
la
stessa
decomposizione
del
partito
e
della
Confederazione
del
Lavoro
;
ma
anche
e
soprattutto
in
contrasto
aperto
con
l
'
esperienza
disastrosa
accumulata
in
questi
anni
di
politica
socialista
per
procura
.
Se
si
parlasse
seriamente
di
collaborazionismo
e
cioè
di
un
programma
collaborazionista
,
e
non
del
piacere
di
vedere
Treves
e
Modigliani
sottomessi
a
fare
i
ministri
della
Monarchia
(
bel
guadagno
!
)
,
o
di
acquistare
note
capacità
e
illibatezze
come
Dugoni
e
Vacirca
,
o
di
creare
una
più
numerosa
compagnia
di
ventura
all
'
on
.
Nitti
,
o
di
soddisfare
la
demagogia
popolare
degli
onorevoli
Mauri
e
Miglioli
;
se
si
parlasse
della
politica
da
fare
con
i
socialisti
,
si
vedrebbe
che
questa
è
stata
già
fatta
e
con
pessimi
risultati
.
Non
esiste
però
alcun
margine
per
quel
collaborazionismo
riformistico
,
col
quale
i
socialisti
dovrebbero
giustificare
la
loro
partecipazione
al
potere
.
E
l
'
on
.
Labriola
ne
ha
fatta
anch
'
egli
in
questi
ultimi
tempi
,
ampia
dimostrazione
.
Esiste
invece
una
necessità
urgente
,
dominante
,
quella
di
obbedire
all
'
esperienza
ormai
chiara
,
e
opporsi
non
solo
alla
continuazione
del
socialismo
di
Stato
,
ma
restituire
lo
Stato
alle
sue
funzioni
essenziali
,
che
non
adempie
,
liberandolo
dai
deficit
che
lo
opprimono
,
come
vuole
l
'
Alleanza
economica
parlamentare
.
E
questa
necessità
,
come
ha
riconosciuto
l
'
on
.
Benni
nel
suo
discorso
di
Milano
,
è
nettamente
anticollaborazionistica
.
Il
problema
centrale
oggi
è
economico
-
finanziario
.
Esso
è
cioè
antiriformistico
,
antiparlamentaristico
,
e
però
anticollaborazionistico
.
Non
si
può
continuare
nell
'
inganno
demagogico
delle
«
audaci
riforme
»
,
cui
troppi
partiti
partecipano
;
non
si
può
indulgere
alle
combinazioni
parlamentari
per
fare
e
disfare
gabinetti
;
quando
non
si
riesce
nemmeno
a
cristallizzare
il
deficit
,
perché
si
continua
appunto
in
quella
politica
che
ha
provocato
e
alimentato
il
deficit
finanziario
e
determinata
la
paralisi
economica
.
Riconoscere
come
problema
centrale
quello
indicato
dall
'
Alleanza
economica
parlamentare
e
rifiutare
il
collaborazionismo
è
un
atto
solo
di
indispensabile
lealtà
politica
.
Non
nuovo
per
noi
,
anzi
definito
fin
dal
nostro
primo
definirci
nell
'
anteguerra
,
quando
ci
schierammo
risolutamente
contro
il
socialismo
di
Stato
,
di
cui
profetammo
i
danni
.
E
così
ancora
una
volta
tutta
la
falsa
,
calunniosa
propaganda
rivolta
contro
il
nazionalismo
,
accusato
di
reazione
,
di
cecità
conservatrice
verso
la
luce
del
riformismo
audace
,
di
grettezza
incomprensiva
dei
«
tempi
nuovi
»
,
è
dimostrata
essere
quello
che
è
sempre
stata
:
frutto
di
ignoranza
bestiale
e
di
fatua
chiacchiera
demagogica
.
Noi
avevamo
veduto
tempestivamente
,
nella
sua
unità
politico
-
economica
,
il
problema
centrale
,
che
oggi
è
confessato
nelle
stesse
miserie
del
collaborazionismo
,
denunziato
da
un
gruppo
di
deputati
di
varie
parti
della
Camera
,
perché
affiora
,
fra
le
illusioni
demagogiche
,
in
una
tragica
evidenza
di
cifre
.