StampaQuotidiana ,
L
'
incapacità
odierna
dei
governi
italiani
a
svolgere
una
politica
da
grande
potenza
,
in
armonia
con
la
posizione
storica
della
Nazione
la
quale
non
può
né
deve
rinunciarvi
,
pena
la
vita
e
la
fortuna
dei
suoi
40
milioni
di
abitanti
risiede
essenzialmente
su
due
ordini
di
fattori
,
solo
apparentemente
contraddittori
.
Il
primo
consiste
nella
già
rilevata
instabilità
e
discontinuità
di
governo
,
che
il
parlamentarismo
rende
sempre
più
radicata
nelle
consuetudini
politiche
del
Paese
;
il
secondo
è
nel
dominio
assoluto
e
continuativo
della
burocrazia
,
che
muove
e
guida
i
governi
,
secondo
le
sue
vedute
particolari
,
all
'
infuori
di
ogni
pronta
volontà
nazionale
o
del
cosiddetto
legislatore
e
tanto
meno
dei
delegati
parlamentari
posti
a
capo
dei
dicasteri
.
La
discontinuità
dell
'
azione
governativa
e
la
continuità
dell
'
azione
burocratica
,
anziché
contrastarsi
e
correggersi
o
integrarsi
per
un
fine
socialmente
utile
,
si
sommano
invece
per
accrescere
l
'
impotenza
dello
Stato
ad
iniziare
la
ricostruzione
politica
,
economica
e
sociale
del
dopoguerra
.
Il
mutevole
avvicendarsi
dei
gabinetti
,
composti
di
figure
mediocri
,
senza
idee
proprie
,
moltiplica
gli
errori
,
ritarda
le
decisioni
sugli
affari
di
ordinaria
amministrazione
,
complica
lo
studio
dei
problemi
d
'
importanza
nazionale
.
La
persistente
presenza
di
una
mentalità
burocratica
nelle
fucine
legislative
dei
Ministeri
,
consolida
gli
errori
,
ne
impedisce
la
correzione
,
ne
prolunga
gli
effetti
nel
tempo
,
preparando
il
terreno
giuridico
fatalmente
favorevole
alla
ripetizione
di
errori
similari
.
Non
potrebbe
spiegarsi
altrimenti
la
odierna
crisi
di
funzionamento
dei
governi
e
del
Parlamento
,
nell
'
azione
politica
e
nell
'
attività
legislativa
.
I
ministri
prendono
a
prestito
idee
dai
direttori
generali
;
il
Parlamento
approva
,
spesso
senza
rettifiche
se
non
di
dettaglio
,
le
leggi
ideate
,
preparate
e
redatte
fuori
di
esso
.
Governo
e
Parlamento
hanno
abdicato
le
proprie
funzioni
nelle
mani
di
una
vera
dittatura
invisibile
ma
potente
.
È
giuocoforza
riconoscere
che
questo
fattore
consuetudinario
della
potenza
burocratica
,
anziché
temperare
,
correggere
e
frenare
il
regime
parlamentare
,
secondo
i
dettami
e
gli
scopi
di
una
grande
politica
nazionale
,
serve
oggi
a
perpetuare
l
'
impotenza
dello
Stato
a
risolvere
il
problema
nazionale
.
Non
si
può
risanare
il
bilancio
,
perché
non
si
possono
ridurre
le
spese
che
alimentano
la
burocrazia
e
rafforzano
il
parlamentarismo
:
impiegati
e
deputati
non
intendono
suicidarsi
pel
raggiungimento
del
pareggio
.
Perciò
il
metodo
inglese
delle
economie
è
inimitabile
e
inattuabile
in
Italia
.
Non
si
possono
riordinare
i
servizi
pubblici
,
il
cui
costo
è
progressivo
per
lo
Stato
mentre
l
'
utilità
di
essi
scema
pel
pubblico
,
perché
vi
osta
il
meccanismo
dei
ruoli
organici
e
traverso
il
quale
si
moltiplicano
uffici
e
sperperi
di
denaro
pubblico
,
allargando
la
base
del
dominio
burocratico
.
Nelle
ferrovie
vi
sono
42
mila
funzionari
giudicati
superflui
dalle
competenti
autorità
e
che
si
potrebbero
eliminare
anche
senza
riduzioni
di
servizio
pubblico
.
Ebbene
non
si
riesce
a
licenziarne
nemmeno
una
parte
e
bisogna
attendere
che
se
ne
vadano
spontaneamente
,
in
un
periodo
più
o
meno
lungo
di
anni
.
Quanti
?
Vi
sono
nell
'
amministrazione
ferroviaria
degli
avventizi
,
maschi
e
femmine
,
che
non
hanno
nessun
diritto
acquisito
di
restarvi
.
Le
occasioni
propizie
per
disfarsene
non
sono
mancate
:
lo
sciopero
ferroviario
,
l
'
agitazione
e
l
'
entrata
dei
mutilati
,
in
conclusione
:
sono
rimasti
avventizi
,
donne
e
mutilati
.
Occorre
oggi
un
direttore
delle
Ferrovie
energico
,
fattivo
,
competente
,
al
quale
urge
affidare
delle
responsabilità
;
la
sua
nomina
sollecita
al
posto
vacante
è
invocata
dai
partiti
nazionali
,
dalla
stampa
,
dai
parlamentari
,
dalla
parte
migliore
dell
'
opinione
pubblica
.
Tutto
questo
non
basta
:
occorre
che
il
Consiglio
dei
Ministri
si
aduni
ripetutamente
e
discuta
,
senza
concludere
,
o
per
concludere
,
sulla
divergenza
delle
opinioni
,
che
occorre
prima
un
programma
e
poi
un
direttore
.
E
si
può
proseguire
.
Nell
'
amministrazione
postelegrafonica
aumenta
il
disordine
;
esistono
alle
poste
criteri
amministrativi
del
tutto
differenti
da
quelli
in
auge
presso
i
telefoni
.
La
gestione
contabile
di
questi
ultimi
per
mancanza
di
norme
ben
definite
reca
numerosi
conti
sospesi
ed
alle
casse
compartimentali
il
denaro
ristagna
mentre
dovrebbe
compiere
la
sua
normale
funzione
circolatoria
.
Intanto
il
servizio
è
sempre
più
insufficiente
,
ed
i
privati
organizzano
trasporti
automobilistici
per
le
corrispondenze
e
per
i
pacchi
,
non
osando
più
affidarli
allo
Stato
.
I
furti
e
gli
smarrimenti
delle
corrispondenze
e
delle
merci
in
regime
di
trasporti
di
Stato
aumentano
:
è
stato
dimostrato
che
il
sistema
attuale
delle
registrazioni
per
le
raccomandate
esonera
dalle
responsabilità
il
personale
mentre
ne
accresce
il
numero
al
doppio
del
necessario
.
Che
cosa
si
può
fare
per
eliminare
questi
danni
gravissimi
per
l
'
economia
nazionale
oltre
che
per
la
vita
civile
?
Nulla
sembra
perché
la
burocrazia
non
può
prendere
seriamente
in
esame
progetti
di
semplificazione
,
di
sfrondamento
e
di
riduzioni
che
danneggerebbero
soprattutto
e
immediatamente
se
stessa
.
Né
basta
!
Mentre
si
accumulano
accuse
contro
lo
Stato
ferroviere
,
postalegrafonico
,
commerciante
,
industriale
e
soprattutto
monopolista
,
ecco
che
si
vorrebbe
il
monopolio
di
Stato
assoluto
per
le
assicurazioni
,
rafforzando
gli
errori
di
una
legge
che
risponde
a
concetti
ormai
sorpassati
pel
mutato
clima
politico
e
per
la
nuova
situazione
di
fatto
creatasi
dopo
la
vittoria
.
Dopo
la
nazionalizzazione
delle
grandi
imprese
private
di
assicurazione
che
avevano
sede
nella
sconfitta
e
dispersa
Austria
e
la
trasformazione
dell
'
Italia
in
nazione
esportatrice
di
assicurazioni
,
si
presenta
la
migliore
occasione
,
oggi
,
per
temperare
e
correggere
gli
effetti
di
quella
legge
dannosa
allo
sviluppo
di
un
'
attività
assai
promettente
;
ma
nulla
si
riesce
a
fare
perché
l
'
ostilità
burocratica
si
impenna
di
fronte
al
pericolo
di
una
minaccia
qualsiasi
,
e
sia
pure
lieve
,
alle
aziende
autonome
burocratizzate
,
o
sue
dipendenti
.
Né
,
passando
nel
campo
della
vera
e
propria
politica
economica
,
ancora
si
spenge
l
'
eco
malaugurante
dell
'
intenzione
di
insistere
sull
'
errore
della
nominatività
dei
titoli
,
giudicato
tale
ormai
da
chiunque
abbia
competenza
economica
,
e
,
dopo
il
pellegrinaggio
a
Cavour
,
le
voci
di
altre
riforme
finanziarie
sparse
da
gruppi
parlamentari
fanno
fremere
di
orrore
il
contribuente
non
ancora
organizzato
in
capaci
leghe
di
resistenza
.
Intanto
aumenta
lo
sperpero
del
pubblico
denaro
per
la
politica
di
classe
delle
amministrazioni
locali
,
per
le
cooperative
,
per
l
'
edilizia
e
prossimamente
,
per
il
latifondo
.
Ancora
e
sempre
la
burocrazia
imperante
ha
in
mano
le
redini
di
tutto
questo
movimento
impressionante
di
aumento
delle
spese
.
Nessun
indizio
di
rinsavimento
appare
all
'
orizzonte
.
Nessun
indizio
dello
sforzo
ricostruttivo
si
scorge
.
La
costanza
con
la
quale
si
perdura
in
indirizzi
di
politica
errati
e
si
perpetuano
metodi
nefasti
,
è
veramente
impressionante
.
Orbene
:
non
si
può
credere
che
tutte
queste
verità
saranno
sempre
sterili
per
la
coscienza
pubblica
.
Non
si
può
ammettere
che
la
ribellione
non
si
maturi
ormai
nella
pubblica
opinione
.
I
partiti
nazionali
non
lo
possono
e
non
lo
debbono
ammettere
.
Essi
non
possono
certo
chiedere
a
governi
di
rovesciare
improvvisamente
una
situazione
di
fatto
così
grave
e
per
molteplici
ragioni
ormai
radicatesi
poderosamente
nel
cuore
della
vita
amministrativa
.
Non
si
può
chiedere
l
'
impossibile
.
Ma
essi
hanno
il
diritto
di
pretendere
almeno
un
primo
atto
di
resipiscenza
e
di
energia
,
almeno
la
risoluzione
iniziale
e
di
dettaglio
di
quei
problemi
che
costituiscono
la
flora
parassitaia
del
problema
nazionale
della
ricostruzione
.
Essi
domandano
e
debbono
esigere
almeno
che
si
getti
da
lato
la
supina
acquiescenza
,
l
'
assenteismo
e
l
'
indifferentismo
dei
dirigenti
verso
il
progressivo
attentato
alla
vita
economica
del
Paese
.
Se
i
Governi
rinunciano
ancora
a
soddisfare
a
questo
minimum
di
desiderata
,
essi
condannano
,
fin
d
'
adesso
,
lo
Stato
a
farsi
integrare
da
forze
sindacate
più
o
meno
saldamente
,
con
un
pericolo
evidente
di
poter
tralignare
da
buone
intenzioni
e
propositi
,
e
col
danno
certo
di
dover
cominciare
a
rinnegare
e
distruggere
l
'
autorità
dello
Stato
per
restaurarla
.