StampaQuotidiana ,
La
Camera
ha
votato
quasi
senza
discutere
i
pieni
poteri
al
governo
.
Dopo
il
voto
di
fiducia
al
ministero
,
che
tenne
a
presentarsi
alla
Camera
come
un
ministero
sorto
fuori
sopra
e
contro
ogni
designazione
parlamentare
,
la
sua
discussione
era
diventata
superflua
.
Del
resto
la
Camera
,
prima
di
accordare
al
governo
i
pieni
poteri
,
cioè
prima
di
sottoscrivere
l
'
atto
di
abdicazione
alle
sue
più
gelose
prerogative
,
si
era
autoesautorata
dimostrando
durante
tre
anni
di
non
saper
fare
alcun
uso
di
quelle
prerogative
e
rifiutandosi
costantemente
di
collaborare
con
qualsiasi
governo
per
il
bene
del
Paese
.
L
'
interesse
del
Paese
era
completamente
esulato
dall
'
aula
di
Montecitorio
e
ad
esso
era
stato
sostituito
l
'
interesse
,
anzi
gli
interessi
divergenti
dei
vari
partiti
e
delle
varie
fazioni
,
che
paralizzavano
ogni
azione
del
Parlamento
e
del
governo
.
Impotente
a
creare
e
a
muoversi
in
una
situazione
di
diritto
era
logico
e
necessario
che
la
Camera
dei
deputati
dovesse
accettare
una
situazione
di
forza
o
almeno
una
situazione
di
superiore
diritto
che
le
era
imposta
dalla
concorde
volontà
del
governo
e
del
Paese
.
La
Camera
,
che
non
aveva
osato
contrapporre
neppure
una
timida
protesta
alla
soluzione
extraparlamentare
della
crisi
,
non
poteva
più
rimettere
in
discussione
il
problema
del
governo
e
contrastare
al
governo
il
diritto
di
governare
nel
solo
modo
,
che
per
sua
colpa
era
ancora
possibile
,
soffermandosi
a
discettare
sulla
natura
e
sui
limiti
dei
pieni
poteri
.
Più
libero
e
meno
compromesso
dalla
sua
precedente
azione
era
invece
il
Senato
,
nel
quale
infatti
molti
oratori
hanno
fatto
largo
uso
del
loro
diritto
di
critica
.
Il
senatore
Albertini
soprattutto
si
è
fatto
portavoce
nel
Senato
di
quello
stato
d
'
animo
d
'
insoddisfazione
e
di
insofferenza
,
che
è
in
molti
,
per
l
'
urto
troppo
violento
che
tutto
un
sistema
d
'
idee
e
di
sentimenti
,
nel
quale
si
erano
placidamente
adattati
,
è
venuto
a
subire
con
l
'
avvento
del
Governo
Nazionale
.
Tale
stato
d
'
animo
,
che
nell
'
altro
ramo
del
Parlamento
non
avrebbe
potuto
manifestarsi
decorosamente
,
che
sotto
forma
di
una
fiera
protesta
,
assai
pericolosa
per
le
sue
conseguenze
,
poteva
invece
manifestarsi
nel
Senato
in
forma
di
blanda
ed
innocua
riserva
.
E
ciò
ha
fatto
con
molto
tatto
il
senatore
Albertini
,
il
quale
si
è
affrettato
a
dichiarare
che
le
sue
critiche
alle
origini
del
nuovo
governo
non
miravano
ad
uno
scopo
pratico
,
a
scuotere
cioè
la
fiducia
che
si
deve
avere
nel
nuovo
governo
per
l
'
opera
di
ricostruzione
necessaria
da
esso
iniziata
,
ma
soltanto
all
'
appagamento
di
un
obbligo
della
sua
coscienza
di
liberale
,
ferita
dal
modo
tenuto
dall
'
on
.
Mussolini
nel
dare
finalmente
un
governo
alla
Nazione
,
che
da
molti
anni
ne
era
priva
per
la
mala
volontà
del
Parlamento
.
Il
senatore
Albertini
in
sostanza
ha
detto
che
,
pure
approvando
il
fine
,
la
sua
coscienza
non
può
approvare
il
mezzo
adoperato
dall
'
on
.
Mussolini
.
Ora
in
questo
caso
di
coscienza
del
senatore
Albertini
sta
tutta
l
'
impotenza
del
patriottismo
liberale
.
Volere
un
governo
forte
e
volere
che
questo
governo
sia
l
'
espressione
del
Parlamento
,
quando
l
'
esperienza
ha
chiaramente
dimostrato
che
non
un
tale
governo
,
ma
un
governo
qualsiasi
il
Parlamento
è
incapace
di
dare
,
significa
volere
ci
si
passi
il
proverbio
volgare
la
botte
piena
e
la
moglie
ubbriaca
.
Sono
proprio
gli
scrupoli
del
senatore
Albertini
quelli
che
in
Italia
hanno
permesso
per
tanti
anni
alla
demagogia
di
sabotare
la
funzione
di
governo
.
È
un
pezzo
che
ci
sentiamo
ripetere
la
canzoncina
che
la
forma
parlamentare
è
quanto
di
meglio
sia
stato
trovato
a
presidio
della
volontà
e
della
libertà
dei
popoli
;
e
che
una
Camera
vale
sempre
più
di
un
'
anticamera
.
Ma
a
tutte
queste
belle
massime
il
popolo
italiano
contrappone
la
visione
della
realtà
del
suo
Parlamento
,
che
è
diventato
il
principale
e
forse
l
'
unico
ostacolo
alla
sua
salvezza
.
Padronissimo
il
senatore
Albertini
di
ritenere
che
vale
più
l
'
ossequio
alle
buone
norme
parlamentari
che
il
pareggio
del
bilancio
.
Ma
se
tutti
la
pensassero
come
lui
,
se
tutti
cioè
anteponessero
il
mezzo
al
fine
o
scambiassero
l
'
uno
con
l
'
altro
,
sarebbe
salvo
forse
il
Parlamento
,
ma
perirebbe
l
'
Italia
,
o
,
come
forse
è
più
verosimile
,
l
'
uno
precipiterebbe
con
l
'
altra
.
La
verità
è
che
le
istituzioni
non
sono
buone
o
cattive
in
se
stesse
,
ma
in
quanto
rispondono
ai
loro
fini
,
che
sono
quelli
di
assicurare
al
popolo
un
buon
governo
.
E
quanto
al
Parlamento
anche
noi
riteniamo
che
sia
uno
strumento
utile
nel
sistema
costituzionale
,
per
assicurare
una
migliore
forma
di
governo
,
ma
a
patti
che
esso
non
perda
la
coscienza
dei
propri
limiti
e
che
,
quando
la
perda
,
vi
sia
una
forza
che
ve
lo
riconduce
.
Ora
in
Italia
non
si
è
ancora
formata
una
coscienza
parlamentare
sanamente
nazionale
,
che
è
il
presupposto
istituzionale
della
sovranità
parlamentare
;
epperò
scosse
come
queste
ultime
o
come
quella
che
venne
dal
Re
in
persona
col
proclama
di
Moncalieri
,
sono
ancora
non
soltanto
possibili
,
ma
necessarie
e
utili
anche
costituzionalmente
.
La
stessa
costituzione
inglese
,
che
è
la
più
rigidamente
parlamentare
,
non
si
è
formata
in
un
solo
giorno
ed
ha
avuto
anche
le
sue
giornate
burrascose
,
prima
di
diventare
quel
meccanismo
giuridico
,
morale
e
psicologico
perfetto
che
è
oggi
.
Se
il
senatore
Albertini
avesse
considerato
quanto
è
avvenuto
come
un
momento
del
processo
di
formazione
della
nostra
costituzione
,
egli
avrebbe
sentito
sanguinare
meno
la
sua
coscienza
di
liberale
,
per
la
ferita
che
le
è
stata
inferta
dall
'
on
.
Mussolini
.
D
'
altra
parte
se
il
senatore
Albertini
ammette
la
bontà
del
fine
nella
soluzione
dell
'
on
.
Mussolini
,
e
riprova
soltanto
il
mezzo
,
egli
sarebbe
tenuto
a
dimostrare
in
modo
preciso
che
esistevano
altri
mezzi
per
raggiungere
lo
stesso
fine
.
Invece
il
senatore
Albertini
accenna
solo
fugacemente
alla
possibilità
di
arrivare
al
governo
fascista
,
o
appagandosi
in
un
primo
tempo
di
una
larga
partecipazione
fascista
ad
un
Ministero
di
transizione
,
per
poi
arrivare
al
predominio
dopo
le
elezioni
;
ovvero
di
rendere
inevitabile
un
governo
di
Mussolini
,
rifiutandosi
di
partecipare
ad
una
soluzione
Giolitti
,
Salandra
ed
Orlando
.
Ora
basta
accennare
a
queste
possibilità
di
soluzioni
puramente
parlamentari
per
capire
che
esse
non
avevano
alcuna
probabilità
di
successo
,
appunto
perché
parlamentari
.
Sul
terreno
parlamentare
infatti
l
'
elemento
popolare
e
l
'
elemento
socialista
avrebbero
conservata
intatta
la
loro
efficienza
e
avrebbero
mandato
a
monte
o
reso
precaria
qualsiasi
soluzione
fascista
.
D
'
altro
canto
non
si
trattava
affatto
di
risolvere
la
crisi
con
la
formazione
di
un
ministero
con
partecipazione
fascista
o
composto
di
soli
fascisti
,
ma
di
arrivare
alla
costituzione
di
un
governo
forte
:
di
un
governo
cioè
che
potesse
ottenere
dalla
Camera
i
pieni
poteri
e
farle
votare
la
riforma
elettorale
prima
di
scioglierla
.
Ora
sarebbe
stato
di
ciò
capace
un
ministero
,
sia
pure
presieduto
da
Mussolini
,
ma
sorto
per
trattative
parlamentari
e
per
via
di
esclusione
?
A
un
ministero
simile
,
se
avesse
voluto
mantenersi
nella
legalità
,
non
sarebbe
rimasta
altra
risorsa
,
fuorché
lo
scioglimento
della
Camera
,
prima
di
attuare
qualsiasi
riforma
elettorale
.
Diversamente
avrebbe
dovuto
ricorrere
a
mezzi
extralegali
e
violenti
.
Ora
è
infinitamente
vero
che
l
'
uso
della
forza
sia
venuto
direttamente
dalla
Nazione
che
non
dal
governo
.
Il
conflitto
fra
governo
e
Camera
è
assai
più
difficile
a
sanare
dato
che
non
convenga
,
per
difetto
del
sistema
elettorale
,
ricorrere
alle
elezioni
che
quello
fra
Camera
e
Paese
.
Tutto
considerato
,
i
mezzi
parlamentari
suggeriti
dal
senatore
Albertini
non
avrebbero
sortito
che
uno
dei
due
effetti
:
o
sciupare
per
sempre
il
fascismo
o
prorogare
,
rendendola
infinitamente
più
aspra
e
pericolosa
,
la
soluzione
violenta
.
La
verità
è
che
quando
il
fine
è
buono
e
il
mezzo
è
necessario
,
anche
il
mezzo
è
legittimo
.