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NON DISARMARE ( - , 1921 )
StampaQuotidiana ,
A che cosa miravano , da quale motivo erano animati i barricadieri di Firenze e gl ' incendiari di Trieste nel perpetrare i loro atti terroristici ? Non dal disagio economico e tanto meno dalla fame . La fame e il disagio economico non possono più compiere la loro classica funzione di cattivi consiglieri presso una classe che oramai ha raggiunto salari notevolmente più alti del reddito medio che l ' economia nazionale comporti . Se fosse il disagio economico ad alimentare un qualsiasi proposito rivoluzionario , prima di arrivare alle odierne categorie di rivoltosi , esso dovrebbe svolgere la sua attività istigatrice presso infinite altre categorie e ceti , che , pur lottando per i loro miglioramenti , forniscono invece i contingenti più numerosi e più volenterosi alla difesa dell ' ordine . Nelle attuali condizioni della economia nazionale , si comprenderebbero più facilmente gli impiegati dello Stato e gli ufficiali dell ' esercito a dar fuoco agli uffici e alle caserme , che non gli operai incendiare gli opifici e i contadini devastare i campi . E non dal bisogno di scuotere il giogo di una opprimente oligarchia politica , ché il cosiddetto regime di libertà e il suffragio universale e i pavidi governi borghesi hanno ormai già finito di trasformare gli oppressi in oppressori e d ' insediare le camarille socialiste in buona parte dei municipi italiani . E neppure infine dalla fondata speranza di potere instaurare un ordine nuovo quale esso sia , ché essi sanno per prova quanto salda sia la fedeltà dell ' esercito e quanto deliberato il proposito di tutte le classi non esclusa la grande maggioranza di quelle a cui essi stessi appartengono , a non consentire attentati all ' ordine costituito . Or dunque , né la necessità , economica o politica , né una grande passione , per quanto errata , né uno scopo ritenuto possibile , se anche non probabile , possono invocarsi a giustificare , o almeno a spiegare , la furia insurrezionale che si è venuta determinando in questi ultimi giorni . Siamo dunque di fronte alla rivolta gratuita , alla rivolta senza causa e senza scopo , alla rivolta per la rivolta . Un simile atto nel mondo della delinquenza individuale si chiamerebbe un delitto per brutale malvagità . La cosa e il nome non possono mutare se invece di uno siano in mille , o in diecimila , a compiere gli stessi fatti . Ciò che è avvenuto a Firenze e a Trieste non merita il nome di rivoluzione e neppure di rivolta , ma di follia criminosa di parossismo delinquente , che invano si cercherebbe di spiegare con l ' azione di cause attuali di qualsiasi specie , ma solo con l ' azione atavica di antichi istinti sanguinari . Di fronte ad un fenomeno simile è assurdo e pericoloso pronunziare parole di pace . Ogni atteggiamento conciliatore sarebbe una dedizione , che darebbe nuova esca al furore criminale , che imperversa per le città e per le campagne d ' Italia . Noi rifiutiamo di associarci all ' opera di pacificazione che da più parti s ' invoca . Lasciamo questo compito ai politicanti borghesi , abituati a comprare ora per ora , a furia di compromessi e a prezzo della propria dignità , il diritto di vivere , e ai politicanti socialisti che , pur fingendo di deplorare gli eccessi , hanno tutto l ' interesse di mantenere in vita la criminalità rivoluzionaria , per ricattare la borghesia e consolidare il loro potere personale . E lasciamo ai politicanti comunisti di speculare sulla vanità dei crimini odierni , per gridare la faute ... a Serrati . Noi , abituati a dire parole nuove e ingrate alla vecchia Italia borghese e socialista , diciamo che ogni tentativo di pacificazione è una commedia indegna , e che non si deve disarmare fino a che il nuovo brigantaggio che infesta l ' Italia non sarà distrutto alla radice .