StampaQuotidiana ,
Un
'
adunanza
di
persone
autorevoli
e
competenti
,
tenuta
,
sul
finire
dell
'
anno
scorso
,
in
Amsterdam
,
ha
redatto
un
memoriale
,
che
è
stato
ora
rimesso
ai
governi
della
Svizzera
,
dell
'
Inghilterra
,
degli
Stati
Uniti
,
della
Francia
,
della
Danimarca
,
della
Olanda
,
della
Norvegia
e
della
Svezia
.
In
esso
si
propone
di
convocare
un
congresso
dei
delegati
dei
vari
Stati
,
con
l
'
incarico
di
proporre
il
modo
di
risolvere
l
'
angoscioso
problema
monetario
ed
economico
che
affatica
i
governi
.
Il
memoriale
non
dissimula
i
pericoli
dello
stato
odierno
.
«
La
guerra
ha
imposto
ai
vincitori
come
ai
vinti
il
problema
di
trovare
i
modi
di
fermare
e
di
contrastare
l
'
aumento
continuo
dell
'
emissione
di
cartamoneta
e
dei
debiti
pubblici
,
nonché
l
'
aumento
costante
dei
prezzi
che
di
ciò
è
conseguenza
.
La
riduzione
dei
consumi
eccessivi
,
l
'
aumento
della
produzione
e
delle
imposte
sono
riconosciuti
come
i
più
efficaci
e
forse
i
soli
rimedi
.
Se
non
sono
adoperati
prontamente
,
c
'
è
da
temere
che
il
deprezzamento
del
denaro
séguiti
,
faccia
svanire
i
patrimoni
raccolti
pel
passato
,
ed
estenda
a
poco
a
poco
il
fallimento
e
l
'
anarchia
su
tutta
l
'
Europa
»
.
E
nella
conclusione
si
ripete
:
«
Tali
quesiti
hanno
grave
urgenza
riguardo
al
tempo
.
Ogni
mese
trascorso
farà
più
ponderoso
il
problema
e
meno
facile
la
soluzione
.
Tutte
le
informazioni
disponibili
persuadono
che
giorni
pericolosissimi
per
l
'
Europa
sono
imminenti
e
che
non
c
'
è
tempo
da
perdere
se
si
vogliono
scansare
catastrofi
»
.
Quale
soluzione
propone
il
memoriale
?
Esso
,
con
ragione
,
non
vuole
occuparsi
di
troppi
particolari
,
ma
accenna
solo
a
linee
generali
.
Ciò
viene
fatto
con
prudenza
forse
soverchia
e
che
nuoce
alla
chiarezza
dell
'
espressione
.
Per
la
parte
internazionale
,
si
osserva
che
non
è
vantaggioso
ai
vincitori
di
ridurre
al
fallimento
i
vinti
e
di
torre
loro
il
modo
di
pagare
il
proprio
debito
;
il
quale
discorso
vale
specialmente
per
le
condizioni
imposte
dai
vincitori
alla
Germania
e
all
'
Austria
.
Poscia
,
con
non
poche
circonlocuzioni
,
si
invoca
l
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
.
Per
dire
il
vero
non
sono
nominati
,
ma
si
capisce
che
sono
il
principale
di
quei
paesi
«
di
cui
il
bilancio
commerciale
ed
il
cambio
sono
favorevoli
»
,
i
quali
sono
invocati
esplicitamente
.
Circa
la
politica
finanziara
interna
,
si
insiste
sulla
necessità
di
ridurre
le
spese
tanto
da
farle
eguali
alle
entrate
;
si
chiede
che
ogni
paese
accresca
quanto
è
possibile
il
peso
delle
imposte
(
questo
paragrafo
accenna
forse
alla
Francia
,
prima
del
1920
)
;
si
aggiunge
:
«
Solo
mercé
condizioni
economiche
reali
(
questa
dicitura
non
è
chiara
)
gravando
pesantemente
(
sic
)
,
come
è
conveniente
,
su
ciascun
individuo
,
l
'
equilibrio
può
essere
ristabilito
»
.
Infine
si
osserva
che
«
l
'
opera
a
cui
deve
cooperare
l
'
élite
di
ciascun
paese
è
di
ristabilire
l
'
inclinazione
al
lavoro
ed
al
risparmio
,
di
favorire
lo
sforzo
individuale
intenso
,
di
dare
a
ciascuno
la
possibilità
di
godere
ragionevolmente
(
che
vorrà
dire
tale
avverbio
?
)
del
frutto
del
suo
lavoro
(
del
frutto
del
risparmio
si
tace
)
.
Vi
sono
buone
cose
in
questo
manifesto
,
ma
manca
il
rigore
,
la
schiettezza
,
l
'
energia
dell
'
espressione
.
Fatta
tale
restrizione
,
si
può
affermare
,
all
'
ingrosso
,
che
la
via
accennata
è
forse
l
'
unica
che
possa
recare
alla
soluzione
del
problema
economico
.
Disgraziatamente
esso
non
è
solo
.
Vi
si
aggiunge
,
anzi
prevale
,
il
problema
sociologico
,
cioè
sociale
e
politico
;
e
pressoché
inutile
è
il
trovare
la
soluzione
del
primo
,
se
insoluto
rimane
il
secondo
.
Intanto
,
è
probabilmente
il
non
avere
avuto
il
coraggio
di
affrontare
il
problema
sociologico
che
ha
prodotto
le
incertezze
e
le
mende
del
memoriale
.
Bello
,
in
generale
,
è
il
consiglio
di
non
stravincere
,
ma
nello
scendere
ai
particolari
si
viene
a
contrasto
colle
vedute
politiche
.
Predicare
la
moderazione
a
certi
messeri
è
come
l
'
esortare
il
lupo
alla
sobrietà
.
Perciò
il
memoriale
prudentemente
gira
largo
e
non
giunge
al
concreto
.
E
poi
,
giustamente
,
i
vincitori
temono
la
riscossa
dei
vinti
,
e
guardano
paurosi
il
tremendo
uragano
russo
-
asiatico
.
Si
dice
che
abbiano
pace
,
ma
effettivamente
seguita
sotto
altre
forme
la
guerra
.
L
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
sarà
certo
efficace
,
ma
essi
,
per
concederlo
vorranno
altro
che
bei
discorsi
.
Che
si
può
offrir
loro
?
Su
ciò
occorre
spiegarsi
,
ma
si
teme
di
fare
ciò
per
non
offendere
l
'
imperialismo
inglese
,
forse
francese
,
certo
il
giapponese
.
Chi
vorrà
negare
che
sarebbe
utilissimo
di
ridurre
le
spese
,
per
condurle
ad
essere
uguali
alle
entrate
?
Sentenze
di
tal
fatta
stanno
bene
sui
boccali
di
Montelupo
.
Nascono
i
guai
quando
,
volgendosi
al
particolare
,
voglionsi
le
riduzioni
da
operare
.
Delle
spese
militari
non
c
'
è
da
ragionare
.
Sarà
grazia
se
non
crescono
,
e
di
molto
,
in
paragone
di
ciò
che
erano
prima
della
guerra
.
E
come
potrebbe
essere
altrimenti
per
gli
Stati
che
pretendono
di
regolare
in
ogni
minuto
particolare
tutta
la
vita
mondiale
?
Tutti
consentono
che
le
spese
per
le
«
riforme
sociali
»
dovranno
crescere
enormemente
.
Si
gradirebbe
di
conoscere
quale
è
in
proposito
l
'
opinione
degli
autori
del
memoriale
,
ma
essi
non
ne
fanno
parola
.
Tacciono
pure
pudicamente
sulle
riduzioni
delle
spese
per
gli
enormi
salari
agli
operai
ed
agli
impiegati
,
per
edificare
case
mantenendo
i
costosissimi
privilegi
dei
signori
muratori
,
per
le
opere
pubbliche
aventi
lo
scopo
di
dare
lavoro
bene
rimunerato
agli
elettori
,
nonché
delle
spese
per
fare
guadagnare
speculatori
e
pescicani
.
È
facile
intendere
quali
difficoltà
provi
l
'
ordinamento
plutocratico
-
demagogico
per
compiere
tali
riduzioni
di
spese
;
ed
ecco
come
si
vede
prevalere
,
in
questo
caso
,
il
problema
sociologico
.
Messe
così
da
parte
le
spese
,
che
di
gran
lunga
sono
maggiori
,
quali
altre
riduzioni
si
possono
operare
?
Poche
e
di
lieve
importanza
.
A
nulla
serve
un
consiglio
se
non
si
ha
il
modo
di
seguirlo
.
Altro
ottimo
,
eccellente
consiglio
è
quello
di
«
ristabilire
l
'
inclinazione
al
lavoro
»
;
ma
è
gravissimo
guaio
il
non
sapere
come
si
potrà
ciò
conseguire
.
Forse
colle
prediche
morali
?
Eh
!
Via
,
lasciamo
stare
tali
discorsi
puerili
.
Fateci
sapere
se
volete
,
o
non
volete
recare
in
pratica
il
precetto
dato
già
da
tanti
secoli
da
san
Paolo
,
cioè
:
«
Chi
non
vuole
lavorare
,
non
mangi
»
.
Se
sì
come
mai
sussidiate
coloro
che
non
trovano
lavoro
perché
richiedono
un
salario
troppo
alto
?
Perché
pagate
le
giornate
di
sciopero
agli
scioperanti
?
Perché
riducete
le
ore
di
lavoro
,
accrescendo
i
salari
?
Se
no
,
sia
pure
che
farete
opera
sommamente
lodevole
,
ma
non
state
a
dirci
che
vi
adoperate
per
fare
crescere
l
'
inclinazione
al
lavoro
.
Volete
che
ogni
uomo
abbia
sicurezza
di
godere
del
frutto
del
suo
lavoro
.
È
sacrosanto
ammonimento
,
e
chi
mai
ardirebbe
contrastarlo
?
Ma
perché
tacete
del
frutto
del
risparmio
?
Credete
che
il
risparmio
non
giovi
alla
produzione
?
Allora
perché
predicate
che
si
debba
ristabilire
l
'
inclinazione
al
risparmio
?
Credete
invece
che
il
risparmio
giovi
alla
produzione
?
Allora
sta
bene
la
prima
parte
del
vostro
discorso
,
ma
non
sta
bene
la
seconda
,
e
converrebbe
dire
non
solo
che
ognuno
dev
'
essere
sicuro
di
godere
il
frutto
del
proprio
risparmio
,
ma
altresì
che
occorre
che
questo
risparmio
sia
adoperato
per
la
produzione
,
e
non
si
sperperi
cogli
imprestiti
dei
governi
.
Tutto
ciò
vale
in
teoria
,
ma
,
in
pratica
,
non
può
essere
detto
da
coloro
che
mirano
ad
ottenere
cosa
alcuna
dell
'
ordinamento
plutocratico
-
demagogico
che
ci
regge
.
Non
è
buon
modo
di
procacciarsi
la
benevolenza
di
chicchessia
,
lo
insidiarlo
,
dimostrarvisi
nemico
,
volerne
la
distruzione
.