StampaQuotidiana ,
La
sera
del
3
marzo
1904
si
alzò
per
la
prima
volta
il
sipario
sulla
vicenda
di
Aligi
e
di
Mila
di
Codra
.
Nasceva
alla
vita
dello
spettacolo
,
dopo
esser
nata
sui
grandi
fogli
di
carta
a
mano
del
manoscritto
-
fu
poi
riprodotto
in
un
facsimile
che
reca
tutte
le
tracce
della
sua
elaborazione
-
la
Figlia
di
Jorio
.
II
sipario
si
aprì
puntualmente
alle
20.45
.
Per
chi
volesse
saperlo
,
i
prezzi
d
'
ingresso
al
teatro
Lirico
di
Milano
erano
,
per
quei
tempi
,
eccezionalissimi
.
I
palchi
costavano
120
lire
:
una
poltrona
30
lire
.
Prezzi
,
dunque
,
scaligeri
.
Nevicava
fitto
.
Una
fila
interminabile
di
carrozze
padronali
,
con
pariglie
e
cocchieri
in
tuba
,
sostava
sotto
alla
neve
in
via
Larga
e
nelle
strade
adiacenti
.
Gabriele
d
'
Annunzio
avrebbe
compiuto
di
lì
a
pochi
giorni
i
quarantun
anni
.
Virgilio
Talli
,
che
aveva
messo
in
scena
la
«
tragedia
pastorale
»
e
guidato
e
concertato
la
recitazione
,
ne
aveva
quarantasette
,
come
Oreste
Calabresi
cui
era
affidato
il
ruolo
di
Lazaro
di
Rojo
.
Ruggero
Ruggeri
che
vestiva
i
panni
di
Aligi
ne
aveva
trentatré
,
e
trentuno
Irma
Gramatica
,
cui
era
stata
affidata
la
parte
della
protagonista
.
La
Talli
-
Gramatica
-
Calabresi
(
Ruggeri
non
aveva
ancora
il
nome
«
in
ditta
»
,
come
si
dice
nel
gergo
dei
comici
)
era
indicata
,
nelle
conversazioni
degli
appassionati
di
teatro
,
come
la
«
compagnia
dei
giovani
»
,
animata
,
pur
sotto
la
disciplina
ferrea
di
Talli
,
da
tendenze
«
rivoluzionarie
»
.
Lyda
Borelli
faceva
parte
della
compagnia
nel
gruppo
delle
attrici
giovani
:
ed
era
appena
una
giovinetta
.
Le
erano
affidate
le
battute
di
Favetta
.
Ornella
-
ecco
un
nome
inventato
da
D
'
Annunzio
che
diventò
popolare
quasi
come
quelli
dei
personaggi
dei
melodrammi
:
furono
moltissime
le
bambine
che
ebbero
il
suo
nome
-
era
Giannina
Chiantoni
.
Il
poeta
non
aveva
avuto
sempre
favorevole
il
pubblico
nelle
sue
prove
di
autore
teatrale
:
aveva
conosciuto
,
anzi
,
qualche
duro
assalto
negativo
da
parte
delle
platee
,
per
quanto
sostenuto
con
appassionata
fede
da
Eleonora
Duse
,
che
gli
era
stata
compagna
in
tutte
le
sue
esperienze
di
palcoscenico
.
L
'
attesa
era
,
in
ogni
modo
,
immensa
.
La
vittoria
doveva
essere
superba
:
certamente
la
più
alta
di
tutto
il
teatro
dannunziano
.
Una
cronaca
dell
'
«
Illustrazione
Italiana
»
narra
che
il
poeta
fu
chiamato
alla
ribalta
«
le
dieci
,
le
quindici
volte
...
»
.
Era
proprio
il
segno
del
trionfo
perché
,
in
quegli
anni
,
due
o
tre
chiamate
dopo
ogni
atto
già
erano
la
misura
di
un
vivo
successo
.
Il
teatro
di
prosa
non
conosceva
una
robusta
claque
.
Da
parte
di
Virgilio
Talli
fu
la
prova
più
alta
e
più
faticosa
delle
sue
capacità
di
«
regista
»
,
come
si
direbbe
oggi
:
di
«
capocomico
»
come
si
diceva
allora
.
E
fu
anche
una
prova
di
diplomazia
,
di
pazienza
,
di
sottile
intuito
organizzativo
.
Il
grande
«
capocomico
»
non
doveva
armeggiare
solamente
per
rispondere
degnamente
all
'
attesa
e
alle
esigenze
dello
scrittore
:
doveva
anche
,
senza
mostrare
di
immischiarsi
nei
fatti
personali
dell
'
autore
,
prevedere
,
ed
esser
pronto
ad
agire
di
conseguenza
,
una
grossa
crisi
di
carattere
sentimentale
che
avrebbe
potuto
mettere
in
pericolo
,
da
un
momento
all
'
altro
,
la
realizzazione
dello
spettacolo
.
La
cronaca
,
oggi
,
si
impadronisce
subito
di
qualsiasi
episodio
sentimentale
delle
dive
.
Viviamo
nel
tempo
delle
conferenze
stampa
,
nel
corso
delle
quali
mogli
o
amanti
che
si
suppongono
tradite
dettano
ai
cronisti
la
storia
dei
loro
dissidi
d
'
amore
.
Allora
,
nel
1904
,
la
discrezione
della
stampa
era
ancora
obbligatoria
.
Delle
avventure
sentimentali
si
parlava
sottovoce
.
Le
amanti
deluse
piangevano
in
silenzio
,
senza
offrire
le
proprie
lacrime
ai
lampi
dei
fotoreporters
.
L
'
andata
in
scena
della
Figlia
di
Jorio
doveva
coincidere
con
la
crisi
finale
di
quella
che
,
dopo
l
'
amore
di
De
Mussct
per
George
Sand
,
poteva
essere
definita
«
la
passione
del
secolo
»
.
Sarebbe
inutile
,
di
ciò
,
ricercare
la
traccia
nei
giornali
del
1904
,
.
e
,
per
molti
anni
ancora
,
ricercarne
qualche
indicazione
precisa
nei
libri
di
storia
e
di
biografia
teatrale
.
L
'
autobiografia
di
'
falli
è
molto
velata
in
proposito
.
I
libri
che
narrano
la
vita
della
Duse
-
almeno
quelli
scritti
sotto
la
sua
diretta
ispirazione
-
usano
,
in
proposito
,
lunghe
,
caute
,
morbide
perifrasi
.
La
versione
ufficiale
dei
fatti
che
portarono
alla
rinuncia
della
Duse
a
dare
vita
al
personaggio
di
Mila
di
Codra
è
quella
che
attribuisce
la
rinuncia
ad
un
«
molesto
raffreddore
»
.
Virgilio
Talli
non
aveva
studiato
medicina
,
ma
con
tutta
probabilità
aveva
previsto
questo
«
raffreddore
»
sino
da
otto
mesi
prima
quando
tramite
Adolfo
Orvieto
-
il
direttore
del
Marzocco
-
era
stato
convocato
da
D
'
Annunzio
alla
Capponcina
per
sentirsi
affidare
la
messa
in
scena
della
tragedia
.
D
'
Annunzio
e
Talli
erano
stati
compagni
di
collegio
al
Cicognini
di
Prato
.
Talli
che
aveva
sei
anni
più
cli
D
'
Annunzio
era
stato
,
al
Cicognini
,
uno
,
dei
«
grandi
»
,
mentre
il
figlio
del
pescarese
don
Francesco
d
'
Annunzio
era
uno
dei
«
piccoli
»
.
S
'
erano
poi
,
effettivamente
,
perduti
di
vista
,
Il
poeta
,
incontrandosi
con
Talli
nell
'
atmosfera
di
sagrestia
e
di
antiquariato
che
caratterizzava
l
'
arredamento
della
villetta
fiesolana
,
evocò
a
lungo
,
e
molto
con
l
'
immaginazione
,
gli
anni
di
collegio
.
Poi
raccontò
la
trama
della
tragedia
.
Il
nome
e
la
figura
della
Figlia
di
Jorio
erano
già
noti
attraverso
il
quadro
di
Francesco
Paolo
Michetti
che
,
vari
anni
prima
,
aveva
avuto
un
successo
clamoroso
di
pubblico
.
D
'
Annunzio
disse
che
la
parte
di
Mila
sarebbe
stata
interpretata
da
Eleonora
Duse
,
almeno
nelle
città
principali
,
e
soprattutto
nella
prima
presentazione
dell
'
opera
al
pubblico
.
Innanzi
a
tanto
nome
Talli
non
aveva
che
da
inchinarsi
.
In
quanto
ad
essere
sicuro
di
aver
Eleonora
alla
«
prima
»
aveva
segretamente
molti
dubbi
.
Per
quanto
le
cronache
fossero
,
in
materia
di
«
notiziari
amorosi
»
,
assolutamente
mute
,
nessuno
ignorava
-
e
forse
non
lo
ignorava
la
stessa
Duse
-
che
una
nuova
donna
era
entrata
nel
labirinto
di
fascini
del
poeta
.
Si
trattava
di
una
donna
giovane
e
molto
bella
,
di
alta
nascita
-
era
figlia
di
un
presidente
del
Consiglio
dei
ministri
-
e
di
nobile
matrimonio
.
Alessandra
Starabba
di
Rudinì
maritata
marchesa
Carlotti
,
la
cui
vita
doveva
essere
travolta
dal
tempestoso
sentimento
che
la
unì
al
poeta
e
che
doveva
trovare
pace
più
tardi
solamente
quando
volle
vestire
l
'
abito
di
clausura
delle
Carmelitane
,
aveva
sollevato
grande
rumore
negli
ambienti
del
patriziato
veronese
con
i
suoi
atteggiamenti
e
costumi
di
donna
«
moderna
»
.
Ancora
molti
anni
dopo
,
a
Verona
,
le
signore
la
ricordavano
alla
guida
di
un
tiro
a
quattro
o
in
sella
di
maldomi
cavalli
da
corsa
.
Si
favoleggiava
che
,
dovendo
per
la
prima
volta
ricevere
il
poeta
nella
sua
villa
,
avesse
fatto
cospargere
di
rose
tutto
il
viale
del
parco
.
Il
poeta
l
'
aveva
incontrata
a
Firenze
e
,
poi
,
sulla
riva
del
Garda
,
a
San
Vigilio
,
dove
la
marchesa
possedeva
una
grande
villa
.
Essa
era
insomma
colei
che
,
nella
biografia
delle
donne
che
hanno
impegnato
il
loro
cuore
nella
fede
per
D
'
Annunzio
,
prese
il
nome
di
«
Dama
del
Garda
»
.
La
collaborazione
teatrale
fra
il
poeta
e
la
«
divina
Eleonora
»
era
,
prima
di
tutto
,
alleanza
di
un
amore
entusiastico
.
Si
sarebbe
mantenuta
questa
collaborazione
il
giorno
in
cui
Eleonora
avesse
dubitato
,
o
saputo
con
certezza
,
di
questo
nuovo
«
romanzo
»
di
Gabriele
?
Era
ciò
che
rendeva
assai
perplesso
Talli
il
quale
ad
ogni
buon
conto
-
egli
aveva
anche
la
responsabilità
organizzativa
ed
economica
dello
spettacolo
-
per
evitare
troppo
gravi
sorprese
pensò
bene
,
ad
insaputa
del
poeta
,
di
passare
il
copione
in
lettura
a
Irma
Gramatica
,
dicendole
di
tenersi
pronta
non
solo
per
le
«
riprese
»
della
tragedia
pastorale
,
ma
,
addirittura
,
per
la
«
prima
»
qualora
il
segreto
dramma
d
'
amore
della
Duse
fosse
giunto
ad
una
crisi
irreparabile
.
Tutto
questo
retroscena
non
era
materia
di
cronaca
,
ma
era
noto
negli
ambienti
teatrali
,
e
di
qui
,
con
i
«
si
dice
»
dei
salotti
mondani
,
era
diventato
notissimo
anche
al
pubblico
.
La
curiosità
per
l
'
imminente
avvenimento
ne
era
così
anche
più
acuita
.
E
intanto
si
parlava
dell
'
impegno
con
cui
gli
amici
abruzzesi
di
Gabriele
,
con
alla
testa
Michetti
,
andavano
raccogliendo
nei
villaggi
d
'
Abruzzo
tutta
la
suppellettile
folcloristica
necessaria
per
la
messa
in
scena
:
vecchi
costumi
,
orci
,
borracce
intarsiate
,
gioielli
,
scialli
,
scapolari
.
Michetti
e
Ferraguti
preparavano
i
bozzetti
per
le
scene
che
Rovescalli
,
lo
scenografo
della
Scala
,
doveva
dipingere
in
grande
.
Michetti
disegnava
il
costume
di
Mila
per
la
Duse
e
il
bozzetto
veniva
mandato
da
Talli
alla
sartoria
teatrale
.
Il
poeta
aveva
letto
il
copione
agli
attori
e
Irma
Gramatica
-
che
lo
aveva
già
letto
di
nascosto
-
obbedendo
a
Talli
fingeva
di
non
conoscerne
nemmeno
una
parola
.
D
'
Annunzio
continuava
a
parlare
della
Duse
come
di
una
interprete
sicura
.
Ed
egli
era
forse
sicuro
che
,
all
'
ultimo
,
la
sua
autorità
di
poeta
avrebbe
avuto
il
potere
di
placare
nella
Duse
le
ansie
,
i
crucci
,
le
gelosie
della
donna
.
Si
vide
che
egli
si
era
sbagliato
.
E
le
cronache
cominciarono
a
parlare
della
salute
della
Duse
,
di
vaghe
indisposizioni
,
di
abbassamenti
di
voce
,
di
persistenti
faringiti
.
Quello
che
segretamente
giungeva
alla
sua
conclusione
,
mentre
si
iniziavano
le
prove
,
era
il
dramma
più
grave
e
tormentoso
della
vita
della
grande
attrice
.
Alla
fine
si
capì
che
era
impossibile
parlare
di
accomodamenti
e
di
rinvii
.
Velatamente
,
raccontando
la
vita
della
Duse
,
Olga
Signorelli
,
richiamandosi
ad
un
brano
del
Fuoco
,
dice
così
di
quell
'
ora
:
«...Nulla
era
accaduto
,
nulla
accadeva
...
Nessuna
parola
era
stata
proferita
che
stabilisse
un
termine
,
che
accennasse
ad
una
interruzione
...
E
nondimeno
ella
sentiva
in
quel
punto
l
'
impossibilità
assoluta
di
seguitare
a
vivere
accanto
all
'amato...»
.
La
crisi
arrivava
al
culmine
.
Meno
poeticamente
Talli
,
che
era
stato
in
grande
agitazione
e
l
'
aveva
confidato
a
Marco
Praga
fin
dal
gennaio
-
il
poeta
era
spessissimo
a
Verona
,
si
sapeva
perché
e
nelle
sue
epistole
parlava
lietamente
di
cavalcate
e
di
cacce
-
racconta
che
,
alla
fine
,
il
poeta
stesso
aveva
detto
non
esser
«
ormai
prudente
prolungare
troppo
un
'
illusione
che
avrebbe
potuto
procurare
dispiaceri
non
lievi
...
»
.
Il
nome
della
Duse
non
fu
più
pronunciato
e
il
costume
di
Mila
fu
portato
nel
camerino
di
Irma
Gramatica
.
La
sera
del
3
marzo
,
a
Genova
,
costretta
a
letto
in
albergo
dalla
febbre
,
avendo
compagna
Matilde
Serao
,
Eleonora
Duse
,
mentre
a
Milano
si
apriva
il
sipario
del
Lirico
,
declamò
a
se
stessa
la
tragedia
.
La
sapeva
a
memoria
dal
primo
all
'
ultimo
verso
.
E
continuò
sino
alla
fine
,
nella
notte
,
sino
alla
battuta
suprema
:
«
La
fiamma
è
bella
!
La
fiamma
è
bella
!
»
.
Intanto
,
mentre
l
'
ispiratrice
piangeva
disfatta
sul
cuscino
,
il
pubblico
chiamava
il
poeta
in
trionfo
alla
ribalta
.
La
Figlia
di
Jorio
iniziava
la
sua
vita
di
poesia
:
Eleonora
Duse
quella
della
sua
lunga
disperata
melanconia
.