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La figlia di Jorio ( Vergani Orio , 1954 )
StampaQuotidiana ,
La sera del 3 marzo 1904 si alzò per la prima volta il sipario sulla vicenda di Aligi e di Mila di Codra . Nasceva alla vita dello spettacolo , dopo esser nata sui grandi fogli di carta a mano del manoscritto - fu poi riprodotto in un facsimile che reca tutte le tracce della sua elaborazione - la Figlia di Jorio . II sipario si aprì puntualmente alle 20.45 . Per chi volesse saperlo , i prezzi d ' ingresso al teatro Lirico di Milano erano , per quei tempi , eccezionalissimi . I palchi costavano 120 lire : una poltrona 30 lire . Prezzi , dunque , scaligeri . Nevicava fitto . Una fila interminabile di carrozze padronali , con pariglie e cocchieri in tuba , sostava sotto alla neve in via Larga e nelle strade adiacenti . Gabriele d ' Annunzio avrebbe compiuto di lì a pochi giorni i quarantun anni . Virgilio Talli , che aveva messo in scena la « tragedia pastorale » e guidato e concertato la recitazione , ne aveva quarantasette , come Oreste Calabresi cui era affidato il ruolo di Lazaro di Rojo . Ruggero Ruggeri che vestiva i panni di Aligi ne aveva trentatré , e trentuno Irma Gramatica , cui era stata affidata la parte della protagonista . La Talli - Gramatica - Calabresi ( Ruggeri non aveva ancora il nome « in ditta » , come si dice nel gergo dei comici ) era indicata , nelle conversazioni degli appassionati di teatro , come la « compagnia dei giovani » , animata , pur sotto la disciplina ferrea di Talli , da tendenze « rivoluzionarie » . Lyda Borelli faceva parte della compagnia nel gruppo delle attrici giovani : ed era appena una giovinetta . Le erano affidate le battute di Favetta . Ornella - ecco un nome inventato da D ' Annunzio che diventò popolare quasi come quelli dei personaggi dei melodrammi : furono moltissime le bambine che ebbero il suo nome - era Giannina Chiantoni . Il poeta non aveva avuto sempre favorevole il pubblico nelle sue prove di autore teatrale : aveva conosciuto , anzi , qualche duro assalto negativo da parte delle platee , per quanto sostenuto con appassionata fede da Eleonora Duse , che gli era stata compagna in tutte le sue esperienze di palcoscenico . L ' attesa era , in ogni modo , immensa . La vittoria doveva essere superba : certamente la più alta di tutto il teatro dannunziano . Una cronaca dell ' « Illustrazione Italiana » narra che il poeta fu chiamato alla ribalta « le dieci , le quindici volte ... » . Era proprio il segno del trionfo perché , in quegli anni , due o tre chiamate dopo ogni atto già erano la misura di un vivo successo . Il teatro di prosa non conosceva una robusta claque . Da parte di Virgilio Talli fu la prova più alta e più faticosa delle sue capacità di « regista » , come si direbbe oggi : di « capocomico » come si diceva allora . E fu anche una prova di diplomazia , di pazienza , di sottile intuito organizzativo . Il grande « capocomico » non doveva armeggiare solamente per rispondere degnamente all ' attesa e alle esigenze dello scrittore : doveva anche , senza mostrare di immischiarsi nei fatti personali dell ' autore , prevedere , ed esser pronto ad agire di conseguenza , una grossa crisi di carattere sentimentale che avrebbe potuto mettere in pericolo , da un momento all ' altro , la realizzazione dello spettacolo . La cronaca , oggi , si impadronisce subito di qualsiasi episodio sentimentale delle dive . Viviamo nel tempo delle conferenze stampa , nel corso delle quali mogli o amanti che si suppongono tradite dettano ai cronisti la storia dei loro dissidi d ' amore . Allora , nel 1904 , la discrezione della stampa era ancora obbligatoria . Delle avventure sentimentali si parlava sottovoce . Le amanti deluse piangevano in silenzio , senza offrire le proprie lacrime ai lampi dei fotoreporters . L ' andata in scena della Figlia di Jorio doveva coincidere con la crisi finale di quella che , dopo l ' amore di De Mussct per George Sand , poteva essere definita « la passione del secolo » . Sarebbe inutile , di ciò , ricercare la traccia nei giornali del 1904 , . e , per molti anni ancora , ricercarne qualche indicazione precisa nei libri di storia e di biografia teatrale . L ' autobiografia di ' falli è molto velata in proposito . I libri che narrano la vita della Duse - almeno quelli scritti sotto la sua diretta ispirazione - usano , in proposito , lunghe , caute , morbide perifrasi . La versione ufficiale dei fatti che portarono alla rinuncia della Duse a dare vita al personaggio di Mila di Codra è quella che attribuisce la rinuncia ad un « molesto raffreddore » . Virgilio Talli non aveva studiato medicina , ma con tutta probabilità aveva previsto questo « raffreddore » sino da otto mesi prima quando tramite Adolfo Orvieto - il direttore del Marzocco - era stato convocato da D ' Annunzio alla Capponcina per sentirsi affidare la messa in scena della tragedia . D ' Annunzio e Talli erano stati compagni di collegio al Cicognini di Prato . Talli che aveva sei anni più cli D ' Annunzio era stato , al Cicognini , uno , dei « grandi » , mentre il figlio del pescarese don Francesco d ' Annunzio era uno dei « piccoli » . S ' erano poi , effettivamente , perduti di vista , Il poeta , incontrandosi con Talli nell ' atmosfera di sagrestia e di antiquariato che caratterizzava l ' arredamento della villetta fiesolana , evocò a lungo , e molto con l ' immaginazione , gli anni di collegio . Poi raccontò la trama della tragedia . Il nome e la figura della Figlia di Jorio erano già noti attraverso il quadro di Francesco Paolo Michetti che , vari anni prima , aveva avuto un successo clamoroso di pubblico . D ' Annunzio disse che la parte di Mila sarebbe stata interpretata da Eleonora Duse , almeno nelle città principali , e soprattutto nella prima presentazione dell ' opera al pubblico . Innanzi a tanto nome Talli non aveva che da inchinarsi . In quanto ad essere sicuro di aver Eleonora alla « prima » aveva segretamente molti dubbi . Per quanto le cronache fossero , in materia di « notiziari amorosi » , assolutamente mute , nessuno ignorava - e forse non lo ignorava la stessa Duse - che una nuova donna era entrata nel labirinto di fascini del poeta . Si trattava di una donna giovane e molto bella , di alta nascita - era figlia di un presidente del Consiglio dei ministri - e di nobile matrimonio . Alessandra Starabba di Rudinì maritata marchesa Carlotti , la cui vita doveva essere travolta dal tempestoso sentimento che la unì al poeta e che doveva trovare pace più tardi solamente quando volle vestire l ' abito di clausura delle Carmelitane , aveva sollevato grande rumore negli ambienti del patriziato veronese con i suoi atteggiamenti e costumi di donna « moderna » . Ancora molti anni dopo , a Verona , le signore la ricordavano alla guida di un tiro a quattro o in sella di maldomi cavalli da corsa . Si favoleggiava che , dovendo per la prima volta ricevere il poeta nella sua villa , avesse fatto cospargere di rose tutto il viale del parco . Il poeta l ' aveva incontrata a Firenze e , poi , sulla riva del Garda , a San Vigilio , dove la marchesa possedeva una grande villa . Essa era insomma colei che , nella biografia delle donne che hanno impegnato il loro cuore nella fede per D ' Annunzio , prese il nome di « Dama del Garda » . La collaborazione teatrale fra il poeta e la « divina Eleonora » era , prima di tutto , alleanza di un amore entusiastico . Si sarebbe mantenuta questa collaborazione il giorno in cui Eleonora avesse dubitato , o saputo con certezza , di questo nuovo « romanzo » di Gabriele ? Era ciò che rendeva assai perplesso Talli il quale ad ogni buon conto - egli aveva anche la responsabilità organizzativa ed economica dello spettacolo - per evitare troppo gravi sorprese pensò bene , ad insaputa del poeta , di passare il copione in lettura a Irma Gramatica , dicendole di tenersi pronta non solo per le « riprese » della tragedia pastorale , ma , addirittura , per la « prima » qualora il segreto dramma d ' amore della Duse fosse giunto ad una crisi irreparabile . Tutto questo retroscena non era materia di cronaca , ma era noto negli ambienti teatrali , e di qui , con i « si dice » dei salotti mondani , era diventato notissimo anche al pubblico . La curiosità per l ' imminente avvenimento ne era così anche più acuita . E intanto si parlava dell ' impegno con cui gli amici abruzzesi di Gabriele , con alla testa Michetti , andavano raccogliendo nei villaggi d ' Abruzzo tutta la suppellettile folcloristica necessaria per la messa in scena : vecchi costumi , orci , borracce intarsiate , gioielli , scialli , scapolari . Michetti e Ferraguti preparavano i bozzetti per le scene che Rovescalli , lo scenografo della Scala , doveva dipingere in grande . Michetti disegnava il costume di Mila per la Duse e il bozzetto veniva mandato da Talli alla sartoria teatrale . Il poeta aveva letto il copione agli attori e Irma Gramatica - che lo aveva già letto di nascosto - obbedendo a Talli fingeva di non conoscerne nemmeno una parola . D ' Annunzio continuava a parlare della Duse come di una interprete sicura . Ed egli era forse sicuro che , all ' ultimo , la sua autorità di poeta avrebbe avuto il potere di placare nella Duse le ansie , i crucci , le gelosie della donna . Si vide che egli si era sbagliato . E le cronache cominciarono a parlare della salute della Duse , di vaghe indisposizioni , di abbassamenti di voce , di persistenti faringiti . Quello che segretamente giungeva alla sua conclusione , mentre si iniziavano le prove , era il dramma più grave e tormentoso della vita della grande attrice . Alla fine si capì che era impossibile parlare di accomodamenti e di rinvii . Velatamente , raccontando la vita della Duse , Olga Signorelli , richiamandosi ad un brano del Fuoco , dice così di quell ' ora : «...Nulla era accaduto , nulla accadeva ... Nessuna parola era stata proferita che stabilisse un termine , che accennasse ad una interruzione ... E nondimeno ella sentiva in quel punto l ' impossibilità assoluta di seguitare a vivere accanto all 'amato...» . La crisi arrivava al culmine . Meno poeticamente Talli , che era stato in grande agitazione e l ' aveva confidato a Marco Praga fin dal gennaio - il poeta era spessissimo a Verona , si sapeva perché e nelle sue epistole parlava lietamente di cavalcate e di cacce - racconta che , alla fine , il poeta stesso aveva detto non esser « ormai prudente prolungare troppo un ' illusione che avrebbe potuto procurare dispiaceri non lievi ... » . Il nome della Duse non fu più pronunciato e il costume di Mila fu portato nel camerino di Irma Gramatica . La sera del 3 marzo , a Genova , costretta a letto in albergo dalla febbre , avendo compagna Matilde Serao , Eleonora Duse , mentre a Milano si apriva il sipario del Lirico , declamò a se stessa la tragedia . La sapeva a memoria dal primo all ' ultimo verso . E continuò sino alla fine , nella notte , sino alla battuta suprema : « La fiamma è bella ! La fiamma è bella ! » . Intanto , mentre l ' ispiratrice piangeva disfatta sul cuscino , il pubblico chiamava il poeta in trionfo alla ribalta . La Figlia di Jorio iniziava la sua vita di poesia : Eleonora Duse quella della sua lunga disperata melanconia .