StampaQuotidiana ,
Ogni
tanto
,
la
Divina
passa
sotto
alla
mia
finestra
nella
piazzetta
del
porticciolo
di
Portofino
.
La
Divina
è
«
diventata
di
casa
»
.
Domani
o
dopodomani
-
mi
ha
detto
lo
scrittore
americano
Truman
Capote
-
tornerà
qui
per
qualche
giorno
.
L
'
altra
sera
,
si
dimostrava
più
acclimatata
o
più
fiduciosa
nella
discrezione
della
gente
:
aveva
riposto
nella
borsa
i
suoi
grandi
occhiali
neri
,
e
,
passando
davanti
al
gelataio
o
davanti
alla
vetrina
della
piccola
friggitoria
,
non
affrettava
il
passo
,
e
lasciava
che
,
sia
pure
in
una
cauta
distanza
,
il
riverbero
della
modesta
luce
dei
due
spacci
le
sfiorasse
il
volto
.
Nemmeno
per
lei
ha
una
qualche
eccezione
la
regola
della
piazzetta
:
le
automobili
non
possono
entrare
.
Anche
la
Divina
deve
obbedire
al
divieto
marcato
da
una
vecchia
catena
:
l
'
auto
dei
suoi
ospiti
sosta
cinquanta
metri
più
in
là
,
nel
posteggio
scavato
nella
gola
della
valle
.
Anche
lei
deve
attraversare
la
piazza
a
piedi
,
andare
a
piedi
alla
Calata
,
o
salire
a
piedi
per
il
viottolo
scosceso
che
sale
a
San
Giorgio
.
La
catena
non
è
stata
abbassata
,
nessun
baldo
giovane
in
maglietta
da
marinaio
posticcio
si
è
fatto
avanti
per
portarla
in
collo
,
così
come
essa
,
quasi
trent
'
anni
or
sono
,
in
una
scena
della
Carne
e
il
diavolo
si
faceva
portare
con
un
abbandono
d
'
amore
che
la
memoria
fa
sembrare
incomparabile
.
La
Divina
,
se
desidera
evitare
la
troppa
luce
delle
trattorie
e
dei
caffè
,
i
troppi
sguardi
curiosi
deve
fidarsi
solo
delle
proprie
gambe
e
dei
propri
zoccoli
camminando
là
dove
,
forse
,
l
'
acciottolato
è
più
rude
.
Là
era
la
penombra
,
e
nel
suo
filo
ultimo
,
al
di
là
del
quale
si
iniziava
il
buio
della
notte
,
la
Divina
camminava
appartata
,
equilibrandosi
sugli
zoccoli
che
le
signore
dei
caffè
giudicavano
,
con
una
rapida
occhiata
,
assai
fuori
moda
.
In
quel
filo
di
penombra
dove
la
luce
sfuma
e
dove
il
buio
ancora
non
nasconde
,
passa
dunque
colei
che
fu
chiamata
la
Divina
così
come
Eleonora
Duse
fu
chiamata
,
dai
suoi
compagni
d
'
arte
,
la
Signora
.
Da
quel
filo
di
penombra
,
ogni
giorno
un
millimetro
,
essa
va
lentamente
portandosi
verso
l
'
ombra
dove
più
non
entra
che
la
luce
della
storia
.
La
sua
è
la
storia
di
uno
sguardo
,
di
un
volto
,
di
un
sorriso
,
di
un
palpito
melanconico
delle
pupille
,
di
un
bacio
e
,
forse
più
che
di
un
bacio
,
di
un
sospiro
.
È
la
storia
del
volto
che
lei
ha
dato
alla
Signora
delle
Camelie
e
ad
Anna
Karenina
:
un
volto
che
ormai
,
per
la
nostra
generazione
,
non
si
separa
più
dai
due
volti
immortali
modellati
dalla
poesia
teatrale
e
dal
romanzo
.
Quel
volto
sta
adesso
all
'
ultima
ribalta
della
penombra
:
presto
verrà
l
'
età
con
i
suoi
colpi
di
lima
pesanti
;
la
luce
di
quegli
occhi
si
attenuerà
;
l
'
enigma
di
quelle
pupille
sembrerà
,
a
chi
non
sappia
ritrovarne
l
'
impallidito
mistero
,
un
modesto
rebus
da
vecchia
raccolta
di
ingialliti
settimanali
dei
padri
e
dei
nonni
.
Io
,
mentre
Greta
passa
in
quella
penombra
,
o
nel
breve
riflesso
della
piccola
festosa
luce
della
botteguccia
del
gelataio
sotto
alla
mia
finestra
,
penso
alla
immensa
fatica
e
forse
all
'
immensa
noia
e
certo
alla
fatale
tristezza
di
portare
in
giro
quel
volto
che
con
il
tempo
si
farà
stanco
,
che
già
oggi
è
un
po
'
stanco
,
e
di
sentir
su
di
esso
il
peso
,
il
carico
,
il
giogo
di
infiniti
,
di
innumerevoli
sguardi
,
curiosi
,
avidi
e
persino
spietati
.
Questo
è
il
destino
di
chi
,
volendo
tornare
forse
ad
essere
una
donna
come
tante
altre
e
,
anzi
,
a
differenza
delle
altre
desiderosa
solamente
di
non
essere
guardata
,
porta
,
sotto
il
cappellaccio
di
paglia
o
sotto
il
fazzoletto
malamente
annodato
,
un
volto
che
fa
parte
della
storia
del
Novecento
,
di
questo
strano
secolo
in
cui
,
forse
più
di
ogni
altra
cosa
il
dominio
dell
'
Immagine
ci
lega
alle
misteriose
catene
della
poesia
e
della
bellezza
.
Il
suo
destino
è
stato
di
non
avere
un
«
romanzo
»
,
pure
avendo
dato
il
suo
viso
alle
protagoniste
di
venti
o
trenta
romanzi
.
Avrebbe
potuto
essere
tutte
le
donne
:
le
donne
vere
e
le
donne
immaginarie
,
le
donne
della
poesia
e
le
donne
della
cronaca
,
Laura
de
Sade
,
Ilaria
del
Carretto
,
Emma
Bovary
,
Maria
Tarnowska
,
Hedda
Gabler
,
e
persino
Nanà
e
persino
Zazà
.
Dove
passa
lei
,
sono
esse
che
passano
.
Ma
lei
,
la
Divina
,
lei
Greta
Garbo
mi
sembra
che
là
,
nella
penombra
,
vada
come
appesantita
dal
corteo
che
quelle
,
invisibili
,
fanno
alla
sua
figura
,
ormai
più
che
fragile
,
un
po
'
affaticata
:
le
altre
che
le
hanno
rapito
il
diritto
di
avere
un
'
anima
solamente
sua
,
come
nel
racconto
di
Poe
del
pittore
che
,
per
dipingere
il
Ritratto
ovale
,
ogni
giorno
con
un
colpo
di
pennello
porta
via
qualcosa
dall
'
anima
della
sua
modella
.
Dal
caffè
,
dai
tavoli
delle
trattorie
,
dalle
pietre
del
molo
della
Calata
,
dalle
finestre
,
dai
terrazzini
,
o
fra
le
siepi
leggere
illuminate
a
festa
,
o
fra
i
sartiami
dei
velieri
o
fra
le
sagome
bianche
degli
yachts
dove
le
accada
di
salire
,
le
donne
,
le
giovinette
la
guardano
.
L
'
altra
sera
,
era
sulla
illuminatissima
barca
del
duca
di
Windsor
che
non
volle
essere
re
e
imperatore
.
Gli
sguardi
hanno
potuto
contare
quante
volte
ha
vuotato
,
prima
di
mezzanotte
,
il
suo
bicchiere
di
whisky
.
Si
sa
tutto
:
l
'
hanno
vista
a
pranzo
nella
loggia
di
una
trattoria
del
molo
,
e
si
sa
,
fino
al
più
minuscolo
boccone
,
cosa
ha
mangiato
.
Si
sa
che
ha
rifiutato
,
con
uno
strano
riso
,
di
firmare
un
album
.
Da
una
settimana
,
da
dieci
giorni
ci
si
domanda
:
«
È
bella
?
»
.
E
la
stessa
domanda
ricomincerà
,
fra
un
tavolino
e
l
'
altro
dei
caffè
,
fra
due
giorni
,
quando
ritornerà
.
Si
sente
dire
:
«
Io
trovo
ancora
bellissima
la
fronte
...
Per
me
,
la
bocca
è
un
po
'
stanca
...
Io
non
posso
perdonarle
quei
calzoni
...
E
io
non
le
perdono
quella
maglietta
...
Lei
,
avvocato
,
le
ha
guardato
i
piedi
?
»
.
Quando
,
l
'
altra
sera
,
ha
attraversato
la
piazzetta
al
braccio
dell
'
attrice
Lilli
Palmer
,
le
signore
di
Portofino
hanno
affrettato
il
passo
per
poter
confrontare
la
loro
statura
con
la
sua
.
Gruppi
di
ragazzette
hanno
abbandonato
i
tavolini
del
gelataio
per
vederla
da
vicino
e
sono
tornate
sghignazzando
,
dicendo
che
è
brutta
.
Mi
è
passata
accanto
.
L
'
antica
,
prodigiosa
bellezza
è
ancora
evidente
sotto
al
velo
di
melanconia
dell
'
età
che
sembra
consumarla
dal
di
dentro
.
Le
tempie
,
lo
zigomo
,
l
'
arco
dell
'
orbita
sono
ancora
perfetti
anche
se
tendono
ad
appassire
.
Parlava
a
bassa
voce
,
ridendo
donnescamente
,
con
l
'
amica
che
le
dava
il
braccio
.
È
sparita
nella
penombra
.
Ho
pensato
che
,
mentre
è
facile
,
è
quasi
istintivo
immaginare
nude
le
donne
,
è
difficile
immaginare
nuda
Greta
Garbo
.
Non
so
se
questo
sia
più
segno
di
rispetto
o
melanconia
d
'
amore
.