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Garbo Greta ( Vergani Orio , 1953 )
StampaQuotidiana ,
Ogni tanto , la Divina passa sotto alla mia finestra nella piazzetta del porticciolo di Portofino . La Divina è « diventata di casa » . Domani o dopodomani - mi ha detto lo scrittore americano Truman Capote - tornerà qui per qualche giorno . L ' altra sera , si dimostrava più acclimatata o più fiduciosa nella discrezione della gente : aveva riposto nella borsa i suoi grandi occhiali neri , e , passando davanti al gelataio o davanti alla vetrina della piccola friggitoria , non affrettava il passo , e lasciava che , sia pure in una cauta distanza , il riverbero della modesta luce dei due spacci le sfiorasse il volto . Nemmeno per lei ha una qualche eccezione la regola della piazzetta : le automobili non possono entrare . Anche la Divina deve obbedire al divieto marcato da una vecchia catena : l ' auto dei suoi ospiti sosta cinquanta metri più in là , nel posteggio scavato nella gola della valle . Anche lei deve attraversare la piazza a piedi , andare a piedi alla Calata , o salire a piedi per il viottolo scosceso che sale a San Giorgio . La catena non è stata abbassata , nessun baldo giovane in maglietta da marinaio posticcio si è fatto avanti per portarla in collo , così come essa , quasi trent ' anni or sono , in una scena della Carne e il diavolo si faceva portare con un abbandono d ' amore che la memoria fa sembrare incomparabile . La Divina , se desidera evitare la troppa luce delle trattorie e dei caffè , i troppi sguardi curiosi deve fidarsi solo delle proprie gambe e dei propri zoccoli camminando là dove , forse , l ' acciottolato è più rude . Là era la penombra , e nel suo filo ultimo , al di là del quale si iniziava il buio della notte , la Divina camminava appartata , equilibrandosi sugli zoccoli che le signore dei caffè giudicavano , con una rapida occhiata , assai fuori moda . In quel filo di penombra dove la luce sfuma e dove il buio ancora non nasconde , passa dunque colei che fu chiamata la Divina così come Eleonora Duse fu chiamata , dai suoi compagni d ' arte , la Signora . Da quel filo di penombra , ogni giorno un millimetro , essa va lentamente portandosi verso l ' ombra dove più non entra che la luce della storia . La sua è la storia di uno sguardo , di un volto , di un sorriso , di un palpito melanconico delle pupille , di un bacio e , forse più che di un bacio , di un sospiro . È la storia del volto che lei ha dato alla Signora delle Camelie e ad Anna Karenina : un volto che ormai , per la nostra generazione , non si separa più dai due volti immortali modellati dalla poesia teatrale e dal romanzo . Quel volto sta adesso all ' ultima ribalta della penombra : presto verrà l ' età con i suoi colpi di lima pesanti ; la luce di quegli occhi si attenuerà ; l ' enigma di quelle pupille sembrerà , a chi non sappia ritrovarne l ' impallidito mistero , un modesto rebus da vecchia raccolta di ingialliti settimanali dei padri e dei nonni . Io , mentre Greta passa in quella penombra , o nel breve riflesso della piccola festosa luce della botteguccia del gelataio sotto alla mia finestra , penso alla immensa fatica e forse all ' immensa noia e certo alla fatale tristezza di portare in giro quel volto che con il tempo si farà stanco , che già oggi è un po ' stanco , e di sentir su di esso il peso , il carico , il giogo di infiniti , di innumerevoli sguardi , curiosi , avidi e persino spietati . Questo è il destino di chi , volendo tornare forse ad essere una donna come tante altre e , anzi , a differenza delle altre desiderosa solamente di non essere guardata , porta , sotto il cappellaccio di paglia o sotto il fazzoletto malamente annodato , un volto che fa parte della storia del Novecento , di questo strano secolo in cui , forse più di ogni altra cosa il dominio dell ' Immagine ci lega alle misteriose catene della poesia e della bellezza . Il suo destino è stato di non avere un « romanzo » , pure avendo dato il suo viso alle protagoniste di venti o trenta romanzi . Avrebbe potuto essere tutte le donne : le donne vere e le donne immaginarie , le donne della poesia e le donne della cronaca , Laura de Sade , Ilaria del Carretto , Emma Bovary , Maria Tarnowska , Hedda Gabler , e persino Nanà e persino Zazà . Dove passa lei , sono esse che passano . Ma lei , la Divina , lei Greta Garbo mi sembra che là , nella penombra , vada come appesantita dal corteo che quelle , invisibili , fanno alla sua figura , ormai più che fragile , un po ' affaticata : le altre che le hanno rapito il diritto di avere un ' anima solamente sua , come nel racconto di Poe del pittore che , per dipingere il Ritratto ovale , ogni giorno con un colpo di pennello porta via qualcosa dall ' anima della sua modella . Dal caffè , dai tavoli delle trattorie , dalle pietre del molo della Calata , dalle finestre , dai terrazzini , o fra le siepi leggere illuminate a festa , o fra i sartiami dei velieri o fra le sagome bianche degli yachts dove le accada di salire , le donne , le giovinette la guardano . L ' altra sera , era sulla illuminatissima barca del duca di Windsor che non volle essere re e imperatore . Gli sguardi hanno potuto contare quante volte ha vuotato , prima di mezzanotte , il suo bicchiere di whisky . Si sa tutto : l ' hanno vista a pranzo nella loggia di una trattoria del molo , e si sa , fino al più minuscolo boccone , cosa ha mangiato . Si sa che ha rifiutato , con uno strano riso , di firmare un album . Da una settimana , da dieci giorni ci si domanda : « È bella ? » . E la stessa domanda ricomincerà , fra un tavolino e l ' altro dei caffè , fra due giorni , quando ritornerà . Si sente dire : « Io trovo ancora bellissima la fronte ... Per me , la bocca è un po ' stanca ... Io non posso perdonarle quei calzoni ... E io non le perdono quella maglietta ... Lei , avvocato , le ha guardato i piedi ? » . Quando , l ' altra sera , ha attraversato la piazzetta al braccio dell ' attrice Lilli Palmer , le signore di Portofino hanno affrettato il passo per poter confrontare la loro statura con la sua . Gruppi di ragazzette hanno abbandonato i tavolini del gelataio per vederla da vicino e sono tornate sghignazzando , dicendo che è brutta . Mi è passata accanto . L ' antica , prodigiosa bellezza è ancora evidente sotto al velo di melanconia dell ' età che sembra consumarla dal di dentro . Le tempie , lo zigomo , l ' arco dell ' orbita sono ancora perfetti anche se tendono ad appassire . Parlava a bassa voce , ridendo donnescamente , con l ' amica che le dava il braccio . È sparita nella penombra . Ho pensato che , mentre è facile , è quasi istintivo immaginare nude le donne , è difficile immaginare nuda Greta Garbo . Non so se questo sia più segno di rispetto o melanconia d ' amore .