StampaQuotidiana ,
Nel
mio
mestiere
di
«
spettatore
pagato
»
,
di
cronista
teatrale
,
l
'
unica
poltrona
comoda
è
quella
da
cui
,
in
casa
mia
,
assisto
al
solo
spettacolo
per
il
quale
io
pure
sono
spettatore
pagante
.
In
quella
poltrona
,
che
nelle
altre
ore
accoglie
,
per
ormai
riconosciuto
dominio
,
i
riposi
del
mio
cane
,
anch
'
io
,
a
mio
modo
,
mi
acciambello
,
spettatore
senza
bretelle
e
senza
cravatta
:
mi
crogiolo
nell
'
ozio
,
padre
di
pigri
pensieri
:
il
cane
si
accovaccia
ai
miei
piedi
,
come
nelle
antiche
statue
,
emblema
della
fedeltà
,
e
ogni
tanto
,
più
per
farsi
ricordare
che
per
vera
smania
della
sua
giovane
candida
dentatura
,
mordicchia
delicatamente
una
mia
pantofola
.
Me
ne
sto
,
come
si
diceva
nell
'
Ottocento
,
in
panciolle
.
Ho
vicino
un
posacenere
che
,
dal
bracciolo
della
poltrona
,
la
mia
mano
può
raggiungere
descrivendo
appena
un
decimo
o
un
dodicesimo
di
semicerchio
:
e
,
se
il
segnale
dell
'
inizio
di
Lascia
o
raddoppia
?
ha
affrettato
la
fine
del
pranzo
,
ho
vicino
a
me
,
in
una
bonaria
natura
morta
,
il
bicchiere
,
l
'
ultimo
modesto
«
gotto
»
serale
di
vino
.
Come
per
milioni
di
italiani
Lascia
o
raddoppia
?
ha
sostituito
per
me
,
una
volta
alla
settimana
,
il
caminetto
,
con
le
sue
quiete
fantasie
covate
nello
spettacolo
della
fiamma
e
della
brace
,
ha
sostituito
quelli
che
,
al
tempo
dei
nonni
,
erano
gli
interminabili
romanzi
di
appendice
con
i
loro
colpi
di
scena
con
i
loro
puntini
di
sospensione
,
con
il
loro
«
Il
seguito
a
domani
»
.
Lascia
o
raddoppia
?
è
uno
dei
pochi
giochi
che
,
nella
sua
elementarità
,
non
susciti
,
verso
i
suoi
personaggi
,
invidie
e
che
non
ci
spinga
sul
sentiero
della
malignità
.
Mike
Bongiorno
va
e
viene
per
casa
nostra
,
e
anche
per
casa
mia
,
come
fosse
il
figlio
,
che
abbiamo
visto
crescere
,
del
nostro
vicino
di
pianerottolo
:
ci
sembra
addirittura
,
ormai
,
di
averlo
visto
bambino
pedalare
sul
triciclo
dell
'
onomastico
.
Avevamo
per
molto
tempo
dubitato
che
quel
simpatico
ragazzino
potesse
trovare
la
sua
strada
,
nella
vita
,
con
quel
suo
futuro
volto
da
«
primo
impiego
»
.
Quanto
a
Edy
Campagnoli
,
vorremmo
dire
che
abbiamo
visto
anche
lei
crescere
sulle
nostre
scale
,
pupetta
,
scolaretta
con
le
caldarroste
nel
grembiule
,
e
,
alla
fine
,
bella
ragazza
che
ci
è
sembrato
tante
volte
di
intravedere
dietro
ai
cristalli
di
un
negozio
di
profumeria
?
No
.
Con
la
Campagnoli
,
come
con
le
giovani
donne
in
genere
,
le
vie
della
confidenza
sono
più
difficili
:
ogni
donna
ha
il
suo
tout
petit
mystère
:
ogni
donna
sta
al
centro
di
un
piccolo
o
grande
labirinto
:
la
sua
scarsa
eloquenza
iniziale
non
era
quella
della
Sfinge
e
non
ci
aiutava
a
conoscerla
:
il
suo
garbo
discreto
era
per
noi
simile
a
quello
di
una
bella
giovane
infermiera
di
un
dentista
che
assista
con
un
«
sorriso
di
giacinto
»
all
'
estrazione
di
un
nervo
da
un
dente
cariato
.
Personaggi
di
casa
dunque
:
anche
il
notaio
,
laggiù
;
anche
gli
assistenti
al
tavolo
di
fondo
,
un
po
'
incolori
;
anche
i
valletti
,
esattamente
neutri
.
Personaggi
di
un
romanzo
a
dispense
che
ad
ogni
capitolo
regala
milioni
,
attraverso
quei
gettoni
d
'
oro
che
nelle
fotografie
sembrano
dischetti
di
cartone
senza
peso
.
Lascia
o
raddoppia
?
è
un
gioco
castissimo
:
i
décolletés
,
che
hanno
invaso
anche
le
copertine
dei
libri
gialli
,
vi
sono
rigorosamente
esclusi
:
resteranno
memorabili
i
gesti
con
cui
la
Campagnoli
ha
coperto
con
una
mano
lo
scollo
,
una
sera
che
dovette
chinarsi
a
raccattare
qualcosa
,
e
quello
con
cui
evitò
che
,
a
puntarle
un
distintivo
sul
petto
,
si
avvicinasse
la
mano
di
un
concorrente
.
Spettacolo
castissimo
.
Spettacolo
che
talvolta
sfiora
una
periferia
dickensiana
,
più
spesso
quella
di
Sans
famille
di
Hector
Malot
,
talvolta
quella
dell
'
ottocentesco
Volere
è
potere
tratto
da
Carattere
dell
'
inglese
Smiles
,
libro
educativo
che
un
poco
zuppificò
,
un
poco
esaltò
l
'
infanzia
di
tanti
miei
coetanei
.
Davanti
al
vecchio
problema
se
sia
l
'
arte
che
imita
la
vita
,
o
la
vita
che
imita
l
'
arte
,
il
gioco
della
televisione
allinea
i
suoi
concorrenti
come
i
personaggi
di
una
bibliotechina
,
prevalentemente
rosea
,
nella
quale
,
di
volta
in
volta
,
troviamo
personaggi
alla
Fucini
e
alla
Paolieri
,
certi
toni
alla
Guareschi
o
addirittura
delle
settecentesche
pièces
larmoyantes
.
Certe
volte
una
paginetta
di
Carolina
Invernizio
o
di
Anna
Vertua
Gentile
:
altre
volte
un
po
'
di
Tutta
Frusaglia
:
certi
contadini
toscani
discesi
pari
pari
da
un
capitolo
di
Ildefonso
Nieri
,
gastronomi
alla
Jarro
,
esperti
di
teatro
che
risalgono
agli
atti
unici
dialettali
di
Gino
Rocca
.
Lascia
o
raddoppia
?
ha
avuto
persino
in
qualche
personaggio
il
riflesso
di
certi
capitoli
di
Moravia
.
Ha
avuto
i
suoi
testardi
,
i
suoi
caparbi
,
i
suoi
litigiosi
,
i
suoi
misantropi
molieriani
:
persino
l
'
americano
gentile
come
lo
sognano
molte
ragazze
.
Pírandello
è
il
grande
assente
:
Mike
Bongiorno
sta
cercando
in
questi
giorni
di
creare
,
attraverso
un
concorrente
siciliano
,
un
personaggio
del
Musco
minore
con
qualche
sommesso
accenno
al
«
gallismo
»
di
Brancati
.
Immensa
,
forse
troppo
abbondante
la
schiera
dei
«
figli
di
Emilio
Colombo
»
,
il
Pindaro
del
pedale
e
del
gol
,
guidati
dal
lungocrinito
Lauro
Bordin
.