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Romolo Valli ( Vergani Orio , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Il suo viso gentile , sereno non ha nulla delle intense « maschere » di taluni attori del passato come Novelli e come Gandusio - folte sopracciglia , nasi di notevole evidenza , guance e labbra pronte alla smorfia e alla grimace - e può sembrare addirittura quello anonimo di un giovane bancario o del vincitore di un concorso per la carriera diplomatica . Per accontentare il padre che lo voleva avvocato , è anche « il dott. Valli » . Non deve essere stato un ragazzo ribelle . Svolse regolari e buoni corsi di studio . Portava a casa ottime pagelle che il padre controfirmava con un manifesto segno di compiacenza . La madre amava il teatro di prosa , ma non avrebbe mai portato il figliolo a teatro se lo spettacolo non era approvato dal parroco . Fu per questo che lo scolaretto Valli non poté ascoltare Spettri nella interpretazione di Memo Benassi . Il parroco non credeva il dramma di Ibsen adatto ai minorenni . Concesse il suo permesso , all ' indomani , per Kean . Nella memoria teatrale di Valli , più di quel Kean , è rimasto il rito familiare dei « ciccioli » con cui veniva festeggiata Maria Melato , amica della madre , ad ogni suo ritorno nella natia Reggio Emilia . Un lento saporito masticar di « ciccioli » » fa da sottofondo alla evocazione delle prime suggestioni sceniche del piccolo Valli . La sua vocazione teatrale doveva manifestarsi assai più tardi . Fu una vocazione à rebours , per dirla con il titolo di un famoso romanzo di Huysmans . Fu un embrione nell ' infanzia : altre vocazioni la nascosero , e così forse , nel silenzio , la protessero , lasciando che il ragazzo sviluppasse in altre vie le sue esperienze . Valli frequentò più le librerie che non le platee teatrali . Più che romanzi , leggeva libri di saggisti e di memorialisti , prose di penne attente e molto vigilate , così come , più tardi , la sua arte di attore doveva essere guidata , sui binari dell ' istinto , con tanta attenzione e vigilanza , con un accorto accostamento dei colori comici e di quelli drammatici . Più che verso i fuochi della fantasia , in letteratura avrebbe voluto rivolgersi all ' acume della critica e dell ' introspezione . Datano negli anni attorno al '40 le sue prime letture di Proust ; Valli è rimasto un proustiano fedelissimo , ha sul suo autore preferito una mezza biblioteca e autografi conservati come reliquie . Al liceo la sua precoce tendenza di saggista si rivelò in certi scritti pubblicati in una rivistina studentesca , che ebbe un bel titolo : Temperamento . In modo del tutto inconsapevole questa rivistina faceva quella che ai Guf emiliani sembrò un po ' di fronda . Valli , avviato agli studi di legge , pensava che i suoi essais lo avrebbero portato verso il giornalismo , verso la cronaca di « colore » , il commento di costume e l ' elzevirismo . Intanto , quasi per gioco , era avvenuto il suo primo avvicinamento al Teatro . L ' adolescente stava per diventare un giovanotto . Gli si era formata una gradevole voce da tenore . Due compositori come Ferrari - Trecate e Italo Montemezzi lo avevano ascoltato : il primo avrebbe voluto che studiasse canto al Conservatorio di Parma . Valli era concittadino del soprano Celestina Boninsegna : sembrava che Reggio dovesse avere in lui un altro divo del bel canto . Ma la voce smarrì presto i suoi acuti , e lo studente di legge dovette rinunciare ad essere un giorno Radames o Nemorino . Il palcoscenico del teatro lirico perdette un tenore ; ma fin dagli anni del liceo i pubblici affettuosi e confidenziali di Reggio avevano notato , tra i filodrammatici di un piccolo gruppo studentesco , un attorino che aveva più di una chiara disposizione . L ' occasione si era presentata per la prima volta con una recita studentesca della Famiglia dell ' antiquario di Goldoni . Il preside del liceo , molto appassionato di teatro , aveva fatto le cose in grande ; aveva noleggiato a Milano scene del vecchio Rovescalli e costumi di Caramba . Gli studi di Valli , quell ' anno , tentennavano . Se passò a luglio alla maturità classica lo dovette , sembra , al vecchio preside , che , nel modo con cui il suo studentello recitava , aveva intuito una già ben precisata maturità intellettuale . Cosa lo portava al teatro ? Dal punto di vista tecnico , una facoltà istintiva dell ' osservazione e della imitazione , che ebbe più tardi una delle sue prove più singolari quando , al Piccolo Teatro di Milano , Valli recitò L ' imbecille di Pirandello truccandosi come Carducci ma recitando con l ' accento e con i gesti di Leo Longanesi . Dal punto di vista intellettuale , lo aiutò il suo temperamento di giovane critico che lo portava « al commento di un testo preesistente » . La sua arte doveva diventare così quella di un attore che , prima di tutto , vuole approfondire un testo , entrare nel personaggio , dare ad un dialogo un sentimento intellettualmente calibrato . Non si tratta della freddezza formulata dal « paradosso di Diderot » , ma della volontà di una giusta prospettiva critica : non abbandonarsi al personaggio ma vivere meditatamente con lui . Valli non sarà mai un « mattatore » . La laurea era stata presa . Erano gli anni tragici della guerra e di cento esami di coscienza in sede morale e politica . Il ragazzo credeva alla democrazia come ad una libera apertura della intelligenza . Gli anni della liberazione lo videro con in mano la penna del giornalista . Dottore in legge ? Sì , la laurea l ' aveva in un cassetto . Nascevano uno dopo l ' altro i nuovi giornali democratici di Reggio : Valli era socialista , ma scriveva soprattutto di letteratura . Passò dalla redazione di « Reggio Democratica » al « Progresso d ' Italia » , per approdare finalmente alla « poltrona » di critico teatrale del « Lavoro » di Reggio . Aveva fatto anche del « colore » , sedendo al tavolo dei cronisti giudiziari al processo della saponificatrice Cianciulli . È probabile che i cronisti dei grandi giornali , che stendevano resoconti di intere pagine , non si siano quasi accorti di avere accanto un giovane timido giornalista che li guardava , con molto rispetto . Sua mamma pensava già al giorno in cui lo avrebbe accompagnato a scegliere una stoffa per la toga di avvocato . Lo scatto che doveva mutare il corso del suo destino fu improvviso : difficilmente immaginabile in un giovanotto tanto « compito » da far pensare al « signore di buona famiglia » del disegnatore umorista Giuseppe Novello . Fu una sera , mentre il giovanissimo critico ascoltava una recita degli attori della compagnia del Carrozzone , diretta da Fantasio Piccoli . La compagnia viveva in una dignitosissima povertà , quasi nella miseria . Certe volte i suoi attori dovevano giustificare , attraverso complicate tesi registiche , il fatto di poter indossare solamente costumi di carta colorata . Valli si infiammò per il fervore di quei ragazzi , scelti con la loro fresca passione dai baratri della guerra . Andò in palcoscenico a salutarli . Lo accolsero come un critico ; ma compresero subito che il giornalista di Reggio Emilia era salito lassù per diventare attore . Rincasando alle due di notte - era l ' ultima sera di recite del Carrozzone - Valli entrò in camera di sua madre . « Ho da dirti una cosa , mamma ... » . « Cos ' è accaduto ? » . « Non allarmarti mamma . Dovresti prepararmi una valigia .,.» . « Parti per il giornale ? » . « No , mamma ... Parto domattina per fare l 'attore...» . Quando , in D ' amore si muore , Valli finge di parlare al telefono con la madre , arrivata a Roma per salutare il figlio « cinematografaro » , mi pare ch ' egli debba pensar di parlare veramente con sua mamma , come quando la signora Valli arrivava sulle tracce del figlio partito con il disperatissimo , scannatissimo Carrozzone . Cosa dissero a Reggio ? La considerarono una malattia . « Vedrà , signora Valli ... Passerà ... » . Valli mi sembra , fra gli attori nostri più giovani , da definirsi come « l ' attore che parla » . Parla - egli non ha potuto sentirlo - come parlava Alberto Giovannini , ai tempi della « compagnia dei giovani » guidata da Virgilio Talli . Parla con una acutezza di indagine che lo fa preciso in quella sua capacità assai rara di comporre il ritratto di un personaggio , escludendo ogni sottolineatura superflua . Fosse uno scrittore , si direbbe che la sua prosa è senza aggettivi : tutta sostantivi e cose , senza sbavature di effetti frondosi , senza soste o modulazioni compiaciute , in un ritmo che dà uno smalto alla realtà ma che non si fa soffocare dal minuzioso realismo . Una ragazza , che l ' ha visto e ascoltato nella parte del padre di Anna Frank , gli ha scritto : « Vorrei , signor Valli , avere un papà come lei » .