StampaQuotidiana ,
Molti
anni
fa
,
quando
il
film
era
muto
,
i
cultori
di
estetica
del
cinema
si
studiarono
(
non
so
con
quanto
successo
)
di
stabilire
sottili
differenze
fra
cinema
e
teatro
,
per
impedire
che
il
film
,
degenerando
in
teatro
,
cessasse
di
essere
«
puro
»
.
Da
quel
tempo
molte
cose
sono
mutate
:
il
film
non
è
più
muto
,
il
teatro
si
è
fatto
spettacolare
e
filmistico
e
l
'
avvento
della
televisione
renderà
presto
impossibile
ogni
distinzione
che
non
sia
meramente
tecnica
.
Secondo
Carlo
L
.
Ragghianti
,
autore
di
un
ricco
libro
-
Cinema
arte
figurativa
(
Einaudi
)
-
,
oggi
si
può
distinguere
solo
fra
spettacolo
e
non
-
spettacolo
,
e
tutta
l
'
arte
spettacolare
è
visiva
e
appartiene
dunque
al
dominio
delle
arti
figurative
.
Film
e
commedia
sono
figuratività
svolta
nel
tempo
e
non
solo
nello
spazio
;
in
ciò
differiscono
dalla
pittura
e
dalla
scultura
,
ma
la
differenza
non
è
tale
da
farle
escludere
dalle
arti
figurative
.
Anche
un
quadro
o
una
statua
contengono
un
tempo
-
non
solo
psicologico
,
ma
storico
-
che
si
deve
sdipanare
come
un
gomitolo
per
intenderli
effettivamente
.
(
E
qui
,
aggiungo
io
,
mi
fa
piacere
veder
implicitamente
combattuta
la
tesi
secondo
la
quale
-
si
veda
la
recente
Storia
dell
'
architettura
moderna
di
Bruno
Zevi
-
il
tempo
,
come
quarta
dimensione
,
sarebbe
entrato
nella
pittura
solo
con
l
'
avvento
del
cubismo
,
il
quale
distruggendo
la
terza
dimensione
,
il
volume
,
permetterebbe
di
vedere
contemporaneamente
un
oggetto
da
più
lati
.
Solo
Montaigne
e
Bach
,
Wagner
e
Proust
e
non
Masaccio
e
non
Piero
,
avrebbero
dunque
costruito
col
fattore
temporale
quanto
Picasso
e
Braque
?
)
Ricondotte
sotto
l
'
insegna
della
Figuratività
tutte
le
arti
visive
,
e
anche
lo
spettacolo
,
ne
resta
fuori
,
secondo
il
Ragghianti
,
la
poesia
.
La
poesia
non
è
,
per
definizione
,
rappresentabile
.
La
rappresentazione
di
un
testo
poetico
è
un
assurdo
perché
non
si
può
ammettere
che
la
parola
poetica
,
per
esistere
,
debba
chiedere
un
'
integrazione
(
il
palcoscenico
,
gli
attori
,
il
regista
,
lo
scenografo
)
.
Quando
dal
libro
si
passa
al
palcoscenico
,
nasce
un
nuovo
genere
d
'
arte
-
lo
spettacolo
-
di
cui
è
esclusivo
autore
il
nuovo
artista
figurativo
,
il
regista
.
Il
resto
-
sia
esso
l
'
Amleto
o
un
canovaccio
da
commedia
dell
'
Arte
-
è
una
pedana
,
un
trampolino
,
un
espediente
tecnico
,
un
pretesto
.
Non
cercate
,
in
questi
casi
,
l
'
autore
del
testo
scritto
o
cercatelo
in
biblioteca
.
A
teatro
non
lo
trovereste
.
Fin
qui
il
pensiero
del
Ragghianti
è
rigorosamente
logico
;
potrete
accettarlo
o
respingerlo
,
ma
non
accusarlo
d
'
incoerenza
.
Un
dubbio
s
'
insinua
però
nel
lettore
quando
il
critico
distingue
,
o
sembra
distinguere
,
fra
teatro
poetico
e
teatro
spettacolare
.
Esiste
,
egli
dice
,
una
lignée
di
registi
(
da
Stanislavski
al
primo
Copeau
)
che
rispetta
il
testo
e
ne
mette
in
evidenza
la
qualità
poetica
;
e
un
'
altra
stirpe
di
registi
(
quella
dei
Craig
,
dei
Tairov
,
dei
Meyerhold
e
dei
Piscator
)
per
i
quali
lo
spettacolo
è
tutto
e
il
testo
c
nulla
.
1
veri
artisti
spettacolari
(
figurativi
)
sono
questi
ultimi
.
E
ben
a
ragione
un
testo
improvvisato
,
recitato
da
supermarionette
impersonali
,
era
l
'
ideale
di
Gordon
Craig
.
Qui
,
se
non
interpreto
male
il
pensiero
del
Ragghianti
,
resto
perplesso
perché
viene
a
cadere
il
presupposto
che
la
poesia
non
sia
rappresentabile
.
È
caduto
il
presupposto
,
viene
a
mancare
anche
la
distinzione
-
praticamente
esatta
-
fra
il
teatro
che
appartiene
all
'
autore
e
quello
di
cui
è
vero
autore
il
figurante
,
colui
che
gradua
e
svolge
gli
aspetti
visivi
del
teatro
ai
fini
della
nuova
poesia
«
spettacolare
»
.
È
probabile
,
anzi
certo
,
che
esistano
vari
tipi
di
teatro
,
più
o
meno
legati
a
un
testo
,
più
o
meno
spettacolari
;
ma
a
me
pare
che
in
tutti
i
casi
permangano
elementi
figurativi
ed
elementi
poetici
e
che
una
rigida
distinzione
,
in
sede
teorica
,
sia
impossibile
.
Fermiamoci
un
attimo
prima
del
salto
o
del
passaggio
dal
testo
allo
spettacolo
,
prima
che
l
'
opera
sia
rappresentata
.
Fermiamoci
al
momento
della
lettura
di
un
testo
poetico
,
sceneggiato
o
no
,
destinato
o
no
al
palcoscenico
.
Qui
sembra
che
l
'
opera
del
regista
non
sia
presente
.
Ma
in
realtà
il
regista
di
una
commedia
letta
è
il
lettore
stesso
,
sia
che
la
lettura
avvenga
dinanzi
all
'
altoparlante
,
sia
che
essa
resti
interiore
,
silenziosa
.
Leggendo
il
testo
che
ho
sottomano
lo
visualizzo
,
lo
trasformo
in
spettacolo
,
ne
divento
il
figurante
.
Ne
sono
perciò
anche
l
'
autore
?
Non
più
di
quanto
Mengelberg
o
Toscanini
siano
gli
autori
delle
sinfonie
beethoveniane
da
essi
eseguite
.
Si
potrà
osservare
che
l
'
intervento
del
direttore
d
'
orchestra
-
concertatore
non
ha
importanza
determinante
perché
manca
nella
musica
l
'
elemento
visivo
,
figurativo
.
Ma
è
un
'
illusione
:
la
Sinfonia
pastorale
esige
che
sia
sollecitata
un
'
integrazione
visiva
(
interiore
)
;
e
così
tre
quarti
della
musica
post
-
wagneriana
,
cromatica
.
Ma
c
'
è
di
più
:
se
il
tempo
è
presente
anche
nelle
opere
figurative
perché
non
si
comprende
un
quadro
senza
storicizzarlo
,
senza
svolgere
il
processo
che
l
'
ha
reso
possibile
,
è
altrettanto
vero
che
elementi
figurativi
esistono
anche
nelle
arti
non
visive
.
Recitare
anche
a
se
stessi
una
poesia
è
seguirla
,
rappresentarla
.
Se
è
assurda
la
poesia
rappresentata
,
non
vedo
che
lo
sia
meno
la
poesia
recitata
.
Eppure
l
'
assurdo
si
compie
.
Se
questo
assurdo
è
inteso
come
il
fondamentale
dissidio
fra
l
'
opera
d
'
arte
in
sé
(
questo
inconoscibile
)
e
la
sua
comunicazione
,
esso
è
presente
in
tutte
le
arti
.
E
se
la
regia
è
un
'
arte
(
come
è
certamente
)
bisogna
ammettere
che
esistono
migliaia
di
artisti
inconsci
che
nessuno
si
sogna
di
portare
in
trionfo
come
pur
meriterebbero
;
sono
gli
sconosciuti
,
gli
inconsapevoli
autoregisti
che
ogni
giorno
,
in
tutto
il
mondo
,
si
accostano
con
fine
sensibilità
a
un
'
opera
d
'
arte
.
Quanti
e
quali
artefici
periscono
,
in
ogni
terra
,
in
ogni
luogo
,
dall
'
alba
al
tramonto
!
Fra
essi
i
registi
visivi
che
portiamo
in
trionfo
e
paghiamo
a
milioni
non
sono
certo
i
maggiori
.
Mi
fermo
perché
mi
accorgo
di
stare
scivolando
sulla
china
dei
luoghi
comuni
e
certo
il
Ragghianti
,
ferratissimo
in
ogni
questione
di
estetica
,
avrebbe
ogni
ragione
di
rimproverarmelo
.
Molti
anni
fa
un
filosofo
scettico
che
possedeva
una
notevole
sensibilità
per
la
musica
e
la
poesia
-
Giuseppe
Rensi
-
scrisse
un
geniale
e
paradossale
volume
-
La
scepsi
estetica
-
per
dimostrare
la
verità
del
popolare
detto
ch
'
è
bello
non
ciò
che
è
bello
ma
ciò
che
piace
;
s
'
intende
ciò
che
piace
al
nostro
io
individuale
,
empirico
,
non
al
supposto
io
universale
che
si
anniderebbe
in
noi
.
A
me
mancano
i
conforti
dello
scetticismo
assoluto
,
e
beninteso
quelli
del
rigoroso
idealismo
.
L
'
esperienza
(
non
già
la
ragione
,
questa
nemica
di
ogni
concetto
impuro
e
contradditorio
)
mi
insegna
che
c
'
è
un
elemento
universale
in
ogni
opera
d
'
arte
;
ma
che
esso
si
fa
strada
attraverso
ogni
sorta
di
equivoci
,
di
fraintendimenti
,
di
traduzioni
e
di
approssimazioni
.
La
definizione
del
puro
spettacolo
mi
lascia
incerto
come
mi
lascerebbe
titubante
ogni
indagine
sulla
pura
poesia
e
sulla
pura
musica
.
Nell
'
arte
spettacolare
poi
-
cinema
e
teatro
-
il
caos
degli
equivoci
mi
sembra
addirittura
flagrante
.
Qui
si
va
spesso
alla
ricerca
dell
'
autore
senza
riuscire
a
trovarlo
.
In
genere
si
ha
l
'
impressione
che
un
'
opera
scritta
per
il
teatro
sia
già
strutturalmente
preformata
ai
fini
di
una
certa
prospettiva
che
non
respinge
,
anzi
chiede
l
'
ausilio
della
rappresentazione
(
magari
cieca
,
alla
radio
)
.
E
dalla
poesia
si
passa
alla
rappresentazione
senza
che
si
possa
avvertire
il
momento
in
cui
la
bacchetta
del
comando
si
trasferisce
dalle
mani
dell
'
autore
a
quelle
del
teatrante
.
Ciò
avviene
anche
nel
caso
di
esecuzioni
poco
o
punto
spettacolari
.
Ma
ammesso
che
spettacolo
vi
sia
,
l
'
Amleto
di
Moissi
non
era
quello
di
sir
Lawrence
Olivier
:
l
'
uno
e
l
'
altro
hanno
tradito
Shakespeare
,
ma
tutti
e
due
ci
hanno
pur
dato
un
possibile
Shakespeare
.
Dove
comincia
qui
e
dove
finisce
la
poesia
?
Si
giunge
al
caso
-
limite
di
Charlie
Chaplin
che
dei
suoi
film
è
soggettista
,
attore
e
regista
;
ma
la
poesia
che
in
tal
caso
è
raggiunta
può
dirsi
tutta
di
ordine
figurativo
o
è
composta
anche
d
'
altri
elementi
?
Carlo
Ragghianti
respinge
la
teoria
che
il
teatro
e
il
cinema
siano
forme
miste
;
al
suo
spirito
filosofico
ogni
mistura
sembra
,
in
estetica
,
un
ircocervo
impossibile
e
indifendibile
.
Io
mi
limiterei
a
dar
torto
a
chi
crede
a
generi
misti
necessariamente
inferiori
;
e
anche
a
chi
fa
della
misura
un
elemento
di
ineffabile
privilegio
.
Ho
inteso
registi
dire
che
il
teatro
è
metà
cielo
e
metà
sterco
;
e
costoro
avevano
tutta
l
'
aria
di
vantarsi
del
loro
mestiere
.
Evidentemente
,
a
loro
avviso
,
solo
le
arti
impure
o
miste
sono
feconde
di
effetti
...
celesti
.
E
pure
,
inguaribilmente
pure
,
sono
per
essi
le
arti
non
spettacolari
,
non
visive
.
Molto
più
aggiornati
e
molto
più
moderni
di
loro
i
filosofi
dell
'
arte
(
primo
fra
gli
altri
il
Croce
)
sanno
perfettamente
che
non
esistono
,
rigorosamente
parlando
,
le
arti
,
ma
l
'
Arte
il
cui
parametro
assoluto
ci
sfugge
.
E
se
storicamente
l
'
Arte
si
manifesta
nelle
arti
,
che
tendono
tutte
a
un
'
impossibile
condizione
di
purezza
,
macinando
molti
elementi
spuri
e
scambiandosi
spesso
le
parti
,
resta
pur
vero
che
nello
sviluppo
delle
singole
arti
tutti
i
veri
«
addetti
ai
lavori
»
-
puristi
o
non
puristi
-
hanno
un
compito
indispensabile
anche
se
non
riusciranno
mai
a
mettersi
d
'
accordo
.