StampaQuotidiana ,
Kabul
.
-
Ero
stato
a
Kabul
alla
fine
di
aprile
,
quando
al
regime
comunista
di
Najibullah
.
morto
di
asfissia
prima
che
abbattuto
.
era
subentrato
il
governo
islamico
della
resistenza
.
I
mujaheddin
di
Massud
,
affiancati
dai
mercenari
del
"
generale
"
Dostam
,
avevano
occupato
la
capitale
al
grido
di
Allah
o
Akbar
,
stringendola
a
tenaglia
dai
quattro
punti
cardinali
e
mettendola
gioiosamente
a
ferro
e
fuoco
:
un
'
euforia
che
fini
'
.
come
sappiamo
.
in
un
bagno
di
sangue
.
Vi
sono
tornato
la
settimana
scorsa
,
nell
'
immediata
vigilia
del
tredicesimo
anniversario
(
26
27
dicembre
'
79
)
dell
'
invasione
sovietica
per
vedere
come
"
buttava
"
,
Kabul
,
dopo
otto
mesi
di
regime
islamico
.
"
Butta
"
male
,
molto
male
.
Sono
bastati
sette
giorni
per
constatare
come
lo
slancio
,
l
'
entusiasmo
per
la
fine
della
dittatura
marxista
importata
dall
'
URSS
non
abbiano
partorito
il
miracolo
di
una
rigenerazione
totale
del
Paese
,
dopo
l
'
apocalisse
degli
ultimi
13
anni
,
un
milione
di
morti
,
5
milioni
di
profughi
,
lo
sconquasso
dell
'
economia
.
Il
volto
che
oggi
presenta
la
capitale
afghana
ricorda
il
volto
di
altre
capitali
e
di
altre
citta
'
travolte
dal
ciclone
della
guerra
.
Per
il
grado
di
distruzione
,
Kabul
si
sta
avvicinando
ai
modelli
urbani
piu
'
agghiaccianti
degli
ultimi
decenni
,
come
Beirut
,
o
come
i
capoluoghi
dell
'
ex
Jugoslavia
,
Vukovar
,
Sarayevo
,
Mostar
.
Ed
e
'
penoso
dover
ammettere
che
i
piu
'
violenti
colpi
di
maglio
alla
sua
arcaica
e
gentile
fisionomia
sono
stati
inferti
durante
i
240
giorni
del
governo
islamico
.
A
fine
aprile
il
fuoco
delle
artiglierie
fra
gli
uomini
di
Ahmad
Shah
Massud
(
Jamiat
i
Islami
)
e
del
suo
alleato
Abdul
Rashid
Dostam
,
arroccati
in
cima
alla
mitica
fortezza
di
Bala
'
Hissar
,
e
i
mujaheddin
di
Gulbuddin
Hekmatyar
,
il
carismatico
controverso
leader
dello
Hezb
i
Islami
,
annidati
nella
casbah
meridionale
a
soli
300
metri
,
ridusse
in
polvere
Jade
Maiwand
,
la
grande
strada
dei
negozi
.
Gran
parte
dei
muri
delle
facciate
sono
ancora
in
piedi
,
ma
sembrano
le
quinte
di
un
vecchio
palcoscenico
abbandonato
,
pronte
a
stramazzare
da
un
momento
all
'
altro
.
La
vita
del
quartiere
,
attorno
alla
grande
moschea
Hidgha
,
e
'
spenta
per
sempre
.
Finito
il
rito
mattutino
dei
negozianti
che
distendono
sul
marciapiede
i
polverosi
odorosi
tappeti
tessuti
a
mano
,
col
te
'
che
fuma
sullo
sgabello
.
Chiusi
quasi
tutti
i
negozi
di
Chicken
Street
,
dove
negli
anni
Settanta
ciondolavano
hippies
e
figli
dei
fiori
.
Ma
le
ferite
piu
'
fresche
della
guerra
civile
le
puoi
riscontrare
nel
rione
centrale
di
Chendaul
,
dove
ai
primi
di
dicembre
cinque
giorni
di
scontri
forsennati
tra
fazioni
rivali
(
islamiche
,
naturalmente
)
hanno
ridotto
di
qualche
centinaio
l
'
esorbitante
popolazione
di
Kabul
:
si
parla
di
300
400
cadaveri
.
"
Impossibile
verificare
.
ammette
Armin
E
.
Kobel
,
capo
delegazione
della
Croce
Rossa
.
ma
la
valutazione
e
'
attendibile
se
si
pensa
che
,
tra
il
5
e
il
12
dicembre
sono
stati
ricoverati
,
solo
nei
nostri
due
ospedali
di
Kabul
,
1500
feriti
"
.
Cio
'
che
impressiona
e
'
soprattutto
la
vastita
'
dei
danni
.
Sono
crollati
interi
edifici
di
quattro
cinque
piani
,
certamente
colpiti
,
a
distanza
ravvicinata
,
da
mortai
e
proiettili
di
grosso
calibro
:
a
dimostrazione
che
in
Afghanistan
la
guerriglia
urbana
non
si
combatte
solo
con
le
armi
automatiche
leggere
,
di
strada
in
strada
,
ma
col
sostegno
massiccio
dell
'
artiglieria
.
Tutti
i
gruppi
dispongono
di
arsenali
cospicui
,
che
vengono
via
via
dilapidati
con
infantile
irresponsabilita
'
.
Montagne
di
munizioni
,
accumulate
in
13
anni
,
consentono
anche
lo
spreco
di
sparatorie
celebrative
,
che
possono
durare
ore
nel
cuore
della
notte
.
Tristemente
,
l
'
infanzia
cresce
in
questa
perenne
atmosfera
bellico
eroica
,
nella
quale
trova
giustificazione
un
antico
adagio
,
secondo
cui
"
gli
afghani
trovano
la
pace
solo
quando
sono
in
guerra
"
.
I
bambini
che
giocano
in
strada
davanti
al
German
Club
.
di
cui
sono
ospite
.
si
sparano
addosso
con
kalashnikov
di
legno
o
lanciano
immaginarie
bombe
a
mano
strappando
la
sicura
coi
denti
:
una
lotta
all
'
ultimo
sangue
dove
nessuno
cade
mai
morto
.
I
loro
capi
e
i
loro
idoli
sono
i
capi
e
gli
idoli
dei
loro
padri
:
Gulbuddin
,
Massud
,
Ismail
Khan
,
Haqqani
,
Abdul
Hak
,
Khale
'
s
,
i
grandi
guerrieri
dell
'
Islam
che
hanno
umiliato
e
costretto
alla
fuga
l
'
Armata
Rossa
.
Kabul
e
'
sotto
il
controllo
dei
nove
partiti
dell
'
Alleanza
Islamica
(
ai
sette
,
d
'
ispirazione
sunnita
,
che
costituivano
a
Peshawar
,
in
Pakistan
,
il
governo
dei
mujaheddin
in
esilio
,
si
sono
aggiunti
ora
i
due
movimenti
sciiti
dello
Harakat
Islami
e
del
Wahdat
)
che
l
'
hanno
divisa
in
zone
,
su
cui
accampare
la
propria
"
sovranita
'
"
territoriale
:
i
posti
di
blocco
sono
gestiti
da
"
parrocchie
"
diverse
,
spesso
in
stato
di
aperta
,
dichiarata
ostilita
'
,
per
cui
il
passaggio
da
un
quartiere
all
'
altro
.
Beirut
insegna
.
diventa
talvolta
un
'
impresa
rischiosa
.
I
piu
'
impazienti
e
aggressivi
sono
i
piu
'
giovani
,
adolescenti
imberbi
nati
con
la
febbre
della
"
jihad
"
.
la
guerra
santa
.
nel
sangue
,
che
al
tempo
dell
'
invasione
potevano
avere
si
'
e
no
due
o
tre
anni
:
ma
ancora
piu
'
pericolosi
e
incontrollabili
sono
i
miliziani
di
Dostam
,
cani
sciolti
estranei
alla
coalizione
islamica
,
una
soldataglia
insolente
e
beffarda
insensibile
agli
insegnamenti
coranici
,
cui
preferisce
la
cruda
dottrina
militare
del
diritto
al
bottino
.
Sfortunatamente
,
il
primo
impatto
di
chi
giunge
a
Kabul
da
fuori
e
'
con
loro
,
perche
'
controllano
l
'
aeroporto
:
cosi
'
succede
di
essere
tiranneggiato
,
irriso
,
beffato
;
regolano
a
piacimento
il
traffico
dei
pochi
,
sgangherati
taxi
gialli
che
portano
in
citta
'
,
facendoti
salire
e
poi
scendere
dopo
che
hai
gia
'
sistemato
i
bagagli
nel
baule
,
per
lo
sfogo
isterico
di
un
'
autorita
'
che
si
regge
soltanto
sui
capricci
.
Non
sorprende
quindi
di
vedere
una
mattina
una
lunga
fila
di
carretti
,
carichi
di
bambini
e
masserizie
,
che
abbandonano
il
quartiere
della
grande
moschea
per
sfuggire
alle
vessazioni
dei
mercenari
del
nord
.
Come
quasi
sempre
avviene
,
il
massacro
di
Chendaul
e
'
stato
provocato
da
motivi
futili
:
il
ricevimento
,
nella
capitale
,
di
un
leader
degli
Hazara
'
,
la
grande
tribu
'
sciita
dell
'
Afghanistan
centro
occidentale
che
,
raccolta
sotto
l
'
ombrello
del
partito
Wahdat
e
guidata
dal
khomeinista
Mazari
'
,
e
'
la
lunga
mano
di
Teheran
:
un
'
interferenza
che
i
fedeli
di
Massud
non
sono
riusciti
a
tollerare
.
Agli
Hazara
'
,
nella
battaglia
,
si
uniscono
gli
sciiti
di
Harakat
Islami
e
anche
i
reparti
bellicosi
dello
Ittehad
,
un
partito
sunnita
dell
'
Alleanza
,
che
svolse
un
ruolo
vitale
tra
i
quattro
raggruppamenti
fondamentalisti
della
"
jihad
"
ma
che
adesso
si
oppone
alla
supremazia
dello
Jamiat
i
Islami
,
gestore
temporaneo
del
potere
,
grazie
a
Rabbani
.
presidente
ad
interim
dell
'
Afghanistan
.
e
ad
Ahmad
Shah
Massud
,
ministro
della
Difesa
.
Alla
fine
,
contro
i
cosi
'
detti
"
governativi
"
entrano
in
azione
anche
le
squadracce
di
Dostam
e
il
sangue
scorre
a
fiumi
.
La
religione
non
c
'
entra
.
E
'
sangue
fraterno
,
sangue
islamico
e
occorre
bloccare
subito
l
'
emorragia
.
I
leader
dei
partiti
coinvolti
si
incontrano
in
una
sala
dell
'
Hotel
Intercontinental
.
sede
neutrale
.
e
decidono
una
tregua
immediata
.
Ma
laggiu
'
si
continua
a
sparare
,
decine
di
persone
colte
incautamente
in
strada
tra
due
fuochi
vengono
spietatamente
falciate
.
"
E
'
semplicemente
accaduto
.
mi
spiega
il
capo
supremo
degli
Hazara
'
,
Mazari
'
.
che
l
'
ordine
di
cessare
il
fuoco
non
ha
raggiunto
i
nostri
uomini
"
.
Una
responsabilita
'
che
il
leader
sciita
del
Wahdat
addossa
decisamente
ai
mezzi
di
comunicazione
:
"
Ne
'
la
radio
,
ne
'
la
televisione
.
afferma
imperterrito
.
hanno
dato
l
'
annuncio
della
tregua
"
.
Affermazione
incauta
e
brutale
,
perche
'
mette
a
nudo
lo
stato
di
anarchia
,
inefficienza
,
scollamento
,
esasperazione
delle
forze
in
campo
:
che
agiscono
individualmente
,
per
reazione
emotiva
,
senza
consultazioni
o
consensi
dall
'
altro
,
ignorando
,
quando
vi
siano
,
gli
obiettivi
e
le
linee
di
un
qualsiasi
piano
strategico
globale
.
Per
poi
sedersi
,
coi
selciati
ancora
caldi
di
sangue
,
a
bere
il
te
'
della
riconciliazione
,
come
niente
fosse
accaduto
.
Chi
ha
seguito
per
tanti
anni
la
guerra
afghana
,
dal
'
79
in
poi
,
avrebbe
dovuto
capire
che
i
semi
della
discordia
e
delle
rivalita
'
tribali
tra
le
forze
della
"
jihad
"
avrebbero
partorito
,
una
volta
debellato
il
nemico
comune
(
i
russi
,
il
regime
di
Najibullah
)
,
un
'
umanita
'
rissosa
,
violenta
,
dominata
da
profondi
,
feroci
contrasti
.
L
'
ideale
di
un
Paese
islamico
,
sereno
,
pacifico
,
saggiamente
progressista
secondo
i
dettami
delle
leggi
coraniche
,
e
'
subito
naufragato
.
In
fondo
.
sono
in
molti
a
notarlo
.
e
'
stato
piu
'
facile
contrastare
la
svolta
marxista
imposta
nel
'
78
da
Babrak
Karmal
,
Taraki
e
Amin
con
la
"
rivoluzione
d
'
aprile
"
e
sconfiggere
l
'
Armata
Rossa
di
Breznev
che
rimuovere
e
sradicare
quelli
che
sono
ora
i
motivi
del
dissidio
interno
:
perche
'
,
prima
ancora
delle
rivalita
'
etnico
tribali
sono
in
gioco
ambizioni
e
rancori
personali
.
Gulbuddin
Hekmatyar
,
leader
dello
Hezb
i
Islami
,
il
piu
'
agguerrito
e
aggressivo
del
gruppi
fondamentalisti
della
"
jihad
"
,
non
si
da
'
ancora
pace
del
fatto
che
Ahmad
Shah
Massud
,
il
leggendario
Leone
del
Panshir
e
suo
rivale
da
sempre
nella
galleria
degli
eroi
,
lo
abbia
perentoriamente
scavalcato
nell
'
ultima
fase
del
conflitto
,
arrivando
per
primo
a
Kabul
col
miniesercito
dello
Jamiat
Islami
e
instaurando
,
de
facto
,
il
primo
governo
islamico
.
Sdegnato
,
avvilito
(
rassegnato
mai
)
,
Hekmatyar
abbandonava
la
capitale
il
27
aprile
scorso
per
rifugiarsi
,
col
grosso
dei
suoi
uomini
,
a
Charasiab
,
un
villaggio
della
provincia
di
Logar
,
neanche
venti
chilometri
a
Sud
di
Kabul
.
E
qui
lo
vado
a
trovare
.
Lo
avevo
incontrato
la
prima
volta
a
Peschawar
,
nell
'
estate
del
'
79
,
sei
mesi
prima
dell
'
invasione
sovietica
.
Gli
occhi
sono
quelli
di
allora
,
piccoli
,
penetranti
,
inquieti
,
pieni
di
una
luce
febbrile
,
ma
le
guance
,
che
si
sono
leggermente
gonfiate
,
conferiscono
ora
al
volto
un
aspetto
piu
'
disteso
.
L
'
efficienza
militare
dell
'
Hewbi
e
del
suo
arsenale
,
sempre
ben
rifornito
negli
anni
di
guerra
dagli
americani
che
avevano
in
Hekmatyar
lo
stratega
e
il
guerriero
prediletto
,
e
'
adesso
confermata
da
uno
schieramento
di
carri
armati
e
blindati
sistemati
nella
radura
.
La
loro
inutilizzazione
e
'
temporanea
:
c
'
e
'
chi
scommette
che
quanto
prima
si
incolonneranno
verso
la
capitale
.
I
tempi
sembrano
maturi
.
Gulbuddin
non
ama
il
governo
provvisorio
dello
Jamiat
i
Islami
ne
'
il
suo
presidente
,
Rabbani
,
di
cui
e
'
scaduto
in
questi
giorni
il
mandato
.
Lo
ritiene
un
governo
"
debole
,
inefficiente
"
,
responsabile
dei
disagi
e
della
tensione
attuale
.
"
Se
avessimo
avuto
un
governo
forte
.
sostiene
.
,
in
grado
di
rimpiazzare
il
regime
di
Najib
,
oggi
non
dovremo
affrontare
questa
instabilita
'
"
.
In
maggio
,
Hekmatyar
si
era
incontrato
con
Massud
e
Rabbani
e
insieme
avevano
stipulato
un
accordo
per
risolvere
"
pacificamente
"
il
contrasto
tra
le
due
fazioni
:
"
L
'
accordo
.
precisa
ora
il
leader
dell
'
Hezbi
.
prevedeva
una
tregua
immediata
,
il
ritiro
delle
forze
militari
controverse
e
la
soluzione
politica
della
crisi
attraverso
libere
elezioni
che
si
sarebbero
dovute
tenere
entro
sei
mesi
.
Ma
nessuno
di
questi
punti
e
'
stato
rispettato
"
.
In
realta
'
,
Gulbuddin
non
ha
mai
potuto
tollerare
il
fatto
che
Massud
spadroneggiasse
a
Kabul
e
che
l
'
avesse
occupata
con
l
'
aiuto
di
quel
generale
Dostam
che
in
febbraio
,
irritato
dalle
interferenze
del
suo
amico
e
protettore
Najib
,
si
era
ammutinato
a
Mazar
i
Sharif
e
aveva
messo
le
sue
efficientissime
divisioni
a
disposizione
della
resistenza
e
del
grande
comandante
tajiko
.
Dalla
montagna
,
Hekmatyar
aveva
piu
'
volte
minacciato
di
attaccare
la
capitale
,
se
le
orde
mercenarie
dell
'
ex
ufficiale
comunista
non
si
fossero
ritirate
.
Dostam
non
ha
alcuna
intenzione
di
ritirarsi
.
I
suoi
uomini
si
comportano
come
truppe
d
'
occupazione
e
la
lista
dei
reati
si
infittisce
:
saccheggi
,
rapine
,
stupri
,
delitti
.
Ad
agosto
Hekmatyar
,
che
era
stato
calmo
per
un
paio
di
mesi
,
investe
Kabul
con
una
grandinata
di
cannonate
e
di
missili
.
Muoiono
piu
'
di
2500
persone
,
la
maggior
parte
civili
,
e
le
corsie
degli
ospedali
straripano
di
feriti
.
Poi
,
impartita
la
lezione
,
i
cannoni
dell
'
Hezbi
tacciono
ancora
una
volta
.
Stranamente
,
oggi
Gulbuddin
nega
che
il
motivo
del
feroce
bombardamento
d
'
agosto
sia
stato
l
'
allontanamento
dei
mercenari
di
Dostam
dalla
capitale
:
"
Ho
ordinato
di
aprire
il
fuoco
.
assicura
.
perche
'
ero
stato
attaccato
.
Anche
dagli
aerei
.
Faccia
un
giro
per
il
campo
,
dia
un
'
occhiata
alla
mia
casa
...
Sono
stato
costretto
a
reagire
,
per
difendermi
.
Ma
noi
,
lo
garantisco
,
abbiamo
mirato
solo
agli
obiettivi
militari
,
come
Bala
'
Hissar
,
Darulaman
,
eccetera
.
Il
conteggio
dei
civili
morti
e
'
di
106
"
.
Tredici
anni
di
guerra
lo
hanno
abituato
a
trattare
con
indifferenza
questa
funebre
contabilita
'
:
ma
non
puo
'
non
sorprendere
e
disgustare
il
cinismo
illimitato
con
cui
sembra
ora
voler
scagionare
Dostam
e
i
suoi
uomini
,
dal
momento
che
se
li
e
'
appena
fatti
alleati
nella
lotta
contro
Massud
.
Ora
il
Pancho
Villa
uzbeko
,
il
corpulento
generale
analfabeta
feroce
.
dicono
.
come
Gengis
Khan
,
il
famigerato
comunista
amico
di
Najibullah
e
degli
sciuravi
'
ha
subito
,
agli
occhi
di
Hekmatyar
,
un
'
arcana
,
repentina
metamorfosi
ed
eccolo
schierato
,
con
esemplare
mansuetudine
,
accanto
ai
mujaheddin
dell
'
Hezbi
,
eroe
della
"
jihad
"
.
Dostam
,
37
anni
,
ha
abbandonato
recentemente
Massud
perche
'
il
ministro
della
Difesa
Tajiko
e
il
leader
dello
Jamiat
i
Islami
e
presidente
del
governo
provvisorio
,
Rabbani
,
hanno
rifiutato
di
accettare
alcune
sue
richieste
,
ridimensionando
implicitamente
il
ruolo
e
il
contributo
da
lui
dato
,
in
marzo
e
aprile
,
alla
resistenza
per
la
caduta
del
regime
.
Nel
tentativo
di
assumere
anche
una
identita
'
politica
,
oltre
che
militare
,
il
generale
aveva
chiesto
di
diventare
membro
del
Consiglio
Supremo
dei
mujaheddin
,
di
cui
fanno
parte
i
leader
dei
nove
partiti
dell
'
Alleanza
,
di
essere
inserito
nel
comitato
elettorale
e
,
infine
,
di
riconoscere
ai
suoi
seguaci
un
normale
status
partitico
.
La
posizione
di
Ahmad
Shah
Massud
si
e
'
indebolita
,
cosi
'
come
era
gia
'
avvenuto
per
Rabbani
,
accusato
di
corruzione
e
di
abuso
di
potere
durante
il
suo
mandato
.
Rinchiuso
nella
gabbia
amministrativa
,
il
leone
del
Panshir
sembra
destreggiarsi
meno
bene
che
sulle
impervie
montagne
della
sua
vallata
,
dove
da
impareggiabile
stratega
aveva
sventato
ben
sette
possenti
offensive
dell
'
Armata
Rossa
.
L
'
ago
della
bilancia
sembra
spostarsi
chiaramente
a
favore
di
Hekmatyar
,
che
avrebbe
anche
l
'
appoggio
degli
Hazara
'
,
pilotati
da
Teheran
.
Kabul
ha
vissuto
giornate
d
'
incubo
e
domenica
scorsa
la
ripresa
della
guerriglia
urbana
e
'
stata
,
per
cosi
'
dire
,
ufficialmente
confermata
dal
lancio
di
un
paio
di
"
rockets
"
che
sono
caduti
nel
quartiere
dei
ministeri
.
Ho
visto
la
gente
correre
all
'
impazzata
per
le
strade
,
mentre
la
fiumana
in
fuga
era
inseguita
dal
crepitio
dei
mitra
.
In
serata
la
Bbc
ha
parlato
di
31
morti
.
Anche
l
'
aeroporto
era
sotto
tiro
e
tutti
i
voli
,
in
partenza
o
in
arrivo
,
sono
stati
cancellati
.
La
prospettiva
di
rimanere
intrappolati
a
Kabul
per
Natale
e
allestire
il
presepio
in
qualche
gelido
angolo
del
German
Club
prende
consistenza
di
ora
in
ora
:
ma
e
'
alla
fine
scongiurata
da
un
vecchio
autobus
che
si
avventura
ansimando
in
un
tortuoso
itinerario
alpino
scaricandoci
,
dopo
dodici
ore
di
sobbalzi
,
a
Peshawar
.
Lungo
la
strada
,
incrociamo
gruppi
di
mujaheddin
dello
Hezb
i
Islami
che
,
marciando
in
senso
opposto
,
vanno
lassu
'
a
morire
per
Hekmatyar
.
Transitando
per
Jalalabad
,
la
capitale
d
'
inverno
dal
clima
dolcissimo
,
mi
viene
in
mente
Abdul
Haq
,
il
coriaceo
comandante
Pashtun
passato
alla
storia
come
il
gran
dinamitardo
per
i
danni
che
ha
inflitto
ad
afghani
e
russi
negli
anni
dell
'
occupazione
:
come
la
distruzione
dell
'
immane
arsenale
di
Kharga
,
che
,
bruciando
nella
notte
,
aveva
sciolto
il
ghiaccio
sulle
punte
delle
stelle
dell
'
Orsa
.
Ma
a
Kabul
,
dove
sono
approdati
700
rappresentanti
della
Sciura
per
decidere
il
futuro
dell
'
Afghanistan
(
ma
ne
occorrono
il
doppio
,
perche
'
le
decisioni
dell
'
assemblea
siano
valide
)
,
non
l
'
ho
trovato
.
La
cosa
non
mi
ha
sorpreso
.
Abdul
Haq
,
che
nell
'
87
ebbe
un
piede
tranciato
da
una
mina
,
si
era
sempre
opposto
alla
soluzione
militare
di
Gulbuddin
e
dei
suoi
bellicosi
sostenitori
,
che
proponevano
assalti
massicci
contro
la
capitale
e
i
capoluoghi
di
regione
.
Diceva
,
e
aveva
ragione
,
che
Kabul
e
Jalalabad
dovevano
"
cadere
dall
'
interno
"
,
per
la
consunzione
stessa
del
regime
,
e
che
ogni
spargimento
di
sangue
si
sarebbe
ritorto
sui
mujaheddin
,
malati
di
sterile
eroismo
.
Non
faccio
percio
'
fatica
a
credere
alla
favola
amena
che
qualcuno
racconta
secondo
cui
il
gran
dinamitardo
,
liberatosi
del
fucile
e
tornato
in
Pakistan
,
si
sarebbe
dato
al
commercio
delle
arachidi
.
Nessuno
intende
,
ora
,
rimpiangere
gli
anni
cupi
della
gestione
moscovita
.
Ma
gli
abitanti
di
Kabul
hanno
forse
ragione
di
sussurrare
che
si
stava
meglio
quando
si
stava
peggio
.
I
prezzi
continuano
a
salire
,
in
testa
il
gasolio
e
la
benzina
che
hanno
registrato
ascese
irrazionali
:
e
perfino
il
nan
.
la
fragrante
ciambella
del
pane
afghano
.
e
'
sempre
piu
'
caro
e
sempre
piu
'
scarso
.
A
quasi
duemila
metri
l
'
inverno
e
'
rigido
,
l
'
erogazione
dell
'
energia
e
'
saltuaria
,
la
poca
legna
viene
pesata
sulla
bilancia
come
lo
zucchero
e
la
farina
.
Il
conforto
di
un
solo
bagliore
:
poi
il
freddo
riprende
possesso
dei
tuguri
con
veline
di
plastica
alle
finestre
.
E
'
questo
il
bilancio
dell
'
Afghanistan
dopo
otto
mesi
di
governo
islamico
.
Per
le
sanguinose
faide
interne
,
a
Kabul
si
contano
ora
piu
'
morti
per
le
strade
che
negli
inverni
passati
,
quand
'
era
al
potere
Najibullah
.
E
cosi
'
questo
Paese
,
che
per
anni
e
'
stato
simbolo
della
resistenza
eroica
,
dell
'
abnegazione
e
del
coraggio
,
e
'
diventato
in
un
tempo
cosi
'
breve
.
grazie
ai
suoi
leader
politici
ambiziosi
ed
ambigui
,
ai
suoi
caporali
promossi
generali
,
ai
suoi
teologi
e
ai
suoi
guru
sunniti
e
sciiti
.
il
simbolo
del
cinismo
,
della
follia
,
della
violenza
gratuita
e
,
diciamolo
pure
,
della
vergogna
.