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Il processo di Verona di Carlo Lizzani ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Fra i molti motivi di interesse suscitati da Il processo di Verona ci sembra che sia da mettere al primo posto , lasciando da parte le inevitabili polemiche che susciterà la scelta dell ' argomento , il tentativo compiuto dal regista Carlo Lizzani di inaugurare un nuovo genere di cinema spettacolare . Siamo di fronte a un film che , sulla base di una larga documentazione e soprattutto di un pressoché unanime giudizio sullo spirito dei fatti , offre un ' interpretazione storico - psicologica di un ' allucinante pagina della vita italiana . Sgombriamo subito il campo da quello che a noi sembra un equivoco , del resto non proprio disinteressato . Il film non vuol essere una fedele cronaca di fatti personali . I personaggi che , tuttora viventi , vi si riconoscono , devono ammettere che in un certo momento della storia italiana essi hanno racchiuso nel proprio nome il senso di vicende che trascendono le particolari biografie ; che essi sono stati chiamati dalla sorte a identificarsi con delle forze e debolezze assolutamente umane le quali percorrono tutta la storia dell ' umanità , e si coagularono con emblematica virulenza sotto il cielo di Verona nei mesi che vanno dal 24 luglio 1943 all'11 gennaio '44 . Rimproverare al film di essere inesatto , falso , tendenzioso in alcuni particolari , è a nostro avviso giustificato soltanto nella misura in cui si sia disposti ad ammettere che Ciano , i suoi compagni , sua moglie , Mussolini , Pavolini , tutti coloro che quei mesi furono trascinati dalla furia dell ' odio , della disperazione e della vendetta , avevano una statura da eroi rinascimentali , talché in ogni minima piega del loro comportamento si possa rintracciare la sublimazione del vizio in virtù . Al contrario a noi sembra che tutto il processo di Verona sia stato privo di ogni alone , sia pure romantico , che possa idealizzarne i protagonisti diretti e indiretti , e che esso sia stato la fiamma che ha bruciato ogni residuo di forza morale , scatenando quanto di barbarico era depositato nel fondo di un ambiente che nutriva in sé i germi dell ' autodistruzione . Se non è vero , il film è perciò verosimile . Ecco perché Lizzani ha fatto bene a tentare di interpretare , sia pure con un linguaggio spettacolare , l ' atmosfera di quei tempi , riassumendo nel personale rapporto tra Ciano e sua moglie le linee essenziali di un più vasto quadro d ' ambiente . Egli ha compiuto , in un certo senso , un processo inverso a quello che compie il melodramma . Come questo mitizza i personaggi , così Lizzani li ha demitizzati , facendoci sentire che la storia in cui siamo immersi non è fatta di schemi libreschi , bensì di conflitti di caratteri e di passioni nei quali si esprime l ' autentica natura degli uomini e delle donne sulle cui deboli spalle si accumula il destino dei popoli . È ha pensato il film in modo che la sensibilità dello spettatore sia toccata proprio in quella zona in cui la condizione umana coincide con la condizione civile . Il giudizio sul comportamento morale dei protagonisti del processo di Verona , carnefici e vittime , porta con sé un preciso giudizio sulla responsabilità del cittadino che in qualche modo vorrebbe riconoscersi in una delle due parti . Ci fu , questo è indubbio , uno scoppio di odio e di vendetta da parte dei fanatici che vollero a ogni costo Ciano , e gli altri quattro ( Gottardi , Marinelli , Pareschi , De Bono ) , fucilati ; e dà parte di Mussolini la piena sottomissione ai tedeschi , i quali volevano che il nuovo fascismo si consolidasse , sia pure al prezzo di cementare l ' unità col sangue . È ci fu , in Edda , il dramma della figlia alla quale il padre manda a morte il marito .. Perché non tentare di dare vita artistica a questi foschi nodi della storia italiana ? Pensate agli altri progetti che Lizzani ha in mente per analoghi film : la caduta dei Savoia , Matteotti , la morte di Hammarskyöld . C ' è , chiaramente , l ' intuizione di un regista che prosegue un suo discorso sulla necessità di affrontare la realtà quotidiana , per colmare il distacco fra l ' individuo che sta in poltrona e la storia di cui è troppo spesso ignaro protagonista . Perciò si parla di un nuovo cinema di ispirazione storico - civile , ottenuto non soltanto con i modi dell ' affresco narrativo , sul genere delle Quattro giornate di Napoli , ma dell ' introspezione psicologica , intesa a caratterizzare momenti e aspetti di tragedie personali o familiari nelle quali si specchiano spesso quelle di intere nazioni . Il processo di Verona comincia la notte del 24 luglio , dopo la riunione del Gran consiglio del fascismo che approvò a maggioranza l ' ordine del giorno Grandi contro Mussolini . Il Duce si vede un attimo di spalle , mentre i gerarchi rapidamente si allontanano . Ciano , in un rapido colloquio con Grandi , si rende conto che ci si è serviti del suo voto , ma che per la sua posizione di genero di Mussolini egli è ormai tagliato fuori dagli eventi . Rientrato in casa , vuole che Edda chieda ai tedeschi un lasciapassare per la Spagna , ma la moglie è turbata , non può ovviamente perdonargli di avere tradito Mussolini , e di voler ora servirsi di lei per ottenere la fuga dai tedeschi , dei quali egli si è sempre proclamato avversario , ma soltanto a parole e nei diari , che nel frattempo ella ha messo al sicuro nelle mani di un amico fidato . Firmato l ' armistizio , i tedeschi negano il salvacondotto per la Spagna , e costringono i Ciano , con i bambini , a restare loro ospiti - prigionieri a Monaco di Baviera . Liberato Mussolini , la famiglia rientra in Italia , ma Ciano , già atterrito e ormai indifferente al proprio destino ( del quale ha il presagio in un muto incontro con Rachele ) , viene imprigionato a Verona , in una cella separata da quella degli altri gerarchi che non sono riusciti a fuggire . Qui viene a trovarlo Frau Beetz , la tedesca che fu segretaria di Von Ribbentrop , la quale si offre di metterlo in salvo in cambio dei diari . Ciano , non fidandosi dei tedeschi , rifiuta . Infiammati da Pavolini , i repubblichini tentano un assalto alle carceri , al grido di « A morte Ciano » . Quando finalmente Ciano riesce a ottenere un colloquio con Edda , in parlatorio , le chiede di parlare ancora di lui a Mussolini . « Sì - risponde la moglie - ma vorrei che tu non mi chiedessi di farlo » . Già a questo punto i caratteri sono definiti chiaramente : Ciano alterna momenti di sconforto e d ' orgoglio , di vanità e di rassegnazione ; Edda è una donna sconvolta , divisa fra il padre e il marito , che non cede alla sorte che attende le sue famiglie . Dall ' altra parte c ' è un gruppo che fonda tutte le sue speranze sulla violenza , e vuol galvanizzare i giovani in lotta con i partigiani dando l ' esempio di una feroce vendetta . Dopo una lite fra Edda e Rachele , e l ' interrogatorio di Ciano da parte del giudice istruttore , che si rivela un misero strumento dei repubblichini , il genero di Mussolini si rende conto che la sua sorte è segnata . Allora accetta le proposte di Frau Beetz : Edda consegnerà i diari nel momento in cui egli sarà liberato . Ma le cose andranno diversamente : i tedeschi volendo che Ciano sia accolto nascostamente in un convento , ma Edda non fidandosi della loro parola , lo scambio non avviene . Il processo si rivela una finzione giuridica . Imputati del delitto di tradimento e di aiuto al nemico , Ciano e gli altri quattro sono condannati a morte . Ultima telefonata di Edda a Mussolini perché salvi il genero , e tentativo di ricattarlo con i diari . Si fa in modo che la domanda di grazia non arrivi al Duce , Rachele convince Edda a fuggire in Svizzera , fucilazione . Fra un secolo sembrerà un drammone . È qui , appunto , il rischio di Lizzani : di darci dei romanzi storici d ' appendice , specializzati in congiure di palazzo . Ma non siamo ancora a questo . Il processo di Verona regge abbastanza bene , perché il regista ha concentrato la tragedia in scontri di caratteri e in situazioni che , avendo poco di teatrale , si condensano in un clima di verità psicologica , le cui costanti sono appunto l ' odio personale , lo spirito di rivalsa , il terrore e l ' assurdità . È intorno vi ha mosso un paesaggio di rovine , di disfacimento , spesso ben sottolineato dalla ambientazione . Il film racconta in due ore quanto accadde in quasi sei mesi : c ' è necessariamente uno sforzo di contrazione narrativa , ma l ' essenza del dramma non ci sfugge , e nemmeno la sollecitazione morale che ne scaturisce . Gli inserti documentari , tratti da cinegiornali dell ' epoca , fanno da illustrazione al romanzo , che ottiene dai forti chiaroscuri della fotografia , dallo stile spesso serrato ( la parte più debole , forse , è proprio il processo ) scandito dagli spari dei mitra , un taglio acre e livido , che talvolta gela il sangue . Fra i molti interpreti Silvana Mangano ha dato a Edda un eccezionale rilievo , con la sua maschera aspra e cruda . Frank Wolff è un probabilissimo Ciano , ora pavido ora sprezzante . Nella parte di Rachele si saluta volentieri il ritorno di Vivi Gioi . Quanto alla rassomiglianza degli attori con i loro vari personaggi , c ' è spesso da restare di stucco .