StampaQuotidiana ,
Fra
i
molti
motivi
di
interesse
suscitati
da
Il
processo
di
Verona
ci
sembra
che
sia
da
mettere
al
primo
posto
,
lasciando
da
parte
le
inevitabili
polemiche
che
susciterà
la
scelta
dell
'
argomento
,
il
tentativo
compiuto
dal
regista
Carlo
Lizzani
di
inaugurare
un
nuovo
genere
di
cinema
spettacolare
.
Siamo
di
fronte
a
un
film
che
,
sulla
base
di
una
larga
documentazione
e
soprattutto
di
un
pressoché
unanime
giudizio
sullo
spirito
dei
fatti
,
offre
un
'
interpretazione
storico
-
psicologica
di
un
'
allucinante
pagina
della
vita
italiana
.
Sgombriamo
subito
il
campo
da
quello
che
a
noi
sembra
un
equivoco
,
del
resto
non
proprio
disinteressato
.
Il
film
non
vuol
essere
una
fedele
cronaca
di
fatti
personali
.
I
personaggi
che
,
tuttora
viventi
,
vi
si
riconoscono
,
devono
ammettere
che
in
un
certo
momento
della
storia
italiana
essi
hanno
racchiuso
nel
proprio
nome
il
senso
di
vicende
che
trascendono
le
particolari
biografie
;
che
essi
sono
stati
chiamati
dalla
sorte
a
identificarsi
con
delle
forze
e
debolezze
assolutamente
umane
le
quali
percorrono
tutta
la
storia
dell
'
umanità
,
e
si
coagularono
con
emblematica
virulenza
sotto
il
cielo
di
Verona
nei
mesi
che
vanno
dal
24
luglio
1943
all'11
gennaio
'44
.
Rimproverare
al
film
di
essere
inesatto
,
falso
,
tendenzioso
in
alcuni
particolari
,
è
a
nostro
avviso
giustificato
soltanto
nella
misura
in
cui
si
sia
disposti
ad
ammettere
che
Ciano
,
i
suoi
compagni
,
sua
moglie
,
Mussolini
,
Pavolini
,
tutti
coloro
che
quei
mesi
furono
trascinati
dalla
furia
dell
'
odio
,
della
disperazione
e
della
vendetta
,
avevano
una
statura
da
eroi
rinascimentali
,
talché
in
ogni
minima
piega
del
loro
comportamento
si
possa
rintracciare
la
sublimazione
del
vizio
in
virtù
.
Al
contrario
a
noi
sembra
che
tutto
il
processo
di
Verona
sia
stato
privo
di
ogni
alone
,
sia
pure
romantico
,
che
possa
idealizzarne
i
protagonisti
diretti
e
indiretti
,
e
che
esso
sia
stato
la
fiamma
che
ha
bruciato
ogni
residuo
di
forza
morale
,
scatenando
quanto
di
barbarico
era
depositato
nel
fondo
di
un
ambiente
che
nutriva
in
sé
i
germi
dell
'
autodistruzione
.
Se
non
è
vero
,
il
film
è
perciò
verosimile
.
Ecco
perché
Lizzani
ha
fatto
bene
a
tentare
di
interpretare
,
sia
pure
con
un
linguaggio
spettacolare
,
l
'
atmosfera
di
quei
tempi
,
riassumendo
nel
personale
rapporto
tra
Ciano
e
sua
moglie
le
linee
essenziali
di
un
più
vasto
quadro
d
'
ambiente
.
Egli
ha
compiuto
,
in
un
certo
senso
,
un
processo
inverso
a
quello
che
compie
il
melodramma
.
Come
questo
mitizza
i
personaggi
,
così
Lizzani
li
ha
demitizzati
,
facendoci
sentire
che
la
storia
in
cui
siamo
immersi
non
è
fatta
di
schemi
libreschi
,
bensì
di
conflitti
di
caratteri
e
di
passioni
nei
quali
si
esprime
l
'
autentica
natura
degli
uomini
e
delle
donne
sulle
cui
deboli
spalle
si
accumula
il
destino
dei
popoli
.
È
ha
pensato
il
film
in
modo
che
la
sensibilità
dello
spettatore
sia
toccata
proprio
in
quella
zona
in
cui
la
condizione
umana
coincide
con
la
condizione
civile
.
Il
giudizio
sul
comportamento
morale
dei
protagonisti
del
processo
di
Verona
,
carnefici
e
vittime
,
porta
con
sé
un
preciso
giudizio
sulla
responsabilità
del
cittadino
che
in
qualche
modo
vorrebbe
riconoscersi
in
una
delle
due
parti
.
Ci
fu
,
questo
è
indubbio
,
uno
scoppio
di
odio
e
di
vendetta
da
parte
dei
fanatici
che
vollero
a
ogni
costo
Ciano
,
e
gli
altri
quattro
(
Gottardi
,
Marinelli
,
Pareschi
,
De
Bono
)
,
fucilati
;
e
dà
parte
di
Mussolini
la
piena
sottomissione
ai
tedeschi
,
i
quali
volevano
che
il
nuovo
fascismo
si
consolidasse
,
sia
pure
al
prezzo
di
cementare
l
'
unità
col
sangue
.
È
ci
fu
,
in
Edda
,
il
dramma
della
figlia
alla
quale
il
padre
manda
a
morte
il
marito
..
Perché
non
tentare
di
dare
vita
artistica
a
questi
foschi
nodi
della
storia
italiana
?
Pensate
agli
altri
progetti
che
Lizzani
ha
in
mente
per
analoghi
film
:
la
caduta
dei
Savoia
,
Matteotti
,
la
morte
di
Hammarskyöld
.
C
'
è
,
chiaramente
,
l
'
intuizione
di
un
regista
che
prosegue
un
suo
discorso
sulla
necessità
di
affrontare
la
realtà
quotidiana
,
per
colmare
il
distacco
fra
l
'
individuo
che
sta
in
poltrona
e
la
storia
di
cui
è
troppo
spesso
ignaro
protagonista
.
Perciò
si
parla
di
un
nuovo
cinema
di
ispirazione
storico
-
civile
,
ottenuto
non
soltanto
con
i
modi
dell
'
affresco
narrativo
,
sul
genere
delle
Quattro
giornate
di
Napoli
,
ma
dell
'
introspezione
psicologica
,
intesa
a
caratterizzare
momenti
e
aspetti
di
tragedie
personali
o
familiari
nelle
quali
si
specchiano
spesso
quelle
di
intere
nazioni
.
Il
processo
di
Verona
comincia
la
notte
del
24
luglio
,
dopo
la
riunione
del
Gran
consiglio
del
fascismo
che
approvò
a
maggioranza
l
'
ordine
del
giorno
Grandi
contro
Mussolini
.
Il
Duce
si
vede
un
attimo
di
spalle
,
mentre
i
gerarchi
rapidamente
si
allontanano
.
Ciano
,
in
un
rapido
colloquio
con
Grandi
,
si
rende
conto
che
ci
si
è
serviti
del
suo
voto
,
ma
che
per
la
sua
posizione
di
genero
di
Mussolini
egli
è
ormai
tagliato
fuori
dagli
eventi
.
Rientrato
in
casa
,
vuole
che
Edda
chieda
ai
tedeschi
un
lasciapassare
per
la
Spagna
,
ma
la
moglie
è
turbata
,
non
può
ovviamente
perdonargli
di
avere
tradito
Mussolini
,
e
di
voler
ora
servirsi
di
lei
per
ottenere
la
fuga
dai
tedeschi
,
dei
quali
egli
si
è
sempre
proclamato
avversario
,
ma
soltanto
a
parole
e
nei
diari
,
che
nel
frattempo
ella
ha
messo
al
sicuro
nelle
mani
di
un
amico
fidato
.
Firmato
l
'
armistizio
,
i
tedeschi
negano
il
salvacondotto
per
la
Spagna
,
e
costringono
i
Ciano
,
con
i
bambini
,
a
restare
loro
ospiti
-
prigionieri
a
Monaco
di
Baviera
.
Liberato
Mussolini
,
la
famiglia
rientra
in
Italia
,
ma
Ciano
,
già
atterrito
e
ormai
indifferente
al
proprio
destino
(
del
quale
ha
il
presagio
in
un
muto
incontro
con
Rachele
)
,
viene
imprigionato
a
Verona
,
in
una
cella
separata
da
quella
degli
altri
gerarchi
che
non
sono
riusciti
a
fuggire
.
Qui
viene
a
trovarlo
Frau
Beetz
,
la
tedesca
che
fu
segretaria
di
Von
Ribbentrop
,
la
quale
si
offre
di
metterlo
in
salvo
in
cambio
dei
diari
.
Ciano
,
non
fidandosi
dei
tedeschi
,
rifiuta
.
Infiammati
da
Pavolini
,
i
repubblichini
tentano
un
assalto
alle
carceri
,
al
grido
di
«
A
morte
Ciano
»
.
Quando
finalmente
Ciano
riesce
a
ottenere
un
colloquio
con
Edda
,
in
parlatorio
,
le
chiede
di
parlare
ancora
di
lui
a
Mussolini
.
«
Sì
-
risponde
la
moglie
-
ma
vorrei
che
tu
non
mi
chiedessi
di
farlo
»
.
Già
a
questo
punto
i
caratteri
sono
definiti
chiaramente
:
Ciano
alterna
momenti
di
sconforto
e
d
'
orgoglio
,
di
vanità
e
di
rassegnazione
;
Edda
è
una
donna
sconvolta
,
divisa
fra
il
padre
e
il
marito
,
che
non
cede
alla
sorte
che
attende
le
sue
famiglie
.
Dall
'
altra
parte
c
'
è
un
gruppo
che
fonda
tutte
le
sue
speranze
sulla
violenza
,
e
vuol
galvanizzare
i
giovani
in
lotta
con
i
partigiani
dando
l
'
esempio
di
una
feroce
vendetta
.
Dopo
una
lite
fra
Edda
e
Rachele
,
e
l
'
interrogatorio
di
Ciano
da
parte
del
giudice
istruttore
,
che
si
rivela
un
misero
strumento
dei
repubblichini
,
il
genero
di
Mussolini
si
rende
conto
che
la
sua
sorte
è
segnata
.
Allora
accetta
le
proposte
di
Frau
Beetz
:
Edda
consegnerà
i
diari
nel
momento
in
cui
egli
sarà
liberato
.
Ma
le
cose
andranno
diversamente
:
i
tedeschi
volendo
che
Ciano
sia
accolto
nascostamente
in
un
convento
,
ma
Edda
non
fidandosi
della
loro
parola
,
lo
scambio
non
avviene
.
Il
processo
si
rivela
una
finzione
giuridica
.
Imputati
del
delitto
di
tradimento
e
di
aiuto
al
nemico
,
Ciano
e
gli
altri
quattro
sono
condannati
a
morte
.
Ultima
telefonata
di
Edda
a
Mussolini
perché
salvi
il
genero
,
e
tentativo
di
ricattarlo
con
i
diari
.
Si
fa
in
modo
che
la
domanda
di
grazia
non
arrivi
al
Duce
,
Rachele
convince
Edda
a
fuggire
in
Svizzera
,
fucilazione
.
Fra
un
secolo
sembrerà
un
drammone
.
È
qui
,
appunto
,
il
rischio
di
Lizzani
:
di
darci
dei
romanzi
storici
d
'
appendice
,
specializzati
in
congiure
di
palazzo
.
Ma
non
siamo
ancora
a
questo
.
Il
processo
di
Verona
regge
abbastanza
bene
,
perché
il
regista
ha
concentrato
la
tragedia
in
scontri
di
caratteri
e
in
situazioni
che
,
avendo
poco
di
teatrale
,
si
condensano
in
un
clima
di
verità
psicologica
,
le
cui
costanti
sono
appunto
l
'
odio
personale
,
lo
spirito
di
rivalsa
,
il
terrore
e
l
'
assurdità
.
È
intorno
vi
ha
mosso
un
paesaggio
di
rovine
,
di
disfacimento
,
spesso
ben
sottolineato
dalla
ambientazione
.
Il
film
racconta
in
due
ore
quanto
accadde
in
quasi
sei
mesi
:
c
'
è
necessariamente
uno
sforzo
di
contrazione
narrativa
,
ma
l
'
essenza
del
dramma
non
ci
sfugge
,
e
nemmeno
la
sollecitazione
morale
che
ne
scaturisce
.
Gli
inserti
documentari
,
tratti
da
cinegiornali
dell
'
epoca
,
fanno
da
illustrazione
al
romanzo
,
che
ottiene
dai
forti
chiaroscuri
della
fotografia
,
dallo
stile
spesso
serrato
(
la
parte
più
debole
,
forse
,
è
proprio
il
processo
)
scandito
dagli
spari
dei
mitra
,
un
taglio
acre
e
livido
,
che
talvolta
gela
il
sangue
.
Fra
i
molti
interpreti
Silvana
Mangano
ha
dato
a
Edda
un
eccezionale
rilievo
,
con
la
sua
maschera
aspra
e
cruda
.
Frank
Wolff
è
un
probabilissimo
Ciano
,
ora
pavido
ora
sprezzante
.
Nella
parte
di
Rachele
si
saluta
volentieri
il
ritorno
di
Vivi
Gioi
.
Quanto
alla
rassomiglianza
degli
attori
con
i
loro
vari
personaggi
,
c
'
è
spesso
da
restare
di
stucco
.