StampaQuotidiana ,
Non
aveva
torto
il
regista
Joseph
Losey
a
sperare
che
Venezia
gli
restituisse
,
con
Il
servo
,
un
po
'
di
quel
prestigio
che
Eva
,
non
per
tutta
sua
colpa
,
gli
aveva
tolto
.
Il
suo
ultimo
film
,
infatti
,
presentato
oggi
sotto
bandiera
inglese
,
mostra
che
quando
la
mano
e
l
'
occhio
di
Losey
seguono
da
vicino
l
'
elaborazione
di
un
'
opera
cinematografica
,
il
prodotto
potrà
essere
più
o
meno
gradevole
a
seconda
del
nostro
gusto
,
ma
innegabile
la
personalità
del
regista
.
Anche
Il
servo
si
muove
nell
'
aura
decadentistica
che
piace
a
questo
esegeta
delle
degradazioni
morali
e
fisiche
,
e
ha
perciò
sequenze
incresciose
,
ma
tutta
la
prima
parte
del
film
,
nel
quale
si
delineano
i
caratteri
e
le
situazioni
,
ha
squisitezze
che
non
sono
ancora
estetizzanti
ma
soltanto
un
fine
arabesco
psicologico
tracciato
intorno
a
personaggi
e
ad
ambienti
che
covano
i
germi
della
dissoluzione
.
Siamo
a
Londra
,
dove
Tony
,
un
«
giovin
signore
»
,
tornato
dall
'
Africa
,
prende
possesso
di
un
appartamento
.
Poiché
vive
solo
,
cerca
un
cameriere
,
e
la
scelta
cade
su
Barrett
,
più
maturo
di
anni
,
servizievole
e
premuroso
,
ma
fin
dal
principio
ambiguo
e
ficcanaso
.
Qualità
che
non
piacciono
a
Susan
,
fidanzata
di
Tony
,
la
quale
cerca
di
convincerlo
a
licenziarlo
,
quasi
indovinando
il
pauroso
ascendente
che
il
servo
sta
per
avere
sul
padrone
.
Convintosi
della
debolezza
di
Tony
,
Barrett
comincia
a
mettere
in
atto
un
piano
perverso
inducendo
il
padrone
ad
assumere
,
come
cameriera
,
quella
che
egli
presenta
come
la
propria
sorella
,
e
invece
è
l
'
amante
:
Vera
,
una
sgualdrina
che
ben
presto
seduce
Tony
,
lo
allontana
da
Susan
e
lo
riduce
uno
straccio
.
Rientrati
improvvisamente
a
casa
durante
un
week
-
end
,
Tony
e
Susan
scoprono
i
due
servi
nella
camera
del
padrone
,
ma
quando
Tony
va
per
cacciarli
ha
la
rivelazione
che
essi
non
sono
fratello
e
sorella
,
bensì
due
compari
vissuti
sinora
alle
sue
spalle
,
e
che
ora
,
irridendolo
e
saccheggiandolo
,
se
ne
vanno
di
propria
volontà
.
Avvilito
,
già
quasi
distrutto
dall
'
umiliazione
inflittagli
da
questa
coppia
plebea
,
Tony
comincia
a
bere
:
è
il
primo
gradino
di
una
degradazione
che
lo
indurrà
,
più
tardi
,
a
riassumere
il
servo
,
e
a
stringersi
a
lui
in
un
'
amicizia
particolare
.
Ormai
Barrett
non
è
soltanto
il
padrone
di
casa
,
arrogante
e
violento
,
ma
il
dominatore
di
Tony
,
il
quale
gli
ubbidisce
come
un
fantoccio
,
e
si
lascia
convincere
a
riprendere
con
loro
Vera
.
L
'
appartamento
,
nel
quale
Barrett
invita
persino
donne
di
strada
,
è
ormai
una
sentina
di
vizi
.
Nemmeno
Susan
,
venuta
per
tentare
di
salvare
Tony
,
resiste
al
fascino
dell
'
abietto
servo
.
Ma
se
la
giovane
riuscirà
a
sfuggire
alla
trappola
,
Tony
è
ormai
ridotto
alla
stregua
di
un
animale
che
si
trascina
nell
'
immondizia
.
Il
tempo
si
è
fermato
:
non
c
'
è
più
speranza
per
lui
.
Chi
ebbe
la
sventura
di
vedere
Eva
troverà
molti
punti
di
contatto
fra
il
precedente
film
di
Losey
(
il
quale
,
per
la
verità
,
lo
ha
sconfessato
,
attribuendone
i
vizi
alle
manipolazioni
del
produttore
)
e
Il
servo
.
Al
regista
,
infatti
,
sono
care
queste
vicende
abiette
:
e
non
tanto
,
si
direbbe
,
per
ragioni
moralistiche
,
quanto
per
la
loro
potenzialità
figurativa
,
perché
gli
consentono
di
creare
un
universo
di
simboli
in
cui
ogni
oggetto
sprigiona
una
forza
malsana
:
quasi
l
'
ombra
diabolica
che
è
contenuta
in
ogni
aspetto
della
realtà
.
In
Il
servo
si
vede
bene
cosa
intende
Losey
quando
,
parlando
dell
'
influenza
che
Brecht
ha
avuto
su
di
lui
,
afferma
di
mirare
alla
ricostruzione
della
realtà
attraverso
una
scelta
di
simboli
-
realtà
,
di
caricare
di
significato
premonitore
ogni
gesto
,
e
persino
la
linea
degli
oggetti
e
il
rapporto
fra
gli
attori
e
la
macchina
da
presa
.
In
questo
film
l
'
abiezione
del
soggetto
(
Harold
Pinter
,
uno
degli
«
arrabbiati
»
inglesi
,
ha
tratto
la
sceneggiatura
da
un
racconto
di
Robín
Maugham
)
è
in
qualche
misura
riscattata
dall
'
emozione
logica
che
suscita
nello
spettatore
.
Tuttavia
non
completamente
:
è
indubitabile
che
certi
effetti
,
soprattutto
nella
parte
dedicata
alla
descrizione
dell
'
animalità
raggiunta
da
Tony
,
derivano
da
un
gusto
intellettualistico
dello
spettacolo
;
il
grande
uso
che
Losey
continua
a
fare
degli
specchi
denuncia
le
vere
radici
di
un
regista
che
si
affanna
a
predicare
la
semplicità
ma
razzola
spesso
nella
violenza
ottica
.
In
Il
servo
,
ad
esempio
,
l
'
approfondimento
dei
trapassi
psicologici
,
soprattutto
la
spiegazione
dei
moventi
della
degradazione
di
Tony
,
sono
largamente
sacrificati
ai
valori
visivi
;
è
in
questi
tutto
il
fascino
,
ma
anche
il
grave
limite
,
del
film
.
Del
quale
insomma
si
apprezza
molto
l
'
ambientazione
tanto
raffinata
che
introduce
alla
dissoluzione
,
la
bravura
con
cui
è
ritratta
la
nequizia
di
Barrett
e
la
debolezza
di
Tony
,
talune
sequenze
come
quella
,
in
cucina
,
di
Tony
tentato
da
Vera
,
e
quella
degli
amanti
sorpresi
,
e
,
ovunque
,
la
recitazione
di
Dirk
Bogarde
,
James
Fox
,
Sarah
Miles
,
ma
che
non
riesce
completamente
a
farci
vincere
il
ribrezzo
:
come
sempre
quando
il
male
è
contemplato
con
fredda
intelligenza
.
Se
il
film
ciò
nonostante
impressiona
e
resta
nella
memoria
è
per
l
'
aspra
e
gelida
forza
consegnata
agli
occhi
.