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Le mani sulla città di Francesco Rosi ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
L ' anno scorso , dopo Cannes , Francesco Rosi ebbe a dichiarare di non aver alcuna fiducia nei festival . « Vorrei - aggiunse - che i miei film non venissero mai accettati » . dunque un ben strano destino , il suo , di andare , con ogni film fatto dopo il 1957 , a tutti i festival , e di non tornare mai a mani vuote . Nel '58 , a Venezia , divise con Malle il « Leone d ' oro » per La sfida ; nel '60 , a San Sebastiano , vinse con I magliari ; nel '62 , a Berlino , con Salvatore Giuliano . E quest ' anno , a Venezia , pone una serissima candidatura al massimo premio con Le mani sulla città . Un film che sopravanza Salvatore Giuliano , e pone Rosi fra i maggiori talenti cinematografici della nostra generazione di mezzo . Benché non ci sia chiaro del tutto cosa Rosi potrà darci in futuro . Nel suo fondo si combattono due forze , in certo modo ancora oscure : a seconda di quale maturerà meglio avremo forse o un moralista schierato su precise posizioni ideologiche , tali da indurlo a un cinema di ispirazione politica in cui l ' impegno della denuncia rischierà di forzare il suo ingegno verso una poetica etico - civile , oppure il campione di un cinema intellettualistico , per il quale la problematica morale sia la risorsa spettacolarmente più efficace fornita da una concezione tutta razionalistica dell ' arte . Le mani sulla città è un film sugli speculatori edilizi , a Napoli , oggi , e sulle collusioni fra l ' industria e la politica ( con un graffio , sul finire , alla Chiesa ) . L ' opera è riuscita perché , in un argomento che ottiene quotidiane conferme , le due spinte che muovono Rosi hanno coinciso : la descrizione di quei soprusi ci interessa , sin quasi a chiudere in una morsa la nostra attenzione logica , perché vi si specchia una gran macchia della vita pubblica italiana contemporanea . Ma se domani non fosse così ( e dopo la camorra dei mercati ortofrutticoli , gli imbroglioni italiani in Germania , i mafiosi siciliani , i gangsters delle aree fabbricabili , potrà darsi che Rosi senta il bisogno di variare la sua tematica ) , c ' è il pericolo del manierismo : di una perenne requisitoria o di una assunzione di tutti i valori emotivi nell ' incontro e nello scontro delle intelligenze . Non ipotechiamo il futuro : si è detto che in Le mani sulla città le corde di Rosi suonano all ' unisono , tese parallelamente a mettere alla gogna politicanti e approfittatori e a seguire e inchiodare un processo mentale reso drammatico dal conflitto fra due idee - guida della storia : la chiarezza dell ' onestà e le ombre del « particulare » . Non c ' è bisogno di scomodare Machiavelli e Guicciardini per ricordare come il fossato fra morale e politica , fra coscienza e ragion di Stato , possa essere colmato o approfondito : Rosi sa bene che questo tema è , e sarà , eterno . Ma quando egli afferma , come ha ripetuto alla conferenza - stampa di stamane , che la speculazione edilizia è stata per lui un pretesto d ' attualità per raccontare un dibattito di idee e di moralità , rinasce appunto il dubbio che al regista , come già si vide in Salvatore Giuliano , l ' individuazione delle componenti psicologiche , morali e razionali dei caratteri , e il loro legarsi e scontrarsi , stia più a cuore del loro contenuto . Nella storia del cinema sono stati numerosi casi come questi . Senza risalire ai registi americani degli anni Trenta , che denunciavano le collusioni fra politica e malavita senza riuscire a nascondere la loro simpatia per il fascino intellettuale suscitato dall ' urto di quelle forze , basterà ricordare film come Tempesta a Washington e Il processo di Verona , i cui registi ci hanno offerto buoni « spaccati » sulla drammaticità della dialettica delle idee , prima ancora che sull ' ambiente storico preso di mira . Ma Le mani sulla città , ripetiamo , è inscindibile : sta qui la sua forza . Nel suo protagonista , l ' impresario edile Nottola che vuoi divenire assessore comunale , il problema morale si presenta in termini razionali : soltanto in quanto egli può avere in mano il potere politico può sperare di inserire se stesso in un sistema corrotto , cioè identificare il , male con l ' errore . Al di là di una sin troppo facile denuncia politica , contro la classe dirigente italiana appoggiata al centro e di destra , il film ' ha un grande rilievo appunto per la tragica statura del protagonista , il quale difende se stesso con tutte le armi , il denaro , i ceri alla Madonna , il sacrificio del figlio , il tradimento degli amici di partito , e finalmente trionfa perché la corruzione e la debolezza degli altri gli hanno spianato la strada . Di Le mani sulla città si parlerà molto , in Italia , perché è un film d ' opinione socialista , con una mano tesa verso la sinistra democristiana , quindi di moda , e che tocca interessi molto precisi ( l ' associazione costruttori di Roma ha già elevato proteste ) ; ma se qualcuno vorrà fare lo sforzo di guardare soprattutto alle sue qualità cinematografiche , dovrà apprezzare il vigore e l ' essenzialità con cui Rosi imposta i caratteri e le situazioni , li giustappone a una Napoli da una parte affollata di masse lacere e questuanti , dall ' altra chiusa nel breve cerchio di un club mondano o di una vecchia casa signorile , Nel mezzo , isolato fra i suoi mobili razionali e luci fredde , sta Nottola : non si sa nulla della sua vita privata , basta il suo accanimento , l ' astuzia , la spietatezza , e il suo terrore di pensarsi sconfitto , a farlo giganteggiare . Ciò che lo arrovella , si è detto , è il desiderio , anzi il bisogno di divenire , da consigliere , assessore . Le elezioni comunali sono imminenti : se riuscirà , potrà controllare tutti gli appalti relativi a un appezzamento di terreno , comprato in combutta con altri membri del suo partito , sul quale vuole costruire un intero quartiere ( il terreno , se . la giunta sarà sua complice , darà un profitto del cinquemila per cento ) . Mentre prepara questo piano , crolla la parete d ' uno stabile attiguo a quello ché la sua impresa , diretta dal figlio , sta costruendo in un vicolo . Ci sono morti e feriti , e l ' opposizione di sinistra chiede , in Comune , un ' inchiesta , che accerta subito le collusioni fra costruttori e maggioranza . Per evitare di restare inattivo , Nottola riesce a ottenere che tutte le case del vicolo vengano dichiarate pericolanti ; sfrattata la popolazione , egli continua a costruire e ad arricchirsi . Soltanto quando , crescendo le pressioni dell ' opposizione , lo scandalo minaccia di indebolire la maggioranza , il partito di destra che ha in mano il governo locale chiede a Nottola , se vuoi continuare a fare il costruttore , di non presentarsi alle elezioni . Indifferente al ricatto , egli induce il figlio a costituirsi , si trasferisce nel partito di centro , e finalmente riesce a essere eletto . Il nuovo sindaco , « nell ' interesse di tutti » , fa sì che l ' assessore Nottola e la destra dimentichino i rancori personali : una nuova maggioranza si è così formata per continuare i vecchi intrallazzi . Ma in consiglio comunale la sinistra non è più sola nel denunciare il pateracchio : ora anche l ' ala sinistra del partito di centro accusa il Nottola . Invano , ché ormai l ' assessore e i suoi compari hanno via libera per la costruzione del nuovo quartiere : la benedizione della prima pietra verrà a darla personalmente l ' arcivescovo , È la prima volta che un film è buono nonostante una così attuale - e ovviamente tendenziosa - polemica politica ( « I personaggi e i fatti sono immaginari - ci avverte una didascalia - ma autentica è la realtà sociale e ambientale che li produce » ) . Lo si deve alla penetrazione realistica con cui lo stile critico di Rosi dichiara la sua passione morale e la sua lucidità razionale , alla fotografia di Di Venanzo , alla robusta musica di Piccioni , all ' ottima recitazione di Rod Steiger , che ancora una volta dà fortissimo risalto alla livida figura di un uomo d ' affari che si comporta da bandito , e di Salvo Randone incisivo come sempre , e di Guido Alberti , ormai un vero attore . Nel cast non ci sono donne ( l ' unica che ha una particina , è anzi una grave caduta di gusto , un soprassalto di demagogia ) , e ciò riafferma che il soggetto di Rosi e La Capria ( alla sceneggiatura hanno collaborato anche Enzo Provenzale ed Enzo Forcella ) è tutto teso a significare la drammaticità insita nella sua forte dialettica logica e morale . Essa ha trovato in Rosi un regista il quale con inquadrature sicure e un secco montaggio che assicura un serrato dinamismo narrativo la esprime prevalentemente nei dialoghi fra gli uomini politici e nelle agitate riunioni del consiglio comunale , con tête à tête che sono sfide , ricatti , e compromessi dettati dall ' opportunismo più abietto . Ma anche le scene di popolo sono eccellenti : da quella del crollo a quella della zuffa , nel vicolo , fra napoletani e polizia . Insomma , il « Leone d ' oro » di Venezia , che già aveva cominciato a ruggire , oggi scuote le sbarre .