StampaQuotidiana ,
L
'
anno
scorso
,
dopo
Cannes
,
Francesco
Rosi
ebbe
a
dichiarare
di
non
aver
alcuna
fiducia
nei
festival
.
«
Vorrei
-
aggiunse
-
che
i
miei
film
non
venissero
mai
accettati
»
.
dunque
un
ben
strano
destino
,
il
suo
,
di
andare
,
con
ogni
film
fatto
dopo
il
1957
,
a
tutti
i
festival
,
e
di
non
tornare
mai
a
mani
vuote
.
Nel
'58
,
a
Venezia
,
divise
con
Malle
il
«
Leone
d
'
oro
»
per
La
sfida
;
nel
'60
,
a
San
Sebastiano
,
vinse
con
I
magliari
;
nel
'62
,
a
Berlino
,
con
Salvatore
Giuliano
.
E
quest
'
anno
,
a
Venezia
,
pone
una
serissima
candidatura
al
massimo
premio
con
Le
mani
sulla
città
.
Un
film
che
sopravanza
Salvatore
Giuliano
,
e
pone
Rosi
fra
i
maggiori
talenti
cinematografici
della
nostra
generazione
di
mezzo
.
Benché
non
ci
sia
chiaro
del
tutto
cosa
Rosi
potrà
darci
in
futuro
.
Nel
suo
fondo
si
combattono
due
forze
,
in
certo
modo
ancora
oscure
:
a
seconda
di
quale
maturerà
meglio
avremo
forse
o
un
moralista
schierato
su
precise
posizioni
ideologiche
,
tali
da
indurlo
a
un
cinema
di
ispirazione
politica
in
cui
l
'
impegno
della
denuncia
rischierà
di
forzare
il
suo
ingegno
verso
una
poetica
etico
-
civile
,
oppure
il
campione
di
un
cinema
intellettualistico
,
per
il
quale
la
problematica
morale
sia
la
risorsa
spettacolarmente
più
efficace
fornita
da
una
concezione
tutta
razionalistica
dell
'
arte
.
Le
mani
sulla
città
è
un
film
sugli
speculatori
edilizi
,
a
Napoli
,
oggi
,
e
sulle
collusioni
fra
l
'
industria
e
la
politica
(
con
un
graffio
,
sul
finire
,
alla
Chiesa
)
.
L
'
opera
è
riuscita
perché
,
in
un
argomento
che
ottiene
quotidiane
conferme
,
le
due
spinte
che
muovono
Rosi
hanno
coinciso
:
la
descrizione
di
quei
soprusi
ci
interessa
,
sin
quasi
a
chiudere
in
una
morsa
la
nostra
attenzione
logica
,
perché
vi
si
specchia
una
gran
macchia
della
vita
pubblica
italiana
contemporanea
.
Ma
se
domani
non
fosse
così
(
e
dopo
la
camorra
dei
mercati
ortofrutticoli
,
gli
imbroglioni
italiani
in
Germania
,
i
mafiosi
siciliani
,
i
gangsters
delle
aree
fabbricabili
,
potrà
darsi
che
Rosi
senta
il
bisogno
di
variare
la
sua
tematica
)
,
c
'
è
il
pericolo
del
manierismo
:
di
una
perenne
requisitoria
o
di
una
assunzione
di
tutti
i
valori
emotivi
nell
'
incontro
e
nello
scontro
delle
intelligenze
.
Non
ipotechiamo
il
futuro
:
si
è
detto
che
in
Le
mani
sulla
città
le
corde
di
Rosi
suonano
all
'
unisono
,
tese
parallelamente
a
mettere
alla
gogna
politicanti
e
approfittatori
e
a
seguire
e
inchiodare
un
processo
mentale
reso
drammatico
dal
conflitto
fra
due
idee
-
guida
della
storia
:
la
chiarezza
dell
'
onestà
e
le
ombre
del
«
particulare
»
.
Non
c
'
è
bisogno
di
scomodare
Machiavelli
e
Guicciardini
per
ricordare
come
il
fossato
fra
morale
e
politica
,
fra
coscienza
e
ragion
di
Stato
,
possa
essere
colmato
o
approfondito
:
Rosi
sa
bene
che
questo
tema
è
,
e
sarà
,
eterno
.
Ma
quando
egli
afferma
,
come
ha
ripetuto
alla
conferenza
-
stampa
di
stamane
,
che
la
speculazione
edilizia
è
stata
per
lui
un
pretesto
d
'
attualità
per
raccontare
un
dibattito
di
idee
e
di
moralità
,
rinasce
appunto
il
dubbio
che
al
regista
,
come
già
si
vide
in
Salvatore
Giuliano
,
l
'
individuazione
delle
componenti
psicologiche
,
morali
e
razionali
dei
caratteri
,
e
il
loro
legarsi
e
scontrarsi
,
stia
più
a
cuore
del
loro
contenuto
.
Nella
storia
del
cinema
sono
stati
numerosi
casi
come
questi
.
Senza
risalire
ai
registi
americani
degli
anni
Trenta
,
che
denunciavano
le
collusioni
fra
politica
e
malavita
senza
riuscire
a
nascondere
la
loro
simpatia
per
il
fascino
intellettuale
suscitato
dall
'
urto
di
quelle
forze
,
basterà
ricordare
film
come
Tempesta
a
Washington
e
Il
processo
di
Verona
,
i
cui
registi
ci
hanno
offerto
buoni
«
spaccati
»
sulla
drammaticità
della
dialettica
delle
idee
,
prima
ancora
che
sull
'
ambiente
storico
preso
di
mira
.
Ma
Le
mani
sulla
città
,
ripetiamo
,
è
inscindibile
:
sta
qui
la
sua
forza
.
Nel
suo
protagonista
,
l
'
impresario
edile
Nottola
che
vuoi
divenire
assessore
comunale
,
il
problema
morale
si
presenta
in
termini
razionali
:
soltanto
in
quanto
egli
può
avere
in
mano
il
potere
politico
può
sperare
di
inserire
se
stesso
in
un
sistema
corrotto
,
cioè
identificare
il
,
male
con
l
'
errore
.
Al
di
là
di
una
sin
troppo
facile
denuncia
politica
,
contro
la
classe
dirigente
italiana
appoggiata
al
centro
e
di
destra
,
il
film
'
ha
un
grande
rilievo
appunto
per
la
tragica
statura
del
protagonista
,
il
quale
difende
se
stesso
con
tutte
le
armi
,
il
denaro
,
i
ceri
alla
Madonna
,
il
sacrificio
del
figlio
,
il
tradimento
degli
amici
di
partito
,
e
finalmente
trionfa
perché
la
corruzione
e
la
debolezza
degli
altri
gli
hanno
spianato
la
strada
.
Di
Le
mani
sulla
città
si
parlerà
molto
,
in
Italia
,
perché
è
un
film
d
'
opinione
socialista
,
con
una
mano
tesa
verso
la
sinistra
democristiana
,
quindi
di
moda
,
e
che
tocca
interessi
molto
precisi
(
l
'
associazione
costruttori
di
Roma
ha
già
elevato
proteste
)
;
ma
se
qualcuno
vorrà
fare
lo
sforzo
di
guardare
soprattutto
alle
sue
qualità
cinematografiche
,
dovrà
apprezzare
il
vigore
e
l
'
essenzialità
con
cui
Rosi
imposta
i
caratteri
e
le
situazioni
,
li
giustappone
a
una
Napoli
da
una
parte
affollata
di
masse
lacere
e
questuanti
,
dall
'
altra
chiusa
nel
breve
cerchio
di
un
club
mondano
o
di
una
vecchia
casa
signorile
,
Nel
mezzo
,
isolato
fra
i
suoi
mobili
razionali
e
luci
fredde
,
sta
Nottola
:
non
si
sa
nulla
della
sua
vita
privata
,
basta
il
suo
accanimento
,
l
'
astuzia
,
la
spietatezza
,
e
il
suo
terrore
di
pensarsi
sconfitto
,
a
farlo
giganteggiare
.
Ciò
che
lo
arrovella
,
si
è
detto
,
è
il
desiderio
,
anzi
il
bisogno
di
divenire
,
da
consigliere
,
assessore
.
Le
elezioni
comunali
sono
imminenti
:
se
riuscirà
,
potrà
controllare
tutti
gli
appalti
relativi
a
un
appezzamento
di
terreno
,
comprato
in
combutta
con
altri
membri
del
suo
partito
,
sul
quale
vuole
costruire
un
intero
quartiere
(
il
terreno
,
se
.
la
giunta
sarà
sua
complice
,
darà
un
profitto
del
cinquemila
per
cento
)
.
Mentre
prepara
questo
piano
,
crolla
la
parete
d
'
uno
stabile
attiguo
a
quello
ché
la
sua
impresa
,
diretta
dal
figlio
,
sta
costruendo
in
un
vicolo
.
Ci
sono
morti
e
feriti
,
e
l
'
opposizione
di
sinistra
chiede
,
in
Comune
,
un
'
inchiesta
,
che
accerta
subito
le
collusioni
fra
costruttori
e
maggioranza
.
Per
evitare
di
restare
inattivo
,
Nottola
riesce
a
ottenere
che
tutte
le
case
del
vicolo
vengano
dichiarate
pericolanti
;
sfrattata
la
popolazione
,
egli
continua
a
costruire
e
ad
arricchirsi
.
Soltanto
quando
,
crescendo
le
pressioni
dell
'
opposizione
,
lo
scandalo
minaccia
di
indebolire
la
maggioranza
,
il
partito
di
destra
che
ha
in
mano
il
governo
locale
chiede
a
Nottola
,
se
vuoi
continuare
a
fare
il
costruttore
,
di
non
presentarsi
alle
elezioni
.
Indifferente
al
ricatto
,
egli
induce
il
figlio
a
costituirsi
,
si
trasferisce
nel
partito
di
centro
,
e
finalmente
riesce
a
essere
eletto
.
Il
nuovo
sindaco
,
«
nell
'
interesse
di
tutti
»
,
fa
sì
che
l
'
assessore
Nottola
e
la
destra
dimentichino
i
rancori
personali
:
una
nuova
maggioranza
si
è
così
formata
per
continuare
i
vecchi
intrallazzi
.
Ma
in
consiglio
comunale
la
sinistra
non
è
più
sola
nel
denunciare
il
pateracchio
:
ora
anche
l
'
ala
sinistra
del
partito
di
centro
accusa
il
Nottola
.
Invano
,
ché
ormai
l
'
assessore
e
i
suoi
compari
hanno
via
libera
per
la
costruzione
del
nuovo
quartiere
:
la
benedizione
della
prima
pietra
verrà
a
darla
personalmente
l
'
arcivescovo
,
È
la
prima
volta
che
un
film
è
buono
nonostante
una
così
attuale
-
e
ovviamente
tendenziosa
-
polemica
politica
(
«
I
personaggi
e
i
fatti
sono
immaginari
-
ci
avverte
una
didascalia
-
ma
autentica
è
la
realtà
sociale
e
ambientale
che
li
produce
»
)
.
Lo
si
deve
alla
penetrazione
realistica
con
cui
lo
stile
critico
di
Rosi
dichiara
la
sua
passione
morale
e
la
sua
lucidità
razionale
,
alla
fotografia
di
Di
Venanzo
,
alla
robusta
musica
di
Piccioni
,
all
'
ottima
recitazione
di
Rod
Steiger
,
che
ancora
una
volta
dà
fortissimo
risalto
alla
livida
figura
di
un
uomo
d
'
affari
che
si
comporta
da
bandito
,
e
di
Salvo
Randone
incisivo
come
sempre
,
e
di
Guido
Alberti
,
ormai
un
vero
attore
.
Nel
cast
non
ci
sono
donne
(
l
'
unica
che
ha
una
particina
,
è
anzi
una
grave
caduta
di
gusto
,
un
soprassalto
di
demagogia
)
,
e
ciò
riafferma
che
il
soggetto
di
Rosi
e
La
Capria
(
alla
sceneggiatura
hanno
collaborato
anche
Enzo
Provenzale
ed
Enzo
Forcella
)
è
tutto
teso
a
significare
la
drammaticità
insita
nella
sua
forte
dialettica
logica
e
morale
.
Essa
ha
trovato
in
Rosi
un
regista
il
quale
con
inquadrature
sicure
e
un
secco
montaggio
che
assicura
un
serrato
dinamismo
narrativo
la
esprime
prevalentemente
nei
dialoghi
fra
gli
uomini
politici
e
nelle
agitate
riunioni
del
consiglio
comunale
,
con
tête
à
tête
che
sono
sfide
,
ricatti
,
e
compromessi
dettati
dall
'
opportunismo
più
abietto
.
Ma
anche
le
scene
di
popolo
sono
eccellenti
:
da
quella
del
crollo
a
quella
della
zuffa
,
nel
vicolo
,
fra
napoletani
e
polizia
.
Insomma
,
il
«
Leone
d
'
oro
»
di
Venezia
,
che
già
aveva
cominciato
a
ruggire
,
oggi
scuote
le
sbarre
.