StampaQuotidiana ,
Giovanni
Guareschi
ha
compiuto
,
nella
sua
vita
,
molte
imprese
coraggiose
.
Ma
nessuna
il
coraggio
glielo
impegnò
così
a
fondo
come
quella
di
venire
,
una
quindicina
di
anni
orsono
,
a
Milano
.
Milano
,
Giovannino
Guareschi
l
'
ha
«
scoperta
»
in
un
libro
ormai
famoso
,
che
molti
lettori
,
probabilmente
,
hanno
considerato
soltanto
umoristico
.
Non
lo
è
,
come
non
lo
sono
tutti
gli
altri
suoi
libri
,
in
cui
l
'
umorismo
c
'
entra
solo
come
condimento
,
o
meglio
come
il
velo
sotto
cui
il
pudore
impone
a
quest
'
uomo
timido
e
scontroso
di
nascondere
il
suo
pathos
.
Egli
collaborava
a
un
settimanale
ambrosiano
,
mi
pare
il
«
Secolo
illustrato
»
,
ma
senza
muoversi
dal
suo
cascinale
presso
Busseto
.
E
,
a
vent
'
anni
,
l
'
unica
città
che
aveva
visitato
era
Parma
,
la
quale
già
gl
'
incuteva
sgomento
.
Rizzoli
notò
i
suoi
disegni
e
gli
offrì
un
contratto
a
settecento
lire
al
mese
,
che
per
quei
tempi
erano
quasi
l
'
agiatezza
.
Giovannino
per
lettera
accettò
ringraziando
;
ma
,
quando
si
trattò
di
prendere
il
treno
e
d
'
inurbarsi
,
non
ne
fece
di
nulla
.
Di
lì
a
poco
venne
richiamato
alle
armi
,
e
fu
sotto
una
tenda
di
soldato
,
sull
'
Appennino
,
che
Rizzoli
junior
,
Andrea
,
lo
scovò
e
gli
rinnovò
la
proposta
per
il
giorno
in
cui
fosse
stato
congedato
.
Guareschi
stavolta
tenne
la
parola
e
una
bella
sera
si
presentò
nell
'
ufficio
del
suo
editore
,
in
piazza
Carlo
Erba
.
S
'
era
d
'
inverno
e
Giovannino
si
teneva
chiotto
dentro
un
pastrano
che
la
sua
fidanzata
gli
aveva
ricavato
dalla
mantellina
militare
.
Ma
non
era
soltanto
il
freddo
che
gli
soffondeva
sul
viso
un
'
espressione
di
scoramento
.
Era
Milano
che
gli
aveva
fatto
e
seguitava
a
fargli
una
paura
birbona
.
C
'
era
arrivato
sul
far
della
sera
,
e
la
plumbea
,
solenne
,
sferragliante
stazione
,
le
luci
che
cominciavano
a
solcare
la
nebbia
grigia
,
lo
zigzagare
dei
tassì
e
dei
tram
,
il
flusso
dei
pedoni
sui
marciapiedi
,
lo
scostante
e
insocievole
sussiego
dei
metropolitani
,
lo
avevano
stordito
.
No
,
non
c
'
è
nulla
di
scherzoso
né
di
retorico
nella
Scoperta
di
Milano
che
Guareschi
ha
descritto
.
Per
non
restare
solo
in
quella
giungla
irta
di
grattacieli
che
lo
atterriva
,
egli
chiamò
subito
Margherita
al
suo
fianco
e
la
sposò
.
Margherita
era
delle
sue
parti
,
sapeva
stare
in
cucina
come
solo
dalle
sue
parti
ci
si
sa
stare
,
parlava
il
suo
dialetto
,
gli
era
necessaria
a
ricrearsi
in
casa
un
'
oasi
emiliana
con
le
sue
brave
tagliatelle
.
Soltanto
li
Guareschi
ha
continuato
a
sentirsi
per
tutti
quegli
anni
Guareschi
.
Anche
il
«
Candido
»
lo
ha
fatto
e
séguita
a
farlo
in
casa
,
proprio
come
le
tagliatelle
,
e
anche
per
questo
è
così
saporoso
.
In
piazza
Carlo
Erba
ci
andava
e
ci
va
di
rado
.
E
,
quanto
al
centro
,
San
Babila
e
Duomo
,
si
possono
contare
sulle
dita
coloro
che
ce
lo
hanno
visto
.
Dopo
oltre
tre
lustri
di
vita
milanese
,
Giovannino
non
ha
mai
messo
piede
alla
Scala
né
al
cinematografo
Manzoni
.
Ha
sentito
dire
che
sono
«
locali
di
lusso
»
e
ciò
lo
spaventa
.
Ora
,
poi
,
ha
realizzato
finalmente
il
suo
sogno
:
è
tornato
a
vivere
in
quel
di
Busseto
,
e
a
Milano
ci
viene
per
due
giorni
della
settimana
soltanto
a
comporre
il
giornale
.
In
quarantott
'
ore
fa
quello
che
a
nessun
altro
riuscirebbe
di
fare
in
una
settimana
,
masticando
,
in
un
indescrivibile
disordine
,
dozzine
di
pasticche
di
simpamina
,
trangugiando
decine
di
tazze
di
caffè
,
fumando
centinaia
di
sigarette
americane
;
poi
riprende
la
sua
macchina
a
nafta
,
di
cui
è
fiero
come
se
l
'
avesse
inventata
lui
,
e
torna
nella
sua
Bassa
,
morto
di
sonno
e
di
stanchezza
,
ma
felice
alla
prospettiva
dei
cinque
giorni
che
potrà
trascorrervi
in
pace
.
La
Bassa
di
Busseto
è
una
strana
repubblica
,
che
ha
poco
a
che
fare
con
quella
italiana
e
di
cui
Guareschi
è
,
senza
nessuno
scrupolo
costituzionale
,
il
re
.
Un
re
al
di
sopra
dei
partiti
,
come
tutti
i
veri
re
,
e
infatti
è
da
lui
che
vengono
,
a
chiedere
consiglio
e
aiuto
,
anche
i
comunisti
.
Non
prese
,
il
loro
capo
,
parte
attiva
come
comparsa
nel
film
Don
Camillo
,
che
non
è
precisamente
d
'
intonazione
marxista
?
Un
fiduciario
di
Togliatti
fu
spedito
d
'
urgenza
sul
posto
per
svolgere
un
'
inchiesta
su
quel
flagrante
caso
di
deviazionismo
.
Ma
i
«
compagni
»
locali
ne
ascoltarono
le
rampogne
a
bocca
aperta
.
Cosa
c
'
entrava
Stalin
in
tutta
quella
faccenda
?
A
Busseto
,
Stalin
è
Guareschi
,
che
d
'
altronde
gli
somiglia
.
Perché
a
Busseto
Guareschi
è
tutto
:
il
re
per
i
monarchici
,
il
papa
per
i
preti
e
Stalin
per
i
comunisti
.
Giovannino
è
l
'
unico
profeta
in
patria
che
registri
la
nostra
storia
nazionale
,
la
quale
non
registra
che
profeti
emigrati
.
Egli
dirime
i
litigi
fra
Peppone
e
Don
Camillo
,
amministra
la
giustizia
sotto
l
'
albero
di
fico
,
cammina
seguito
da
un
codazzo
di
gente
in
cui
c
'
è
di
tutto
:
comunisti
e
conservatori
,
ricchi
e
poveri
,
miscredenti
e
baciapile
.
La
reggia
in
cui
vive
questo
incredibile
monarca
è
un
cascinale
contadino
,
circondato
da
un
lungo
portico
,
che
le
lampade
al
neon
illuminano
clamorosamente
di
giorno
e
di
notte
.
«
È
orribile
,
lo
so
,
sembra
un
bar
,
ma
io
voglio
la
luce
,
ne
voglio
a
torrenti
...
»
.
È
una
rivalsa
contro
il
buio
che
gli
angosciò
tutta
la
fanciullezza
di
scolaro
,
trascorsa
in
una
cieca
cucina
,
dove
sua
madre
sgonnellava
tra
i
fornelli
,
nelle
ore
che
le
lasciava
libere
il
suo
mestiere
di
maestra
elementare
.
Giovannino
si
rovinava
gli
occhi
a
copiare
il
compito
,
seduto
dinanzi
a
un
tavolinetto
di
marmo
bianco
,
e
ora
di
quei
tempi
difficili
e
duri
,
di
quelle
ore
grigie
,
immobili
e
pesanti
vuoi
scacciare
perfino
il
ricordo
con
uno
scialo
di
lampade
.
Sulla
scrivania
ne
ha
tre
,
disposte
in
modo
che
convergano
i
loro
fuochi
sul
foglio
infilato
nella
macchina
da
scrivere
.
Altre
due
gli
sbucano
dal
pavimento
sotto
la
sedia
,
e
lui
non
le
vede
naturalmente
perché
le
copre
col
sedere
(
che
è
di
dimensioni
tutt
'
altro
che
modeste
)
,
ma
non
importa
:
il
buio
non
deve
contaminargli
nemmeno
quelle
parti
li
.
Il
tutto
è
complicato
dal
fatto
che
Guareschi
la
sua
scrivania
non
la
tiene
fissa
nella
stanza
;
la
sposta
secondo
il
sole
perché
di
giorno
vuole
anche
la
luce
di
quello
,
oltre
che
dell
'
elettricità
;
e
quindi
è
tutto
un
intrico
,
pericolosissimo
per
il
visitatore
,
di
fili
,
d
'
interruttori
,
di
prese
di
corrente
.
È
un
impianto
complicatissimo
e
geniale
,
che
Giovannino
ha
studiato
e
realizzato
di
persona
,
perché
la
«
pace
»
di
cui
lui
viene
a
godere
per
cinque
giorni
della
settimana
nella
sua
repubblica
della
Bassa
consiste
in
realtà
in
una
serie
di
lavori
forzati
manuali
cui
egli
si
dedica
con
sacerdotale
zelo
e
,
crede
lui
,
con
ineguagliabile
competenza
.
Probabilmente
i
lettori
immaginano
che
Guareschi
,
l
'
uomo
che
compila
quasi
da
solo
un
giornale
di
cinquanta
pagine
alla
settimana
,
testo
e
disegni
,
e
pubblica
due
libri
l
'
anno
,
trascorra
la
sua
giornata
a
scrivere
e
a
pensare
.
Neanche
per
idea
.
Egli
la
inizia
alle
cinque
del
mattino
con
la
zappa
,
e
ne
impiega
tutto
il
resto
in
discussioni
e
lavori
di
elettrotecnica
,
falegnameria
e
muratura
.
Si
è
costruito
da
solo
il
garage
,
per
esempio
.
È
vero
che
,
una
volta
ultimato
,
risultò
che
la
macchina
non
c
'
entrava
,
e
bisognò
chiamare
un
muratore
vero
per
disfare
e
rifare
tutto
.
Non
è
lui
che
me
lo
ha
detto
,
ma
me
lo
hanno
raccontato
sul
posto
,
e
ora
Dio
mi
salvi
dai
furori
di
Giovannino
,
che
qualunque
altra
indiscrezione
sul
suo
conto
me
l
'
avrebbe
perdonata
,
ma
questa
temo
che
me
la
farà
pagar
cara
.
E
il
letto
?
Anche
quello
se
lo
è
costruito
da
sé
,
a
furia
di
pialla
e
sega
,
dopo
lunghissimi
conciliaboli
con
uno
del
mestiere
;
e
,
a
cose
fatte
,
gli
è
venuto
a
costare
tre
volte
più
di
quanto
lo
avrebbe
pagato
in
un
negozio
.
«
Ma
la
soddisfazione
di
dormire
in
un
letto
che
ti
sei
costruito
con
le
tue
mani
»
,
dice
Giovannino
asciugandosi
il
sudore
dalla
fronte
e
lisciandosi
i
baffoni
,
«
dove
la
metti
?
Parola
d
'
onore
,
ve
'
:
è
l
'
unico
letto
in
cui
non
soffro
d
'
insonnia
.
Tutti
gli
altri
...
»
Tutti
gli
altri
sono
poi
quello
di
Milano
,
dove
lui
si
corica
,
le
sole
due
notti
della
settimana
che
trascorre
in
città
,
con
lo
stomaco
pieno
di
caffè
e
di
simpamina
.
Sfido
che
ci
soffre
l
'
insonnia
!
Ma
è
inutile
farglielo
osservare
.
Il
suo
entusiasmo
per
la
roba
fatta
in
casa
,
tagliatelle
,
giornale
,
libri
e
mobili
,
è
pari
soltanto
alla
sua
diffidenza
per
la
roba
che
si
compra
fuori
.
Una
volta
si
mise
a
studiare
seriamente
come
si
fabbricano
i
fiammiferi
.
Voleva
farsi
da
sé
anche
quelli
,
e
si
diede
a
consultare
manuali
di
chimica
per
indagare
le
combinazioni
di
zolfo
e
di
fosforo
.
Non
parlava
d
'
altro
.
E
fu
quello
il
momento
di
più
gran
pericolo
che
abbiano
corso
il
cascinale
di
Busseto
,
pieno
zeppo
di
materiali
infiammabili
,
e
l
'
incolumità
dei
suoi
abitatori
.
«
Perché
non
vieni
a
trovarmi
dalle
mie
parti
?
»
,
mi
urlò
l
'
altro
giorno
,
quando
andai
a
trovarlo
alla
redazione
di
piazza
Carlo
Erba
.
Era
stravolto
di
stanchezza
,
al
termine
di
una
delle
sue
solite
inumane
fatiche
ebdomadarie
,
e
correva
su
per
le
scale
stringendo
al
petto
i
fogli
che
aveva
riempito
di
parole
e
disegni
,
fra
gli
appelli
disperati
dei
tipografi
in
ritardo
per
la
composizione
.
«
Vengo
ragazzi
,
vengo
!
»
,
e
fece
per
correre
via
,
ma
si
trovò
a
faccia
a
faccia
con
Bianchi
,
il
capomastro
della
casa
Rizzoli
,
e
si
fermò
di
colpo
.
Bianchi
è
la
sua
vera
grande
passione
,
il
suo
amico
più
intimo
e
più
caro
,
quello
con
cui
trascorre
la
maggior
parte
della
sua
giornata
a
dibattere
complicati
problemi
di
cementi
,
tubature
,
scavi
e
travi
.
«
Ehi
,
vieni
qui
!
»
,
gridò
abbracciandolo
.
«
Sai
cosa
m
'
è
successo
stanotte
?
»
E
non
ci
fu
più
verso
di
smuoverlo
per
mezz
'
ora
,
dovette
correre
Minardi
,
il
caporedattore
,
a
strappargli
di
mano
il
materiale
,
che
in
tipografia
altrimenti
non
ci
sarebbe
arrivato
più
.
Era
successo
questo
,
a
Guareschi
che
,
messosi
la
sera
prima
finalmente
al
lavoro
con
lo
stomaco
pieno
di
qualche
dozzina
di
pasticche
di
simpamina
e
di
decine
di
tazze
di
caffè
,
non
gli
era
riuscito
di
mettere
insieme
né
una
vignetta
né
una
frase
,
ossessionato
com
'
era
dall
'
idea
di
uno
scarico
che
gli
s
'
era
intasato
il
giorno
prima
nel
bagno
.
Era
in
parola
con
un
trombaio
che
aveva
promesso
di
venire
a
rimediare
il
giorno
dopo
.
Ma
l
'
idea
di
quel
tubo
otturato
non
gli
consentiva
di
formularne
altre
nel
cervello
,
gli
paralizzava
la
mano
,
la
matita
e
la
penna
;
sicché
alle
quattro
del
mattino
era
ancora
lì
a
gingillarsi
,
avvilito
e
in
orgasmo
.
Allora
aveva
preso
un
piccone
,
era
sceso
in
cantina
,
e
si
era
dato
a
ricercare
il
guasto
.
Lo
aveva
trovato
alla
fine
,
ma
solo
dopo
aver
demolito
una
intera
parete
.
Però
solo
dopo
quest
'
accurata
opera
di
distruzione
aveva
potuto
concentrarsi
sulla
preparazione
del
giornale
e
portarla
in
fondo
;
e
adesso
era
contento
e
soddisfatto
come
se
,
invece
di
demolire
,
avesse
costruito
qualcosa
,
e
solo
lo
preoccupavano
alcuni
particolari
«
tecnici
»
di
cui
voleva
discutere
col
fido
Bianchi
.
Li
discusse
infatti
,
per
una
buona
ora
,
insensibile
alle
invocazioni
di
aiuto
di
Minardi
e
dei
tipografi
nonché
alla
nostra
attesa
.
Solo
quando
ebbe
finito
,
si
riavvicinò
a
noi
per
dirci
come
e
quando
avremmo
dovuto
raggiungerlo
a
Busseto
.
«
Facciamo
giovedì
.
Con
quale
macchina
vieni
?
Vieni
con
quella
di
Mimmo
Carraro
...
»
É
una
macchina
americana
,
di
figura
,
dalle
parti
sue
non
ne
hanno
mai
viste
di
eguali
e
lui
ci
tiene
che
ci
presentiamo
a
chiedere
di
lui
a
bordo
di
un
simile
veicolo
.
«
Voi
arrivate
»
,
suggerisce
,
«
a
tutta
velocità
e
sonando
il
clacson
,
sonatelo
forte
,
in
mezzo
al
Paese
,
e
lì
urlate
:
"
Dove
sta
Giovanni
Guareschi
?
"
.
Ma
urlatelo
a
gran
voce
,
che
lo
sentano
tutti
...
»
E
si
lisciava
i
baffoni
,
pregustando
la
scena
.
Ora
che
abbiamo
seguito
i
suoi
consigli
,
eccoci
di
fronte
alla
reggia
di
sua
maestà
il
re
della
Bassa
,
illuminata
che
sembra
il
Vesuvio
in
eruzione
nonostante
l
'
ora
di
pieno
meriggio
,
col
monarca
in
persona
sulla
soglia
del
portico
che
,
con
un
aratro
in
mano
,
sembra
in
posa
per
farsi
monumentare
da
uno
scultore
del
tempo
littorio
.
Oltre
i
vetri
della
finestra
si
vede
,
in
cucina
,
Margherita
intesa
ad
arrotolare
col
matterello
le
fettuccine
del
pantagruelico
pranzo
che
ci
aspetta
,
mentre
la
porta
aperta
del
garage
,
adesso
che
un
muratore
vero
l
'
ha
rifatto
,
lascia
intravedere
le
due
automobili
,
le
motociclette
e
le
quattro
biciclette
di
cui
Guareschi
,
da
buon
emiliano
innamorato
di
«
tecnica
»
e
di
«
meccanica
»
,
si
gloria
.
Irraggia
gioia
e
buon
umore
.
Giovannino
,
il
quale
non
sa
essere
felice
che
nella
sua
terra
,
in
mezzo
a
quella
sua
gente
e
a
quelle
sue
cose
fatte
in
casa
.
«
Tutto
è
fatto
in
casa
,
qui
!
»
,
esclama
con
orgoglio
,
un
orgoglio
certo
più
grande
di
quello
che
gl
'
ispira
il
fenomenale
successo
di
Don
Camillo
e
l
'
incondizionato
plauso
che
la
critica
di
tutto
il
mondo
,
meno
quella
italiana
,
s
'
intende
,
ha
tributato
al
suo
talento
e
,
più
ancora
,
al
suo
temperamento
di
scrittore
in
un
'
età
in
cui
di
talento
ce
n
'
è
poco
e
di
temperamento
punto
.
«
Tutto
fatto
in
casa
,
ragazzi
,
con
le
mie
mani
:
muri
,
mobili
,
impianto
elettrico
,
fornelli
,
sedie
...
Accomodatevi
,
accomodatevi
...
»
Mimmo
Carraro
ed
io
,
smilzi
e
leggeri
,
eseguiamo
.
Ma
quando
è
il
turno
di
Andrea
,
che
è
un
po
'
più
pesante
,
non
so
come
,
di
colpo
lo
vediamo
ruzzolare
per
terra
in
un
groviglio
di
assi
,
di
chiodi
e
di
viti
.
Giovannino
lo
guarda
mortificato
,
ma
nemmeno
per
un
momento
lo
sfiora
la
tentazione
di
porgere
aiuto
al
suo
editore
.
Il
problema
che
lo
angoscia
in
questo
istante
è
,
lo
si
vede
benissimo
,
solo
quello
di
sviscerare
la
ragione
"
tecnica
"
che
ha
provocato
la
catastrofe
di
quel
pezzo
di
mobilia
"
fatta
in
casa
"
.
E
se
ne
rigira
fra
le
mani
i
resti
con
l
'
espressione
avvilita
di
un
bambino
che
si
veda
andare
in
pezzi
un
balocco
ritenuto
infrangibile
.