StampaQuotidiana ,
Con
Sedotta
e
abbandonata
gli
affezionati
spettatori
di
Divorzio
all
'
italiana
si
ritrovano
in
una
Sicilia
dominata
da
un
grottesco
senso
dell
'
onore
,
nuovamente
si
muovono
in
un
clima
cupo
e
afoso
con
bagliori
terrificanti
,
in
cui
scoppiano
feroci
contrasti
familiari
,
e
per
la
seconda
volta
s
'
imbattono
in
una
Stefania
Sandrelli
concupita
da
un
focoso
isolano
.
Simile
la
cornice
,
analogo
il
desiderio
del
regista
,
Pietro
Germi
,
di
accusare
,
raccontando
una
storia
inventata
,
l
'
ipocrisia
dei
costumi
locali
e
della
legislazione
italiana
,
i
due
film
restano
tuttavia
ben
lontani
l
'
uno
dall
'
altro
.
Quanto
c
'
era
,
nel
primo
,
di
elegante
ironia
,
in
Sedotta
e
abbandonata
è
divenuto
più
vivace
ma
crudo
sarcasmo
,
e
quanto
in
Divorzio
all
'
italiana
era
caustico
ricamo
,
qui
è
spesso
pesante
e
quasi
iroso
cipiglio
.
Si
ha
l
'
impressione
che
Germi
,
calcando
la
mano
in
una
pittura
d
'
ambiente
che
d
'
altronde
amalgama
toni
di
diversissima
provenienza
culturale
,
da
Goya
a
Buñuel
,
senza
passare
attraverso
il
realismo
di
Verga
e
il
rigore
intellettuale
di
Pirandello
,
si
stia
inventando
una
Sicilia
su
misura
,
quasi
un
pretesto
per
una
verifica
storica
del
suo
gusto
di
cogliere
situazioni
umane
in
cui
il
tragico
e
il
comico
si
alleano
.
Dio
ci
guardi
dal
negare
che
molti
siciliani
concepiscono
l
'
onore
come
un
astratto
valore
formale
,
e
che
in
un
caso
come
quello
raccontato
dal
film
eviterebbero
di
riparare
con
l
'
ipocrisia
d
'
un
matrimonio
forzoso
all
'
offesa
recata
a
un
pregiudizio
:
è
probabile
però
che
in
Sedotta
e
abbandonata
ci
sia
per
soprammercato
un
astio
che
discende
dal
dispetto
di
veder
sopravvivere
,
nel
mondo
di
oggi
,
queste
zone
depresse
della
morale
e
del
costume
,
e
nel
contempo
una
voluttà
derisoria
nata
dal
compiacimento
di
aver
individuato
un
luogo
che
offre
tante
risorse
di
spettacolo
beffardo
.
In
casi
simili
lo
sdegno
di
Germi
moralista
si
azzuffa
col
piacere
di
Germi
regista
,
e
ne
esce
un
'
opera
arrabbiata
e
in
fondo
crudele
e
improbabile
.
Questa
contraddizione
è
denunciata
,
nel
film
,
dalla
variabilità
dello
stile
,
ma
soprattutto
dalla
caduta
in
quel
genere
della
commedia
paesana
,
ai
limiti
col
vernacolo
,
che
per
il
troppo
colore
rinunzia
alla
finezza
del
disegno
psicologico
.
Se
fate
un
confronto
fra
il
barone
Cefalù
e
il
protagonista
di
Sedotta
e
abbandonata
,
questo
grasso
,
iracondo
imprenditore
della
provincia
siciliana
al
quale
è
stata
violata
una
figlia
,
e
che
non
si
darà
pace
finché
i
due
,
pur
odiandosi
,
non
si
saranno
sposati
,
misurate
tutta
la
diversità
di
stoffa
dei
due
film
:
l
'
uno
saldamente
ancorato
all
'
interpretazione
squisita
di
un
Mastroianni
,
l
'
altro
affidato
all
'
esperienza
di
un
Saro
Urzì
,
attore
valoroso
ma
irrimediabilmente
caratterista
.
Da
questa
scelta
,
e
forse
dall
'
intervento
,
in
sede
di
sceneggiatura
,
di
Age
e
Scarpelli
,
i
quali
devono
avere
affollato
l
'
originario
soggetto
di
Germi
e
Vincenzoni
di
episodi
collaterali
e
scenette
di
dubbio
umorismo
,
derivano
tutti
i
guai
del
film
:
la
galleria
di
macchiette
,
il
gioco
delle
scene
e
delle
controscene
,
la
forzatura
comica
,
l
'
insabbiarsi
di
quella
nota
tragica
che
di
quando
in
quando
riaffiora
,
e
allora
appartiene
al
Germi
migliore
,
ma
cui
più
spesso
si
sostituisce
una
concitata
orchestrazione
di
motivi
già
largamente
scontati
dall
'
immensa
pubblicistica
sui
costumi
siciliani
.
Della
trama
basti
ricordare
,
per
sommi
capi
,
la
linea
centrale
:
la
violenza
subita
da
Agnese
,
studentessa
sedicenne
,
da
parte
di
Peppino
,
fidanzato
d
'
una
sua
sorella
,
Matilde
;
la
scoperta
dell
'
infamia
da
parte
del
padre
di
lei
,
il
rifiuto
di
Peppino
di
sposare
Agnese
perché
gli
ha
ceduto
,
le
chiacchiere
della
cittadina
,
le
furie
del
genitore
offeso
,
che
architetta
un
finto
rapimento
per
giustificare
agli
occhi
della
gente
le
nozze
.
Rifiuto
,
questa
volta
,
di
Agnese
,
ma
finale
cedimento
dei
due
giovani
ai
sacri
principi
dell
'
onore
familiare
.
Il
padre
muore
di
crepacuore
,
ma
il
giorno
stesso
dello
sposalizio
,
e
perciò
chiude
gli
occhi
soddisfatto
;
la
Matilde
defraudata
di
due
fidanzati
(
oltre
Peppino
ha
perduto
anche
un
nobile
spiantato
che
il
padre
le
aveva
messo
attorno
)
si
fa
monaca
;
i
parenti
e
gli
amici
si
consolano
con
i
cannoli
.
Questo
il
succo
della
storia
,
che
però
si
disperde
in
un
gran
numero
di
svolte
,
alcune
indubbiamente
intelligenti
e
raccontate
col
nerbo
e
l
'
estro
del
Germi
più
forte
e
denso
,
altre
risapute
:
insomma
in
una
disuguaglianza
di
livelli
stilistici
e
narrativi
che
fa
maggiormente
avvertire
lo
scarso
amalgama
dell
'
impasto
,
e
rimpiangere
la
stringatezza
d
'
un
altro
film
di
Germi
girato
,
come
questo
,
a
Sciacca
:
In
nome
della
legge
.
Fra
i
molti
attori
Stefania
Sandrelli
è
un
'
Agnese
tutta
in
nero
,
che
talvolta
riesce
a
farci
intuire
il
suo
chiuso
dolore
;
il
debuttante
Aldo
Puglisi
è
un
seduttore
anche
troppo
impacciato
;
Leopoldo
Trieste
ha
una
mimica
efficacissima
:
su
tutti
gli
altri
si
riverbera
l
'
equivoco
di
una
recitazione
che
toglie
in
verosimiglianza
quanto
eccede
nei
tratti
farseschi
.