StampaQuotidiana ,
Pasolini
continua
a
farci
sorprese
.
Ora
ha
inventato
il
film
«
ideo
-
comico
»
,
che
sarebbe
l
'
umorismo
applicato
alla
politica
e
alla
sociologia
,
ovverosia
l
'
impegno
ideologico
superato
dalla
favola
;
insomma
,
il
cervello
scavalcato
dalla
poesia
.
Per
capirci
meglio
:
Pasolini
è
un
intellettuale
scontento
,
che
andando
in
là
con
gli
anni
sente
l
'
insufficienza
degli
schemi
razionali
della
cultura
di
sinistra
,
e
capisce
come
qualmente
la
storia
proceda
per
vie
ignote
e
misteriose
,
sulle
quali
però
l
'
intelligenza
del
cuore
incide
più
delle
formule
dottrinarie
.
Questa
presa
di
coscienza
è
netta
,
ma
poiché
Pasolini
diffida
di
se
stesso
(
ancora
qualche
anno
,
e
l
'
Immoralista
sarà
tutto
risucchiato
nella
sua
matrice
borghese
)
,
intanto
ha
prodotto
una
singolare
figura
di
artista
,
il
quale
non
vuole
rinunziare
alla
speranza
marxista
ma
nel
contempo
è
corretto
dall
'
esperienza
sentimentale
,
e
faticosamente
cerca
di
rispondere
al
solito
«
quo
vadis
?
»
sposando
Cristo
a
Marx
,
passando
se
occorre
attraverso
il
Croce
.
Chiamato
ad
esprimere
questo
viluppo
di
stati
d
'
animo
e
di
stimoli
intellettuali
,
ha
avvertito
che
l
'
unico
modo
per
cautelarsi
dalle
tentazioni
di
un
pio
storicismo
era
di
ribaltare
il
suo
sentimento
d
'
amore
,
di
pietà
,
di
tolleranza
universale
in
ironia
punteggiata
di
sarcasmo
verso
il
proprio
ambiente
:
un
«
mea
culpa
»
pronunciato
con
tono
giocoso
e
scanzonato
,
cominciando
dai
titoli
di
testa
che
esorcizzano
l
'
amarezza
dell
'
autoritratto
,
ma
dove
è
facile
leggere
cicatrici
sempre
aperte
,
dalle
quali
sgorgano
umori
contraddittori
,
non
ancora
decantati
nell
'
ispirazione
poetica
.
Uccellacci
e
uccellini
è
appunto
la
confessione
,
sincera
e
confusa
,
di
un
momento
di
crisi
successivo
alla
sconfitta
,
ma
espresso
in
un
tal
cocktail
di
polemica
culturale
e
di
slanci
lirici
,
e
così
vagamente
risolto
sul
piano
del
racconto
,
che
il
film
assume
il
carattere
di
un
'
agenda
di
fatti
personali
;
certamente
di
grande
interesse
per
l
'
intellighenzia
che
si
diverte
a
riconoscere
,
fra
gli
interpreti
,
artisti
e
scrittori
del
bel
mondo
romano
,
poco
più
di
un
amabile
gioco
cabalistico
per
il
grande
pubblico
,
costretto
a
dibattersi
in
una
rete
di
simboli
e
di
citazioni
che
vanno
da
Lukács
a
Giorgio
Pasquali
.
Il
film
consiste
grosso
modo
di
due
episodi
,
ambedue
interpretati
da
Totò
e
dal
giovane
Ninetto
Davoli
:
due
figure
picaresche
assunte
a
simbolo
dell
'
umanità
incamminata
verso
l
'
ignoto
.
In
un
paesaggio
di
periferia
,
i
due
,
padre
e
figlio
,
si
aggirano
fra
le
borgate
;
nei
loro
strani
incontri
si
ricapitola
l
'
assurdità
del
mondo
contemporaneo
,
dove
l
'
antico
mistero
della
vita
e
della
morte
si
intreccia
alle
sorprese
dei
nuovi
costumi
,
e
ne
nascono
interrogativi
sul
destino
di
fronte
ai
quali
i
due
innocenti
pellegrini
rimangono
muti
.
La
realtà
è
così
indecifrabile
che
in
loro
non
desta
alcuna
,
sorpresa
l
'
arrivo
di
un
corvo
parlante
.
L
'
animale
dichiara
di
venire
dal
paese
di
Ideologia
,
d
'
esser
figlio
del
dubbio
e
della
coscienza
.
E
racconta
a
suo
modo
un
fatto
accaduto
nel
Milleduecento
.
Ora
Totò
è
frate
Ciccillo
,
che
insieme
al
giovane
frate
Ninetto
ha
avuto
da
san
Francesco
l
'
ordine
di
predicare
l
'
amore
agli
uccelli
.
Come
dirla
,
bisogna
intanto
imparare
il
linguaggio
dei
pennuti
.
Dopo
un
armo
d
'
immobilità
e
di
preghiera
,
frate
Ciccillo
canta
vittoria
;
in
un
colloquio
fatto
di
stridi
trasmette
ai
falchi
il
messaggio
evangelico
.
Un
altro
anno
di
meditazione
,
quanto
basta
per
capire
che
i
passeri
si
esprimono
saltellando
,
e
il
contatto
è
stabilito
,
con
una
specie
di
balletto
,
anche
con
quei
mansueti
uccellini
.
Ma
la
predicazione
non
dà
frutti
,
perché
i
falchi
continuano
ad
azzannare
i
passerotti
.
Addolorati
e
delusi
,
i
due
frati
si
convincono
che
questa
è
la
fatalità
del
mondo
,
la
sopraffazione
dei
deboli
.
«
Bisogna
cambiarlo
,
il
mondo
»
,
ribatte
san
Francesco
,
e
li
manda
a
ricominciare
tutto
da
capo
.
Vale
a
dire
,
spiegherà
Pasolini
,
che
le
singole
classi
sociali
possono
essere
singolarmente
evangelizzate
,
ma
non
sono
ancora
sufficientemente
educate
a
rispettarsi
fra
loro
.
Con
tanti
saluti
alla
lotta
di
classe
.
(
E
infatti
Pasolini
farà
sapere
che
le
parole
del
suo
san
Francesco
riecheggiano
le
considerazioni
sulla
pace
espresse
da
Paolo
VI
all
'
Onu
)
.
Secondo
episodio
,
sul
tema
.
dell
'
egoismo
e
del
diritto
di
proprietà
.
Dopo
essere
stato
preso
a
fucilate
perché
ha
abusivamente
concimato
un
campo
,
ed
essersi
visto
ripagato
con
una
patacca
(
antifecondativi
fuori
uso
in
luogo
d
'
un
callifugo
)
dell
'
aiuto
prestato
a
una
compagnia
di
guitti
,
Totò
si
presenta
,
in
veste
di
padrone
di
casa
,
a
una
povera
donna
,
e
per
sfrattarla
assume
il
tono
del
più
spietato
uomo
d
'
affari
.
Ma
poco
dopo
,
sempre
accompagnato
dal
corvo
chiacchierone
,
tocca
a
lui
prostrarsi
,
in
veste
di
debitore
insolvente
,
a
un
riccone
che
sta
offrendo
un
party
intellettuale
.
Stesi
a
terra
,
lui
e
Ninetto
,
da
minacciosi
cani
lupo
,
supplicano
pietà
.
Riprendono
il
cammino
,
assistono
ai
funerali
di
Togliatti
(
un
inserto
di
cinegiornale
che
ci
ripaga
,
con
la
sua
verità
,
degli
apologhi
cifrati
)
,
si
svagano
,
padre
e
figlio
,
con
una
sgualdrinella
di
nome
Luna
.
E
finalmente
,
ammazzano
il
corvo
saccente
che
per
tutto
il
tempo
ha
continuato
a
fare
sfoggio
di
dialettica
marxista
,
se
lo
mangiano
e
continuano
il
viaggio
.
Con
l
'
aiuto
del
libro
che
Pasolini
ha
dedicato
al
film
si
viene
a
sapere
come
sotto
il
velame
sia
da
intendere
che
l
'
umanità
nel
suo
procedere
verso
un
orizzonte
ignoto
divora
quel
che
deve
divorare
;
in
questo
caso
un
certo
razionalismo
ideologico
di
tipo
stalinista
,
ormai
superato
ma
non
tanto
da
non
servire
di
nutrimento
,
ecc.
ecc.
È
che
il
discorso
degli
anni
Cinquanta
è
superato
dal
messaggio
giovanneo
.
Orbene
.
Impenetrabile
ai
più
nello
sterpeto
delle
metafore
,
Uccellacci
e
uccellini
è
uno
scherzo
surreale
(
imparentato
talvolta
con
Zavattini
)
,
un
girotondo
fittiziamente
popolaresco
,
in
realtà
uno
sfogo
personale
che
rivela
ancora
una
volta
i
guasti
portati
dal
sovraccarico
di
cultura
in
una
personalità
artistica
sempre
notevole
sul
piano
dell
'
immediatezza
espressiva
.
Anche
chi
,
e
saranno
i
più
,
non
riuscirà
ad
afferrare
i
nessi
logici
e
i
sottintesi
del
film
(
il
commento
musicale
alterna
canti
della
Resistenza
a
brani
classici
)
,
sarà
infatti
colpito
dal
buffo
delle
situazioni
,
dal
controcanto
ironico
di
Ninetto
,
dalla
precisione
con
cui
il
paesaggio
-
il
romanico
di
Tuscania
soprattutto
-
è
chiamato
a
evocare
un
'
atmosfera
di
grottesca
magia
(
ma
il
vecchio
difetto
,
il
racconto
bloccato
da
certi
estetismi
,
la
trasandatezza
della
recitazione
in
attori
usati
soltanto
come
isole
decorative
,
Pasolini
non
l
'
ha
perso
)
.
E
il
resto
lo
fa
Totò
,
che
col
suo
impagabile
istinto
comico
,
servito
da
una
mimica
stavolta
magistralmente
controllata
,
riassume
e
affranca
il
film
mutando
un
personaggio
bislacco
nella
vivente
idea
dell
'
assurdo
.