Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
Leo Longanesi ( Montanelli Indro , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Fu nel settembre del 1943 che Leo Longanesi perse la migliore occasione , presentataglisi sino ad allora , di liberare il mondo dalla sua piccola , ma ingombrante presenza . I tedeschi avendo occupato Roma , dove in quel momento abitava , e avendo affidato la polizia a certe bande di fanatici neofascisti , Longanesi decise di attraversare le linee e di cercare rifugio nel Sud già liberato . Operazione non facile e di dubbi risultati , anche se fosse riuscita . Perché se Leo aveva molto da temere dai fanatici neofascisti di Roma , non meno aveva da temere dai fanatici antifascisti di Bari e di Napoli . Per i primi , egli era l ' ispiratore di tutti i movimenti di fronda sviluppatisi in seno al partito e al regime ; per i secondi , egli era il grande orchestratore di tutti i motivi e slogan , sui quali si era basata la propaganda del ventennio . Comunque , poiché quelli uccidevano , mentre questi mettevano soltanto in galera , Longanesi decise di tentare la sorte e , raggiunto in treno l ' Abruzzo , proseguì a piedi sino a una località che , pur senza più appartenere all ' Italia occupata , non apparteneva nemmeno ancora a quella liberata e che quindi era sottoposta alle bombe degli uni e degli altri . In quel grandinio di proiettili , Leo , senza più altra bussola che il proprio istinto , si mise a scappare come un topo saltando da un filare di viti a uno di ulivi , finché gli parve di aver trovato rifugio sotto uno sbrecciato muraglione , ultimo resto di una casa crollata . Accucciatosi lì mentre le granate sibilavano tutt ' intorno , risalì con gli occhi , per assicurarsi della sua consistenza , lungo quel riparo di pietra e di calcina , finché essi si posarono su una scritta in catrame che , lassù in alto , aveva resistito anche all ' artiglieria : « Il Duce ha sempre ragione » . Leo impallidì . Quella frase l ' aveva coniata lui quindici anni prima , e c ' era quindi alcunché di logico , o almeno di intonato alla Nemesi , che essa , seppellendolo , gli facesse da lapide ed epitaffio . Ma Dio , come ama i peccatori pentiti , così ha un debole per i fascisti ravveduti . E Leo poté cavarsela anche quella volta , con gran disturbo di tutti , e specialmente dei suoi amici che , senza di lui , avrebbero una vita molto più facile e meno degna di esser vissuta . Non vidi Leo a Napoli perché in quello stesso periodo , e per ragioni del tutto analoghe , io , dopo un doveroso soggiorno a San Vittore , mi trovavo in Svizzera ; ma ne ebbi notizia da certi ambienti monarchici che là frequentavo , riuniti intorno alla principessa Maria José , e che erano in contatto con quelli del Sud , riuniti intorno al principe Umberto , fra i quali Longanesi , appena giunto a Bari , aveva seminato lo sgomento e lo scompiglio . All ' ufficiale dell ' Intelligence Service che lo aveva interrogato , egli aveva risposto di essere sempre stato fascista , di esserlo ancora e di considerare tutti i capi dell ' antifascismo come un branco di sciocchi , che Mussolini aveva commesso il grave errore di lasciar sopravvivere . Dopo simili dichiarazioni , si pensò che lo avrebbero internato . Non lo internarono , anzi , lo mandarono a parlare alla radio con Soldati e Steno : e fu uno dei pochi atti intelligenti che i liberatori compirono . Ma era diventato impossibile servirsi di lui per la propaganda monarchica . Gli furono chiesti soltanto dei pareri . Egli diede quello di mandare il principe al fronte anche contro la volontà di suo padre e degli Alleati e di fargli sparare da qualcuno una revolverata in una gamba in modo che si rendesse obbligatoria l ' amputazione « sopra il ginocchio . Sopra , mi raccomando ; non sotto » . Poi Umberto avrebbe risalito l ' Italia mostrandosi in tutte le città e paesi e villaggi e campagne appoggiato alle stampelle « col pantalone della gamba mutilata chiuso sul moncone da uno spillobalia . Balia , mi raccomando » , mentre la principessa , dopo una congrua cura dimagrante , avrebbe dovuto esser ritratta in una fotografia , da riprodurre in milioni di esemplari , poveramente vestita , col volto dolente e i bambini in collo . « E niente dramma , eh ? Solo melodramma , mi raccomando ! » Quando Milano fu liberata , telegrafai a Longanesi di raggiungermici . « Sei sicuro che non m ' impiccheranno ? » , mi chiese . Gli risposi che a Milano nessuno lo conosceva e che il vento del nord continuava a soffiare solo in bocca a Pietro Nenni . Egli venne , ma , non so come , qualcuno lo vide appena sceso dal treno , e ne informò il giornale del partito d ' azione , il cui direttore ( che di lì a tre anni doveva presentarsi all ' editore Longanesi in veste di giovane autore , per supplicarlo di pubblicargli un libro ) diede incarico a qualcuno di scrivere un trafiletto contro il reprobo . Il trafiletto comparve l ' indomani . Era anonimo ; ma , appena lettolo , Leo ne riconobbe l ' autore , suo vecchio amico . Non disse nulla , sebbene a quei tempi essere additati al furore di una folla , che più ammazzava e più credeva di mondarsi del delitto di essere stata vibrantemente fascista , fosse pericoloso . Ma un paio di giorni dopo , mentre mi trovavo con Longanesi in un elegante caffè di Montenapoleone , il trafilettista comparve e , vedendomi senza accorgersi contemporaneamente della presenza di Leo , mi venne incontro a mano tesa e , dopo aver stretto quella mia , la porse , sia pure con un certo imbarazzo , anche a lui . Longanesi lo fissò un attimo ; poi , con l ' agilità di un misirizzi , balzato in piedi su un tavolo in mezzo alla folla degli avventori , che italianamente celebravano l ' avvenuta liberazione con gran bicchieri di panna montata alla faccia del defunto Mussolini che tirannicamente aveva loro impedito di mangiarla in pubblico ( ma non in privato ) sino a quel giorno , urlò , additando il suo accusatore : « Prendetelo ! È un antifascista !...» . E l ' antifascista , senza riflettere che in quel luglio del 1945 era per lo meno prematuro additare come tale qualcuno al linciaggio , se la diede a gambe . Leo Longanesi trascorre la sua vita ad aver torto oggi per il gusto di aver avuto ragione domani . Ma quando domani è diventato oggi , egli si dimentica di aver avuto ragione ieri , e anzi quasi se ne vergogna . « Io , antifascista ! ? » , protestava al tempo in cui il CNL imperversava . « Vorrai scherzare ! Ho i documenti in regola , io : squadrista , marcia su Roma , direttore dell ' " Assalto " di Bologna ... » , e sembrava che stesse compilando un curriculum vitae ad uso del Minculpop , con la stessa foga con cui , al tempo del Minculpop , proclamava : « Fascista , io ! ? ... Vorrai scherzare ! ... Cacciato via come " deviazionista " Ball ' " Assalto " di Bologna , direttore di tutti i giornali più soppressi d 'Italia...», e sembrava che stesse redigendo ( nel 1937 ) un curriculum vitae ad uso del CNL . In una borghesia che avesse la coscienza e il coraggio di se stessa , Longanesi occuperebbe il posto che in seno a quella inglese occupò Bernard Shaw e in quella francese Gavarni : poiché egli riassume in sé il genio panflettistico del primo e quello caricaturale del secondo . Poche cose , come l ' incapacità di sopportare lo specchio deformante in cui Longanesi l ' obbliga ad ogni passo a rimirarsi , denunziano la pochezza e la fralezza della borghesia italiana , che , come Mussolini suo naturale interprete e rappresentante , vede in ogni critica un atteggiamento di ostilità . « Lo hanno riprodotto sull ' " Avanti ! " » , dissero certi industriali lombardi , quando Leo ebbe pubblicato il suo terzo libro : Il destino ha cambiato cavallo , con lo stesso accento di sgomento con cui vent ' anni fa si diceva di un autore : « La " Pravda " ha parlato bene di un suo racconto ! » . E un signore si scusò di averlo frequentato , con queste parole : « Credevamo che fosse un amico e che servisse la "causa"...» . Pur con tutta la sua intelligenza , che di rado gli consente di sbagliare un pronostico , Longanesi non si aspettava quella reazione e , di ritorno da Parigi , lo trovai avvilito e mortificato , a rigirarsi in mano le lettere di protesta giuntegli da ogni parte nel covo di via Borghetto , sede della sua casa editrice . « Be ' ? » , dissi . « Non lo prevedevi ? » « Io no ! » « Ma come ! ? Tu denunzi i difetti della borghesia italiana , eppoi ti arrabbi perché la borghesia italiana mostra di avere effettivamente i difetti che tu hai denunziato ! » Longanesi mi fissò un attimo . « Cosa c ' entra ? » , proruppe poi . « Anche di te dico solitamente che sei un cretino . Ma quando poi fai il cretino davvero ... e ti succede spesso ... mi arrabbio . Perché cosa ci sto a fare , io , se non a impedirti di essere cretino dicendoti che lo sei ? » Longanesi « serve la causa » a modo suo , sparando addosso ai suoi compagni di trincea ogni volta che questi accennano a sporgere pericolosamente la testa oltre i sacchetti di rena che li proteggono . Lo fa da vent ' anni , infaticabilmente , rischiando un processo per tradimento a ogni schioppettata che tira , giurandosi che non lo farà più « per questo branco d ' imbecilli che non ne valgono la pena » , e ricominciando l ' indomani al tavolo del caffè , in trattoria , con la penna e la matita , dietro la sua scrivania di editore , denigrando tutto ciò che ama , ammirando tutto ciò che detesta , contraddicendosi ogni cinque minuti e riuscendo ad aver sempre ragione . Eccolo lì , nel suo pittoresco disordine di via Borghetto . Sta studiando la copertina per un libro tedesco , di cui ha acquistato i diritti . « Un capolavoro ! » , mi assicura . « Un tale capolavoro che , quando penso che poi andrà a finire in mano ai lettori italiani , quasi quasi mi vien voglia di rinunziare alla pubblicazione ! » Non gli chiedo di cosa tratta per non metterlo in imbarazzo : Leo quel « capolavoro » non lo ha letto , anche perché non sa il tedesco ; ne ha soltanto guardato la rilegatura , la stampa e le illustrazioni . Di altro non ha bisogno , questo curioso mago che di tutti gli autori contemporanei ha un ' idea tanto più precisa quanto meno ne ha sfogliato le opere . « Bella , bella ! » , disse una volta a Moravia che gli portava una novella per il settimanale « Omnibus » di cui Leo era direttore . « Bellissima ! » « Come fai a dirlo » , fece Moravia , « se ancora non l ' hai letta ? » « Infatti , se l ' avessi letta , forse non lo direi ! » E , appena l ' autore fu uscito , mi gettò il manoscritto , senza guardarlo , con questo strano ordine : « Prendi il primo capoverso e portalo in fondo al racconto . E al suo posto metti l ' ultimo » . Furibondo , Moravia , quando vide stampata la sua novella a quel modo , irruppe in redazione armato di un randello , e ne seguì una rissa . Ma aveva torto perché , così invertita , la narrazione era una delle sue più belle . « I tuoi racconti » , gridava Longanesi , « sono come quelle buone stoffe inglesi il cui rovescio vale più del dritto ! » E mai di Moravia era stata detta una cosa più giusta e in fondo più lusinghiera . Ora , per fare la copertina di quel libro che non conosce e che sarà , come al solito , geniale e pertinente , Leo non ha , sull ' ingombro tavolo della scrivania , che un mozzicone di matita , una vecchia lama da barba per temperarlo , una gomma consunta , un vasetto di colla da calzolaio e un paio di forbici arrugginite . È curioso vedere colui che è uno dei tre o quattro più grandi editori italiani , impegnato in questa modesta bisogna d ' artigiano , vivente antitesi della ministeriale impersonalità di cui amano circondarsi i suoi rivali con i loro uffici razionali , le loro piramidali gerarchie , gli eserciti di segretari e dattilografe . Quella di Longanesi , anche se un giorno egli arriverà a schiacciare la concorrenza e a monopolizzare il mercato , non sarà mai niente di più che , la « bottega » di un « maestro » artigiano incapace di staccarsi dal proprio lavoro manuale per spaziare sui vasti orizzonti della grande impresa industriale . Perché il sogno di Leo è un mondo di « cose fatte in casa » , come le fettuccine che sua madre gli prepara quando , tre o quattro volte l ' anno , torna a Imola , che è in fondo la vera Italia come lui la concepisce , in Milano non vedendone , con i suoi grattacieli , con la sua sete di « moderno » , con le sue industrie senza materie prime , che una paradossale caricatura , contro cui egli è in guerra non da quando ha pubblicato Il destino ha cambiato cavallo , come credono i suoi nemici attuali , che lo accusano di tradimento , ma da sempre , da molto prima che essi lo invitassero a pranzo ritenendolo servitore della causa . « Dammi un ' idea ! » , disse . « Che idea ? » « Un ' idea per la copertina ... » E che idea vuol da me quest ' uomo che d ' idee ne ha sempre date a tutti noi ? « Perché questo » , continua , « non è mica un libro pieno di caccole come quelli che scrivono i nostri autori ... C ' è qui dentro tutta l ' Austria , tutta Vienna ... Che città , Vienna , eh ? » « Quante volte ci sei stato ? » « Mai . Ma l ' altra sera al cinematografo ne ho visto le fogne nel Terzo uomo . Quelle son fogne , caro mio ! ... Una città che ha quelle fogne lì ... » E si mette a descrivermela nei suoi angoli barocchi , nei suoi palazzotti metternicchiani , nella asimmetria delle sue piazze , nella irrazionalità delle sue straducole . E io , che ci sono stato venti volte , non saprei rappresentarla con altrettanto icastica evidenza . « Insomma , questa idea me la dai o non me la dai ? ... Ecco , non ne hai , come al solito . Perché tu di idee non ne hai mai . Te ne rendi conto ? Tu sei uno degli uomini più poveri di idee che esistano al mondo . Passi per un grande giornalista perché viviamo in un Paese di disgraziati dove ci dividiamo le parti così : io grande editore , tu grande giornalista , quell ' altro grande siderurgico , quell ' altro ancora grande banchiere , eppoi ci teniamo tutti appoggiati l ' uno all ' altro , altrimenti queste grandezze rotolano per terra ... Ecco , vedi , per esempio : io giro questa chiavetta e si fa la luce . Succede ogni sera . Eppure , ogni sera mi sembra un miracolo ... Mi sembra un miracolo che ci sia qualcosa come l ' elettricità che funziona in Italia ... Io lo vedo dalla carta igienica ... Hai mai palpato fra le dita la carta igienica nazionale ? Ma è una carta che in un altro Paese nemmeno le scimmie ci si pulirebbero il sedere ... Insomma , non hai , tanto per cambiare , idee , e me ne occorre una ... Un ' idea ! » Ha lo stesso gesto di quando , nel 1936 , trovatosi , come direttore di « Omnibus » , di fronte alla notizia dell ' avvenuto ingresso di Badoglio in Addis Abeba , dopo avere per sette mesi pronosticato la sua imminente inevitabile sconfitta , cercava un ' ispirazione per darne sul suo giornale un annunzio che , senza dispiacere al Duce , si sottraesse alla retorica d ' obbligo , che sembrava inevitabile in quel momento . Era venuto a cercarla al bordello , luogo che egli preferiva per le sue meditazioni , come Toulouse - Lautrec lo preferiva per il suo pennello , e l ' impresa sembrava disperata . Finalmente la « trovata » gli venne . Si precipitò al ministero a fare incetta di tutti i telegrammi Reuter che avevano contrappuntato di immaginarie disfatte l ' avanzata delle nostre truppe , e li pubblicò uno di fila all ' altro : «8 novembre : Quarantamila italiani circondati a Macallè ... » ; «7 dicembre : L ' intera armata di De Bono in rotta verso l 'Asinara...»; «27 febbraio : Graziani in fuga con le sue camicie nere ... » . E a chiusura di questa iliade di guai , l ' annunzio di Badoglio : «9 maggio : Oggi , alla testa delle truppe vittoriose , sono entrato in Addis Abeba ... » . Così Longanesi riuscì a commemorare l ' avvenimento senza retorica con uno sberleffo agl ' inglesi per risparmiarsi un ' esaltazione di Mussolini , e assicurò al suo pericolante giornale altri sei mesi di vita . Nel temperare la matita con la sua vecchia lama da barba , si fa un taglio al polpastrello e se lo caccia in bocca per succhiarne il sangue che zampilla . « Signorina ! » , chiama . « Ma è possibile che non abbiamo , in tutto l ' ufficio , un temperalapis ? » « Lei mi ha detto di non comprarlo ! » , ribatte la ragazza . « Perché ? Quanto costa ? » « Cinquanta lire . » « Cinquanta lire un temperalapis ! ? ... Non lo voglio ! ... Anche perché non funziona ... Son sicuro che non funziona ! ... Non funziona nulla , in questo Paese ... Scriva al nostro corrispondente di Francoforte che ce ne mandi uno di là , tedesco . Anche se costa un milione ... » E a me : « Hai visto che temperalapis fanno i tedeschi ? Belli , con la maniglietta e il cappuccio da usare anche come custodia , e le lamette di ricambio ... Io , cosa sia la Germania , lo capisco dai temperalapis ... Pensa , se vinceva la guerra , avevamo tutti dei temperalapis così ... » . Invitati stasera ambedue dai nostri amici Gomez , mi domando con angoscia di che umore sarà Leo che , quando è in vena , monopolizza la conversazione e la tiene per ore sul filo dei più smaglianti paradossi ; ma , quando gli gira male , paralizza un salotto e lo raggela . Semisdraiato su un divano , con un bicchiere e una bottiglia di cognac che al termine della serata avrà scolato fino all ' ultima goccia , senza mostrare la minima alterazione , ascolta per un pezzo , cupo e imbronciato , il monologo di un conte che fa l ' antiquario , molto intelligente d ' altronde e abbastanza spregiudicato per piacere a Longanesi . Ma Leo sorveglia sua moglie Maria , che si è accaparrata anch ' essa una bottiglia di cognac , e ogni tanto l ' ammonisce avventandole una pedata negli stinchi : « Non bere , cretinal ... » . Ma Maria ci ride sopra e beve ugualmente . « Ecco » , dice Leo , « fa sempre così , e poi si sbronza . Deve far onore alle tradizioni di famiglia perché la sua nonna , a Bologna , la chiamavano " la petroliera " ed era l ' amante di Andrea Costa ... Disgraziata ! ... Non difendere la tua famiglia , altrimenti ... Guarda ... Attacco a parlare io e smetto fra due giorni ... Quel somaro di tuo padre ... » . Maria continua a ridere e a bere , sebbene « quel somaro » sia il pittore Spadini , e Leo ripiomba nel suo cupo malumore , mentre il conte riallaccia alla meglio il filo del discorso , che è un discorso serissimo sugli arredamenti delle vecchie case milanesi del Settecento : c ' è dentro gusto , cultura , intelligenza , competenza , e tutti lo ascoltiamo con interesse , quando la voce di Maria lo interrompe in tono lugubre : « Conte , le si vedono i polpacci ... » . Il conte resta un attimo interdetto , tutti siamo rimasti senza fiato , Leo si alza e con un eloquente : « Lo vedete ? » , va a strappare il bicchiere di mano a Maria . Il conte per fortuna è uomo abbastanza di spirito e risponde con gaia pertinenza . Ma Leo , ormai , è partito lancia in resta contro tutti : « Piantatela con questo gigione di Toscanini ... Non è che il Gondrand della musica ... » . « Il partito liberale italiano non è dominato dal pensiero di Benedetto Croce , ma soltanto dalle sue pecore ... » « Un idiota è un idiota , due idioti son due idioti , ma centomila idioti sono una forza storica ... » « Al posto dello stemma , sulla bandiera italiana , ci dovrebb ' essere una scritta : " Ho famiglia "...» Al momento di uscire , il conte invita Leo e me a pranzo per domani sera a casa sua . Poi noi due ci avviamo verso il centro seguendo il gruppo degli altri invitati che ci precede . Avanziamo in silenzio per dieci minuti , poi Leo si ferma di botto e mi fa : « Che noia ! » . « Che noia cosa ? » , chiedo io . « Tutto ! ... La vita che meniamo , la gente che frequentiamo , le mogli che abbiamo , il mestiere che facciamo ... » « E quale altro vorresti fare ? » Leo mi afferra il braccio , mi si stringe addosso e con voce sommessa e concitata : « Be ' , lo vuoi sapere ? » , dice . « Io vorrei essere un generale ... Un generale alto un metro e novanta , col monocolo , cattivissimo , e dirigere battaglie dalla mattina alla sera facendoci morire un sacco di gente , compresi i miei soldati . E se questi soldati , poi , fossero italiani , vorrei che ci morissero tutti , li spingerei sotto le cannonate a calci nel sedere ... » Si arresta di botto vedendo Maria , davanti a noi , aprire la borsetta , cavarne cento lire e consegnarle in elemosina a un mendicante . Si avventa su di lei , le strappa il portafogli di mano senza dir nulla , e torna verso di me . Poi , passando a sua volta davanti al medesimo mendicante , si fruga macchinalmente in tasca , ne estrae altre cento lire e a sua volta le consegna al disgraziato . « Come si chiama quel conte di poco fa ? » , mi chiede a un tratto . Glielo dico . « Accidenti ! » , fa lui . « Che bel nome ! ... È simpatico , anche ! ... Mi è caduto alla fine , quando ci ha invitato a pranzo , perché , francamente , se io portassi un nome e un titolo come il suo , la gente come te e come me in casa mia non la farei entrare nemmeno dalla porta di cucina . A degl ' intellettuali un aristocratico vero non dovrebbe offrire il pollo arrosto . Bastano gli avanzi ... » .