StampaQuotidiana ,
Un
giorno
,
forse
prossimamente
,
l
'
uomo
sarà
distrutto
.
Dalla
bomba
atomica
?
No
.
Da
qualche
virus
misterioso
,
dall
'
inquinamento
dell
'
acqua
o
dell
'
aria
?
No
.
Dagli
abitanti
di
qualche
altro
pianeta
cui
i
nostri
astronauti
avranno
pestato
la
coda
?
Neppure
.
Sarà
distrutto
dal
linguaggio
.
Questo
è
l
'
oracolo
sconcertante
che
il
più
recente
(
ma
non
certo
ultimo
)
dei
profeti
che
spuntano
di
tanto
in
tanto
nel
campo
della
filosofia
ci
ha
annunziato
.
È
il
francese
Michel
Foucault
,
nel
libro
Le
parole
e
le
cose
,
Archeologia
delle
scienze
umane
,
uscito
nel
1966
e
tradotto
nel
1967
dall
'
Editore
Rizzoli
di
Milano
.
La
tesi
fondamentale
del
libro
è
che
l
'
uomo
è
un
'
invenzione
recente
:
un
'
invenzione
,
si
badi
,
non
una
scoperta
.
Un
'
invenzione
che
è
stata
resa
possibile
,
ai
principi
del
secolo
XIX
,
dal
venir
meno
del
concetto
di
linguaggio
sul
quale
il
pensiero
classico
era
imperniato
.
Secondo
questo
concetto
,
il
linguaggio
non
è
che
la
rappresentazione
delle
cose
.
Le
cose
hanno
un
ordine
fisso
,
necessario
,
immutabile
;
quest
'
ordine
si
riflette
nel
pensiero
dell
'
uomo
,
che
perciò
non
è
altro
che
la
rappresentazione
di
quell
'
ordine
ed
è
espresso
dal
discorso
.
Il
discorso
,
quindi
anche
il
pensiero
,
è
la
trasparenza
,
l
'
evidenza
,
la
manifestazione
o
rappresentazione
dell
'
ordine
delle
cose
.
L
'
uomo
,
in
questa
situazione
,
non
ha
nessuno
spessore
,
nessuna
opacità
,
non
fa
che
lasciar
trasparire
le
cose
come
sono
,
non
fa
che
rappresentarle
.
Trova
posto
,
indubbiamente
,
nell
'
ordine
totale
ed
ha
una
funzione
definita
in
quest
'
ordine
,
e
così
per
esempio
lo
si
caratterizza
come
«
bipede
implume
»
o
«
animale
ragionevole
»
.
Ma
non
ha
funzione
predominante
;
non
è
l
'
oggetto
più
difficile
a
conoscersi
(
come
ora
crediamo
)
,
non
è
il
soggetto
sovrano
di
ogni
conoscenza
possibile
(
come
credono
i
filosofi
)
:
è
semplicemente
discorso
cioè
quadro
esatto
delle
cose
:
raccolta
delle
verità
,
descrizione
della
natura
,
corpo
di
conoscenze
,
dizionario
enciclopedico
.
Non
era
possibile
in
questa
condizione
,
afferma
Foucault
,
che
«
Si
ergesse
,
al
limite
del
mondo
,
la
strana
statura
di
un
essere
la
cui
natura
(
quella
che
lo
determina
,
lo
ha
in
potere
e
lo
traversa
dal
fondo
dei
tempi
)
sarebbe
di
conoscere
la
natura
e
quindi
se
stesso
in
quanto
essere
naturale
»
.
L
'
uomo
come
tale
è
stato
inventato
quando
è
stato
ritenuto
non
più
trasparente
alla
realtà
delle
cose
,
quadro
o
specchio
di
esse
,
ma
opaco
,
resistente
,
impenetrabile
:
cioè
quando
fu
ritenuto
finito
,
limitato
nelle
sue
capacità
,
e
su
questa
finitudine
si
impiantò
l
'
intero
universo
del
sapere
.
L
'
uomo
è
l
'
individuo
che
vive
,
parla
e
lavora
secondo
le
leggi
della
biologia
,
della
filologia
e
dell
'
economia
;
e
in
queste
leggi
trova
i
limiti
e
le
possibilità
positive
della
sua
azione
.
Ma
è
nello
stesso
tempo
capace
di
conoscere
queste
leggi
,
di
portarle
alla
luce
e
di
costruire
così
quelle
«
scienze
umane
»
che
erano
sconosciute
al
pensiero
classico
.
Queste
scienze
sono
sorte
dunque
sullo
sfondo
della
finitudine
dell
'
uomo
:
quando
l
'
uomo
si
è
riconosciuto
imprigionato
,
senza
liberazione
possibile
,
nel
suo
corpo
,
nel
suo
linguaggio
,
nei
suoi
bisogni
.
Da
questo
riconoscimento
sono
nate
le
conquiste
positive
delle
scienze
umane
:
ma
è
nato
pure
l
'
enigma
dell
'
uomo
,
l
'
enigma
insolubile
.
L
'
uomo
non
si
identifica
con
la
vita
,
che
continuamente
gli
sfugge
e
gli
prescrive
la
morte
.
Non
si
identifica
con
il
suo
lavoro
che
gli
sfugge
non
solo
quando
è
già
finito
,
ma
spesso
quando
non
è
ancora
iniziato
.
Non
si
identifica
con
il
linguaggio
che
trova
già
dato
e
articolato
nelle
sue
leggi
prima
di
sé
.
L
'
uomo
è
l
'
impensato
o
piuttosto
l
'
impensabile
.
Appena
nato
,
è
maturo
per
scomparire
.
«
L
'
uomo
è
una
corda
tesa
tra
le
bestie
e
il
super
-
uomo
,
una
corda
sull
'
abisso
»
,
aveva
detto
Nietzsche
.
E
il
pensiero
che
l
'
uomo
non
abbia
una
natura
determinata
che
si
tratti
solo
di
scoprire
e
che
,
una
volta
scoperta
,
lo
illumini
su
tutto
ciò
che
può
essere
e
fare
domina
la
cultura
contemporanea
e
l
'
avvia
verso
le
più
disparate
forme
di
indagine
.
L
'
opera
di
Foucault
è
sostanzialmente
una
ripresentazione
eloquente
di
questa
tesi
;
ma
è
,
in
più
,
l
'
annuncio
profetico
dì
un
'
epoca
nuova
in
cui
l
'
uomo
non
ci
sarà
e
ci
sarà
invece
...
che
cosa
?
Non
si
sa
nulla
.
Come
ogni
profeta
,
Foucault
adopera
un
linguaggio
suggestivo
e
oscuro
e
si
serve
di
allusioni
più
che
di
concetti
.
La
bella
chiarezza
«
cartesiana
»
(
ma
che
in
realtà
risale
a
Montaigne
)
che
è
stata
per
tanto
tempo
il
privilegio
della
filosofia
francese
la
si
cercherebbe
invano
nella
sua
opera
.
Le
sue
prove
storiche
sono
desunte
di
preferenza
non
da
filosofi
,
ma
da
letterati
,
scienziati
,
economisti
e
poeti
.
Foucault
dichiara
che
solo
quelli
che
non
sanno
leggere
si
meraviglieranno
,
che
ha
appreso
a
porsi
le
domande
decisive
da
Cuvier
,
da
Bopp
,
da
Ricardo
più
che
da
Kant
o
da
Hegel
.
Tuttavia
,
la
fonte
principale
del
suo
pensiero
è
l
'
ultimo
Heidegger
,
che
egli
non
cita
neppure
in
un
punto
.
Qual
è
infatti
,
per
lui
,
il
segno
indiscutibile
della
prossima
fine
dell
'
uomo
?
La
concezione
del
linguaggio
come
manifestazione
dell
'
essere
.
Il
linguaggio
non
è
lo
strumento
che
l
'
uomo
ha
creato
per
orientarsi
tra
le
cose
,
dominarle
e
servirsene
,
per
comunicare
con
gli
altri
uomini
ed
esprimere
se
stesso
.
È
una
creazione
dell
'
Essere
.
Ma
che
cos
'
è
l
'
Essere
?
È
Dio
?
È
il
Mondo
?
È
qualcosa
di
mezzo
tra
Dio
e
il
Mondo
,
un
Assoluto
,
una
Natura
infinita
?
Heidegger
si
rifiuta
di
rispondere
a
queste
domande
;
e
così
fa
Foucault
.
Se
si
domanda
:
chi
parla
?
,
la
risposta
di
Heidegger
e
di
Foucault
è
ancora
la
stessa
:
è
la
Parola
che
parla
,
è
il
linguaggio
che
pone
o
crea
il
suo
essere
.
In
parole
povere
,
un
certo
nonsoché
crea
un
altro
nonsoché
,
che
è
la
stessa
cosa
oppure
una
cosa
diversa
,
in
qualche
modo
o
forma
che
è
a
sua
volta
un
nonsoché
.
Non
si
può
dire
che
questi
profeti
si
compromettano
troppo
.
Si
compromettono
invece
nel
porre
un
crudo
dilemma
:
o
esiste
l
'
uomo
o
esiste
il
linguaggio
.
Se
esiste
l
'
uomo
,
è
l
'
uomo
che
dispone
se
stesso
e
in
qualche
misura
forgia
o
modifica
il
suo
destino
,
costruisce
la
sua
storia
,
facendo
faticosamente
le
sue
scelte
e
subendo
la
responsabilità
dei
suoi
errori
.
Se
esiste
il
linguaggio
,
è
l
'
essere
del
linguaggio
che
fa
tutto
e
l
'
uomo
non
fa
nulla
perché
non
esiste
.
Fra
i
due
corni
del
dilemma
,
Foucault
(
come
Heidegger
)
non
esita
.
Il
linguaggio
sta
ammazzando
l
'
uomo
perché
sta
tornando
alla
sua
unità
,
ritirandosi
dalla
frammentarietà
in
cui
l
'
invenzione
dell
'
uomo
l
'
aveva
ridotto
.
L
'
uomo
«
ha
composto
la
propria
figura
fra
gli
interstizi
di
un
linguaggio
frantumato
»
.
Ricomparso
il
linguaggio
«
l
'
uomo
tornerà
all
'
inesistenza
serena
in
cui
l
'
unità
imperiosa
del
discorso
l
'
aveva
un
tempo
trattenuto
»
.
E
che
cosa
farà
nel
frattempo
questa
figura
provvisoria
,
questa
parvenza
grottesca
che
ancora
combatte
senza
sapere
che
è
morto
?
Non
farà
rigorosamente
nulla
.
Lascerà
(
come
dice
Heidegger
)
che
l
'
Essere
sia
,
si
abbandonerà
alle
cose
e
agli
eventi
con
tranquilla
rassegnazione
,
in
attesa
.
O
,
in
parole
povere
,
lascerà
che
accada
quel
che
deve
accadere
:
que
serà
serà
.
Foucault
si
domanda
se
non
si
deve
presagire
la
nascita
o
la
prima
aurora
di
un
giorno
in
cui
il
pensiero
,
che
parla
da
millenni
senza
sapere
quel
che
significa
parlare
e
senza
accorgersi
di
parlare
,
«
si
ricupererà
nella
sua
integrità
e
acquisterà
nuova
luce
nel
fulgore
dell
'
essere
»
.
Ma
dichiara
di
non
saper
rispondere
a
questa
domanda
e
di
non
.
saper
neppure
se
troverà
un
giorno
ragioni
per
determinarsi
a
rispondere
.
Per
ora
,
trova
confortante
pensare
che
l
'
uomo
è
solo
un
'
invenzione
recente
,
una
figura
che
non
ha
nemmeno
due
secoli
,
una
semplice
piega
del
nostro
sapere
e
che
sparirà
quando
questo
sapere
avrà
trovato
una
nuova
forma
.
Ma
altri
forse
troveranno
più
confortante
pensare
che
l
'
uomo
,
nonostante
tutti
i
cambiamenti
di
un
sapere
che
rimane
suo
cioè
umano
,
potrà
sopravvivere
,
proprio
in
virtù
di
questo
sapere
,
nella
sua
libertà
e
dignità
,
nella
sua
solidarietà
con
gli
altri
uomini
e
nella
sua
capacità
di
comprendere
e
di
amare
.