StampaQuotidiana ,
Comprendere
e
perdonare
sono
termini
diventati
,
in
certi
campi
della
cultura
contemporanea
,
quasi
sinonimi
.
Non
sembra
possibile
che
si
riesca
a
comprendere
un
essere
umano
senza
perdonare
i
suoi
errori
e
le
sue
colpe
;
e
che
la
condanna
degli
aspetti
nocivi
e
ripugnanti
della
sua
condotta
mantenga
la
sua
severità
quando
si
sia
scavato
abbastanza
a
fondo
negli
aspetti
più
intimi
della
sua
vita
.
Tutte
le
discipline
antropologiche
hanno
oggi
portato
contributi
importanti
al
chiarimento
delle
motivazioni
che
spiegano
la
condotta
dell
'
uomo
cioè
delle
condizioni
o
delle
forze
che
la
provocano
:
l
'
ambiente
,
l
'
eredità
,
le
circostanze
,
il
carattere
ecc.
Ma
al
di
là
di
queste
motivazioni
,
la
comprensione
si
presenta
come
un
'
esigenza
ancora
più
intima
e
radicale
.
Non
si
tratta
soltanto
di
spiegare
tale
condotta
come
un
qualsiasi
fatto
oggettivo
o
naturale
:
si
tratta
di
avvicinarsi
all
'
uomo
stesso
,
a
qualsiasi
uomo
,
quale
che
sia
la
natura
morale
del
suo
comportamento
,
con
simpatia
se
non
con
amore
;
di
vivere
in
qualche
modo
con
lui
la
sua
vita
o
almeno
di
parteciparne
il
dinamismo
;
di
cogliere
questa
vita
al
modo
in
cui
egli
stesso
la
coglie
nell
'
intimità
del
suo
essere
e
riuscire
a
vederla
come
egli
stesso
la
vede
.
Ma
se
questo
tentativo
riesce
anche
parzialmente
,
non
è
possibile
o
almeno
è
difficile
conservare
nei
confronti
della
persona
così
intimamente
penetrata
un
atteggiamento
di
riprovazione
e
di
condanna
.
L
'
unico
atteggiamento
possibile
per
le
manifestazioni
di
essa
che
appaiono
ostili
o
maligne
nei
confronti
degli
altri
esseri
umani
,
è
quello
del
perdono
.
Queste
idee
o
idee
simili
a
queste
circolano
in
molti
campi
della
cultura
contemporanea
;
ed
anche
nel
campo
dei
giuristi
i
quali
spesso
parlano
della
necessità
di
comprendere
la
personalità
del
delinquente
,
di
adeguare
a
questa
comprensione
le
pene
che
la
legge
deve
stabilire
:
e
di
trasformare
tali
pene
da
elementi
di
punizione
o
di
mortificazione
in
elementi
di
recupero
o
,
come
si
dice
con
parola
solenne
,
di
redenzione
del
delinquente
stesso
.
Se
si
spingono
al
limite
queste
considerazioni
il
delinquente
può
essere
considerato
come
un
malato
da
curare
,
non
come
un
essere
ostile
contro
il
quale
la
società
ha
il
diritto
di
erigere
la
sua
barriera
.
Tutto
ciò
ha
spesso
il
felice
risultato
di
fondare
e
promuovere
la
convinzione
che
le
pene
comminate
a
qualsiasi
titolo
a
coloro
che
hanno
infranto
la
legge
non
devono
distruggere
la
loro
dignità
di
esseri
umani
né
rendere
impossibile
il
recupero
del
loro
rispetto
verso
se
stessi
e
del
rispetto
degli
altri
verso
di
loro
.
Non
devono
,
in
altri
termini
,
ridurli
a
bestie
o
a
cose
di
cui
si
può
fare
ciò
che
si
vuole
.
Le
considerazioni
che
seguono
non
intendono
indebolire
questa
convinzione
o
limitarne
la
validità
,
ma
soltanto
discutere
la
connessione
di
cui
si
è
parlato
tra
comprendere
e
perdonare
.
Alla
base
di
questa
connessione
c
'
è
una
precisa
filosofia
del
comprendere
.
Comprendere
una
persona
significa
,
secondo
questa
filosofia
,
non
solo
mettersi
al
posto
di
tale
persona
ma
coincidere
con
essa
,
partecipare
alla
sua
vita
e
soprattutto
alle
sue
emozioni
come
se
fossero
la
nostra
vita
e
le
nostre
emozioni
.
Identificarsi
con
l
'
altra
persona
è
allora
il
compito
del
comprendere
.
Ma
per
l
'
appunto
questa
identità
rende
impossibile
il
giudizio
e
la
condanna
.
Non
posso
condannare
e
neppur
giudicare
una
vita
o
un
comportamento
di
cui
io
riesca
a
partecipare
intimamente
,
con
cui
io
riesco
a
identificarmi
.
I
fatti
ci
dicono
,
certo
,
che
un
uomo
riesce
a
giudicare
e
condannare
anche
se
stesso
o
almeno
certe
manifestazioni
della
sua
vita
.
Ma
non
è
questo
possibile
proprio
perché
egli
non
riesce
a
identificarsi
(
a
vedere
il
vero
«
se
stesso
»
)
nelle
manifestazioni
che
giudica
e
condanna
?
Quando
l
'
uomo
comprende
veramente
se
stesso
o
l
'
altro
,
non
può
giudicare
o
condannare
se
stesso
o
l
'
altro
perché
manca
la
distanza
o
l
'
estraneità
che
rende
possibile
il
giudizio
o
la
condanna
.
Sicché
il
problema
si
riduce
a
questo
:
comprendere
qualcosa
significa
identificarsi
con
essa
?
Ora
,
posto
in
questi
termini
,
il
problema
esige
risposta
negativa
.
Le
ricerche
di
Max
Scheler
sulla
natura
della
simpatia
,
che
è
comprensione
emotiva
,
hanno
mostrato
come
tale
comprensione
non
esige
identità
,
ma
diversità
.
Due
persone
che
hanno
lo
stesso
mal
di
denti
o
partecipano
ad
un
eguale
dolore
non
perciò
si
comprendono
,
per
quanto
i
loro
stati
siano
identici
:
come
non
si
comprendono
quelle
trasportate
da
un
contagio
emotivo
,
per
esempio
da
un
sentimento
di
panico
o
da
uno
scoppio
di
risa
.
Invece
la
pietà
,
che
è
autentica
comprensione
emotiva
,
non
consiste
nel
provare
lo
stesso
dolore
dell
'
altro
o
vivere
nella
sua
stessa
situazione
ma
assumere
un
atteggiamento
emotivo
cui
quel
dolore
o
quella
situazione
è
presente
pur
nella
sua
diversità
.
Giustamente
Scheler
osservava
che
la
condanna
che
alcuni
filosofi
(
come
Spinoza
e
Nietzsche
)
hanno
pronunciato
sulla
pietà
,
che
moltiplicherebbe
senza
scopo
il
dolore
,
deriva
dal
falso
concetto
della
pietà
come
identità
nel
dolore
mentre
essa
è
un
'
emozione
a
parte
,
che
è
stimolata
dall
'
altrui
dolore
ma
non
si
identifica
con
esso
.
Ma
la
comprensione
non
è
soltanto
un
fatto
emotivo
.
In
generale
,
comprendere
una
persona
è
cosa
che
permette
di
rispondere
a
domande
come
questa
:
«
Come
ha
potuto
quella
persona
compiere
quell
'
azione
?
»
.
Ora
la
risposta
a
questa
domanda
consiste
nel
determinare
le
condizioni
che
hanno
resa
possibile
l
'
azione
in
esame
:
nel
determinare
cioè
le
forme
concrete
,
particolari
della
possibilità
dell
'
azione
.
La
persona
ha
potuto
compiere
quell
'
azione
perché
nella
situazione
in
cui
si
è
trovata
le
sue
scelte
si
sono
orientate
in
un
modo
anziché
in
un
altro
;
e
si
sono
orientate
così
per
altre
circostanze
o
condizioni
di
cui
si
possono
chiarire
i
caratteri
.
Ma
a
questo
livello
di
generalità
il
comprendere
non
è
neppure
un
'
operazione
che
concerne
soltanto
gli
uomini
come
tali
.
Si
comprende
un
teorema
di
matematica
,
una
teoria
fisica
,
un
concetto
qualsiasi
quando
si
afferra
la
possibilità
dì
queste
cose
;
la
connessione
del
teorema
con
gli
altri
teoremi
,
il
problema
cui
la
teoria
fisica
risponde
,
la
funzione
di
descrizione
o
di
previsione
cui
un
concetto
è
chiamato
in
un
certo
campo
del
sapere
.
E
in
tutti
questi
casi
comprendere
non
significa
affatto
identificarsi
con
ciò
che
si
comprende
o
coincidere
con
esso
.
È
un
'
operazione
o
una
serie
di
operazioni
che
lasciano
integra
la
diversità
tra
chi
comprende
e
l
'
oggetto
del
comprendere
e
consistono
nel
chiarire
le
condizioni
che
rendono
possibile
quest
'
oggetto
.
Ora
se
è
così
,
comprendere
non
significa
,
per
ciò
che
riguarda
gli
uomini
,
necessariamente
perdonare
.
Può
anzi
condurre
a
una
condanna
più
grave
o
più
radicale
:
come
accade
quando
la
messa
in
luce
dei
modi
in
cui
un
'
azione
è
stata
effettuata
e
dei
moventi
che
l
'
hanno
suggerita
suscita
ripugnanza
,
orrore
o
raccapriccio
,
e
rafforza
la
convinzione
che
contro
quelle
forme
d
'
azione
la
società
deve
essere
energicamente
difesa
.
È
ben
certo
che
non
si
può
giudicare
un
uomo
senza
comprenderlo
,
perché
la
comprensione
è
la
condizione
indispensabile
affinché
quel
giudizio
non
decada
da
un
misurato
atto
di
ragione
a
una
reazione
incontrollata
e
brutale
.
La
comprensione
è
la
base
,
l
'
unica
base
possibile
,
di
ogni
equo
giudizio
che
l
'
uomo
può
dare
di
se
stesso
e
degli
altri
.
Ma
con
ciò
ancora
nulla
è
detto
circa
la
natura
di
questo
giudizio
,
che
può
essere
di
condanna
o
di
assoluzione
,
di
simpatia
o
di
ripugnanza
,
a
seconda
dei
casi
:
ma
non
può
essere
eliminato
o
reso
nullo
da
un
abbraccio
universale
che
includa
indiscriminatamente
il
tiranno
ed
il
martire
,
l
'
assassino
e
la
vittima
.
L
'
uguaglianza
degli
uomini
,
che
è
il
postulato
fondamentale
della
nostra
morale
e
dei
nostri
ordinamenti
giuridici
,
esige
che
ogni
uomo
sia
compreso
prima
di
venire
giudicato
.
Ma
gli
uomini
sono
diversi
perché
effettuano
scelte
diverse
,
talora
anche
nelle
identiche
circostanze
,
nel
corso
della
loro
vita
.
È
questa
diversità
che
,
per
comprenderli
,
bisogna
afferrare
e
mettere
in
luce
.
Si
può
certo
assumere
come
ideale
la
volontà
di
perdonare
a
tutti
e
a
ogni
costo
;
ma
si
può
far
questo
non
in
base
al
comprendere
,
che
diversifica
e
discrimina
,
ma
perché
si
prescinde
completamente
da
esso
.