StampaQuotidiana ,
In
un
capitolo
del
Principe
,
Niccolò
Machiavelli
,
dopo
aver
riportato
l
'
opinione
diffusa
che
tutte
le
cose
del
mondo
siano
governate
dalla
fortuna
sicché
l
'
uomo
non
possa
apportarvi
né
correzione
né
rimedio
,
dichiara
che
,
per
suo
conto
,
è
stato
incline
a
questa
opinione
e
che
solo
per
non
negare
completamente
la
libertà
umana
è
giunto
a
concludere
che
la
fortuna
è
arbitra
della
metà
delle
azioni
umane
e
che
essa
lascia
governare
agli
uomini
l
'
altra
metà
o
pressappoco
.
Anche
oggi
,
forse
,
come
ai
tempi
di
Machiavelli
,
molti
inclinano
a
credere
che
la
fortuna
è
l
'
arbitra
esclusiva
delle
vicende
umane
.
La
variabilità
di
queste
vicende
,
la
rapidità
delle
trasformazioni
sociali
e
politiche
,
l
'
instabilità
delle
istituzioni
e
dei
costumi
,
l
'
incertezza
del
destino
personale
di
ciascun
individuo
non
sono
certo
diminuite
dai
tempi
di
Machiavelli
ed
anzi
appaiono
oggi
ancora
più
radicali
.
La
parte
della
fortuna
nelle
faccende
dell
'
uomo
sembra
maggiore
del
cinquanta
per
cento
che
Machiavelli
voleva
attribuirle
.
La
grandezza
,
la
decadenza
e
la
fine
delle
civiltà
,
dei
popoli
e
degli
Stati
,
la
miseria
e
il
benessere
delle
popolazioni
,
la
riuscita
o
l
'
insuccesso
degli
individui
,
la
loro
nascita
e
morte
,
le
loro
vicende
significative
o
banali
,
sembrano
in
larga
misura
dovute
a
quel
fattore
ignoto
,
talora
benevolo
tal
altra
maligno
,
ma
sempre
minaccioso
o
sconcertante
,
perché
su
di
esso
non
si
può
fare
affidamento
,
che
diciamo
«
fortuna
»
.
Certo
,
degli
eventi
che
si
attribuiscono
alla
fortuna
si
possono
cercare
e
trovare
le
«
cause
»
.
La
fortuna
,
come
il
suo
stretto
parente
,
il
caso
,
non
significa
assenza
di
causalità
.
I
filosofi
,
da
Aristotele
in
poi
,
sono
stati
concordi
su
questo
punto
.
Un
uomo
esce
di
casa
a
una
certa
ora
;
questo
è
un
fatto
che
ha
le
sue
cause
cioè
la
sua
motivazione
:
egli
deve
recarsi
al
lavoro
o
a
un
appuntamento
o
ha
un
altro
motivo
qualsiasi
per
uscire
.
Una
tegola
cade
da
un
tetto
;
questo
fatto
ha
le
sue
cause
:
l
'
azione
del
vento
o
delle
intemperie
e
la
forza
di
gravità
.
Ma
l
'
incontro
di
questi
due
fatti
,
che
accade
quando
la
tegola
cade
in
testa
a
quell
'
uomo
,
non
è
prevedibile
né
in
base
alla
prima
,
né
in
base
alla
seconda
delle
serie
causali
che
lo
provocano
:
perciò
si
dice
che
è
dovuto
al
«
caso
»
e
che
l
'
uomo
è
stato
«
sfortunato
»
a
passare
di
li
in
quel
momento
.
Analogamente
il
movimento
della
roulette
che
fa
fermare
la
pallina
su
un
certo
numero
è
dovuto
alle
leggi
meccaniche
,
mentre
alla
preferenza
del
giocatore
ò
dovuta
la
puntata
che
egli
fa
su
quel
numero
;
ma
l
'
incontro
delle
due
causalità
costituisce
la
«
fortuna
»
del
giocatore
stesso
.
L
'
imprevedibilità
sembra
costituire
il
carattere
proprio
di
questi
incontri
casuali
,
fortunati
o
sfortunati
che
siano
,
tra
diverse
serie
di
eventi
.
I
due
eventi
che
si
incontrano
sono
,
ciascuno
per
suo
conto
,
prevedibili
cioè
spiegabili
in
base
alle
cause
o
ai
motivi
che
li
determinano
;
ma
non
è
prevedibile
il
loro
incontro
perché
non
si
verifica
con
frequenza
sufficiente
a
stabilire
un
'
uniformità
di
accadimento
.
Ora
tale
imprevedibilità
può
essere
interpretata
in
due
modi
diversi
:
può
,
in
primo
luogo
,
essere
considerata
come
un
semplice
frutto
dell
'
ignoranza
in
cui
l
'
uomo
si
trova
di
fronte
a
molti
dei
fattori
che
agiscono
nel
mondo
;
e
in
secondo
luogo
può
essere
considerata
come
una
indeterminazione
reale
,
inerente
al
fatto
che
le
maglie
della
rete
causale
sono
troppo
larghe
e
non
arrivano
a
stringere
o
a
contenere
tutti
i
fenomeni
sicché
un
certo
numero
di
essi
sfugge
alla
rete
e
si
comporta
come
vuole
.
La
differenza
tra
queste
due
interpretazioni
non
è
puramente
accademica
.
Secondo
la
prima
,
l
'
azione
del
caso
(
o
della
fortuna
,
la
quale
non
è
che
l
'
azione
del
caso
nelle
faccende
umane
)
può
essere
ridotta
e
,
al
limite
,
eliminata
mediante
la
riduzione
o
l
'
eliminazione
dell
'
ignoranza
e
l
'
estendersi
della
conoscenza
a
un
numero
sempre
maggiore
di
fattori
causali
.
Secondo
l
'
altra
,
il
caso
è
,
in
qualche
misura
,
ineliminabile
perché
è
un
'
imperfezione
reale
dell
'
ordine
oggettivo
,
e
si
annida
nelle
falle
della
stessa
connessione
causale
.
Tra
queste
due
interpretazioni
,
la
scienza
e
la
filosofia
contemporanea
propendono
per
la
seconda
.
La
considerazione
probabilistica
che
si
estende
oramai
a
tutte
le
branche
fondamentali
della
conoscenza
scientifica
,
dalla
fisica
atomica
alla
biologia
;
alla
psicologia
e
alla
sociologia
,
si
fonda
sul
presupposto
che
i
fatti
non
sono
determinabili
e
prevedibili
uno
per
uno
ma
soltanto
nei
loro
insiemi
,
nelle
loro
medie
statistiche
.
Le
maglie
della
catena
causale
,
di
cui
si
avvalgono
oggi
le
scienze
nella
spiegazione
e
nella
previsione
dei
fatti
,
sono
,
in
altri
termini
,
assai
larghe
:
ad
esse
sfugge
,
si
può
dire
,
ogni
fatto
che
sia
considerato
nella
sua
individualità
.
La
considerazione
probabilistica
,
come
considerazione
statistica
che
concerne
sempre
un
numero
di
fatti
abbastanza
grande
,
non
dice
nulla
sul
comportamento
di
un
fatto
singolo
.
Sappiamo
,
per
esempio
,
dall
'
andamento
delle
medie
statistiche
degli
anni
passati
,
il
numero
probabile
degli
individui
che
si
sposeranno
o
prenderanno
la
laurea
l
'
anno
venturo
;
ma
questa
conoscenza
non
ci
dice
affatto
che
il
signor
Tizio
l
'
anno
venturo
si
sposerà
o
il
signor
Caio
prenderà
la
laurea
.
Le
unità
individuali
che
entrano
a
comporre
le
medie
statistiche
che
costituiscono
l
'
uniformità
e
le
leggi
cioè
gli
oggetti
veri
e
propri
della
scienza
,
sfuggono
,
proprio
nella
loro
individualità
,
alle
uniformità
e
alle
leggi
:
praticamente
,
rimangono
i
soggetti
del
caso
.
Ciò
vale
per
un
singolo
elettrone
come
per
un
singolo
uomo
.
E
se
è
così
,
se
la
scienza
non
può
fare
a
meno
del
caso
,
il
vecchio
concetto
della
fortuna
che
domina
le
faccende
umane
non
è
solo
un
pregiudizio
da
ignoranti
.
La
consapevolezza
che
la
fortuna
gioca
una
parte
importante
è
profondamente
radicata
nella
società
contemporanea
.
Essa
assume
la
forma
di
quel
«
senso
d
'
insicurezza
»
che
spesso
viene
addotto
(
e
non
a
torto
)
come
un
contrassegno
specifico
della
società
contemporanea
;
o
di
quel
senso
del
rischio
che
viene
teorizzato
da
molte
filosofie
contemporanee
.
Ma
non
è
detto
che
tale
consapevolezza
debba
condurre
gli
uomini
soltanto
a
un
pessimismo
contemplativo
e
passivo
,
alla
rinunzia
ad
ogni
intervento
nel
corso
delle
cose
.
Il
lasciar
fare
,
l
'
abbandonarsi
alla
fortuna
,
è
un
atteggiamento
sempre
possibile
,
nonché
una
facile
tentazione
per
chiunque
;
ma
è
pure
possibile
,
e
certo
più
promettente
,
l
'
atteggiamento
opposto
di
chi
è
deciso
a
trar
partito
dalla
stessa
molteplicità
dei
casi
o
delle
occasioni
che
la
fortuna
può
offrire
.
Possiamo
limitarci
a
fare
contro
i
colpi
della
sorte
gli
scongiuri
di
rito
o
a
fidare
nell
'
oroscopo
quotidiano
che
i
giornali
ci
danno
,
anche
se
,
in
un
mondo
in
cui
gli
astri
sono
a
portata
di
missile
,
è
difficile
credere
ancora
che
siano
depositari
di
occulte
influenze
.
Ma
possiamo
anche
accettare
la
sfida
che
la
fortuna
ci
getta
e
rispondervi
con
le
armi
che
abbiamo
a
disposizione
.
Possiamo
prevedere
,
in
una
certa
misura
,
le
linee
di
tendenza
dei
fatti
e
prepararci
ad
affrontare
le
situazioni
future
per
correggere
quelle
tendenze
o
portarvi
rimedio
o
adeguarle
,
per
quanto
è
possibile
,
ai
nostri
umani
interessi
.
Il
bisogno
della
progettazione
,
così
profondamente
radicato
oggi
in
tutti
i
campi
dell
'
attività
umana
,
nasce
appunto
da
questo
atteggiamento
di
libera
reazione
alla
fortuna
e
da
una
ragionevole
fiducia
nei
mezzi
di
cui
la
ragione
umana
dispone
.
Certamente
,
qualsiasi
progettazione
può
non
riuscire
e
sul
suo
esito
finale
la
fortuna
dirà
la
sua
.
Ma
,
come
ancora
osservava
Machiavelli
,
essa
manifesta
la
sua
potenza
soprattutto
là
dove
non
c
'
è
«
ordinata
virtù
a
resisterle
»
;
ed
è
sempre
meno
rovinosa
quando
gli
uomini
hanno
pensato
per
tempo
a
elevare
contro
di
essa
argini
e
ripari
,
adeguati
.