StampaQuotidiana ,
La
Corte
Costituzionale
non
ha
deciso
la
questione
se
l
'
articolo
5
del
Concordato
,
nella
norma
per
cui
"
i
sacerdoti
apostati
o
irretiti
da
censura
non
potranno
essere
assunti
né
conservati
in
un
insegnamento
,
in
un
ufficio
od
in
un
impiego
,
nei
quali
siano
a
contatto
immediato
col
pubblico
"
,
resti
in
vigore
sotto
l
'
impero
della
Costituzione
repubblicana
.
La
Corte
ha
ritenuto
che
la
questione
non
le
fosse
stata
sottoposta
da
un
organo
giurisdizionale
,
e
quindi
non
fosse
suscettibile
di
esame
secondo
la
sua
legge
fondamentale
.
Non
dubito
dell
'
esattezza
dell
'
applicazione
di
questa
,
compiuta
dall
'
altissimo
organo
;
ma
credo
pure
non
sia
irriverente
pensare
che
i
membri
della
Corte
siano
stati
lieti
di
non
dover
emettere
una
decisione
che
,
quale
fosse
,
sarebbe
dispiaciuta
ad
una
notevole
parte
degl
'
italiani
.
Per
molti
cattolici
tutto
ciò
che
possa
apparire
scalfittura
del
Concordato
sembra
menomazione
di
una
posizione
faticosamente
raggiunta
,
e
che
occorre
ad
ogni
costo
conservare
intatta
.
Ad
ogni
spirito
liberale
ripugna
invece
l
'
idea
di
una
degradazione
civica
inflitta
per
una
crisi
di
coscienza
,
per
un
mutamento
di
convincimenti
per
la
perdita
della
fede
;
e
si
rende
conto
della
puerilità
della
giustificazione
,
che
il
prete
è
tale
avendo
assunto
liberamente
uno
stato
che
non
si
può
dismettere
;
quasi
che
la
libertà
dei
convincimenti
potesse
essere
compatibile
col
divieto
di
mutarli
,
quasi
il
diritto
dello
Stato
potesse
riconoscere
impegni
con
cui
165
f
Arturo
Carlo
,
jemolo
alcuno
promettesse
che
non
muterà
mai
d
'
idea
o
di
partito
,
quasi
infine
che
pure
i
granduchi
russi
e
gli
arciduchi
austriaci
non
potessero
rinunciare
e
divenire
comuni
cittadini
.
Il
giurista
sa
l
'
innegabile
contrasto
tra
l
'
art.
5
del
Concordato
e
le
norme
della
Costituzione
che
garantiscono
la
libertà
di
pensiero
,
bandiscono
ogni
discriminazione
su
motivi
religiosi
,
sul
terreno
giuridico
chi
difende
il
vigore
dell
'
art.
5
parla
di
un
ordine
pubblico
concordatario
che
prevale
sull
'
ordine
pubblico
della
Costituzione
;
tesi
ostica
a
chiunque
senta
poco
o
molto
lo
Stato
.
C
'
è
una
via
d
'
uscita
,
tra
l
'
attaccamento
di
molti
cattolici
ad
ogni
clausola
del
Concordato
ed
il
sentire
liberale
:
comune
anche
a
molti
altri
cattolici
,
che
amerebbero
più
il
Concordato
se
non
recasse
quell
'
articolo
(
di
cui
poi
i
prefetti
hanno
ampliato
la
portata
,
facendone
derivare
anche
una
ineleggibilità
a
consigliere
comunale
,
che
non
è
ufficio
che
ponga
a
contatto
immediato
col
pubblico
)
?
Crederei
di
sì
.
Trattati
internazionali
,
concordati
,
leggi
,
restano
cosa
viva
fino
a
che
abbiano
una
rispondenza
nella
coscienza
nazionale
Si
può
curarne
la
vitalità
,
vigilando
su
questa
rispondenza
e
modificandoli
man
mano
;
si
può
avere
il
culto
del
documento
o
,
più
spesso
,
la
pigrizia
,
la
paura
,
di
rimettere
le
mani
in
un
lavoro
non
facile
,
di
muovere
acque
stagnanti
.
Nel
secondo
caso
,
talora
il
buon
volere
delle
parti
supplisce
;
la
modifica
,
l
'
adattamento
segue
in
fatto
(
sarebbe
così
possibile
una
disapplicazione
dell
'
art.
5
,
che
seguisse
d
'
accordo
tra
autorità
statali
ed
autorità
ecclesiastiche
,
convinte
queste
che
meglio
vale
non
sia
applicata
una
norma
che
può
rendere
impopolari
i
Patti
Lateranensi
)
.
Ma
talora
nulla
si
fa
;
ed
il
documento
si
dissecca
,
il
suo
contenuto
appare
sempre
più
remoto
dal
sentire
comune
;
al
momento
della
prova
,
la
pergamena
va
in
briciole
(
la
vicenda
della
Triplice
Alleanza
)
.
Chi
scrive
è
un
superstite
separatista
,
convinto
che
ogni
legame
giuridico
tra
Chiesa
e
Stato
nuoccia
ad
entrambi
;
soffrì
alla
stipulazione
del
Concordato
,
anche
per
ciò
che
in
quel
momento
significava
.
Ma
sa
pure
che
questa
fede
separatista
siamo
ormai
in
ben
pochi
ad
averla
;
che
i
più
degl
'
italiani
sentono
pochissimo
il
problema
dei
rapporti
tra
Stato
e
Chiesa
,
meno
che
un
secondario
problema
economico
.
Non
ignora
che
una
denuncia
del
Concordato
turberebbe
moltissimi
;
quasi
certamente
si
accompagnerebbe
ad
una
ripresa
di
quell
'
anticlericalismo
becero
e
povero
d
'
idee
che
fioriva
agli
inizi
del
secolo
,
ed
il
cui
ricordo
gli
è
odioso
.
Mi
augurerei
quindi
che
il
Concordato
non
restasse
imbalsamato
,
subisse
man
mano
modifiche
ed
adattamenti
.
Il
primo
potrebbe
essere
l
'
abrogazione
di
quella
parte
dell
'
art.
5
e
la
rinuncia
dello
Stato
a
quei
controlli
nelle
nomine
di
vescovi
e
di
parroci
che
il
Concordato
gli
dà
e
che
non
credo
usi
.
Nell
'
Italia
del
1929
era
consono
allo
spirito
del
regime
non
ammettere
problemi
di
coscienza
,
punire
ogni
sorta
di
eresia
(
quelle
politiche
anzitutto
)
,
ed
anche
coltivare
l
'
ideale
napoleonico
,
i
vescovi
prefetti
in
sottana
.
Nel
1962
tutto
questo
è
distaccato
dalla
realtà
,
è
in
contrasto
col
sentire
dei
cittadini
e
dei
credenti
.
Sarebbe
un
reale
successo
di
un
governo
democristiano
varare
una
tale
modifica
del
Concordato
,
che
,
conchiusa
d
'
accordo
tra
i
due
poteri
,
andrebbe
approvata
con
legge
ordinaria
.
Amerei
vedere
questo
atto
:
che
ricevesse
le
sanzioni
di
Giovanni
XXIII
,
il
Pontefice
più
aperto
,
più
comprensivo
,
più
fiducioso
nell
'
espansione
che
può
avere
la
religione
su
terreno
democratico
,
in
paesi
liberi
,
nelle
conquiste
che
può
ivi
realizzare
,
e
di
Segni
,
cattolico
praticante
da
sempre
(
presidente
della
Unione
dei
giuristi
cattolici
)
,
e
sempre
antifascista
,
senza
compromissioni
.
Al
rammarico
dei
fascisti
che
vedrebbero
modificata
quella
che
resta
la
struttura
più
intatta
del
regime
,
e
della
sparuta
minoranza
di
cattolici
che
ancor
crede
nella
efficacia
benefica
del
braccio
secolare
,
farebbe
riscontro
il
consenso
dell
'
enorme
maggioranza
degl
'
italiani
.
Confido
che
dalle
due
parti
non
si
disattenda
questa
possibilità
di
rinvigorire
una
struttura
cui
entrambe
tengono
.