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Tra Cavour e De Gasperi ( Jemolo Arturo Carlo , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Come si giunse dalla opposizione netta , irreducibile , disposta ad utilizzare ogni strumento , anche a benedire eserciti stranieri che intervenissero a ristabilire il vecchio ordine , propria ai cattolici politici , a quelli che " sentivano col Papa " , negli anni dalla unificazione al primo decennio circa dopo la presa di Roma ; come si giunse da questo estremo al clima di alleanza del 1929 , alle visite dei papi al Quirinale ? Parlare di opera del tempo , non è rispondere . Sono gli uomini a far sì che il tempo porti dimenticanza , o mantenga inalterati , talvolta inasprisca i rancori . Il bruciore della Francia per la sconfitta del 1870-71 ed il desiderio di rivincita eran più vivi che mai dopo quarant ' anni ; in uno spazio di tempo di gran lunga minore l ' Austria aveva quasi perduto il ricordo delle sconfitte del 1859 e del 1866 . De Gaulle ha potuto fare accettare alla Francia un riavvicinamento fattivo alla Germania anche dopo gli orrori della seconda guerra mondiale . Il tempo è una parola ; gli uomini sono la realtà . I punti salienti di questa traiettoria che si svolge in un secolo circa sono evocati nella bella raccolta dei suoi articoli che Giovanni Spadolini ci dà col titolo Il Tevere più largo ( ed. Morano , 1967 ) , preceduta da una introduzione , la cui sintesi è questa : la Chiesa ha potuto accettare come un fatto provvidenziale la scomparsa del potere temporale ; si è operata una svolta per cui i cattolici hanno quasi riscoperto " quei valori della libertà religiosa , e del pluralismo democratico , che tutta la tradizione del Sillabo aveva condannato o svalutato o comunque offuscato " ; ma non si può parlare di conflitti eliminati per sempre . Superato un clericalismo di tipo reazionario " non manca talvolta di affacciarsi all ' orizzonte con burbanzoso cipiglio un nuovo clericalismo , di opposto segno nell ' apparenza , ma gravido di eguali pericoli nella sostanza ... che si muove nella linea strumentale e machiavellica dell ' articolo 7; che non escluderebbe di salvare domani il Concordato ... col concorso determinante del partito che fu di Togliatti " ; e la prefazione termina esaltando De Gasperi come quegli che meglio comprese il pericolo di questo nuovo clericalismo . I capisaldi della evoluzione che Spadolini evoca sono : la preoccupazione di Cavour di ricevere in punto di morte i sacramenti ; la corrispondenza , fattaci conoscere dal padre Pirri , tra Vittorio Emanuele II e Pio IX , da cui appare l ' opera moderatrice del re contro ogni intemperanza anticlericale dei ministri , il desiderio costante di non rompere con la Chiesa ; il Sillabo come conseguenza del 1859 , momento in cui la S . Sede perde la fiducia nella diplomazia e nelle soluzioni politiche , e si rende conto che la riconquista da operare è quella delle coscienze . Del pari il Concilio Vaticano e la proclamazione della infallibilità pontificia esprimono " la scissione della Chiesa dal mondo , in vista di contrapporre l ' assolutezza della fede alle sconfitte della storia " ; e dopo il 20 settembre Pio IX rifiuta di abbandonare Roma , comprendendo che una rinascita cattolica solo da qui sarebbe partita ; rinascita che trova come avversario non tanto gli Stati , quanto lo " spirito borghese " , cioè la fede del borghese in se stesso , nella sua ragione e nel suo equilibrio , del borghese " ai cui occhi l ' oro si santifica , il lavoro si riscatta , il commercio si purifica " . E pur senza dirlo , Spadolini pare contrapporre a questa visuale del borghese , quella del cattolico liberale , considerato in De Sanctis , per cui " il peso dei valori morali ha una importanza forse superiore a quella delle esperienze intellettuali ... la fermezza dell ' animo sembra più importante della vastità della cultura , che non si accompagni all ' integrità della coscienza " . Leone XIII rappresenta un rinnovato " imperialismo cattolico " col rafforzamento delle missioni , l ' allargamento dell ' attività diplomatica ; l ' appoggio a determinate forme della scienza e del pensiero moderni , e soprattutto l ' iniziativa sociale , la fiducia nella democrazia come strumento per riaffermare l ' iniziativa del papato nel mondo . Il periodo giolittiano rappresentò " la conciliazione silenziosa " ; e di questo periodo viene ricordato Romolo Murri , le cui speranze saranno tutte deluse , e le cui parole non potevano trovare alcuna eco in Giolitti . Pio X " sentiva in modo sovrumano , esclusivo , con una forza di ispirazione degna dei Pontefici del Medio Evo , la preminenza della Chiesa sulla società civile " ; fra tutti i Pontefici dell ' età moderna , fu quello " che più fieramente ribadirà il dovere di una devozione e di una sudditanza totale , senza sottintesi , senza riserve , al magistero pastorale " . Benedetto XV , pur così dissimile , era sostanzialmente sulla stessa linea quando condannava la guerra " come la conseguenza diretta della stessa visione della vita che dominava il mondo moderno , fondata come era sui valori della lotta , dell ' emulazione , della selezione e della concorrenza " . È rievocata la nascita del partito popolare , e belle pagine sono dedicate a don Sturzo , dandosi tutto il suo valore a quello che fu il lato più brillante e più durevole della creazione del partito popolare , averlo fatto nascere disancorato dalla gerarchia ecclesiastica , staccato dall ' Azione cattolica . Ed è esaltato De Gasperi , considerato cattolico - liberale e riformatore sociale . Gli ultimi capitoli sono dedicati al nostro decennio : indicano ciò che abbia rappresentato , per chi possegga senso storico , la risposta del Nunzio a nome del Papa Giovanni XXIII agli auguri fatti pervenire dal segretario del partito liberale ; l ' atteggiamento di Giovanni XXIII verso i paesi di oltre - cortina e le ripercussioni che può avere avuto sui cattolici italiani , come ammissione della libertà del voto cattolico . Affermano che il pontificato roncalliano , pur nelle sue audacie , non lascia la minima traccia d ' innovazioni sul piano dei principii : né nella questione sociale , né sul tema della pace e del pacifismo . Ricordano la visita di Giovanni XXIII al presidente Segni , quella di Paolo VI al presidente Saragat , ed il discorso di questo , che giustamente fece scaturire i principii ispiratori della Costituzione repubblicana dal tronco dell ' etica cristiana . Sono tutte pagine letterariamente molto belle , scritte in un puro italiano che ormai è raro ritrovare , con piena conoscenza dei temi , vivacità giovanile e calore di convinzione . Va da sé che non concorderei sempre con Spadolini . Accetto la sua visione dei Pontefici - non tutti i giudizi particolari ; non escludo com ' egli fa che Benedetto XV non potesse meglio frenare certi empiti di nazionalismo cattolico , e credo che Pio XII , pur non potendo compiere nulla più di quanto compì in favore degli ebrei , avrebbe potuto , senza inasprire Hitler , scaldare il cuore dei cattolici facendo meglio sentire il dolore ch ' egli veramente soffriva per la persecuzione e che ogni credente doveva dividere - ; sottoscriverei alle pagine su Vittorio Emanuele II e su Giolitti . Sono molto dubbioso sul sentimento cattolico di Cavour , che mi appare piuttosto un deista , che vuoi morire da cattolico secondo la tradizione dei suoi avi , e soprattutto per il male che verrebbe all ' Italia da una sua morte che permettesse di dirlo empio impenitente . Ritengo De Gasperi un grande cattolico , che rese un servizio inestimabile alla Chiesa contrastando a certe tendenze del Pontefice che avrebbero favorito un riformarsi di blocchi anticlericali ; un intelligentissimo cattolico che ebbe chiara l ' idea della linea di condotta da seguire per ottenere per la Chiesa il massimo che i tempi consentivano ( credo anche che nel suo intimo , se non ci fosse stata una decisa volontà pontificia , non avrebbe così fermamente voluto l ' art. 7 della Costituzione nei suoi attuali termini ) ; ma non scorgo nella sua opera quella riaffermazione vigorosa dell ' autorità dello Stato , della dignità e sovranità del potere centrale , che scorge Spadolini . Né son d ' accordo con l ' amico Spadolini quando teme che un certo clericalismo possa vagheggiare un ' " operazione Sturzo " con il partito comunista . Non amo gli uomini di quel clericalismo , ma non li credo né scettici né privi di intelligenza ; essi sanno che i comunisti sono tutt ' oggi , malgrado ogni dialogo , gli uomini del materialismo ; che a differenza dei vecchi liberali non concepiscono in seno ai loro ranghi - se non proprio all ' ultimo posto tra i proseliti - chi appartenga ad una qualsiasi religione . Perché i " clericali " potessero accettare una tale alleanza occorrerebbe che il comunismo fosse così lontano dai suoi principi dottrinali , quanto il liberalismo del 1900 lo era dall ' Illuminismo e dall ' Enciclopedismo , sua remota matrice . Nulla di simile sull ' orizzonte .